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Lettera 146
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
A voi dilettissimo e carissimo padre per riverenza di quel dolcissimo Sacramento, e figliuolo in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo e vi conforto nel prezioso sangue suo;
Io v'invito a entrare in un mare pacifico per questa ardentissima carità, e in un mare profondo. Questo ho io trovato ora di nuovo (non che sia nuovo il mare, ma è nuovo a me nel sentimento dell'anima mia) in quella parola:
E in questa parola, siccome lo specchio rappresenta la faccia dell'uomo, e il sole la luce sua sopra la terra, così si rappresenta nell'anima mia, tutte quante l'operazioni essere solamente amore; perché non sono fatte d'altro che d'amore.
E però dice egli:
Di questo nasce un lume nel mistero inestimabile del Verbo incarnato, che per forza d'amore è stato dato con tanta umiltà, che fa confondere la mia superbia, e ci insegna a non guardare all'operazioni sue, ma all'affetto infocato del Verbo donato a noi.
E dice che facciamo come colui che ama: che quando l'amico giunge con un presente, non mira alle mani per il dono che egli reca, ma apre l'occhio dell'amore, e guarda il cuore e l'affetto suo. Or così vuole che facciamo noi quando la somma eterna e sopra dolce bontà di Dio visita l'anima nostra.
Visita dunque coi smisurati benefizi. Fate subito che la memoria s'opra a ricevere quello che l’intendimento intende nella divina carità; e la volontà si levi con ardentissimo desiderio, e riceva e guardi il cuore consumato del dolce e buono Gesù che n'è donatore: e così vi troverete affocato e vestito di fuoco, e del dono del sangue del Figliuolo di Dio, e sarete privato d'ogni pena e malagevolezza.
Questo fu quello che tolse la pena ai discepoli santi, quando gli convenne lasciare Maria, e l'uno l'altro; e per seminare la parola di Dio, volentieri lo portarono. Correte dunque, correte, correte.
Dei fatti di Benincasa non posso rispondere se io non sono a Siena. Ringraziatene misser Nicolaio della carità che ha adoperata per loro. Alessa e io Cecca poverelle vi ci raccomandiamo mille migliaia di volte.
Caterina, serva dei servi di Dio.