Cap. 7 Bene comune e uguale trattamento nella società pluralistica

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Transcript della presentazione:

Cap. 7 Bene comune e uguale trattamento nella società pluralistica 1 La tolleranza al posto del bene comune? 2.La giustizia come processo di reciproco riconoscimento L’ uguaglianza sociale e la creazione di una comunità di libertà

Introduzione -l’erosione dell’ethos civile giunge fino all’indebolimento scettico del bene comune sorgenti della resistenza al bene comune: il soggettivismo relativista, la teoria sociale della moderna economia e la paura liberale che l’autonomia individuale sia danneggiata da una particolare concezione di bene

la diversità delle visioni rende impossibile una visione partecipata del bene comune? È possibile identificare aspetti della vita buona che sono comuni alle vite di tutti gli uomini?

La tolleranza al posto del bene comune? Il bene comune come istanza dinamica e critica -è il fine a cui deve mirare ogni società, DSC: criterio che contempera il bene del tutto sociale con il rispetto dei diritti individuali -il bene comune non si identifica con il benessere (utilitarismo) né con l’interesse pubblico (concetto disaggregativo)

-si avvicina al bene pubblico (esterno ed estrinseco alle relazioni) -è il bene dell’essere una comunità -è la dimensione sociale del bene morale

-ha un carattere formale e pluralista, comprende il conflitto degli interessi come relativo, è un’istanza non violenta, sostiene la libertà concreta e chiarisce i limiti della politica -ha un carattere dinamico e critico in prospettiva del bene sovraindividuale

-nello schema descrittivo di Hobbes è il principio minimale alla base della convivenza in funzione della limitazione della conflittualità, la motivazione è l’interesse personale -nello schema teleologico il bene comune è precedente alla decisione individuale, fine di ogni società, rischio della retorica che dimentica i conflitti di interessi

-ampliamento delle condizioni minimali favorevoli alla società come orientamento dell’azione politica è caratterizzato dalla praticabilità storica -i suoi contenuti sono individuabili tramite la mediazione della storia e del discernimento, contributo delle scienze umane -indicatori econom del bene comune

--non è semplicemente la somma dei beni individuali, è verificabile nel contributo suo al benessere personale, ruolo legittimo dell’autointeresse, il bene comune è servito dalle istituzioni che provvedono beni comunitari

-è un mezzo per lo sviluppo um -è un mezzo per lo sviluppo um. ma non è un valore strumentale, i beni non sono solo aspetti estrinseci ma dimensioni dello sviluppo umano, aspetti della relazione soc, il bene realizzato nelle mutue relazioni, un valore in se stesso, CV

-DSC: gli esseri umani sono per natura sociali, l’uomo è destinato ad un bene che supera ogni bene comune che è sempre storico , la città di Dio

La tolleranza come desiderio di una buona società? Sandel suggerisce che la vita sociale partecipata fa conoscere il bene comune possibile. Se l’interazione sociale è percepita come un rischio da evitare, sembra più un male che un bene, giustapposizione di esseri umani non comunità, bene comune come preludio di oppressione

-la tolleranza della diversità occupa il posto del bene comune, Rawls: religione e moralità come un problema privato -riconoscere la possibilità di un bene comune comporta il rischio di trascurare una parte e di opprimere l’individuo, pluralità delle concezioni di bene, politica al minimo

-la sfida teorica riguarda la visione partecipata del bene comune Dworkin: l’uguale trattamento dei cittadini esige decisioni politiche indipendenti da una particolare visione di bene

-il problema del bene diventa privato, la società diventa il luogo delle convenzioni, autenticità come liberazione dalla società

-alcune opinioni diffuse: - il bene comune come moralità pubblica deve essere perseguito attraverso attività volontarie,-una buona vita non dipende dalle condizioni della vita pubblica, la comunità è solo un sistema di cooperazione, il bene comune è irrilevante per il vivere bene che è un problema privato: noi non siamo vulnerabili alle circostanze sociali

