TRATTAMENTO RIABILITATIVO CAPSULITE ADESIVA TRATTAMENTO RIABILITATIVO
La Capsulite Adesiva è caratterizzata da un’importante perdita di mobilità attiva e passiva della spalla, imputabile ad un processo infiammatorio con conseguente formazione di aderenze tra capsula e collo anatomico dell’omero. Il volume articolare si riduce a meno di 10-12ml (normalmente e pari a 20ml). Per la diagnosi di “spalla congelata” non esistono criteri diagnostici universalmente riconosciuti; i seguenti parametri sono comunque accettati dalla maggior parte degli specialisti: Ridotta elevazione (meno di 135°)
Ridotta mobilità gleno- omerale e desincronizzazione della mobilità del cingolo scapolo-omerale Ridotta rotazione esterna del 50-60% dei valori normali
Rotazione interna molto limitata ( la mano non arriva ai processi spinosi di L5-S1)
Le normali proiezioni radiografiche solitamente non evidenziano lesioni. L’artrografia di spalla è da considerarsi l’esame fondamentale per la diagnosi di tale patologia. Non deve però essere considerato un esame di routine, in quanto invasivo, ma va consigliato dall’ortopedico in caso di significatività all’anamnesi o all’esame clinico. La “Spalla congelata” viene considerata primaria, quando ha un esordio spontaneo; è secondaria quando è imputabile a una qualche condizione patologica (per es. trauma della spalla, frattura dell’omero, ecc)
La sintomatologia tipica di una spalla congelata primaria è suddivisa in tre fasi: 1. Fase dolorosa (fase di congelamento) Durata 2-9 mesi Dolore ingravescente diffuso di spalla, perdita graduale dell’articolarità gleno- omerale Impotenza funzionale progressiva a carico dell’arto interessato
2. Rigidità Durata 4-12 mesi Importante limitazione articolare, con perdita dell’extrarotazione, intrarotazione e abduzione 3. Fase di scongelamento Durata altamente variabile Recupero graduale del movimento.
Protocollo FASE 1: SETTIMANE O-8 Obiettivi: -Ridurre il dolore -Recuperare il ROM (movimento) Controllo del dolore: la riduzione del dolore e’ essenziale per la guarigione.
-FANS -Infiltrazioni -Cortisone per os Fisioterapia: Tecarterapia -ghiaccio, ultrasuoni,ionoforesi -caldo umido prima della seduta e ghiaccio alla fine
Mobilita’ della spalla: Obiettivi: -esercizi per il ROM controllati ed aggressivi; -l’attenzione e’ focalizzata sullo stretching al limite del ROM -nessuna restrizione sul ROM, ma il terapista ed il paziente devono comunicare fra loro per evitare lesioni.
Esercizi: -Attenzione iniziale sulla flessione e sulla rotazione interna ed esterna con il braccio al fianco ed il gomito a 90 gradi. -Esercizi attivi per il ROM -Esercizi attivi assistiti per il ROM -Esercizi passivi per il ROM -Un programma di esercizi domiciliari deve essere istituito fin dall’inizio: il paziente deve fare gli esercizi per il ROM 3-5 volte al di -uno stretching sostenuto per 15-30 sec alla fine del ROM deve fare parte degli esercizi per il ROM
CATENA CINETICA APERTA S'intende per catena cinetica muscolare aperta il sistema in cui l'estremità distale (quindi più lontana) è libera, priva di alcun vincolo. Esempi sono l'arto inferiore durante la deambulazione nella fase oscillante, l'estensione della gamba in posizione seduta, muovere il braccio nel gesticolare o nel lanciare un oggetto . CATENA CINETICA CHIUSA L'estremità distale della catena motoria è fissa, ossia non libera di muoversi durante l'esecuzione del gesto. Esempi sono l'arto inferiore nella deambulazione nella fase di appoggio del piede, gli arti superiori che spingono contro una parete o gli arti inferiori in un individuo che solleva un peso da terra.
