Gabriele d’Annunzio Il poeta superuomo 6. Il teatro delle patologie e del rito
La fiaccola sotto il moggio, 1905 territorio di Anversa, presso le gole del Sagittario nella casa antica dei Sangro, nobili decaduti re napoletano Ferdinando I° la vigilia di Pentecoste = l’anniversario della morte violenta di Monica, moglie di Tibaldo e madre di Gigliola e di Simonetto de’ Sangro
La fiaccola sotto il moggio la nonna Aldegrina la seconda moglie del padre, l’ex-serva Angizia la zia Giovanna, pazza Simonetto, un fanciullo malaticcio e pauroso Tibaldo avaro il fratellastro Bertrando
La fiaccola sotto il moggio il serparo Edia Fura, il padre di Angizia i doni un sacco pieno di serpi velenose Gigliola immerge le mani nel sacco
La fiaccola sotto il moggio Io la morte mi pongo alle calcagna, andando alla vendetta; ch’io non possa tornare né rivolgermi in dietro né soffermarmi. Angizia già morta Gigliola muore avvelenata l’inutilità del proprio sacrificio
La fiaccola sotto il moggio i ricordi e testimonianze del folclore la festa padronale del paesino di Cocullo la statua di San Domenico la fontana, il fiume Sagittario, i pavoni ed i papaveri selvaggi
La fiaccola sotto il moggio Questa notte è la festa delle lingue di fuoco. Se lo Spirito viene anche su me, io che ho sempre taciuto, parlerò. le fiamme nascoste la personalità segreta di Gigliola
La fiaccola sotto il moggio gli stati d’animo dei personaggi le emozioni vacillanti di Gigliola – una rottura sistematica del ritmo: Padre, son io. Non c’è nessuno più. Son io sola con te.
Più che l’amore, 1905 due episodi in prosa parole in dialetto sardo un preludio sinfonico su motivi mitologici dell’Orestia la ‘terza Roma’, alla fine dell’Ottocento Corrado Brando, esploratore Virginio Vesta, ingegnere di acque
Più che l’amore Ma la poesia è la realtà assoluta, è l’essenza stessa dell’Universo; e la trovi qua in questa arida tabella di valori come là nelle linee dell’Ilisso fidiaco. Ogni scienza, posta in condizioni vitali, diventa un’arte. lo scultore mitico del Partenone – i monumenti della civilizzazione incinta la sorella le sue imprese valgono per lei più che l’amore Corrado uccide un usuraio – Dostojevskj
Più che l’amore le idee fasciste la razza avvilita dal pietismo e da una morale plebea l’architetto Marco e il medico Giovanni Corrado, ladro e assassino
La nave, 1908 un prologo e tre episodi in versi sciolti la fondazione di Venezia il tribuno Marco Gratico un’Italia imperiale la retorica imperialistica il prologo All’Adriatico un linguaggio artificiosamente primitivo
La nave brani di testi liturgici e invocazioni l’estuario di Aquileia primavera del 552 Ravenna, la capitale della provincia bizantina l’olio santo di San Marco
La nave la fazione pagana dei Faledro quella cristiana dei Gratico Tengono il monte i Franchi, la pianura i Goti, i Greci la maremma. Stenda il Signore pei Veneti la mano sopra il mare! il pilota Lucio Polo La patria è su la nave!
La nave Basiliola Faledro Col passo tacito e lieve della lonza, ecco, la Faledra si mostra in prossimità dell’ara. Porta una tunica molle che scende fino ai piedi calzati di porpora, verde come le alghe divelte; su la cui larga fimbria l’arte del ricamatore greco operò la trasfigurazione delle piante e degli animali come in un sogno visibile. Traspariscono le bianche braccia attraverso le maniche fatte d’un tessuto reticolare che svaria come il collo dell’anatra selvatica. La grande capellatura, che i marinai di lungi avean veduto rosseggiar su la tolda, le scende più giù della cintola ricca, più giù dei lombi potenti, insino al pòplite, costretta da una lista purpurea intorno alla fronte imperiale.
La nave Gustave Flaubert: Salammbô (1862) Oscar Wilde: Salomé (1896) l’attrazione bestiale della sessualità O amanti, come rugge l’inno del fuoco nella mia geenna! I Martiri che giacciono nell’arche si sono risvegliati, hanno temuto. I cieli sono impuri. Sancta Venus, vicisti.
La nave la festa di San Marco la danza votiva di Basiliola la nave Totus Mundus – Signor nostro, redimi l’Adriatico! – Libera alle tue genti l’Adriatico! – Patria ai Veneti tutto l’Adriatico! Tito Ricordi – Italo Montemezzi, Milano 1918