-la tolleranza come prima virtù può sostenere una società buona -la tolleranza come prima virtù può sostenere una società buona? Non manca una visione del bene comune? La tolleranza come desiderio di riconoscimento reciproco: recuperare il bene comune in un modo che rispetti la libertà,

- la speranza posta nella tolleranza come un desiderio per un bene sociale e non solo per un bene privato, come una richiesta che le persone non siano escluse ( la tirannia è contro il bene comune): tolleranza come strumento e non valore ultimo

L’esperienza della prossimità originaria come base del bene comune - il bene comune si determina in modi diversi secondo i contesti culturali. Il punto di partenza è l’evento della prossimità originaria, dell’altro simile a me. A procedere dalle relazioni tra uomo donna, genitori e figli…si raccomanda la dignità umana come bene comune.

-il bene comune dipende dalla visione del soggetto la cui relazione all’altro è costitutiva -l’altro è l’uomo dell’incontro e non solo l’antagonista, libertà non dall’intrusione dell’altro ma di costruire istituzioni del bene comune in cui l’alterità è onorata

-sulla prossimità umana originaria il pluralismo culturale trova lo spazio delle proprie variazioni, il bene comune indica che la prossimità umana nelle sue forme originarie trascende e coesiste nelle identità etniche e si configura come comune cittadinanza

-la considerazione dei vari livelli del bene comune (quello originario e quello storico culturale) permette la determinazione di alcune verità oggetto di convergenza Questo spazio comune permette una via media tra l’imposizione di una sola concezione culturale (la verità a spese della libertà) e una frammentazione libertaria (la libertà distrugge la verità)

L’elaborazione politica delle mete storiche del bene comune -l’esperienza politica è lo spazio in cui si confrontano diverse visioni ideali e la politica elabora concretizzazioni del bene comune, ha una funzione prescrittiva e immette istanze di valore, diventa criterio direttivo e regolativo

-il bene comune è il bene delle persone compreso inclusivamente -il bene comune è il bene delle persone compreso inclusivamente. La tirannia minaccia il bene comune, impedisce la partecipazione di molti

-la tolleranza come appello affinchè le persone non siano escluse, come valore penultimo e non come valore ultimo -il rispetto individualistico si distingue dal rispetto come realtà sociale, come modo di interagire che promuove il bene di tutti.

Il mutuo rispetto è basato sul bene comune, la tolleranza come lasciare gli individui soli perde le dimensioni sociali del rispetto

-Taylor: la domanda di rispetto è legata al giudizio su un bene che è partecipato in comune, l’agente autonomo può mantenere la sua identità solo in un certo tipo di cultura in cui tutte le persone hanno voce.

Le pratiche democratiche non sono solo mezzi ma costitutive della persona libera, il comune e l’individuale si richiedono e si integrano a vicenda, bene comune e beni individuali non sono opposti ma complementari, la libertà ha precondizioni sociali ed è un bene partecipato in un comune dare e ricevere

-Le istituzioni democratiche sono essenziali per il bene comune delle mutue relazioni, realizzato nel discorso partecipato e nell’azione cooperativa. -Una persona senza cibo è incapace di partecipare: beni come il cibo, la casa … sono anche parti costitutive di interazioni di valore intrinseco

Es. il linguaggio non è solo un mezzo ma è costitutivo e interno alla comunicazione -la comunicazione sociale è una dimensione costitutiva della vita pubblica partecipata, è un valore in sé e strumento per fini privati degli individui, cibo e salute sono parti intrinseche della vita partecipata e non solo mezzi per il benessere individuale

-il bene comune realizza bisogni e valori non strumentali come il discorso politico, l’autogoverno partecipato, che sono beni che non possono essere goduti privatamente e che formano una comunità di libertà -se i cittadini si ritirano nel privato rendono possibile l’autoritarismo non violento (es. estensione del mercato…)

Il capitale sociale come condizione del bene comune -il bene comune è realizzato in gradi diversi nelle diverse società, è uno standard dinamico -una comprensione analogica e pluralistica del bene comune richiede istituzioni intermedie che insegnano le abilità necessarie della partecipazione,