FASE 2: SETTIMANE 8-16 Criteri per il passaggio alla fase 2: -riduzione del dolore alla spalla -miglioramento della mobilita’ della spalla Obiettivi -Migliorare la motilita’ su tutti i piani -Migliorare la forza e la resistenza della cuffia dei rotatori e degli stabilizzatori della scapola Controllo del dolore: la riduzione del dolore e’ essenziale per la guarigione.
Mobilita’ della spalla: Obiettivi: -140 gradi di flessione anteriore -45 gradi di rotazione esterna -Rotazione interna fino a raggiungere i processi spinosi del tratta toracico Esercizi: come nella prima fase
Rinforzo muscolare: -Rinforzo della cuffia dei rotatori – tre volte alla settimana, 3 serie di 8-12 ripetizioni. -Esercizi isometrici in catena cinetica chiusa con il gomito flesso a 90 gradi ed il braccio al fianco -Rotazione interna -Rotazione esterna -Abduzione -Flessione -Progredire agli esercizi in catena cinetica aperta con elastico
-Esercizi con il gomito flesso a 90 gradi -La posizione di partenza e’ con la spalla in posizione neutra a 0 gradi di flessione, abduzione rotazione esterna -Gli esercizi vanno eseguiti per un ampiezza di 45 gradi su tutti i piani di movimento -Usare elastici con resistenze da 0,5 kg a 3 kg ed incrementi di 0,5kg ogni volta CATENA CINETICA APERTA E’ la catena che non agisce su alcun oggetto (suolo compreso), riguarda cioè l’insieme dei movimenti compiuti in aria. In questo tipo di esercizi si applica una forza con traiettoria curvilinea e la forza è data dalla risultante tra il peso spostato e il coseno dell’angolo formato. I muscoli agenti per gli arti inferiori spesso sono il quadricipite femorale (apparato estensore) e il vasto mediale con il primo che si usa fino all’angolo di 30° con la seguente entrata in funzione del secondo (>30°). CATENA CINETICA CHIUSA Nella catena cinetica chiusa si agisce tramite gli oggetti, fra cui anche il terreno. La forza sviluppata serve per allineare i diversi pesi del corpo, bilanciamento e riequilibrio, cioè se il busto è molto inclinato abbiamo un maggiore momento d’inerzia delle anche, al contrario se è eretto avremo una maggiore forza sulle ginocchia. La dissipazione energetica è molto maggiore rispetto al dispendio energetico che si ha nella catena cinetica aperta e la forza viene data dalla sommatoria di ciascun gruppo muscolare ed è fondamentale la coordinazione intra ed extramuscolare per mantenere equilibrio e allineamento degli assi corporei in un asse longitudinale lineare. L’uso degli esercizi a catena cinetica chiusa è primario perchè completa la formazione pedagogica e neuromuscolare del bambino.
Gli esercizi con elastico sono una forma di rinforzo sia eccentrico che concentrico per i muscoli della spalla: sono una forma di esercizio isotonico (caratterizzato da velocita’ variabile e resistenza fissa) -Progredire a esercizi isotonici leggeri con manubrio -Rinforzo degli stabilizzatori della scapola -Cominciare con gli esercizi in catena chiusa e proseguire fino a quelli in catena aperta -Rinforzo del deltoide
FASE 3: MESE 4 E OLTRE Criteri per il passaggio alla fase 3: -recupero significativo del ROM funzionale -miglioramento delle attivita’ del vivere quotidiano -risoluzione del dolore della spalla -esame obiettivo soddisfacente Obiettivi Esercizi di mantenimento da eseguire a casa: -Esercizi per il ROM due volte al di -Esercizi di rinforzo cuffia dei rotatori tre volte alla settimana -Esercizi di rinforzo degli stabilizzatori della scapola tre volte alla settimana.
