Prato Maura-Ines IO E I NUMERI.

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Transcript della presentazione:

Prato Maura-Ines IO E I NUMERI

I MIEI PRIMI RICORDI Il primo approccio con la matematica è avvenuto tramite i miei genitori che fin da prima che iniziassi la scuola elementare mi hanno insegnato a contare fino a 10. Mi hanno raccontato che per rendermi l’apprendimento più efficace associavano il numero alla quantità, ad esempio: 2 =

ALLE ELEMENTARI … Nel 1988 ho iniziato a frequentare la scuola elementare (allora si chiamava ancora così!) dove per cinque anni ho avuto come unico punto di riferimento la maestra Isa Marinetti. Con lei ho iniziato a scoprire ed apprezzare questo mondo complesso chiamato MATEMATICA. Sfogliando i miei quaderni ho rivissuto le tappe di un percorso di apprendimento fatto di esercizi, disegni, regoli, abaco e tanti tanti numeri. Nelle slides successive sono inserite le immagini relative ai miei quaderni in cui ho ritrovato alcuni tra gli esercizi che preferivo.

1^ elementare Questa è una delle prime pagine del mio quaderno di matematica. La maestra ci faceva contare utilizzando “cose” a noi familiari.

Dagli oggetti in breve siamo passati ai simboli. Si impara così che ogni numero oltre ad avere una quantità effettiva, ha un nome ed una simbologia che lo rappresenta. Ho imparato che esiste una specie di carta d’identità del numero!

Ecco che scopro i regoli! Ricordo quanto mi piacesse giocare con questi rettangoli di misura e colori diversi. Dopo ogni esercizio mi perdevo nell’accostare il regolo più piccolo e quello più grande per vedere la differenza. Forse questo è stato un primo passo per capire due concetti importanti: Minore e Maggiore.

Con i regoli ho scoperto che si può anche essere creativi... Questi bellissimi “tappeti” colorati erano un modo semplice ed efficace per imparare che il numero 6 ed il numero 8 possono essere “creati” combinando numeri diversi.

Questa immagine ho voluto inserirla perché mi ha intenerito il titolo dell’esercizio “LA PASSEGGIATA SULLA LINEA DEI NUMERI”. Mi è sembrato che la maestra volesse guidarci lungo questa linea per scoprire i numeri.

Verso maggio della 1^ elementare abbiamo iniziato a fare sul serio... Ecco che sono arrivati i + e i –! Ricordo che mia mamma mi aiutava a svolgere gli esercizi con l’aiuto di penne e matite: “ se ho 5 matite e ne tolgo 2 quante matite rimangono?”. Tutto questo era collegato ad un fatto concreto per aiutarmi a capire meglio.

2^ ELEMENTARE Ho chiesto a mia madre dei ricordi che ha del mio percorso di apprendimento della matematica alle elementari e la sua risposta è stata:“ricordi che usavi l’abaco e i regoli?”. Sinceramente ho rimosso l’uso dell’abaco ma queste pagine hanno testimoniato che effettivamente l’ho incontrato nel mio percorso!

Adesso si che si fa sul serio … ho iniziato a scomporre i numeri e a sommarli. In qualche modo questi sono stati i primi passi per imparare a giocare con i numeri. Come tutti i giochi però ho scoperto che ci sono delle regole da seguire.

In 3^ ELEMENTARE ho imparato che le pagine dei quaderni possono essere strappate quando esegui gli esercizi in modo disordinato e confusionario. Per questi compiti mi è capitato molte volte! Mi ricordo che li trovavo difficili: troppi punti e troppe linee da unire per imparare che ci sono le DECINE E LE UNITA’.

Finalmente arriviamo alla parte che ho sempre preferito: le operazioni e le prove! Mi piaceva contare (con l’uso delle dita!!!) e scoprire il risultato di un’addizione o sottrazione. Il piacere più grande però era eseguire la prova ed accorgersi che era tutto giusto!!!

In 4^ ELEMENTARE ho scoperto che non mi piaceva tutto della matematica: I PROBLEMI. Non c’è una ragione particolare della mia reticenza ma trovavo noiosi i passi da seguire: scrivere con il rosso il titolo, con il nero il testo e ancora con il rosso le domande.

