1 “Luoghi di bene e bambini vulnerabili: l’accoglienza che educa e sostiene” Dr.ssa Daniela Piscitelli.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
CONCILIAZIONE DEI TEMPI FAMIGLIA-LAVORO-CITTÀ
Advertisements

Sentirsi a casa Restituire dignità al territorio con percorsi di accompagnamento educativo.
I.T.I.S. “F.MORANO” Anno scolastico 2010/2011
Piano di Zona 2011 – 2013 dellAmbito del Ciriacese PRIORITA E OBIETTIVI STRATEGICI PRIORITA E OBIETTIVI STRATEGICI.
UNA FAMIGLIA X UNA FAMIGLIA Verso una nuova forma di affido
LUVI PROGETTI PER CRESCERE. 2 CHI SIAMO LUVI (Unione Volontari per lInfanzia), fondata nel 1967 da Lina Toniatti, è al suo 40mo anno di attività. Fin.
I.T.I.S. G.GIORGI Anno scolastico 2008/2009 AREE DI INTERVENTO E ATTIVITA DEI DOCENTI INCARICATI DI F.S. ITIS "G.Giorgi" Anno scolastico 2008/2009.
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
La RETE TERRITORIALE.
UNA FAMIGLIA X UNA FAMIGLIA
Mantova 15 ottobre 2012 Provincia di Mantova Il coordinamento provinciale servizi per la prima infanzia Ipotesi di progetto Ettore Vittorio Uccellini1.
Un orizzonte lavorativo a chi è in difficoltà Milano 28 settembre 2006.
Il Servizio Civile Nazionale
DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
LE SCUOLE DI MODENA UNA RETE CON TANTI NODI. Il progetto ha ormai una lunga storia, è iniziato nel anno scolastico 2002/2003. Ha creato e rinforzato il.
Rapporti con il territorio: genitori, associazioni, enti Rete delle scuole medie di Modena Per una scuola che sa accogliere Cittadini si diventa.
t a n t e t i n t e nasce nel 1994 come tavolo interistituzionale fra: Provveditorato di Verona LUniversità degli Studi di Verona Scienze dellEducazione.
IL DSM: LA RIABILITAZIONE PSICOSOCIALE (Dr
Una comunità che accoglie laffido familiare nelle politiche a sostegno dei minori Mercoledì 22 novembre 2006.
PROGETTO ACCOGLIENZA.
Progetto INTRAPRENDERE : 4 finestre sul mondo del lavoro per i giovani Venerdì 14 dicembre 2012.
MEMO Multicentro Educativo Modena Sergio Neri. Cosa è MEMO Come centro nasce nel 2004 dalla fusione di precedenti servizi comunali tutti rivolti prioritariamente.
1 Unità locali EQUAL RESTORE sintesi della ricerca.
2. GLI ELEMENTI 1. LOPZIONE DI FONDO 3. LO STILE.
PRESENTAZIONE DELLATTO DI INTESA TRA IL COMUNE DI CREMONA E LUFFICIO SCOLASTICO TERRITORIALE SUL TEMA: INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI FRAGILI Progetto.
Sette colori per fare la luce LAmore arde davvero se è alimentato dai fatti, non dalle parole.Don Luigi Caburlotto.
CI SONO ANGELI IN CITTA Tutte le Aree dellAutismo IL LAVORO IN RETE NEI SERVIZI EDUCATIVI SPECIALISTICI San Salvo PALMA MONICA.
LA SOC. COOP. SOC. “SPAZIO BAMBINI” in ATI con LA SOC. COOP. SOC
FOND0 SOCIALE EUROPEO & FONDAZIONE PER IL SUD
Rete dei saperi e delle competenze degli attori locali dello sviluppo IL PROGETTO CENTRO-NORD RAP 100 PROGETTO CENTRO NORD – RAP 100 II BIENNIO.
VIAGGIO NEL NOSTRO PIANETA SANITA’
SCUOLA SECONDARIA I° GRADO “RICCI-MURATORI” Ravenna
Seminario Più servizi per la prima infanzia per un' Italia che cresce: sviluppo del sistema integrato dei servizi socio educativi. Azioni e prospettive.
DRUG-STOP Perché ci sei dentro, anche senza…. DRUG-STOP Progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con il fondo per le Associazioni.
Fare salute in montagna: verso la costruzione dei Distretti e dei Piani di Salute Le risposte dei Servizi Sociali della Comunità Montana Val Pellice 29/09.
Obiettivo F "Promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e l'inclusione sociale" Azione 3 "Sviluppo di reti contro la dispersione scolastica.