RIABILITAZIONE DOPO RIPARAZIONE CHIRURGICA DELLA CUFFIA DEI ROTATORI
La spalla è un’articolazione piuttosto complessa dotata di una grande mobilità su tutti i piani di movimento. La sua stabilità è dovuta a fattori muscolari più che articolari propri ed i movimenti sono regolati da un delicato equilibrio di forze muscolari e movimenti articolari di cui, forse più di altre articolazioni, bisogna assolutamente tenerne conto in riabilitazione
Le lesioni della cuffia dei rotatori coinvolgono tipicamente il tendine del sovraspinoso e spesso interessano la cuffia posteriore in maniera variabile. Il tendine del sottoscapolare può essere o meno coinvolto e può facilmente essere trascurato se non considerato o valutato durante l’esame clinico. La cuffia dei rotatori lesionata può dimostrare difetti di varie dimensioni, un fattore che deve essere preso in considerazione durante l’intervento chirurgico. Una lesione verticale nella stessa direzione del decorso del tendine può essere spesso riparata con una sutura termino-terminale.
Le lesioni a tutto spessore possono essere descritte come: piccole (< di 1 cm di diametro) medie (da 1 a 3 cm) larghe (da 3 a 5 cm) massive (maggiori di 5 cm)
Il programma riabilitativo dopo intervento di riparazione della cuffia dei rotatori della spalla ha durata variabile a seconda dei seguenti fattori: Età del paziente Grandezza della lesione Tipo di lesione (traumatica o degenerativa) Forza e grado di mobilità della spalla Richieste funzionali del paziente Tipo di tecnica chirurgica
Gli scopi della rieducazione sono: Minimizzare gli effetti della immobilizzazione Evitare eccessivo stress sui tessuti riparati Progredire nel rispetto dei tempi biologici di guarigione e a seconda dei progressi del paziente
1a FASE : Può variare dalle 3-4 settimane e comprende il periodo post-operatorio. In questo periodo l’articolazione è protetta da un tutore tipo Desault o a braccio abdotto 20° che può essere rimosso solo per effettuare fisioterapia. Evitare l’instaurarsi di rigidità e ripristinare corretto ritmo scapolo-omerale sono gli obiettivi da porsi in questa fase.
Le sedute devono essere quotidiane, anche 2 volte al giorno nelle prime 3 settimane. Fondamentale ed importante, è l’idroterapia. La spinta di Archimede dell’acqua infatti si sostituisce al tutore e permette una più facile e precoce mobilizzazione dell’articolazione mentre la temperatura dell’acqua (34° C) ha effetti miorilassanti sulle eventuali contratture muscolari che possono insorgere
A secco il terapista può effettuare tecniche di micromobilizzazione della testa omerale e della scapola, evitando la rotazione interna. Esercizi attivi dei fissatori della scapola possono essere già introdotti ed è utile la mobilizzazione passiva autoassistita in flessione ed extrarotazione della spalla con il classico pendolo di CODMAN per ricreare spazio scapolo omerale. In tale fase sono vietati i movimenti attivi se non quelli a carico dei fissatori della scapola. La crioterapia dopo gli esercizi, e nei momenti di dolore è un valido aiuto
2a FASE : 4a – 8a settimana, coincide con l’abbandono del tutore. In tale fase continuano le micromobilizzazioni per cercare di detendere la capsula ed i tessuti molli per favorire il recupero di gradi articolari. La mobilizzazione attivo-assistita progredisce gradualmente sempre più verso l’attiva e continua la mobilizzazione auto-assistita in flessione ed extra-rotazione (anche con carrucole e skateboard) ed extrarotazione. Possono venire introdotti esercizi contro resistenza elastica leggera per i fissatori della scapola e stretching.
Gli intra-extra rotatori possono iniziare a lavorare in isometrica, mentre si consiglia di aspettare la 6a settimana prima di proporre esercizi isotonici attivi in intra-extrarotazione, evitando di eccedere nelle ripetizioni poiché notevolmente irritanti per la cuffia operata. Dalla 6a settimana si favoriscono esercizi in adduzione sul piano orizzontale.
