La purificazione del lebbroso

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Transcript della presentazione:

La purificazione del lebbroso Mt. 8,1-4 La purificazione del lebbroso Il parallelo tra Gesù e Mosè MOSE’ GESU’ Mosè sale sul “monte” Sinai e riceve da Jahvè la Legge (Dieci Comandamenti) Gesù sale sul “monte” e, lui che è Dio, proclama la nuova Legge (Beatitudini) Gesù scende dal “monte” e inizia a seminare vita nel popolo. Sarà ricordato: Mosè scende dal “monte”, nell’episodio del “vitello d’oro” (Es. 32,19-29), semina morte e distruzione nel popolo. Sarà ricordato: (Dt. 34,12) [12] per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele. (At. 10,38b) [38b] passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. Matteo presenta una serie di “dieci” azioni di Gesù (Mt- 8-9) che hanno lo scopo di ridare vita e dignità Mosè insieme a Jahvè, mette in atto le famose “dieci” piaghe per liberare il popolo dalla schiavitù La “decima” piaga è la morte del figlio del faraone e di tutti i primogeniti d’Egitto La “decima” azione di Gesù è la risurrezione della “figlia del capo” della sinagoga Le “dieci” azioni di Gesù corrispondono anche ai “dieci” comandamenti di Mosè. Questi ultimi portano la Parola che va obbedita, Gesù porta la Parola che guarisce e salva 9 - 1

La purificazione del lebbroso Mt. 8,1-4 La purificazione del lebbroso La richiesta del lebbroso Mosè compì il primo esodo dalla schiavitù alla libertà. Le folle che seguono Gesù rappresentano il nuovo esodo da lui compiuto, non più verso una destinazione geografica, ma verso una liberazione interiore. [1] Scese dal monte e molta folla lo seguì. Matteo presenta un personaggio anonimo, quindi rappresentativo; egli rappresenta il caso estremo di emarginazione religiosa all’interno della società d’Israele. [2a] Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: Gesù non attende che queste persone salgano sul “monte”, luogo che rappresenta l’ambito del divino, poiché, per via di norme religiose e morali, non possono. Per costoro, impossibilitati a “salire”, è Gesù che “scende” e s’avvicina. Il verbo “avvicinarsi”, esprime la reale identità di Gesù. Egli è il “Dio con noi” (Mt. 1,23), al quale ci si può avvicinare senza aver paura di incorrere in sanzioni proibizioni. In tutto l’Antico Testamento si narrano due sole guarigioni: la sorella di Mosè (Nm. 12,9-12) e Naaman il Siro guarito dal profeta Eliseo (2Re 5). La situazione del lebbroso è senza via d’uscita: l’unico che può purificarlo è Dio, a cui non si può avvicinare perché impuro. I segni più importanti del Vangelo sono riservati a queste categorie di persone; Gesù, citando il profeta Isaia, caratterizza la sua missione proprio con questi segni (Mt. 11,5). In Israele, la lebbra non era considerata una malattia tra le tante possibili, bensì una tremenda maledizione scagliata da Dio a causa di particolari gravissimi peccati commessi (2Re 5,27 ; 2Cr 26,16-21): L’uomo non chiede a Gesù di guarirlo, ma di “purificarlo”, evidenziando il carattere religioso della richiesta. Chiede che gli sia tolta l’impurità per potersi poi avvicinare a Dio e chiedere la guarigione. [2b] «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Avvicinandosi a Gesù, ha già compiuto una gravissima trasgressione, perchè nella legge è prescritto che una persona impura non può avvicinarsi a nessuno. Se egli lo fa, è per effetto del discorso della montagna, in cui Gesù ha presentato un Dio il cui amore non riconosce i limiti che religione e morale hanno imposto 9 - 2