Questi sono alcuni sprazzi di ricordi che ho del mio percorso alla scuola elementare. La maestra che mi ha seguito in questi cinque anni è sempre stata con i suoi alunni molto accogliente e materna. C’era ancora la maestra unica e ci ha accolti piccoli per poi lasciarci con un bagaglio formativo e didattico “regalato” da lei e dalla sua esperienza. Mi ricordo quando ci faceva aprire il quaderno e “tirar fuori” i regoli per scoprire i numeri e le operazioni. Non ha mai trascurato l’aspetto pratico come aiuto a collegare il numero astratto con oggetti e cose per noi bambini importanti e significativi.

L’ARRIVO ALLE MEDIE… Non mi vergogno a dire che non mi ricordo né il nome della mia professoressa di matematica, né riesco a rievocare immagini nella mia mente legate a lezioni, compiti ed attività collegate a questa materia. Non mi sono mai soffermata a chiedermi il perché di questo mio cassetto dei ricordi vuoto. Ora che mi è stata data la possibilità di farlo, ritengo che ci siano persone ed eventi che ti segnano, altri invece che ti lasciano solo aspetti concettuali senza arrivare a colpirti in modo particolare.

LICEO PSICO-PEDAGOGICO 1997: INIZIA UNA NUOVA AVVENTURA CHIAMATA “SUPERIORI”. Lì conobbi la mia professoressa di matematica: “la Viarengo”. Una signora sui 45 anni che con il suo modo pacato e rassicurante di spiegare ha tentato in tutti i modi di inculcare nella nostra testa, di adolescenti scatenate, qualche concetto aritmetico. Il mio interesse è sempre stato rivolto a quella che io definisco “il fare effettivo con i numeri” che in questo ordine di scuola per me si concretizzava con le ESPRESSIONI.

UNA PASSIONE CHIAMATA ESPRESSIONI Se dovessi spiegare cosa più mi attirava di questi esercizi direi con sicurezza che era la sfida. Questa serie di numeri che si presentavano con molte parentesi tonde, graffe e quadre, per me rappresentava un “mettermi in gioco”. Ricordo il libro molto voluminoso con la parte degli esercizi di matematica colorata di azzurro. Cercavo quel colore ed una volta trovata la serie di espressioni coprivo con un foglio i risultati posti al lato destro, per poi verificare quante ne avevo fatte giuste. Pensandoci bene reputo che per me è sempre stata questa la sfida: il saper risolvere l’esercizio nel minor tempo possibile sapendo che la soluzione giusta era una sola.

Ai colloqui la professoressa raccontava ai miei genitori che ero brava in questa materia e che ricercavo soluzioni creative ai problemi ed agli esercizi che mi venivano posti. Mi piaceva molto avventurarmi tra le varie possibilità risolutive avendo sempre la consapevolezza, come per le espressioni, che la soluzione è una e lì si deve arrivare. Potrei quasi azzardare a dire che per me la matematica è stata un po’ un “giocare sicuro”: puoi cercare di sperimentare, trovare soluzioni diverse, metterti in gioco, usare mezzi e metodi appresi ma la risposta giusta è una e per arrivarci devi seguire delle regole.

LA MATEMATICA FUORI DALLA SCUOLA Quando penso alla matematica la maggior parte della volte l’associo allo studio che ho svolto nei vari ordini e percorsi scolastici attraverso i metodi classici: libri, quaderni, abaco, regoli, calcolatrice (quando ne era permesso l’uso). Non è stato facile pensare a questo aspetto in una dimensione extracurriculare. Oltre alle insegnanti, una figura di riferimento nell’apprendimento della matematica sono stati i miei genitori. Posso affermare che mi hanno seguito in quell’aspetto fatto di numeri, ordine, calcolo che non rientra nei libri ma nella vita di tutti i giorni.

Quando mi venivano assegnati compiti difficili con procedimenti che non avevo capito, mi aiutava la mia vicina di casa. Lei, infatti, è una professoressa di scienze e matematica della scuola media inferiore. Ricordo che mi affascinava vedere i suoi registri, i libri che contenevano le “lezioni” del giorno successivo, i compiti portati a casa da correggere e in tutto ciò c’era un comune denominatore: I NUMERI! Non posso affermare che ho amato o odiato la matematica. Posso dire di aver scoperto, aspetti per me affascinanti di questa materia, che mi hanno portato alla curiosità di conoscere e di mettermi in gioco.