Continua il lavoro di micromobilizzazione e mobilizzazione passiva sul lettino, ora è possibile aggiungere l’abduzione e la rotazione interna; La mobilizzazione attivo-assistita progredisce sempre più verso quella attiva; Esercizi contro resistenza elastica leggere dei fissatori della scapola; Stretching; Lavoro graduale degli intra-extrarotatori, prima isometrico e poi contro resistenza manuale; Lavoro graduale in adduzione sul piano orizzontale; Continua lavoro in acqua per la ricerca del massimo ROM
3a FASE : 8a – 12a settimana Continua la mobilizzazione sul lettino ed i carichi per il lavoro muscolare possono essere aumentati anche con l’utilizzo di macchine per un completo rinforzo della muscolatura della spalla. Può essere introdotta l’abduzione attiva. Esercizi di destabilizzazione ritmica della spalla e di propiocezione sono utili in tale fase per il recupero funzionale. Mobilizzazione sul lettino; Abduzione attiva; Rinforzo completo muscolatura spalla
4a FASE : 12a – 16a settimana Ripresa funzionale della spalla nelle normali attività quotidiane, Va rimandato comunque il ritorno alle competizioni sportive al trascorrere dei sei mesi dall’intervento Esercizi di lancio e presa con forza crescente Esercizi specifici dello sport praticato Allenamento isocinetico dal 4° mese Nel caso di paziente anziano è fondamentale continuare gli esercizi di mobilizzazione per evitare l’instaurarsi di pericolose rigidità.
LESIONE PARZIALE (intratendinea, articolare, bursale) In questo caso può essere intrapresa una terapia riabilitativa della cuffia dei rotatori che può essere divisa in 3 stadi. Lo stadio 1 è volto alla diminuzione dell’infiammazione acuta mentre si conserva il movimento della spalla. Inizialmente, si ricerca un breve periodo di riposo evitando l’attività sopra la testa e applicando ghiaccio sulla spalla.
Può essere efficace l’assunzione di farmaci antinfiammatori al bisogno ed eventualmente si può far ricorso all’uso di 1 o 2 infiltrazioni con cortisonico + anestetico locale così come utili sono la ionoforesi e gli ultrasuoni. In aggiunta, per consentire all’infiammazione di diminuire, è ugualmente importante mantenere la mobilità dell’articolazione gleno-omerale come pure della scapolo-toracica, della acromion-claveare e della sternoclaveare.
Si iniziano esercizi leggeri di pendolo ed esercizi assistiti di movimento sono gradualmente aggiunti con l’uso di un sistema di corde e carrucole. Tale sistema è costituito in maniera tale che la spalla è flessa con la presa del paziente su un’estremità della corda con il palmo dell’estremità affetta spinato. L’estremità non affetta è utilizzata per sollevare dolcemente la spalla affetta tirando indietro sull’altra estremità della corda. Il dolore dovrebbe essere evitato con tutti questi esercizi. .
Dopo aver ottenuto la flessione completa, dovrebbe essere eseguito un esercizio con il bastone in flessione e rotazione esterna. In maniera simile a quella degli esercizi con la carrucola, l’estremità controlaterale viene usata per aiutare la spalla affetta in queste posizioni.
Dopo che gli obiettivi dello stadio I sono stati raggiunti e non ci sono segni di infiammazione, come dolore a riposo e calore della spalla affetta, il paziente può passare allo stadio II.
Lo stadio II è caratterizzato da esercizi di rinforzo progressivo della cuffia dei rotatori. È enfatizzato il rinforzo del deltoide e degli stabilizzatori della scapola. Viene continuato l’allungamento capsulare come precedentemente descritto con l’aumento dei gradi di abduzione come tollerato. Elastici connessi con un’asola o con una maniglia consentono una ginnastica da casa e non dispendiosa e permettono al paziente di progredire negli esercizi. Quando il paziente è arrivato al punto che i suoi sintomi sono minimi o assenti, l’escursione articolare è eccellente e la forza adeguata, può essere cominciata la fase III.
L’obiettivo della fase III è una attività libera senza sintomi L’obiettivo della fase III è una attività libera senza sintomi. Tale obiettivo è raggiunto con continui esercizi di movimento e con una graduale progressione verso attività sopra la testa e verso esercizi specifici.
