Un gendarme del papa al tempo di Garibaldi

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Da secoli, i Papi, in caso di pericolo per la loro vita, potevano fuggire dai palazzi vaticani attraverso un corridoio segreto, di 800 metri di lunghezza.
Storie vere dei tempi passati …ma sempre presenti Nel nostro prossimo futuro !!!
Transcript della presentazione:

Un gendarme del papa al tempo di Garibaldi Agata Garofali Un gendarme del papa al tempo di Garibaldi Ricerca storica Terracina, 11 ottobre 2013 Disegno originale di Patrizia Oberti

Un gendarme del papa al tempo di Garibaldi Ricerca storica sulla vicenda terrena del gendarme Gregorio Amati, nato nello Stato della Chiesa dove i tempi erano più lenti ed il pensiero più arretrato. Opera di rivalutazione delle motivazioni personali dei papalini, bollati dalla storiografia ufficiale come mercenari: essi si trovarono al momento giusto nel posto meno opportuno, guidati solo dal desiderio di servire il loro papa re, senza comprendere le innovazioni politiche proposte dal nostro Risorgimento.

Proclamazione del Regno d’Italia Torino, 17 marzo 1861 Dagli eroi ai poveri diavoli che hanno vissuto gli anni dell’Unità d’Italia Proclamazione del Regno d’Italia

La storia fatta dalla “gente comune”

Da Verucchio

A Roma

A Ceccano

La gendarmeria Palazzo Angeletti

Lo Stato della Chiesa E’ evidenziato in rosso il territorio interessato che durante la Repubblica Romana (1798/99) era stato il dipartimento del Circeo, diviso in 3 cantoni (Velletri, Sezze, Veroli). All’interno del dipartimento vi erano le cittadine di Ceccano, di Sonnino e, sul mare, la città di Terracina.

I potenti dello Stato della Chiesa Papa Pio IX il cardinale Giacomo Antonelli

(Giovanni Maria Mastai Ferretti) PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti) Senigallia 1792 – Roma 1878 Il pontificato più lungo della storia: 31 anni, 7 mesi, 23 giorni. L’ultimo papa re

Il Cardinale Giacomo Antonelli Sonnino 1806 - Roma 1876 2 Aprile 1806 nasce Giacomo Luigi Serafino Pacifico Antonelli a Sonnino e viene battezzato nella parrocchia di San Giovanni. Giacomo si laurea alla Sapienza in giurisprudenza , prende i voti minori e diventa cardinale senza essere sacerdote. Ultimo caso insieme al cardinale Mertel. Diventa conte senza contea acquistando il titolo di una famiglia estinta, gli Antonelli di Senigallia. Nel 1848 diventa Segretario di Stato di papa Pio IX. Muore a Roma nel 1876. Siamo a Terracina e ampliamo il discorso sugli Antonelli

Il CARDINALE DIACONO Questa immagine ci spiega che il Cardinale Giacomo Antonelli era Diacono Cardinale, con titolo nella chiesa di Sant’ Agata dei Goti a Roma Istituto Antonelli di Terracina

Chi erano gli Antonelli? Provenivano da Sonnino, piccolo centro agricolo, capitale del brigantaggio locale. Nel 1819-21 Sonnino rischia di essere distrutta come brigantopoli. Fu salva per intercessione di Gaspare del Bufalo. Il padre di Giacomo Antonelli si chiamava Domenico. Divenne un ricco mercante di campagna con l’appoggio del cardinale Gian Francesco Albani. Studiò e poi divenne fattore dei marchesi Pellegrini di Sonnino. Frequentò Terracina perché lavorò alla bonifica come agrimensore. Nel 1794 sposò Loreta Mancini benestante di Sonnino, forse parente del brigante Gasbarrone, e da lei ebbe 9 figli. Dopo varie peripezie nel 1813, la numerosa famiglia si trasferì a Terracina.