-Richiede il capitale sociale come quantità e qualità di reti sociali a livello micro meso macro, legami familiari associativi promuovono integrazione, in rapporto alle istituzioni

-in conclusione la qualità del bene comune è proporzionata alla qualità dei legami dei cittadini. Influenza della chiesa su questi legami che creano cultura (impatto politico)

La fiducia nella possibilità di raggiungere un consenso -la privatizzazione della religione emargina le questioni che il bene comune esige di affrontare -proporre il bene comune ad una opinione comune divisa sui problemi morali esprime la fiducia di raggiungere un consenso

La teologia sociale è cosciente dello spettro della coesione imposta La teologia sociale è cosciente dello spettro della coesione imposta. I liberali sono scettici e propongono la neutralità della politica circa le concezioni della vita buona -è possibile che le varie visioni siano semplici preferenze in una società sempre più interdipendente?

-Evitare il discorso sul bene comune rischia di rendere più difficile il senso di comunità -la tradizione cristiana provvede coraggio per un discorso sulla solidarietà radicata in un’esperienza umana comune

-la solidarietà differisce dalla tolleranza liberale perché implica l’impegno per l’altro con l’ascolto e la comprensione, sviluppando una comunità di libertà. -il dialogo pubblico può muovere verso pratiche e politiche più specifiche sul bene della società e innesca visioni sui beni umani della cultura e dell’educazione evitando così la tecnicizzazione della vita

-il dialogo pubblico può essere sostenuto dalle religioni -il dialogo pubblico può essere sostenuto dalle religioni. Per i liberali la religione è sorgente di divisione -la teologia sociale istituisce la riflessione in termini accessibili a tutta la società, correlando fede e comprensione, simboli cristiani ed esperienza umana universale, aprendo più ricche possibilità di vita

L’eguaglianza nel contesto della globalizzazione Eguaglianza morale, eguaglianza sociale e domanda di riconoscimento -connessione e distinzione tra eguag.mor e eguag. sociale -il postulato che tutte le persone hanno uguale intrinseco valore è compatibile con disuguaglianze di talenti, di contributi alla società, ma ne è anche elemento critico

-i criteri di uguaglianza derivano dalla nostra comprensione di ciò che le persone hanno bisogno per sostenere la loro dignità -uguaglianza di base o minima come accesso ai beni di base o diritti naturali. È sensibile alle attese che cambiano

-se gli interessi fondamentali non sono protetti non ci può essere uguaglianza morale -ciò proibisce il favoritismo e la discriminazione, con standards di razionalità affinchè la diversità non minacci l’uguaglianza di appartenenza

-la dignità di appartenenza implica i diritti di partecipazione; continuo esame quali interessi da proteggere e opportunità da assicurare, se la comunità deve essere salvata e la giustizia concretizzata -la connessione tra uguagl. morale e uguagl. sociale è un focus centrale per la ricerca della giustizia

-la più seria minaccia all’eguaglianza è la divisione basata sull’origine etnica, le istanze di redistribuzione promuovono l’integrazione ma le istanze di riconoscimento ridotte alla distinzione culturale promuovono la divisione

-bisogna porre la questione del riconoscimento nel quadro della giustizia sociale e non dell’autorealizzazione, si evita il settarismo e si bloccano le cause sociali delle differenze senza stornare le ansie della precarietà della vita dall’area politica

-le divisioni come un aspetto inalienabile della libertà di scelta e non come un insormontabile ostacolo

-le condizioni di uguaglianza e di cittadinanza sono il banco di prova di una umanità universale e della sua capacità di pluralismo, l’apertura ad ogni forma di prossimità differenziata è garantita anteponendo il vincolo del bene comune -la dignità dell’appartenenza implica i diritti di partecipazione e non solo limitare l’abuso di potere

L’uguaglianza di capability nella società globale Giddens distingue tra welfare negativo o assicurazione al rischio e welfare positivo che provvede la capacità di prendere rischi: social investment state, inclusione -sviluppare le capabilities delle persone a partecipare al sistema economico, società attiva che aiuta a trattare con il rischio, la sicurezza subordinata alla capability, stato come regolatore del mercato più che distributore