SINDROME DA CONFLITTO
Nel1972 Neer ha reso popolare il concetto di sindrome da conflitto notando che la cuffia dei rotatori era potenzialmente soggetta ad un insulto meccanico ripetuto da parte dell’arco coraco-acromiale sovrastante durante l’elevazione del braccio. Le sue osservazioni hanno evidenziato l’arco funzionale anteriore del movimento della spalla con il risultante conflitto della cuffia contro gli speroni e le escrescenze che si estendono dal terzo anteriore dell’acromion e dal legamento coraco- acromiale.
Neer ha quindi poi anche descritto 3 stadi di conflitto con un continuum che alla fine porta alla lesione della cuffia dei rotatori. Stadio 1: edema ed emorragia - Età tipica < 25 anni - Decorso clinico reversibile - Trattamento conservativo Stadio 2: fibrosi e tendinite - Età tipica tra i 25 e i 40 anni - Decorso clinico con dolore ricorrente con l’attività - Trattamento da valutare opportunità di una borsectomia e acromioplastica
Stadio 3: speroni ossei e rotture tendinee - Età tipica > 40 anni - Decorso clinico con disabilità progressiva -Trattamento: acromioplastica ant., riparazione della cuffia dei rotatori
Classificazione della morfologia acromiale Morrison-Bigliani 1976 Acromion piatto o tipo I°68% Acromion curvo o tipo II°28% Acromion ad unco o tipo III°3%
Il termine "defilé del sopraspinoso" è stato introdotto per indicare lo spazio al di sotto e anteriormente all’acromion, al legamento coraco-acromiale e all’articolazione acromionclavicolare.
Il muscolo sopraspinoso giace nella fossa omonima e il suo tendine al di sotto di queste due strutture. Il restringimento di questo "defilé" è la causa più frequente della sindrome da conflitto. Il restringimento può essere dovuto alla forma o all’inclinazione dell’acromion, alla presenza di osteofiti sulla superficie inferiore dell’articolazione acromion- clavicolare o alla presenza di uno sperone anteriormente all’acromion.
I meccanismi lesionali a carico delle strutture osteotendinee della spalla sono rappresntati da: Attrito subacromiale Trazione Trauma a. microtrauma lavorativo b. trauma diretto (caduta) degenerazione (30% della popolazione > 40 anni)
Gli eventi fisiopatologici della patologia degenerativa sottoacromio-coracoidea: Sovraccarico funzionale del tendine del sopraspinoso da solo o in associazione ad altre strutture tendinee ridotta capacità del sopraspinoso a mantenere centrata la testa omerale sovraccarico del tendine del CLB sindrome da attrito del sottospinoso e tenosinovite cronica CLB rottura cuffia e CLB artrosi acromio-clavicolare
ACROMIOPLASTICA ANTERIORE: l’acromioplastica anteriore è divenuta la procedura di scelta per gli stadi II e III delle lesioni da "impingement" (sindrome da conflitto) con buoni risultati. Da circa 10 anni si pratica con altrettanto buoni risultati la decompressione subacromiale con tecnica artroscopica. Il grande vantaggio della tecnica artroscopica rispetto a quella tradizionale a cielo aperto è quello di ottenere: la sezione del legamento coraco-acromiale la resezione della superficie inferiore dell’acromion anteriore
la sezione del legamento coraco-acromiale la resezione della superficie inferiore dell’acromion anteriore la pulizia della borsa subacromiale senza il distacco del deltoide. I risultati della tecnica artroscopica sono pressochè sovrapponibili a quella a cielo aperto e quindi è sicuramente da preferire visto la minore invasività della tecnica stessa.
