Fonti ebraiche Storicità di Cristo
Le testimonianze (non cristiane) della figura storica di Gesù sono più abbondanti di altri personaggi famosi della storia. Le prime su Gesù ed ai suoi seguaci, vengono inseriti nelle opere degli storici di allora non come evento in sè, poichè il cristianesimo non era ancora sviluppato, ma come completamento per la narrazione di altri avvenimenti storici (Tacito, Svetonio), o come parte di libri storici che trattano specificamente della Giudea (Giuseppe Flavio), o ancora come contenuti all’ interno di corrispondenza tra il potere romano centrale e le sue ramificazioni provinciali (Plinio, Adriano) oppure come spunti polemici o satirici di pagani, Ebrei e filosofi contro i Cristiani.
Il Talmud di Babilonia Il Talmud babilonese detto anche Talmud Bavlì o indicato con l'acronimo TB, è stato redatto come indica il nome nelle accademie rabbiniche della Mesopotamia, tra il III e il V secolo. Le principali accademie furono quelle con sede a Sura, Pumbedita, Nehardea, Machoza, Mata Mechasya e Naresh. La stesura di questo testo inizio con Rav fondatore della yeshiva di Sura, prima accademia della mesopotamia e terminò con Ravina II nel 499.
Il Talmud di Babilonia contiene anche un riferimento a Gesù, nel quale si dice che egli fu giustiziato alla vigilia di Pasqua perché "praticava la stregoneria". Questo sembrerebbe confermare che Gesù abbia compiuto dei prodigi, che i suoi avversari attribuivano all'opera del demonio. Dai documenti giudaici del periodo, sia orali che scritti, venne compilato il Talmud, una collezione di dibattiti legali e di aneddoti che riempiono trenta volumi. In essi non vi è menzionato mai il nome Gesù: il riferimento più vicino è il nome Yeshu presente nel Talmud di Babilonia e riferito ad uno o più individui, oltre a designazioni indirette e tramite epiteti.
Occorre comunque tener conto che l'esiguità dei riferimenti a Gesù negli scritti talmudici potrebbe semplicemente essere dovuto al fatto che il Cristianesimo fosse ancora una realtà di minore importanza ai tempi in cui la maggior parte del Talmud è stato redatto, unito al fatto che il testo è stato concepito più per insegnare la legge che come manuale storico.
Gesù nel Talmud Il vero nome di Gesù Cristo in ebraico è Jeschua Hanotsri - Gesù il Nazzareno. Siccome la parola Jeschua significa "Salvatore," il nome Gesù si trova raramente nei libri ebraici. E' quasi sempre abbreviato in Jeschu, che viene maliziosamente inteso come composto delle iniziali delle tre parole Immach SCHemo Vezikro - "Possano il suo nome e la sua memoria essere cancellati.“ Nel Talmud, Cristo viene chiamato Otho Isch- "Quell'Uomo," cioè colui che tutti conoscono. Nel Talmud è scritto: "Viene tramandato: Alla vigilia (del sabbat e) della pasqua si appese Jesu (il nazareno). Un banditore per quaranta giorni andò gridando nei suoi confronti: "Egli (Jesu il nazareno) esce per essere lapidato, perchè ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l'arrechi per lui". Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero alla vigilia (del sabbat e) della pasqua".
Giuseppe Flavio parla di Gesù Il suo nome da ebraico era Joseph Ben Matityahu ed assunse il nome romano Flavio dopo aver ottenuto la cittadinanza romana dall’ imperatore Vespasiano. Ricevette un’ educazione tradizionale ebraica, ma poi si recò a Roma. Durante la prima guerra giudaica fu governatore della Galilea per le forze ribelli, ma poi venne fatto prigioniero dei Romani. Ebbe un’ incontro con il comandante Tito Flavio Vespasiano e Giuseppe gli predisse che sarebbe diventato imperatore e per tal motivo ottenne il favore di quest’ ultimo. Rimase legato alla famiglia dell’ imperatore e cambiò il suo nome in Giuseppe Flavio. Nella sua opera “antichità Giudaiche” vi è il cosiddetto “testimonium Flavianum”, un breve passo che mensiona la predicazione e la morte di Gesù.
Nella sua opera è riportato: “メCi fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sè molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia di altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani.” “Con il carattere che aveva, Anano pensò di avere un'occasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: così convocò i Giudei del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati.”
Giuseppe Flavio ci testimonia anche la veridicità dei vangeli parlando di Giovanni Battista: Ad alcuni dei Giudei parve che l’esercito di Erode fosse stato annientato da Dio, il quale giustamente aveva vendicato l’ uccisione di Giovanni soprannominato il Battista. Erode infatti mise a morte quel buon uomo che spingeva i Giudei che praticavano la virtù e osservavano la giustizia fra di loro e la pietà verso Dio a venire insieme al battesimo; così infatti sembrava a lui accettabile il battesimo, non già per il perdono di certi peccati commessi, ma per la purificazione del corpo, in quanto certamente l’ anima è già purificata in anticipo per mezzo della giustizia. Ma quando si aggiunsero altre persone - infatti provarono il massimo piacere nell’ ascoltare i suoi sermoni - temendo Erode la sua grandissima capacità di persuadere la gente, che non portasse a qualche sedizione - parevano infatti pronti a fare qualsiasi cosa dietro sua esortazione - ritenne molto meglio, prima che ne sorgesse qualche novità, sbarazzarsene prendendo l’ iniziativa per primo, piuttosto che pentirsi dopo, messo alle strette in seguito ad un subbuglio. Ed egli per questo sospetto di Erode fu mandato in catene alla già citata fortezza di Macheronte, e colà fu ucciso.
Giustino, in "Dialogo col giudeo Trifone" Intorno al 150 d.C., il palestinese martire cristiano Giustino, scrive un'opera dal titolo Dialogo con il giudeo Trifone, accusando i dottori giudei di diffondere dovunque calunnie e bestemmie su Gesù. In questo suo scritto egli sostiene un dialogo con l'ebreo Trifone, volendo convincere l'interlocutore sull'importanza della fede cristiana e di come essa sia la prosecuzione della religione ebraica e il suo completamento.Nel Dialogo è riportato il seguente detto su Gesù che circolava ai tempi di Giustino negli ambienti giudei, e che dimostra come gli ebrei sapevano dell'esistenza di Gesù, della sua crocifissione, e di come i suoi discepoli "avrebbero costruito" la storia della risurrezione:”E’ sorta un’ eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli l'avevano sottratto di notte dal sepolcro dove era stato deposto una volta schiodato dalla croce e ora andavano ingannando gli uomini affermando che era ridestato dai morti ed era salito al cielo (Dialogo con Trifone, 108,1)”.
Asia Galisi Maria Grazia Ronga Marialuisa Proto Silvia Benincasa Paola La Rocca Eliana Desiderio Vincenzo Ferrigno Carla Cosentino