Funzione strumentale area 2: sostegno al lavoro dei docenti
Il futuro è oggi. Orientare per non disperdere
Seminario sulla Progettazione Sociale 09 – 16 – 23 – 30 Marzo 2007.
Conferenza Integrating Cities Milano, 5-6 novembre 2007 A scuola con le mamme Fondazione Franco Verga - C.O.I. A cura di Maria Paola Colombo Svevo.
Esperienze di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e del rischio di esclusione sociale a cura di M. Giordano e F. D’Onofrio a cura di.
1°CIRCOLO DI NOCERA INFERIORE e FEDERAZIONE PROGETTO FAMIGLIA – ONLUS progetto 17 DICEMBRE 2013 Il ricavato sarà un aiuto concreto per le mamme e i bambini.
ISTITUTO COMPRENSIVO “GIUSEPPE GARIBALDI”
Linee guida nazionali per l’orientamento permanente
CHI SIAMO ULSS 18, UNITA' OPERATIVA MATERNO INFANTILE, ETA' EVOLUTIVA, E FAMIGLIA SERVIZIO DI CONSULTORIO FAMILIARE.
OBIETTIVO di “nuovi cortili” Sviluppare una rete di micro-gruppi locali di famiglie solidali (e in futuro di associazioni locali) capaci: di svolgere.
PROGETTO FAMIGLIA Provincia di Brescia Comune di Palazzolo sull’Oglio
Il ruolo dell’ente locale per l’integrazione sociale degli immigrati
1/6 La CISL E I PROGETTI EUROPEI Seminario Formativo COSTRUIRE LA RETE CISL PER UNA PROGETTAZIONE EUROPEA EFFICACE ANALISI DEI BANDI, SINERGIE PROGETTUALI,
Il profilo di salute della scuola
DIVERSI … alla PARI Peer education e cittadinanza attiva per gli alunni sinofoni di Bagnolo Piemonte (CN)
Piano di Zona 2006 – 2008 dell‘Ambito del Ciriacese PRIORITA’ E OBIETTIVI STRATEGICI PRIORITA’ E OBIETTIVI STRATEGICI.
DALLA PRESA IN CURA DELLA PERSONA CON GRAVITA’ FUNZIONALE AL PROGETTO DIDATTICO/EDUCATIVO/RIABILITATIVO IN UN CONTESTO DI RETE E DI FIDUCIA NON PERDIAMO.
Il ruolo della Comunità:
Comunità e Scuola La qualità delle relazioni educative nella scuola Piero Cattaneo S. Maria degli Angeli ( PG),
ADOZIONE AFFIDO ACCOGLIENZA
Le politiche di integrazione sociale dei minori stranieri
Sintesi lavori della Sessione 5 Le politiche e i servizi per l’accoglienza Un decennio di contrasto alla istituzionalizzazione di bambini e adolescenti.
Il Progetto Cicogna Comunità Sperimentale con Famiglie Accoglienti in Rete Caterina Pozzi.
ACCOGLIENZA DI BAMBINI VITTIME DI MALTRATTAMENTO
accoglienza residenziale in comunità educative di tipo familiare assistenza domiciliare anziani e disabili animazione territoriale.
Verso un distretto educativo territoriale Presentazione e condivisione dell’iniziativa Asola, 3 febbraio 2016 Luisa Bartoli, Dirigente Scolastico IC Asola.
Conferenza Episcopale Campana Delegazione Regionale Caritas Commissione Pastorale Regionale Famiglia e Vita Collegamento Ecclesiale Campano per l’Accoglienza.
Dott.ssa Santa Sicali Psicologa – Psicoterapeuta Membro della Commissione Nazionale CRI del Servizio Psicosociale La sfida della prevenzione.
IL PUNTO D’ASCOLTO. IL PUNTO D’ASCOLTO PER IL SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’
LE PRINCIPALI FIGURE COINVOLTE NELL’INCLUSIONE SCOLASTICA DEI BAMBINI ADOTTATI I RUOLI.
Progetto di Rete: “A scuola ho un nuovo compagno: il VOLONTARIATO. FULL IMMERSION” PRESENTA TOGETHER IS BETTER Promuovere stili e comportamenti cooperativi.
PIANO DI ZONA REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA PIANO DI ZONA REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA.
E’ un’associazione nazionale. giugno2003 Mondo di Comunità e Famiglia nasce nel giugno del 2003, con l’intento di avvicinare tra loro tutte le esperienze.
UFFICIO CITTADINI IMMIGRATI Assessorato Servizi alla Persona, Famiglia, Solidarieta’ Sociale Città di Saronno Provincia di Varese.
Transcript della presentazione:

1 “Luoghi di bene e bambini vulnerabili: l’accoglienza che educa e sostiene” Dr.ssa Daniela Piscitelli

2 Famiglie per l’Accoglienza È un’associazione di promozione sociale che si pone nel contesto sociale come >. Essa ha come scopo la promozione di una cultura dell’accoglienza in tutte le sue forme:  affido  adozione  ospitalità  accoglienze semplici Il suo compito principale consiste nel sostegno e nell’accompagnamento delle famiglie accoglienti.

3

4 Obiettivo generale del progetto Incrementare il benessere dei minori a rischio riducendone la vulnerabilità grazie al potenziamento dei soggetti e delle risorse familiari, professionali e comunitarie disponibili, nonché alla messa in atto di azioni sinergiche tra i soggetti presenti nelle comunità locali

5 Le attività del progetto ATTIVITÀ DI FORMAZIONE Percorsi formativi a livello territoriale Incontri promozionali Seminario nazionale AZIONISINERGICHE Azioni di famiglie in sostegno ad altre famiglie e/o bambini Attività a favore di mamme lavoratrici Animazione del tempo libero Azioni di sostegno educativo ai bambini

6 Le attività di formazione 1. Formazione in situazione territoriale:  percorsi formativi per l’accoglienza e il sostegno familiare a bambini accolti  percorsi formativi per famiglie, volontari, operatori coinvolti in centri diurni, case di accoglienza  percorsi formativi per operatori /educatori 2. Incontri promozionali di sensibilizzazione sulle problematiche minorili ed educative 3. Seminario nazionale di messa a punto delle metodologie

7

8 Le azioni sinergiche Attivazione e/o sviluppo di azioni sinergiche rivolte ai minori ed alle famiglie e realizzate da vari soggetti, così articolate: Azioni di famiglie in sostegno ad altre famiglie e/o bambini (es. promozione e attivazione di gruppi di auto-mutuo aiuto familiare, momenti di convivenza, aiuto da famiglia a famiglia e/o bambini in difficoltà); Azioni di sostegno educativo ai bambini (es. aiuto pomeridiano allo studio e tutoraggio scolastico, iniziative per il passaggio scuola-lavoro, luoghi di incontro per famiglie e/o bambini, iniziative di sostegno educativo; Animazione del tempo libero (es. attività ludico-ricreative, iniziative sportive); Attività a favore di mamme lavoratrici (es. accompagnamento dei figli a visite specialistiche, accudimento a domicilio, ecc.)