TRATTAMENTO RIABILITATIVO Riabilitazione nei primi 7 giorni: gli esercizi di circonduzione e oscillazione vengono cominciati dopo 2-3 giorni dall’intervento. Vengono cominciati dopo 5-6 giorni gli esercizi di mobilizzazione passiva che permettono un’anteposizione e rotazione interna/esterna indolore completamente assistita. Successivamente vengono cominciati esercizi attivi assistiti con la barra o la carrucola. Viene anche cominciato un programma di stretching capsulare dell’articolazione gleno- omerale utilizzando il braccio controlaterale per provocare una sensazione di stiramento sulla spalla operata
Riabilitazione dalla II settimana alla VI: continuare l’attività assistita fino a quando non viene raggiunta un’escursione articolare completamente indolore. Gli esercizi di stretching capsulare e di stabilizzazione capsulare vengono intensificati e viene cominciato un programma di esercizi isotonici della cuffia dei rotatori e del deltoide. Non aumentare troppo l’attività in questa fase in quanto si potrebbe infiammare la spalla per un eccesso di attività.
Riabilitazione dalla VI alla XII settimana: esercizi isocinetici submassimali sul piano scapolare o dell’impingement vengono iniziati e continuati con elastici theraband e sempre in assenza di dolore. Abduzione mantenuta < 90°. Attività di massimo sforzo, lavori pesanti con arto sopra la testa e/o sport di lancio devono essere ripresi dopo i 3 mesi.
PROTOCOLLO RIABILITATIVO NELLE FRATTURE DELL’ EPIFISI PROSSIMALE DI OMERO TRATTATA INCRUENTEMENTE ( Con Tutore ) .
Obiettivo : Recupero dell’articolarità
Trattamento : In venticinquesima giornata : elettrostimolazioni del deltoide con intensità medio bassa per evitare sollecitazioni sui monconi di frattura . Magnetoterapia ( 4-8 ore al giorno ) Elettroterapia antalgica Crioterapia Mobilizzazione passiva e attiva assistita del polso e della mano
Tra la ventesima e trentesima giornata : Esercizi pendolari di Codman Cauta mobilizzazione passiva del gomito Modiche contrazioni isometriche dei m.abduttori e adduttori dell’ omero . Esercizi isometrici e isotonici dei m. del cingolo scapolare
Nelle fasi precedenti il tutore viene tolto per effettuare il trattamento riabilitativo e poi al termine riposizionato
Tra la trentesima e la quarantesima giornata il tutore viene rimosso definitivamente ( in base al quadro radiografico) Cinesiterapia passiva cauta e attiva assistita Meccanoterapia con carrucole Esercizi isotonici ed isometrici del m. deltoide attraverso resistenza elastica evitando esercizi in intra ed extra rotazione .
Intorno alla cinquantesima giornata , raggiunta una mobilità attiva in abduzione di almeno 80° si passa ad esercizi attivi e passivi cauti in rotazione interna ed esterna dell’ omero ,esercizi di riprogrammazione neuromotoria con schemi di Kabat ed esercizi di potenziamento di tutti i distretti muscolari .
LA TECARTERAPIA
La tecarterapia (Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo) è una tecnica che stimola energia dall'interno dei tessuti biologici, attivando i naturali processi riparativi e antiinfiammatori. La sua ragione d'essere sta nella constatazione che ogni patologia osteo-articolare e dei tessuti molli rallenta e modifica i processi biologici che stanno alla base della riparazione del danno subito. L'idea di trasferire energia ai tessuti infortunati è comune a molte terapie (radar , Marconi terapia e la magnetoterapia ), ma tutte somministrano energia proveniente dall'esterno.
Gli effetti della tecarterapia sono un aumento dell'attività metabolica con aumento della produzione di ATP (e quindi una velocizzazione della riparazione), un aumento della circolazione ematica e del drenaggio linfatico a causa della vasodilatazione da calore (e quindi una migliore ossigenazione dei tessuti e il riassorbimento degli edemi).
Il vantaggio della tecarterapia rispetto ad altre terapie energetiche è che, poiché l'energia proviene dall'interno, è possibile interessare anche strati profondi, non trattabili con trasferimenti esterni di energia per i danni alla cute causati dalle energie emesse. Non ha effetti collaterali (ciò consente di applicarla in tempi molto ravvicinati al trauma, ripetendola eventualmente più volte al giorno) e può essere associata senza problemi ad altre terapie, come la terapia manuale.
