La depressione nell’adolescente Aniello Favato
Nel linguaggio comune adolescenza sta a significare quel periodo della vita, compreso tra la fanciullezza e l’età adulta, durante il quale nella persona si verificano una serie di cambiamenti radicali che riguardano il corpo (maturazione biologica), la mente (sviluppo cognitivo) ed i comportamenti (rapporti e valori sociali). Ma quando comincia e quando finisce l’adolescenza? Secondo gli psicologi, la maggior parte colloca tale periodo tra gli 11-12 e i 18-19 anni, ma c’è anche chi sostiene che essa può protrarsi fino ai 25-26 anni. Secondo la maggior parte degli studiosi, l’adolescenza inizia con la pubertà e termina verso i 18-19 anni, età in cui ragazzi e ragazze sono maturi per assumere impegni affettivi, per vivere esperienze di intimità, per iniziare una propria carriera lavorativa. Senza entrare nei dettagli, ricordo per inciso che ci possono essere forme di adolescenza prolungata, di adolescenza abbreviata, di adolescenza ritardata.
Un’altra caratteristica dell’adolescenza, considerata universale da molti addetti ai lavori, è l’incremento delle pulsioni sessuali. In particolare, gli psicoanalisti vedono una relazione diretta fra l’adolescenza e il risvegliarsi delle pulsioni sessuali rimaste latenti nell’arco di tempo compreso fra i 6 e i 10 anni di età L’adolescenza è uno dei periodi della vita umana più contrassegnati dal cambiamento. Si tratta di un processo atteso ed ineluttabile, che si pone su varie dimensioni e comporta incertezze e smarrimenti, euforia ed ansia, soddisfazione ed insoddisfazione.
Da un certo punto di vista il cambiamento è atteso come una promozione sociale; l’obiettivo di “diventare grandi” ha costellato tutta l’infanzia, insieme alla promessa di emancipazione, di conquista di nuovi spazi liberi, di raggiungimento dell’età adulta. Da un altro punto di vista, la crescita comporta la perdita di ciò che si era, dei contorni rassicuranti di ciò che è conosciuto e familiare ed esige il confronto con un nuovo modo di essere e di sentire, magari affascinante, ma sconosciuto e dagli esiti sfumati ed imprevisti. Uno dei primi cambiamenti che l’adolescente si trova di fronte è quello che riguarda il corpo, che comporta una profonda ed irreversibile trasformazione, non solo fisica, ma di tutta la persona. E, a differenza del neonato e del bambino, che pure crescono velocemente, l’adolescente è cosciente di questi cambiamenti. Questo cambiamento corporeo che ognuno di noi ha vissuto va sotto il nome di pubertà o sviluppo puberale (ovvero scoperta della sessualità).
Studi recenti ritengono importanti i cambiamenti corporei ma l’impatto che provocano su ognuno non è lo stesso per tutti, in quanto dipende dalle caratteristiche di ciascuno, cioè dal genere di appartenenza, dalla storia personale intra ed extrafamiliare, dal livello di informazione a proposito di quanto sta succedendo, dal modo in cui l’ambiente sociale reagisce ai cambiamenti che coinvolgono il soggetto. Un altro momento importante dell’adolescenza è l’evoluzione del concetto di sé. Sempre nell’adolescenza, ragazzi e ragazze si rendono definitivamente conto che può esistere una discrepanza fra il modo con cui definiscono se stessi e il modo in cui li definiscono le altre persone che hanno un posto significativo nella loro vita (il padre, la madre, gli amici, gli insegnanti…). Perciò sono indotti a riflettere su questa discrepanza, a volte anche in modo conflittuale, valutando l’opportunità di adeguare alle aspettative sociali la propria rappresentazione di sé.
La depressione nell’adolescenza è importante per la sua dimensione esistenziale, non tanto per i sintomi. A tal proposito Haim A. affrontando il problema della depressione negli adolescenti nella sua opera “I suicidi degli adolescenti”, afferma: “…è evidente come, ad una osservazione banale e superficiale, molti tratti nel comportamento e nel pensiero dell’adolescente evochino la depressione”. Nel corso del processo adolescenziale, come già detto, l’adolescente si trova a dover operare delle scelte che gli faranno subire delle perdite, le quali sono classicamente alla base del vissuto depressivo. Infatti, in conseguenza dei cambiamenti a cui l’adolescente va incontro, egli ha una perdita della propria identità fisica e psichica avendo difficoltà a riconoscersi sia nel proprio corpo che nel proprio Io, entrambi in corso di evoluzione.
Anche l’Io dell’adolescente va incontro ad una riorganizzazione per acquisire le caratteristiche dell’Io adulto, tanto che l’adolescente talvolta ha la sensazione di averlo perduto non ritrovandone più i tratti e i confini precedenti. Il processo di elaborazione intrapsichica che si accompagna ai suddetti fenomeni è stato paragonato al lavoro del lutto, anche se il lavoro che compie l’adolescente è più ricco e complesso. D’altro canto non si può nemmeno assimilare completamente il processo adolescenziale alla depressione. Sempre secondo Haim, a differenza che nella depressione, nel lavoro adolescenziale non c’è nulla di fisso, di stabile: le perdite sono accompagnate dalle nuove acquisizioni nelle quali il ragazzo investe tutte le sue energie, l’Io si arricchisce di nuove funzioni e l’intrinseco dinamismo adolescenziale gli permette di passare dalla regressione narcisistica all’investimento libidico degli oggetti. Quindi attraverso una approfondita valutazione dell’adolescente, delle sue capacità, delle sue potenzialità è possibile distinguere fra i tratti depressivi “fisiologici” e l’insorgenza di una depressione patologica.
Sono stati descritti diversi quadri depressivi nello sviluppo adolescenziale: la reazione ansiosa-depressiva, che si manifesta in seguito ad una separazione, una privazione o una frustrazione; la depressione di inferiorità (tipica di questa età per la labilità della stima di sé; la depressione di abbandono, che può realizzarsi attraverso il passaggio all’atto auto o eteroaggressivo e che si rileva frequentemente in adolescenti con “storie abbandoniche” o con “storie simbiotiche”; la depressione melanconica, sia come forma unipolare che come forma bipolare; ed infine la depressione come momento di ingresso in un processo schizofrenico.
Conclusioni. Prima di nascere, dice Dellacqua, si esiste già perché facciamo tutti parte della stessa roccia. Poi il tempo passa, la roccia si sgretola; noi passiamo da roccia a pietra, e da pietra a sasso. Più tardi il sasso si frantuma, diventa sabbia, e allora il viaggio comincia. Il vento ci porta su, nel cielo; ci fa girare all’infinito, poco a poco la sabbia diventa polvere. E quando si è polvere, nessuno ci può vedere , nessuno ci può afferrare; si è liberi, si può amare come si vuole. E anche se si è di pietra, si è leggeri come la luce. Jacob Dellacqua Trasformazioni