9

10

11

12 I destinatari delle attività progettuali Formazione 2754; 53% Azioni sinergiche 2450; 47%

13 Tipologia di vulnerabilità dei minori beneficiari Formazione 2754; 53% Azioni sinergiche 2450; 47% Altro; 56; 19% Disagio o isolamento sociale; 154; 52% Difficoltà psicologiche o psicomotorie; 79; 27% Malattie fisiche; 5; 2%

14 Aspetti qualificanti Centralità della persona e della famiglia nel loro legame di interdipendenza L’accoglienza come esperienza che educa e sostiene L’investimento sull’educazione Potenziamento delle risorse centrato sulla “cura del soggetto che si prende cura” Complementarietà tra azioni formative e azioni sinergiche Adozione di strategie di rete integrazione di tipo reticolare Sussidiarietà e solidarietà come principi regolatori dei legami intersoggettivi e interorganizzativi

15 I fattori di successo Disponibilità delle famiglie accoglienti a farsi carico del lavoro inerente la promozione, pubblicizzazione e organizzazione delle iniziative progettuali Nascita e sviluppo di legami tra famiglie ed educatori nella gestione delle attività educative Sostegno offerto da famiglie volontarie a centri e case d’accoglienza Presenza di un’équipe di coordinamento integrata (competenze familiari e professionali )

16 L’impatto delle attività del progetto a livello organizzativo sui minori vulnerabili sulle famiglie e sugli operatori

17 Le ricadute sulle famiglie e sugli operatori acquisizione di conoscenze nuove e di capacità metodologiche da parte di famiglie e operatori crescita di consapevolezza delle problematiche reali dei minori aumento nelle famiglie di competenze inerenti la presa in carico di minori vulnerabili aumento nelle famiglie della capacità di porre in atto gesti di aiuto verso altre famiglie

18 Competenze acquisite dall’attività formativa

19 Aumento della capacità di porre in atto gesti di aiuto verso altre famiglie

20 Le ricadute sui minori vulnerabili incremento delle offerte di sostegno a favore dei minori in situazione di vulnerabilità, creazione e ampliamento di reti a sostegno dei minori in situazione di vulnerabilità a due livelli: interno al progetto e dal progetto al territorio consolidamento e sviluppo di rapporti sinergici con istituzioni, terzo settore e soggetti privati con contenuto non solo formale, ma anche operativo e strumentale ampliamento delle disponibilità delle famiglie all’accoglienza di minori, diminuzione della dispersione scolastica dei minori seguiti

21 Consolidamento e sviluppo di rapporti sinergici tra reti formali e informali

22 Rapporti di collaborazione e scambio: tipologia di interlocutori a livello nazionale

23 Rapporti di collaborazione e scambio: tipologia dei contatti

24 Aumento delle accoglienze realizzate

25 Diminuzione della dispersione scolastica

26 Le ricadute a livello organizzativo 1. Identificazione di un modello d’intervento, abbastanza omogeneo sul territorio nazionale, con differenziazioni a livello locale, che coniuga il rafforzamento delle capacità di presa in carico da parte dei soggetti accoglienti con un offerta più strutturata di interventi e servizi a favore dei minori vulnerabili. 2. Identificazione di buone prassi, inerenti il modo di: accogliere i bambini da parte delle famiglie, accompagnare educando in modo puntuale i bambini da parte delle famiglie e degli operatori, aiutarsi da famiglia a famiglia, aiutarsi delle famiglie tra loro.

27 Cosa si chiede alle istituzioni Promuovere e sostenere l’associazionismo in genere e in particolare quello familiare Affido: emanazione di indicazioni puntuali che, riguardo al coinvolgimento delle associazioni di famiglie, permettano una più chiara definizione di funzioni e una migliore complementarietà Adozione:tenere in considerazione nella formazione e accompagnamento delle famiglie adottive le associazioni familiari anche se non sono enti riconosciuti Il riconoscimento della famiglia come soggetto e non come risorsa strumentale.

28 Le famiglie che accolgono non consumano capitale sociale, ma lo producono. Esse, infatti, contribuiscono in modo significativo a fronteggiare l’emergenza educativa, poiché si aiutano reciprocamente ad andare a fondo del compito educativo che gli spetta, avendo chiaro che un adulto che educa è >

29