La Tecarerapia è un metodo di cura semplice e non invasivo che consente di trattare il tessuto biologico : sollecita fortemente i meccanismi cellulari fisiologici e incrementa l’attivazione dei naturali processi riparativi e antinfiammatori stimolando i tessuti dall’interno, agendo anche sugli strati più profondi, e inducendo una notevole abbreviazione dei tempi di recupero riabilitativo.
La stimolazione dei tessuti produce già dalla prima applicazione una sensibile diminuzione del dolore, incrementa la circolazione sanguigna, aumenta la tensione di ossigeno nella zona trattata, genera una vasodilatazione, riduce le contratture muscolari, facilita il riassorbimento degli edemi. In funzione della problematica da trattare, l'azione può essere prevalentemente mirata alle fasce muscolari, al sistema circolatorio e linfatico, o si può esercitare più in profondità e dunque su tendini, articolazioni, legamenti, cartilagini e tessuto osseo.
Principali indicazioni: distorsioni lesioni tendinee tendiniti e borsiti esiti di traumi ossei e legamentosi distrazioni osteoarticolari acute e recidivanti artralgie croniche di varia eziologia contratture, stiramenti e strappi muscolari
miositi capsuliti articolari processi artrosici lombalgie e sciatalgie cervicalgie e cervicobrachialgie programmi riabilitativi post chirurgici.
Gli effetti collaterali e le controindicazioni, salvo quelle di legge comuni a tutte le apparecchiature elettromedicali sono :portatori di pacemaker e donne in gravidanza. E’ necessaria una certa precauzione nei soggetti non sensibili alla temperatura. Può inoltre essere utilizzata anche in presenza di mezzi di sintesi (protesi metalliche di anca, ginocchio, spalla) cosa non possibile con altre terapie, come le correnti, o gli ultrasuoni, che, a differenza della tecar, creano un surriscaldamento delle strutture protesiche.
IDROCHINESITERAPIA L’esercizio terapeutico in acqua è un valido strumento da associare al trattamento in palestra nella riabilitazione di patologie di origine osteoarticolare, muscolare e del sistema nervoso centrale e periferico.
EFFETTI TERAPEUTICI EFFETTO ANTALGICO E RIDUZIONE DELLE CONTRATTURE MUSCOLARI MIGLIORAMENTO DEL TROFISMO MUSCOLARE, RIDUZIONE DELL’IPERTONIA E DELLA SPASTICITA’ MUSCOLARE RIDUZIONE DELL’EDEMA, MIGLIORAMENTO DELLA CIRCOLAZIONE LOCALE, DEL TROFISMO CUTANEO E OSTEO-ARTICOLARE POTENZIAMENTO E ALLENAMENTO MUSCOLARE
AUMENTO DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE, PREVENZIONE DELLE RETRAZIONI MUSCOLO-CAPSULO-LEGAMENTOSE RECUPERO DELLO SCHEMA MOTORIO MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ MOTORIA OVVERO DELLA MOTILITA’ VOLONTARIA RILASSAMENTO GENERALE CON AZIONI DI TIPO PSICO-MOTORIO, GRATIFICAZIONI DI TIPO LUDICO, BENEFICI EFFETTI PSICOLOGICI
INDICAZIONI TRAUMATOLOGICHE: FRATTURE (soprattutto rachide ed arti inferiori) LESIONI MUSCOLARI E TENDINEE (stiramenti, strappi, contusioni, distorsioni, tendiniti) ALGIE DEL RACHIDE (cervicoalgie, lombosciatalgie) PROTESI ARTICOLARI (anca, ginocchio, spalla)
ORTOPEDICHE: PARAMORFISMI E DISMORFISMI DELL’ETA’ EVOLUTIVA (scoliosi, cifosi) POSTUMI DI INTERVENTI CHIRURGICI CHE NECESSITANO MOBILIZZAZIONE IN SCARICO (ricostruzione cuffia dei rotatori, LCA)
