Italia preunitaria Agli inizi del XIX secolo l’Italia era formata da stati diversi per tradizioni e grado di sviluppo. Persino la lingua era diversa da stato a stato. Più di tre quarti della popolazione era analfabeta. Alla nascita del Regno d’Italia, 1861, Il diritto di voto era concesso solo ai cittadini maschi che sapevano leggere e scrivere e pagavano 40 lire di tasse all’anno. il primo raggruppamento politico si chiamava Destra storica, governò quindici anni. Era formato da uomini liberali,contrari al diritto di voto esteso a tutta la popolazione La Sinistra storica era invece formata da uomini favorevoli ad allargare il diritto di voto a tutte le persone. I più illustri esponenti della Destra storica furono Cavour, Ricasoli e Sella.
REGNO DI SARDEGNA: riforma per legittima ai Savoia REGNO DI SARDEGNA: riforma per legittima ai Savoia. Viene rafforzato con l’annessione della repubblica di Genova. REGNO LOMBARDO-VENETO: unisce le due regioni italiane sotto il controllo diretto dell’intera Austriaco. GRAN DUCATO DI TOSCANA: il nuovo sovrano è legato indirettamente all’Austria, come pure quelli dei piccoli ducati di Parma, Modena, Lucca e Massa. Fu l’unico Stato italiano a non adeguarsi allo spirito della restaurazione. STATO DELLA CHIESA: comprende Lazio, Emilia- Romagna, Marche e Umbria.Sul trono di Pietro si ristabilisce Pio 17°. Ritornano alle loro sedi anche gli ordini religiosi perseguitati dalla rivoluzione francese; viene ricostituita la” Compagnia di Gesù”, cioè l’ordine dei Gesuiti. REGNO DELLE DUE SICILIE: comprende tutto il meridione sotto Ferdinando 1° di Borbone.
Alfabeti e analfabeti Il censimento del 1861 rivelò che più dei ¾ della popolazione italiana sopra i 5 anni era analfabeta. Nel 1864 gli alunni delle scuole secondarie risultavano appena 27.000. Occorreva distinguere tra analfabetismo totale e bassi livelli di alfabetizzazione. Come lingua parlata l’italiano aveva ancora una diffusione molto limitata ed era usato solo nelle università, nei tribunali,nelle accademie o società culturali e nelle assemblee politiche. Nella vita quotidiana in famiglia si parlavano i dialetti regionali,anche negli strati sociali più alti. Quando fu raggiunta l’Unità furono emanati provvedimenti per razionalizzare il sistema scolastico nazionale. La legge Casati decretò l’istruzione obbligatoria per i bambini fino a 12 anni e riformò l’intero ordinamento scolastico, sancendo una netta separazione tra istruzione tecnica e umanistica, e affiancando l’azione dello Stato a quello della Chiesa. La legge Coppino (1877) rese gratuita l’istruzione elementare per i bambini dai 6 ai 9 anni, tuttavia solo una minima parte di bambini, soprattutto nelle città frequentavano la scuola;la maggior parte, poiché viveva in campagna frequentava saltuariamente. Il tasso di alfabetizzazione verso la fine del secolo andò aumentando fino a raggiungere il 50% della popolazione sopra i 5 anni.
L’italiano un secolo prima della televisione Nel 1861 il 78% della popolazione era analfabeta con punte massime del 91% in Sardegna e del 90% in Calabria e Sicilia, bilanciata dai valori minimi del 57% in Piemonte e del 60% in Lombardia. Molti italiani non sapevano leggere e scrivere. In questo contesto si dava molta importanza alla lingua italiana e da tempo c’era la necessità di rendere la lingua italiana moderna e popolare. L’Unificazione linguistica avvenne gradualmente, per effetto delle leggi introdotte con l’Unità d’Italia. Lo studioso Francesco De Sanctis aveva colto l’elemento centrale della questione perciò aveva pubblicato i primi dizionari della lingua italiana, scritta e parlata, mettendo in evidenza il radicamento culturale dei dialetti dei diversi stati regionali. La questione della lingua scritta riguardò, solo una élite ristretta, anche perché coloro che parlavano l’italiano oscillavano tra il 3 e il 10% della popolazione. Il resto degli italiani non sapeva parlare che dialetti differenti da zona a zona. Fu lo scrittore Alessandro Manzoni a farsi portavoce dell’ esigenza di unificare la lingua italiana, che avrebbe dovuto fondarsi sulla diffusione dell’ uso parlato del fiorentino mediante la scuola elementare del nuovo stato nazionale.
Lingua scritta La questione della lingua scritta riguardò, solo una élite ristretta, anche perché coloro che parlavano l’italiano oscillavano tra il 3 e il 10% della popolazione. Il resto degli italiani non sapeva parlare che dialetti differenti da zona a zona. Fu lo scrittore Alessandro Manzoni a farsi portavoce dell’ esigenza di unificare la lingua italiana, che avrebbe dovuto fondarsi sulla diffusione dell’ uso parlato del fiorentino mediante la scuola elementare del nuovo stato nazionale.
I problemi del Regno d’Italia La questione meridionale fu un grande problema nazionale, riguardava: • Le condizioni sono di arretratezza economica e sociale delle provincie meridionali annesse al Piemonte nel 1860-1861, grazie a Garibaldi; • I governi della Destra storica avevano instaurato un sistema simile a quello piemontese, ma ciò creò nel sud una situazione di malcontento e causò: - il brigantaggio; - l’emigrazione al nord di Italia o all’estero di molte persone fra il 1861-1865. Il brigantaggio era localizzato in: - Calabria, - Puglia, - Campania, - Basilicata. • I briganti erano protetti dai contadini poveri, dal clero e dagli antichi proprietari di terre che tentavano di far tornare i Borboni. Fra di loro c’erano anche ex garibaldini e ex soldati borbonici. Per debellare il fenomeno furono impiegati 120 000 soldati comandati da Cialdini; si scatenò una guerra civile.
L’emigrazione Fu tra prigioni a vita e fucilazioni che il fenomeno del brigantaggio venne debellato, ma così aumentò il divario tra nord e sud. Il fenomeno dell’emigrazione crebbe ancora, e la difficoltà di trovare un lavoro e di trovare un tenore di vita accettabile aumentò. Quanto fin qui emerso ci fa comprendere meglio che l’emigrazione fu una delle pesanti conseguenze della mancata risoluzione, da parte dei governi italiani, della questione meridionale.