15.00 Lettera 273 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

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Transcript della presentazione:

15.00

Lettera 273

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

Dilettissimo e carissimo padre e figliuolo mio caro in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi raccomandandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi affocato e annegato in esso dolcissimo sangue suo, il quale sangue è intriso con fuoco dell'ardentissima carità sua.

Questo desidera l'anima mia, cioè di vedervi in esso sangue, voi, e Nanni ed Jacomo, figliuolo. Io non vedo altro rimedio, onde veniamo a quelle virtù principali, le quali sono necessarie a noi. Dolcissimo padre, l'anima vostra, la quale mi s'è fatta cibo (e non passa punto di tempo, che io non prenda questo cibo alla mensa del dolce Agnello svenato con tanto ardentissimo amore), dico, non perverrebbe alla virtù piccola della vera umiltà, se non foste annegato nel sangue.

La quale virtù nascerà dall'odio, e l'odio dall'amore. E così nasce l'anima con perfettissima purità, come il ferro esce purificato dalla fornace. Voglio dunque che vi serriate nel costato aperto del Figliuolo di Dio, il quale è una bottega aperta, piena di odore; in tanto che il peccato vi diventa odorifero.

Ivi la dolce sposa si riposa nel letto del fuoco e del sangue. Ivi si vede ed è manifestato il segreto del cuore del Figliuolo di Dio. Oh botte spillata, la quale dai bere ed inebri ogni innamorato desiderio, e dai letizia ed illumini ogni intendimento, e riempi ogni memoria, che ivi s'affatica; in tanto che altro non può ritenere, né altro intendere, né altro amare, se non questo dolce e buono Gesù!

Sangue e fuoco, inestimabile amore! Poi che l'anima mia sarà beata di vedervi così annegati; io voglio che facciate come colui che attinge l'acqua colla secchia, il quale la versa sopra alcun’altra cosa; e così voi versate l'acqua del santo desiderio sopra il capo dei fratelli vostri, che sono membri nostri, legati nel corpo della dolce Sposa.

E guardate, che per illusioni di dimonia, le quali so che v'hanno dato impaccio, e daranno, o per detto d'alcuna creatura, voi non vi tiriate mai addietro; ma sempre perseverate ogni volta che vedeste la cosa più fredda, fino che vediamo spargere il sangue con dolci e amorosi desideri.

Su, su, padre mio dolcissimo! e non dormiamo più. Perché io odo novelle, che io non voglio più né letto, né stati. Io ho cominciato già a ricevere un capo nelle mani mie, il quale mi fu di tanta dolcezza, che il cuore non lo può pensare, né lingua parlare, né l'occhio vedere, né l'orecchie udire.

Andò il desiderio di Dio tra gli altri misteri fatti innanzi; i quali io non dico, che troppo sarebbe lungo. Andai a visitare colui che sapete: onde egli ricevette tanto conforto e consolazione, che si confessò, e si dispose molto bene. E mi si fece promettere per l'amore di Dio, che, quando venisse il tempo della giustizia, io fossi con lui. E così promisi e feci.

Poi la mattina innanzi la campana andai a lui; e ricevette grande consolazione. Lo menai a udire la Messa; e ricevette la santa Comunione, la quale mai più aveva ricevuta. Era quella volontà accordata e sottoposta alla volontà di Dio: e solo v'era rimasto un timore di non essere forte in su quel punto.

Ma la smisurata e affocata bontà di Dio lo ingannò, creandogli tanto affetto ed amore nel desiderio di me in Dio, che non sapeva stare senza lui, dicendo: «Sta meco, e non mi abbandonare. E così non starò altro che bene; e muoio contento». E teneva il capo suo in sul petto mio.

Io allora sentivo un giubilo e un odore del sangue suo; e non era senza l'odore del mio, il quale io desidero di spandere per il dolce sposo Gesù. E crescendo il desiderio nell'anima mia, e sentendo il timore suo, dissi: «Confortati, fratello mio dolce; ché tosto giungeremo alle nozze. Tu n'andrai bagnato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, col dolce nome di Gesù, il quale non voglio che t'esca mai dalla memoria. E io t'aspetto al luogo della giustizia».