La purificazione del lebbroso Mt. 8,1-4 La purificazione del lebbroso La volontà di Dio E’ l’unica volta nei Vangeli in cui Gesù per compiere una guarigione “stende la mano”. La stessa espressione si ritrova nel racconto delle dieci piaghe ogni volta che Jahvè o Mosè “stende la mano” per seminare morte e distruzione verso gli Egiziani, anche se, in nome di Dio (Es. 3,20 ; 10,12). [3a] Tese la mano e lo toccò Gesù “stende la mano” non per comunicare morte, ma vita. Gesù “stende la mano” non per comunicare morte, ma vita. In questo modo egli mostra che Dio non tollera nessuna discriminazione fatta in suo nome. Gesù non aveva bisogno di toccare il lebbroso per guarirlo, avendo già operato guarigioni solo con la parola. il Libro del Levitico proibisce di toccare un lebbroso poiché l’impurità viene trasmessa. Gesù non se ne cura e lo tocca violando la Legge [3b] dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. La volontà di Dio, già manifestata nel “Padre Nostro”, è l’eliminazione d’ogni emarginazione attuata in nome suo. Per la prima volta si trova l’espressione “lo voglio” in bocca a Gesù, in risposta al “se vuoi” pronunciato dal lebbroso. Il lebbroso non “merita” di essere purificato. Egli non ha fatto nulla, è un peccatore e non ha compiuto nessuno dei riti previsti dalla legge per l’eliminazione della colpa. Matteo invita a fare un “esodo” dalla categoria religiosa e farisaica del “merito“ a quella del “dono”. Al di là del fatto storico, Matteo vuol trasmettere un insegnamento valido per le comunità di tutti i tempi, che si debbono chiedere se, al loro interno, si stiano “riesumando” queste regole del puro e dell’impuro nella vita della comunità. Per Gesù non esistono persone ritenute impure secondo i dettami delle norme morali o religiose, che non possono avere accesso a Dio. Gesù dicendo “lo voglio”, manifesta la vera volontà di Dio che consiste nel fatto che l’uomo sia felice Le norme religiose insegnavano che il lebbroso doveva essere puro per avvicinarsi a Dio, Gesù gli dimostra che è l’accoglienza di Dio che lo rende puro. E’ un cambiamento radicale nella mentalità religiosa. 9 - 3

La purificazione del lebbroso Mt. 8,1-4 La purificazione del lebbroso La testimonianza “contro” La traduzione andrebbe corretta in “testimonianza contro di loro” (Crf. Mt. 23,31) In Israele il sacerdote fungeva anche da “ufficiale sanitario”, in modo speciale nei casi di lebbra. Il “certificato di guarigione”, naturalmente, non era gratuito, ma richiedeva l’offerta prescritta di tre agnelli, che, per le famiglie dell’epoca, costituiva un piccolo capitale Nelle parole di Gesù c’è l’eco di un rimprovero tremendo che Jahvè rivolge ai sacerdoti: “Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità” (Os. 4,8. Gesù invita l’uomo a dare “uno schiaffo morale” ai sacerdoti per mostrare la falsità delle loro imposizioni. Sono loro che deturpano il volto di Dio, il Padre che per amore si dona, e, per i loro meschini interessi, camuffano la loro avidità come volontà di Dio. [4] Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro». Gesù dimostra che il suo amore Dio lo regala e i suoi discepoli sono invitati ad imitarlo: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt. 10,8). Gesù chiede che l’amore che riceviamo sia distribuito agli altri gratuitamente, senza nessun tipo di “tassa”. Il lebbroso è chiamato, insieme ai sacerdoti, a sperimentare due sistemi; quello della religione e quello della fede. E’ invitato a sperimentare la differenza tra l’amore gratuito di Dio e le esigenze, ritenute di Dio, mostrate da sacerdoti. Matteo non ha scritto il brano per commuoverci sulla bontà di Gesù, ma per far riflettere la comunità dei credenti: non esistono categorie che possono essere emarginate in nome di Dio in base al loro comportamento morale, religioso, sessuale. Al lebbroso non basta essere guarito, deve convincersi che nessuna emarginazione viene da Dio e che la legge che la prescrive è cosa umana; deve liberarsi interiormente, perché le schiavitù più profonde dell’uomo si trovano dentro di lui, ed è qui che punta in primo luogo la liberazione operata da Gesù. Gesù invita il lebbroso ad andare, perché Egli libera e rende indipendenti, ma non si sostituisce alla mente e al cammino di nessuno; egli libera dal passato, ma dobbiamo camminare per contro nostro. 9 - 4