VACCINO Breve storia.

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VACCINO Breve storia

I PRIMI PASSI… Dalla fine del ‘700

Edward Jenner La scoperta della tecnica della vaccinazione come metodo per sconfiggere le malattie infettive spetta a Edward Jenner, brillante medico e ricercatore inglese. Il 14 maggio 1796 egli innestò nel braccio di un bambino di 8 anni una piccola quantità di materiale purulento prelevato dalle ferite di una donna che presentava i sintomi del Vaiuolo Vaccino, la forma di vaiolo che colpiva i bovini e, in forma cutanea lieve, anche gli allevatori e le mungitrici. Il bambino non ebbe nessun disturbo e in seguito Jenner dimostrò che il piccolo era diventato immune alla forma umana del vaiolo. A questa pratica venne dato il nome di "vaccinazione".

Alla fine del 1796 Jenner inviò un articolo alla Royal Society a Londra, descrivendo 13 casi di soggetti immunizzati con il vaiolo bovino. La Royal Society rifiutò di pubblicare l’articolo, ma Jenner lo pubblicò comunque a sue spese. Questo fatto è emblematico di come la comunità scientifica accolse con diffidenza questa nuova tecnica. Il metodo di Jennner ebbe tuttavia presto un’ampia diffusione ed in breve tempo più di 100.000 persone furono vaccinate in tutta Europa. Nel 1805 Napoleone impose la vaccinazione a tutte le sue truppe, ed 1 anno più tardi la vaccinazione fu estesa alla popolazione francese. Edward Jenner (1749-1823)…

Louis Pastour Una tappa successiva di grande importanza per lo sviluppo dei Vaccini si ebbe grazie al chimico francese Louis Pasteur, illustre ricercatore e studioso, che grazie alle sue scoperte è universalmente considerato il fondatore della moderna microbiologia. Egli si dedicò molto allo studio del colera e del carbonchio, ma ottenne risultati molto importanti soprattutto nello studio della rabbia. Questa malattia non era molto diffusa, ma il suo decorso era terribile e la prognosi era sempre la morte. La ricerca era oltremodo difficile in quanto l'agente infettivo dell'idrofobia era un virus, molto più piccolo dei batteri e pertanto invisibile ai microscopi dell'epoca. Era noto che la saliva degli animali arrabbiati conteneva il virus, che il male si comunicava con morsi e che il periodo di incubazione poteva durare da qualche giorno a parecchi mesi…

…Pasteur però dopo alcune ricerche scoprì che la rabbia non risiedeva soltanto nella saliva. La maggioranza degli animali che avevano ricevuto sotto la pelle una inoculazione di materia del cervello di cani arrabbiati, soccombevano alla rabbia, e questo materiale infetto agiva meglio della saliva. Dunque Pasteur capì che l'ambiente più favorevole al virus era il cervello. Partendo da questo presupposto decise di creare il vaccino utilizzando parti di midollo. Prelevato un frammento del midollo di un coniglio che era morto di rabbia, lo sospese con un filo in un flacone sterilizzato, l'aria del quale era mantenuta allo stato secco con dei frammenti di potassa caustica posti in fondo al vaso. Con il passare dei giorni, man mano che il midollo si disseccava, perdeva sempre più la sua virulenza. Louis Pastour (1822-1895)…

Il virus, una volta divenuto inattivo, veniva tritato nell'acqua pura e infine inoculato sotto la pelle dei cani. Questi, al contrario di quelli non vaccinati, sopravvivevano. Questa terapia venne sperimentata con successo su molti cani finché fu provata, per la prima volta il 6 Luglio 1885, su Jospeh Meister, un bambino di 9 anni morso da un cane ammalato e a sua volta colpito da idrofobia. Dopo 12 iniezioni ed un'attesa di circa 2 settimane, nonostante l'incredulità delle persone, che rimproveravano a Pasteur l'imprudenza del suo atto, il ragazzo poté lasciare il letto completamente guarito. Il 1 Marzo 1886, Pasteur poteva affermare davanti all'Accademia delle Scienze che, su 350 persone sottoposte al trattamento preventivo, c'era stata effettivamente una sola morte.