La famiglia ANTONELLI Domenico e Loreta Mancini ebbero 9 figli, 5 maschi e 4 femmine: FILIPPO Abile finanziere, ebbe il monopolio delle strade ferrate ( 300 Km di ferrovie) sposa Marianna Dandini, nipote del cardinale Ercole Dandini, amministratore dei beni di Terracina, fu un matrimonio utile per inserire nelle alte sfere romane gli Antonelli. ROSALIA sposa di Vincenzo Sanguigni, parente di un cardinale importante per le risorse di Terracina. GREGORIO e GIACOMO ANGELO e LUIGI GIACINTA, GRAZIA e ROSA. Copertina di un libro con lo stemma di famiglia

Gli Antonelli incamerano i beni del principe PONIATOWSKI In quegli anni, crebbe l’importanza economica e finanziaria degli Antonelli e il principe Stanislao Poniatowski, fratello del re di Polonia, enfiteuta del Circeo, feudo della Camera Apostolica, cedette a loro l’affitto di alcune zone pontine e vendette i beni immobili dei conti Angeletti di Ceccano, in Ciociaria, debitori insolventi del principe ( forse per debiti di gioco). I beni degli Angeletti comprendevano 3 palazzi: a Roma, a Terracina e a Ceccano, altri edifici e 40 vigne a Terracina.

Il granaio Antonelli Sotto un negozio di Via della Vittoria è possibile visitare un granaio di proprietà della famiglia Antonelli realizzato sul sito di un’antica villa romana.

Piazza del Comune, 1 Ceccano Palazzo Antonelli Domenico Antonelli, il padre, vivrà a Ceccano fino alla morte, avvenuta per malaria nel 1845. Piazza del Comune, 1 Ceccano

Le passeggiate del cardinale Antonelli

L’odierna villa comunale di Ceccano

Palazzo Antonelli Il fratello di Giacomo, Gregorio, visse a Terracina, occupandosi delle proprietà della famiglia. In questo palazzo, ristrutturato nel 1842/44 dal Sarti, abitò con la moglie Giuseppina ed il figlio Agostino. Il palazzo ospitò nel 1861 i reali borbonici Franceschiello e Maria Sofia dopo la caduta di Gaeta. Gregorio alla vigilia dell’Assunta di ogni anno regalava a Pio IX un cesto di uva moscatella di Terracina. Visto il periodo troppo in anticipo con la maturazione del moscato, forse era uva pizzutella? Piazza della Repubblica, lato Sud Terracina

Palazzo Antonelli La madre e le sorelle del cardinale vissero qui per lungo tempo. Il palazzo era stato costruito da Giuseppe Valadier, dopo aver abbattuto varie costruzioni adiacenti. Per la sua forma squadrata e sfinata venne denominato dai romani “er stecchino” . Il principe Poniatowski lo aveva ceduto quando decise di trasferirsi a Firenze. Via della Croce, 81 Roma

Palazzo di Giacomo Antonelli Fu acquistato dal cardinale Giacomo Antonelli per collocarvi la rarissima collezione di pietre preziose e ambre del Cinquecento. Gli eredi lo cedettero alla S. Sede e ora ospita uffici della Banca d’Italia. All’interno della vicina chiesa di S. Agata dei Goti, l’Antonelli, nel 1838, fece costruire la tomba di famiglia. Largo Magnanapoli, 158 Roma

Invece fu sepolto al Verano a Roma

Resti delle mura serviane all’interno del palazzo

La Famiglia ANTONELLI di Senigallia Palazzo Antonelli “dalle 100 finestre” a Senigallia La famiglia dei conti Antonelli di Senigallia, originaria di Gubbio, si estinse nel 1811. Nel 1836 il cardinale Giacomo acquisì lo stemma degli Antonelli di Senigallia e con trenta scudi divenne nobile. Nel 1850 i fratelli del Cardinale Giacomo ebbero il titolo e furono inseriti nel libro d’oro di Roma.

Un titolo nobiliare acquistato con trenta scudi Arma d’azzurro alla sirena da un mare d’argento in atto di suonare una tromba e fissante una cometa posta nel canton destro del capo e ondeggiante in banda.

