Credere nel cielo è, a mio parere, rifiutare di accettare che la vita di tutti e di ognuno di noi sia solo una piccola parentesi tra due infiniti vuoti. Con l’aiuto di Gesù, intuisco, presento, desidero e credo che Dio sta conducendo verso la sua vera pienezza il desiderio di vita, di giustizia e di pace che si trova nella creazione e nel cuore di tutti gli uomini. Non mi rassegno alla possibilità che Dio sia, per sempre, un Dio “sconosciuto”, nel quale non possiamo fissare i nostri occhi, godere della sua tenerezza e del suo abbraccio. Non mi posso adattare all’idea di non potermi mai incontrare con Gesù. Non mi rassegno al fatto che tanti sforzi per un mondo più giusto e accogliente si perdano nel vuoto. Voglio che un giorno “gli ultimi siano i primi” e che le prostitute ci precedano. Voglio conoscere i veri santi di tutte le religioni e tutti gli atei che sono vissuti amando nel segreto e senza aspettarsi alcunché. Un giorno potremo ascoltare queste incredibili parole che l’Apocalisse fa dire a Dio: «A chi ha sete, io darò da bere, gratuitamente, alla fonte della vita». Gratis! Senza averlo meritato. Così Dio sazierà la sete di vita che ci brucia dentro. José Antonio Pagola Testo: Luca 20, 27-38. 32 Tempo Ordinario –C- Commenti e presentazione: M. Asun Gutiérrez Cabriada. Musica: Gluck. Orfeo e Euridice. Danza degli spiriti beati.
Luca 20, 27-38 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: Gesù è in Gerusalemme; sono gli ultimi giorni della sua vita terrena. I sadducei sono parte della classe sacerdotale privilegiata, alla quale appartiene la maggior parte dei sommi sacerdoti. Si servivano della religione per asservire il popolo. Erano conosciuti per il loro conservatorismo sociale e religioso. Non credevano nella risurrezione, basandosi sul fatto che nella “Legge” non se ne parla, cioè negli unici libri che accettavano. Presentano a Gesù, che loro sentono come minaccia, un complicato e incredibile caso. Non solo cercavano di screditarlo, ma cercavano pure di giustificare una forma di vita, molto lontana dalla sua e dalla predicazione che proclamava. La domanda è importante. Ma la vera importanza è nella risposta di Gesù.
«Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». La domanda si basa sulla legge del levirato - levir significa parente -, legge discriminatoria che dà valore solo ai maschi della stirpe. Legge dei maschi per i maschi. Gesú non affronta il tema. Parla della vita dopo la morte, molto più importante del “caso” presentato. Credo nella vita eterna? Come me la immagino? Penso al cielo? Voglio dimenticare o negare l’argomento, come i sadducei? Credo in questa vita? Che cosa faccio per migliorare le condizioni di vita dei poveri, dei sofferenti, dei bisognosi di affetto e di assistenza?
Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Le promesse di Gesù parlano sempre di “pienezza di vita”. Gesù ci assicura che la vita dopo la morte non è una continuazione della vita che conosciamo, perciò afferma che ogni tipo di istituzione, di parentela, di stato di vita, di relazioni umane, lasceranno il passo alla nuova liberante realtà che ci attende in Dio. Gesù nella sua risposta lascia da parte una interpretazione miope e letterale della Legge. Afferma che la risurrezione non è un semplice rivivere, è nascere alla vita alla quale aspiriamo anelando, è terminare con tutti i limiti e le lentezze, per vivere pienamente e completamente felici per sempre. Una vita in pienezza, una nuova creazione, che non possiamo cogliere nelle nostre categorie finite di spazio e tempo ma che possiamo intravedere e desiderare, con l’appoggio della Fede e della Speranza. E’ un tema che supera la nostra intelligenza. Ci è offerta la possibilità di credere o di non credere.
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui». Dio è Sorgente di Vita. Credere in Lui è accoglierlo come Fonte, Fondamento e Meta della nostra vita. La fede nella risurrezione non ci allontana dalla storia, al contrario, ci immerge profondamente in essa, lavorando per una vita degna per tutti, liberi da schiavitù e ingiustizie. E’ durante questa vita che dobbiamo scoprire e mostrare il nostro Dio come Colui che la sostiene, la rafforza e ci chiama a vivere e a donare vita.
DIO della Vita e non della MORTE Sí, io non crederò mai: nel Dio che ama il dolore. nel Dio che dà semaforo rosso alla gioia anche umana, nel Dio che chiede di essere temuto..., perché tu sei il Dio della vita e non della morte. Sí, io non crederò mai: nel Dio che giudica seguendo un regolamento, nel Dio che manda all’inferno..., perché tu sei il Dio della vita e non della morte. Sí, io non crederò mai: nel Dio adorato da quanti condannano gli uomini, nel Dio che condanna chi non vive i comandamenti come dei pesi, nel Dio che vuole discepoli che non si impegnino nel mondo..., perché tu sei il Dio della vita e non della morte. nel Dio che mette la legge al di sopra della coscienza, nel Dio che non va incontro a chi l’ha abbandonato, nel Dio incapace di fare nuove tutte le cose... perchè tu sei il Dio della vita e non della morte. Arias, J. DIO della Vita e non della MORTE