… GLI SVILUPPI… Tentativi e miglioramenti

L’esempio dell’antipolio La poliomelite è caratterizzata da un iniziale stato febbrile , che si risolve in pochi giorni, e da una successiva seconda fase febbrile associata ad irritazione meningea e paralisi flaccida asimmetrica. In seguito compaiono dolori muscolari crampiformi , spasmi e contrazioni grossolane. Le principali complicanze sono: miocardite, ipertensione, edema polmonare, shock, infezioni polmonari ed infezioni delle vie urinarie. L’incidenza di mortalità è del 2-5% nei bambini e del 15-30% negli adulti. Il recupero è lento, può richiedere anche 6 mesi. La paralisi che persiste oltre questo periodo diventa permanente. Proprio per la pericolosità della poliomelite, dopo la fine della seconda guerra mondiale si diede avvio ad intensi programmi di ricerca con l’obiettivo di trovare un vaccino in grado di debellare questa malattia.

Jonas Salk Il primo risultato fu ottenuto negli USA. Jonas Salk (1914-1995), divenuto nel 1947 responsabile del Virus Research Lab all’Università di Pittsburgh, giunse nel giro di pochi anni alla formulazione di un vaccino contro la poliomelite, costituito da virus disattivati con la formaldeide. Nel 1952 egli sperimentò su se stesso ed i suoi familiari il nuovo vaccino, dimostrando che era sicuro ed efficace. Qualche anno dopo però, nel corso di una sperimentazione, 200 bambini a cui era stato somministrato il vaccino Salk svilupparono la malattia. Alcuni di questi morirono. La causa fu individuata in un lotto di vaccino prodotto in modo non corretto. La vaccinazione fu sospesa e riprese solo un anno dopo. Tuttavia, a causa di questo episodio il vaccino Salk fu ritenuto, erroneamente, pericoloso.

Albert Sabin Una delle figure più importanti nella storia moderna dei Vaccini è stata sicuramente quella di Albert Sabin, Medico ricercatore americano, di origine polacca, famoso per le sue scoperte sul virus della Poliomielite. Negli anni 1947-50 negli USA egli sviluppò una tecnica per attenuare il virus in modo tale da ottenere un vaccino somministrabile per via orale. Il vaccino così ottenuto divenne la prima arma in tutto il mondo per la lotta alla Poliomielite. Non volle mai trarre benefici economici dalle sue scoperte e si rifiutò sempre di brevettarle dicendo che esse appartenevano ai bambini di tutto il mondo. La vaccinazione antipolio su scala mondiale con il vaccino Sabin ebbe inizio nel 1963 (1906-1993)

Qual è il “migliore”? Il pregio del vaccino Sabin è che veniva somministrato per bocca , mentre il Salk richiedeva l’iniezione intramuscolare ed era più costoso. Il vaccino Sabin veniva somministrato per bocca in 3 dosi; le prime 2 dosi venivano distanziate di 4-8 settimane, mentre la terza (il richiamo) dopo 6-12 mesi. Era in grado di produrre anticorpi antipolio in circa il 95% dei soggetti trattati. Lo svantaggio del vaccino Sabin era la possibilità, poiché composto da virus ancora vivi, seppur attenuati, di dar origine alla malattia. Visto che la poliomielite era stata quasi del tutto debellata e che i rischi del vaccino Sabin potevano essere superiori ai benefici prodotti, è stato inizialmente modificato lo schema vaccinale antipolio, associando al vaccino Sabin quello Salk. A partire dal 12 agosto 2002 il nuovissimo schema vaccinale comprende solo il vaccino Salk. Il nuovo schema si basa su 4 iniezioni del vaccino Salk al 3°, 4°, e all’ 11° mese di età con un richiamo al 3° anno.

… E IL VACCINO OGGI Dagli anni ’60 verso la perfezione

Importanza dei vaccini oggi Il valore delle vaccinazioni quale strumento di prevenzione per conservare lo stato di salute dell'individuo è universalmente riconosciuto; la peculiarità della prevenzione tramite vaccinazione consiste nell'estensione del beneficio alla collettività e, pertanto, viene garantito l'assunto costituzionale che afferma essere la salute un diritto del singolo ed interesse della collettività. Non a caso, nel Piano Sanitario Nazionale 1994-1996 le vaccinazioni sono state inserite tra i livelli uniformi di assistenza sanitaria che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) deve garantire ai cittadini. Nel punto 3.A del Piano 1994-1996: "Assistenza sanitaria in ambiente di vita e di lavoro" viene specificato che la profilassi delle malattie infettive e diffusive si realizza anche attraverso le vaccinazioni secondo la normativa vigente e nell'ambito di interventi e campagne autorizzati con atti formali delle Regioni.

