Conoscere non è solo“sapere”, se questo sapere significa solo “possedere conoscenze”. Come conoscere una persona – come conoscere Gesú - senza entrare in relazione con Lui e frequentarlo? “Conoscere” è la vera conoscenza data dalla vicinanza, dalla comunione e compagnia. ed è pure il “sapere” autentico, che non è solo l’avere informazioni su qualcosa. Così voglio conoscere Gesù e “saperlo”, affinché la mia vita gusti proprio Gesù e Gesù mi comunichi il vero profumo di Dio. José Arregi Testo: Giovanni, 1, 35-42. Seconda domenica del Tempo Ordinario –B-. Commento e presentazione: M.Asun Gutiérrez. Musica: Samuel Barber. Adagio per strumenti a corda.
Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l'Agnello di Dio!» Giovanni comunica la sua meravigliosa scoperta. Manifesta una confessione di fede in Gesú e l’annuncio della liberazione totale, che Dio realizza tramite Gesù. Non fa riferimento ai peccati personali e neppure a quelli sociali. Il peccato del mondo sono tutte le ingiustizie, la sopraffazione, la speculazione, l’oppressione, l’egoismo, l’ambizione... Che producono perdita di umanità insostenibile di un terzo degli uomini che sopravvivono con difficoltà o quotidianamente muoiono di fame. Seguire Gesú è impegnarsi nella lotta e nello sforzo per vincere il peccato del mondo: liberare, con solidarietà e compassione, da quanto distrugge la libertà, la dignità, la convivenza e la felicità delle persone. Cioè fare come fece il Cristo.
I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù. Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Che cercate? Sono le prime parole di Gesù nel quarto Vangelo. Oggi Gesù ci pone la stessa domanda: Che cerchi? E io, che cosa Gli rispondo? La condizione dell’uomo è la ricerca, l’inquietudine, la continua insoddisfazione, il bisogno di Dio. Gesù si presenta come risposta a questo bisogno vitale.
«Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), Ed essi gli dissero: «Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?» I discepoli non chiedono metodologie per l’apostolato, né che cosa devono imparare né che cosa devono fare. Gli chiedono dove ha la casa. Cercano intimità con Gesú, conoscerlo, avere una relazione di amicizia, condividere la vita..., stare con Lui. All’evangelista non importa comunicare una dottrina o una morale, ma mostrare una Persona concreta che va a manifestare la presenza accogliente e liberante di Dio.
Egli rispose loro: «Venite e vedrete». Gesù non cerca di convincere con le parole. Chiama all’incontro personale, a partecipare alla convivenza con Lui. Tutto è posto nel terreno dell’esperienza diretta e personale. Dice “venite”, cioè fatevi avanti, mettetevi in cammino. Si Gesù conosce – e lo si vede seguendolo, passando tempo con Lui. Dedico momenti a “vederlo”?
e stettero con lui quel giorno. Erano le quattro del pomeriggio. Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno. Erano le quattro del pomeriggio. Come ogni grande evento che segna la nostra vita, il ricordo di questo incontro resta con ogni dettaglio e segna un’orma incancellabile. Tutti, nella nostra vita abbiamo queste “quattro della sera”, momenti indimenticabili dell’incontro con Gesù e con gli altri. Momenti che danno un nuovo ritmo alla vita e che ci sostentano, ci alimentano quando più ne abbiamo bisogno.
Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (che, tradotto, vuol dire Cristo); La testimonianza rigurgita di esperienza personale. Sento di aver incontrato Gesù? Come manifesto l’esperienza del mio incontro con Lui? Aiuto altri a conoscere, a incontrare Gesú? Nostro incarico è vivere, oggi, con gli atteggiamenti i criteri e i valori di Gesù. Non basta credere, bisogna essere credibile” Pedro Casaldáliga
e lo condusse da Gesù. Gesù lo guardò e disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»). L’incontro con Gesù cambia la vita. Come con Pietro, Gesù ci chiama per nome, ci dà un nome nuovo, ciò che in linguaggio biblico significa essere conosciuti e voluti profondamente e incondizionatamente da Gesù.
GESU’ Ti ringraziamo, Padre, per Gesù, tuo amato Figlio, per il quale ti abbiamo conosciuto, dal quale abbiamo imparato a vivere, il quale ci ha insegnato la Speranza, grazie al quale possiamo vivere da fratelli. Ti ringraziamo perché da molti anni lo conosciamo, lo cerchiamo, lo seguiamo. Ti rendiamo grazie perché è per noi luce per il cammino, alimento per il lavoro, speranza per il futuro. Ti ringraziamo perché la forza del tuo Spirito l’ha reso Pastore, Seme, Acqua, Fuoco, Pane. Ti ringraziamo perché la forza del tuo Spirito l’ha fatto povero, umile, valente, compassionevole. Ti ringraziamo perché per la sua azione la nostra vita in terra si trasforma e noi diveniamo Figli, lavoriamo nel tuo Regno, e sappiamo attendere e perdonare. Ti ringraziamo, Padre, per Gesù il Cristo, tuo Figlio, Signore nostro. Amen José Enrique Galarreta