NEUROLOGICHE: PARALISI PERIFERICHE (poliomieliti, neuriti) PATOLOGIE DEL SNC (paraplegie, tetraplegie incomplete, atassie, emiplegie, posture da trauma cranico, M. di Parkinson) SCLEROSI MULTIPLA MIOPATIE REUMATOLOGICHE: PATOLOGIE DEGENERATIVE ARTICOLARI (artrosi) PATOLOGIE INFIAMMATORIE ARTICOLARI NON IN FASE ACUTA
CONTROINDICAZIONI MALATTIE CARDIOVASCOLARI (cardiopatie valvolari, insufficienza coronarica, ipertensione arteriosa, ipotensione arteriosa) MALATTIE RESPIRATORIE (insufficienza respiratoria, bronchiti, BPCO, asma) MALATTIE INFETTIVE (piaghe cutanee infette,fistole, escare, micosi cutanee, otiti, sinusiti, angina, diarrea, epatite A, infezioni urinarie)
FEBBRE (gli esercizi in acqua calda innalzano la febbre) INCONTINENZA SFINTERICA PROBLEMI PSICOLOGICI O COMPORTAMENTALI (eccessiva paura dell’acqua, comportamenti incontrollati o inappropriati) CATETERI, AGOCANNULE, TRACHEOTOMIE ATTACCHI EPILETTICI INCONTROLLATI (la luce, l’acustica e il riflesso in una piscina possono scatenare l’aura)
LE ONDE D’ URTO
EFFETTI Nei fluidi interstiziali attraversati dall’onda pressoria si formano delle microbolle gassose (effetto di CAVITAZIONE);al passaggio dell’onda successiva, la bolla d’aria si deforma sino ad implodere determinando un fenomeno di IDROPULSIONE
L’implosione genera microgetti che prorompono a fortissima velocità,(i cosiddetti “JET STREAM”) maggiore del doppio della velocità del suono (più di 700 m/sec). Questo fenomeno, permette di apportare effetti considerevoli all’intima struttura dei tessuti. Si vengono così a determinare delle microlesioni la cui entità è in funzione del numero degli impulsi e della loro energia.
TESSUTO OSSEO La terapia ad onde d’urto mira a rompere le pellicole che impediscono la rigenerazione del callo osseo (pseudoartrosi) Meccanismo : -Microframmentazione dei cristalli di idrossiapatite -Risposta vascolare (Neoangiogenesi)
INDICAZIONI TERAPEUTICHE TESSUTI MOLLI Gomito Epicondilite (gomito del tennista) e nell’epitrocleite (gomito del golfista) 2. Spalla Tendinopatie (specialmente se calcificate) della cuffia dei rotatori e nella sindrome da impingement (conflitto)
3. Ginocchio Tendinopatie (specialmente se calcificate) del rotuleo, del quadrici pitale, della bandelletta e della zampa d'oca. 4. Pube Tendinopatie degli adduttori (pubalgia ) 5. Caviglia Tendinopatie dell'Achilleo (specialmente se calcificate) apofisiti calcaneari Sperone calcaneare 6. Muscolo Miositi ossificanti
TESSUTI OSSEO 1. Pseudoartrosi o ritardi di consolidazione
CONTROINDICAZIONI RELATIVE ASSOLUTE Lacerazione della cuffia dei rotatori Tendinopatie associate a grave artrosi gleno-omerale o secondarie ad instabilità capsula-legamentosa ASSOLUTE Gravidanza Disordini della coagulazione Neoplasie o nuclei di accrescimento nel campo di applicazione Polineuropatie demilienizzanti Tenosinoviti infettive La prossimità del parenchima polmonare al campo di applicazione Pseudoartrosi settiche in fase attiva Pseudoartrosi in vicinanza di grosse strutture vascolo-nervose (scatola cranica, colonna vertebrale) Portatore di pace-maker
TAPING NEUROMUSCOLARE RIDUCE L’INFIAMMAZIONE RIDUCE L’EDEMA MIGLIORA IL RANGE DI MOVIMENTO AIUTA NEL DRENAGGIO DELLE SOFFUSIONI ECCHIMOTICHE E DEGLI EMATOMI AIUTA IN SENSO GENERALE LE ARTICOLAZIONI