Un ulteriore passo in avanti è stato realizzato con l'introduzione, nel Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, di specifiche indicazioni per il raggiungimento di coperture vaccinali pari ad almeno il 95% nella popolazione di età inferiore a 24 mesi non solo per le vaccinazioni obbligatorie, ma anche per quelle raccomandate. Infine, nella seconda parte del Piano Sanitario Nazionale 2002-2004, nel capitolo relativo alla "Promozione della salute", si sottolineano i risultati raggiunti in Italia in termini di controllo di alcune malattie prevenibili con le vaccinazioni. Le vaccinazioni rappresentano in effetti uno dei più efficaci strumenti di prevenzione a nostra disposizione. L'attuazione di strategie preventive basate sulla vaccinazione di massa ha consentito di ottenere, nella maggior parte dei Paesi sviluppati, il controllo e l'eliminazione di molte malattie infettive che un tempo provocavano un gran numero di vittime e, non di rado, gravi invalidità nei sopravvissuti. Ne sono esempio il vaiolo e la poliomielite.

Prima dell'introduzione della vaccinazione antipolio, l'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che più di 600.000 bambini venivano resi paralitici dalla poliomielite ogni anno. Negli anni '40 e '50 si sono verificate le più estese epidemie di poliomielite nella storia dei paesi industrializzati: circa 60.000 casi negli USA nel 1952, 8.000 casi in Francia nel 1957, circa 8.500 in Italia nel 1958. La poliomielite era ancora un incubo e la possibilità di prevenirla con vaccini ancora un sogno. Ancora oggi, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono almeno 5 milioni i bambini che muoiono ogni anno a causa di malattie infettive, per l'impossibilità concreta, a causa della povertà e del sottosviluppo di attuare campagne di prevenzione vaccinale, oltre che di fornire le semplici cure che potrebbero evitare queste morti.

Il vantaggio principale offerto dalle vaccinazioni consiste nel fatto che esse stimolano attivamente l'organismo a sviluppare una risposta immunitaria duratura e specifica, cioè diretta selettivamente contro un particolare agente patogeno (immunoprofilassi attiva). L'immunoprofilassi attiva non è certamente il solo modo per prevenire l'insorgenza di malattie infettive, ma sicuramente è il più efficace ed il più sicuro. Ad esempio, nei confronti di molte malattie infettive, tra cui il tetano, la difterite, l'epatite virale B, è possibile anche attuare un'immunoprofilassi passiva mediante utilizzazione di sieri che contengono anticorpi già formati.

CONCLUSIONE Tiriamo le somme…

L'Italia della fine anni ‘70 non era poi molto diversa da quella della metà degli anni ‘60 per la situazione igienico-sanitaria. Eppure alcune malattie come la difterite hanno cominciato a declinare in Italia soltanto a partire dalla seconda metà degli anni 60. Questo perché, anche se la vaccinazione antidifterica era diventata obbligatoria dal 1939, soltanto quando essa è stata associata con la vaccinazione antitetanica divenuta obbligatoria per tutti i nuovi nati nel 1968, è stata eseguita con regolarità ed estensivamente, con il raggiungimento di adeguate coperture vaccinali. Il numero dei nuovi casi di difterite è così passato dai circa 2400 casi del 1965 (di cui oltre 1500 in bambini di età inferiore a 5 anni) ai circa 100 del 1975, fino all'attuale situazione di eliminazione della malattia. Anche nel caso del tetano la riduzione della morbosità della malattia appare evidente a partire dalla prima metà degli anni '60 (la vaccinazione era stata resa obbligatoria nel 1963 soltanto per i lavoratori maggiormente esposti a rischio di infezione tetanica).

Nel caso del tetano, i casi sono passati dai circa 800/anno del 1965 agli attuali 100-130 casi/anno dell'ultimo quinquennio: se i casi di tetano neonatale e di tetano infantile sono del tutto scomparsi, continuano a verificarsi casi in soggetti adulti non vaccinati, con netta preponderanza delle classi di età maggiori di 65 anni. Negli anni 50 e 60, prima che fossero disponibili i vaccini antipolio (inattivato o IPV, vivente attenuato o OPV) in Italia venivano osservati ogni anno migliaia di casi polio paralitica. Il vero declino della poliomielite in Italia è cominciato nel 1964, quando sono state portate a termine campagne di vaccinazione di massa con vaccinazione della popolazione compresa tra 0 e 20 anni. Da più di 15 anni in Italia non si osservano casi di poliomielite da virus selvaggio e questo fa sì che il nostro Paese, come gli altri Paesi appartenenti alla Regione Europea dell'OMS, sia stato ufficialmente dichiarato libero dalla poliomielite il 21 giugno 2002.

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