Or pensate, padre e figliuolo, che il cuore suo perdette allora ogni timore, e la faccia sua si trasmutò di tristizia in letizia; e godeva, esultava, e diceva: «Onde mi viene tanta grazia, che la dolcezza dell'anima mia m'aspetterà al luogo santo della giustizia?». Vedete che era giunto a tanto lume, che chiamava il luogo della giustizia santo!

E diceva: «Io andrò tutto gioioso e forte; e mi parrà mille anni che io ne venga, pensando che voi m'aspettiate ine». E diceva parole tanto dolci, che è da scoppiare, della bontà di Dio. Lo aspettai dunque al luogo della giustizia; e aspettai ivi con continua orazione e presenza di Maria e di Catarina vergine e martire.

Ma prima che giungesse egli, io mi posi giù, e distesi il collo in sul ceppo; ma non mi venne, che io avessi pieno l'affetto di me. Ivi su, pregai, e costrinsi Maria e dissi che io voleva questa grazia, che in su quel punto gli desse un lume e una pace di cuore, e poi lo vedessi tornare al fine suo.

Si empì allora l'anima mia tanto, che, essendo ivi la moltitudine del popolo, non potevo vedere creatura, per la dolce promessa fatta a me. Poi egli giunse, come un agnello mansueto, e vedendomi, cominciò a ridere; e volse che io gli facesse il segno della Croce. E ricevuto il segno, dissi io: «Giuso! alle nozze, fratello mio dolce! ché tosto sarai alla vita durabile».

Si pose giù con grande mansuetudine; e io gli distesi il collo, e mi chinai giù, e gli rammentai il sangue dell'Agnello. La bocca sua non diceva se non «Gesù» e «Caterina». E, così dicendo, ricevetti il capo nelle mani mie, fermando l’occhio nella divina Bontà e dicendo: «Io voglio».

Allora si vedeva Dio-e-Uomo, come si vedesse la chiarità del sole; e stava aperto, e riceveva il sangue nel sangue suo: un fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nell'anima sua per grazia, riceveva nel fuoco della divina sua carità. Poi che ebbe ricevuto il sangue e il desiderio suo, ed egli ricevette l'anima sua, la quale mise nella bottega aperta del costato suo, pieno di misericordia; manifestando la prima Verità, che per sola grazia e misericordia egli lo riceveva, e non per veruna altra operazione.

O quanto era dolce e inestimabile a vedere la bontà di Dio! con quanta dolcezza e amore aspettava quell’anima partita dal corpo! voltò l'occhio della misericordia verso di lei, quando venne a entrare dentro nel costato bagnato nel sangue suo, il quale valeva per il sangue del Figliuolo di Dio.

Così ricevuto da Dio per potenza, perché fu potente a poterlo fare, il Figliuolo, sapienza, Verbo incarnato, gli donò e gli fece partecipare il crociato amore, col quale egli ricevette la penosa e obbrobriosa morte, per l'obbedienza che egli osservò del Padre in utilità dell'umana natura e generazione; le mani dello Spirito Santo lo serravano dentro.

Ma egli faceva un atto dolce da trarre mille cuori. E non me ne meraviglio; perché già gustava la divina dolcezza. Si volse come fa la sposa quando è giunta all'uscio dello sposo suo, che volge l'occhio e il capo a dietro, inchinando chi l'ha accompagnata, e con l'atto dimostra segni di ringraziamento.

Riposto che fu, l'anima mia si riposò in pace e in quiete, in tanto odore di sangue, che io non potevo sostenere di levarmi il sangue, che mi era venuto addosso di lui. Oimè, misera miserabile! Non voglio dire più: rimasi nella terra con grandissima invidia.

Mi pare che la prima pietra sia già posta, e però non vi meravigliate, se io non v'impongo altro se non di vedervi annegati nel sangue e nel fuoco che versa il costato del Figliuolo di Dio. Or non più dunque negligenza, figliuoli miei dolcissimi, poiché il sangue comincia a versare, e a ricevere vita.