L’Orfanotrofio Antonelli di Terracina Veranda 1935

Il giardino dell’attuale istituto

L’epigrafe conservata nell’atrio dell’antico orfanotrofio Tradotta da Irene Cao della Ca Foscari Due benefattori spesavano, ogni anno, 100 bambini fino all’età di sedici anni e 100 bambine fino all’età di quattordici anni.

Gregorio Antonelli inizia così opere di beneficenza, costruisce l’istituto per orfani e restaura la chiesa della Madonna della Delibera. (Deh, libera dal male!)

L’Orfanotrofio Antonelli di Terracina Entrata della chiesa dell’Istituto Antonelli denominata del S. Salvatore

La statua di Maria Bambina

Come nasce la devozione di Maria Bambina Devozione che nasce nel V sec. nella Chiesa d’Oriente. Giunge a Roma nel VII sec. Si sviluppa nel Settecento a cura di una francescana di Todi che mette in pratica l’idea del Cardinale Federico Borromeo. L’effigie della Madonna Bambina ha precise caratteristiche: bimba in fasce preziose con trine e merletti. Una statua miracolosa (1884) è custodita dal 1842 dalle suore della Carità in via S. Sofia a Milano. Si chiameranno le Suore di Maria Bambina. Il duomo di Milano è intitolato a “ Maria Nascente”. Targa del 1850 che ribadisce tale denominazione. A Roma non c’è una chiesa dedicata al culto di Maria Bambina, ma…

LE TRE MADRI Chiesa Santa Maria Antiqua Roma Primitivo edificio cristiano ubicato sotto il Palatino, nel Foro Romano. Affresco dell’VIII secolo di chiara influenza bizantina. La più antica attestazione delle parenti di Maria: Elisabetta e Anna.

Edizione straordinaria di “Paese Sera” che annuncia la presa di Roma. E’ il 20 settembre 1870 Gregorio Amati scopre che nel combattimento è rimasto ferito un suo amico d’infanzia: il capitano Andrea Ripa di Verucchio. Il romano caduto per la libertà è Augusto Valenziani.

La breccia di Porta Pia I gendarmi pontifici erano stati richiamati a Roma per difenderla dagli “usurpatori”. Dopo la sconfitta, migliaia di militari pontifici, sfuggiti all’arresto da parte delle truppe italiane, accampati per la notte in piazza San Pietro, cominciano a cantare l’Inno a Pio IX di Charles Gounod. Un coro dalle dimensioni mai viste, uno spettacolo emozionante. Poi, uno dopo l’altro, disfatti dalla stanchezza, i soldati s’allungano sul selciato e provano a dormire. È mezzanotte, finisce così una giornata che cambierà la storia.

Una scelta di vita Dopo aver subito un processo per diserzione che lo condannò a due anni di carcere a Napoli, Gregorio Amati non vuole più saperne di uno Stato che gli ha procurato solo guai. Dotato di una salda fede religiosa, non accetta di entrare a far parte della legione dei Carabinieri, perché timoroso di essere scomunicato come tutti gli “invasori”. Egli decide di tornare a servire il suo Papa a Roma, e viene riammesso tra i gendarmi pontifici di guardia ai Palazzi Apostolici Romani.

Un gendarme del papa al tempo di Garibaldi GREGORIO COMPIE UN PERCORSO TRAVAGLIATO PER “RICONOSCERSI” ITALIANO Comprende che la religione e la politica prendono strade diverse. Fa propria la coscienza nazionale quando nel 1900 gli nascerà l’ultimo figlio che chiama Francesco Umberto, in ricordo del sovrano italiano ucciso due mesi prima. Quel bimbo era mio nonno.

Un Grazie particolare alla Città di Terracina, agli Amministratori, alla Biblioteca Comunale, al Dirigente e ai colleghi dell’Istituto Filosi, agli amici e ai presenti tutti. All’ Associazione Culturale LA LANTERNA, alle suore dell’Istituto Antonelli, al prof. Vittorio Ricci e al prof. Biagio Cacciola. BUONA LETTURA Sig.ra Virginia della biblioteca, Suor Carla