-le strategie; migliorare l’innovazione tecnologica e la competitività economica, stato investitore nelle infrastrutture, politiche dell’offerta: priorità dell’educazione e formazione del capitale umano, investire nella forza lavoro qualificata

-la nozione di capability è centrale nella logica della nuova democrazia sociale: Sen -l’uguaglianza è definita come rinforzamento delle capabilities individuali più che possesso di una somma di risorse, considera le condizioni di opportunità e i fini diversi degli agenti individuali

-Sen cerca di andare oltre le teorie basate sull’uguaglianza di reddito, di utilità e di libertà per incorporare la pluralità di spazi in una teoria dell’uguaglianza. Si passa dall’uguaglianza semplice all’uguaglianza complessa o pluridimensionale

-la capability è la capacità dell’individuo di scegliere forme diverse di vita -la capability è determinata dalle varie forme dei funzionamenti che un individuo può scegliere (casa, vestito, salute, autorispetto, partecipazione…) -la capability di acquisire funzionamenti costituisce la libertà della persona

-la libertà di scegliere o negativa ha bisogno di una dose di libertà positiva per rendere capaci gli individui di acquisire certi tipi di capabilities -la libertà non dipende solo dalle caratteristiche personali ma anche dalla struttura degli ordinamenti sociali

-ciò che importa è la distribuzione di capabilities più che la distribuzione di reddito o di beni primari. La scelta degli ordinamenti sociali è giustificata dalla loro capacità di promuovere le capabilities

Si guarda al campo delle scelte aperte all’individuo piuttosto che alla dotazione iniziale delle risorse, difficile da misurare per le differenze tra le persone e il pluralismo delle circostanze

-i programmi di redistribuzione rimangono importanti ma come mezzi per un fine e devono essere sensibili alle differenze individuali nella conversione dei beni primari in capabilities individuali, e centrati sulla partecipazione, politiche industriali per migliorare le qualifiche professionali

La capability politica un’importante capability è quella politica e indica l’effettiva partecipazione nella società civile, l’estensione delle pratiche democratiche alle strutture di governo sempre più diverse (banche centrali…). -la scelta in sé è un bene e giustifica l’intervento positivo per rendere possibile la capacità individuale di raggiungere i suoi fini

-la richiesta di intervento positivo dello stato in certe situazioni e l’intreccio tra libertà negativa e positiva distingue Sen da Rawls: ambedue rimangono in una concezione liberale di bene, anche se Sen ha una concezione di liberalismo più incline alla politica

-la libertà consiste nell’assenza di dominio ma non nell’assenza di intervento, si tratta di una libertà di fare più che una libertà di potere. In ciò la nuova socialdemocrazia si distingue dal neoliberalismo -la libertà è collocata dentro il contesto delle strutture istituzionali di potere

-in conclusione il paradigma della capability offre una struttura sul problema dell’uguaglianza che è politica, evidenzia il bisogno di esplorare la natura dell’autonomia dell’agente Una società impegnata per l’uguaglianza morale richiede più che la logica della ricompensa per i meriti, trova i modi per sostenere il valore delle persone senza riguardo alle differenze di talento e sforzo

L’equaglianza sociale e la creazione di una comunità di libertà La tentazione egualitaria -l’uguaglianza morale si differenzia da ogni politica sociale, si tratta di render realistico l’ideale. Ogni classificazione è una minaccia all’uguaglianza morale ma le gerarchie sociali sono pervasive e non è realistico sradicarle. -l’equalitarismo cerca un’uguaglianza comprensiva sociale: ogni disuguaglianza è cattiva

-quattro giustificazioni delle disuguaglianze che contribuiscono al bene comune: l’organizzazione efficiente, i risultati di eccellenza, la protezione della libertà, la protezione di gruppi particolarmente importanti per la società -Nessun beneficio può giustificare una disuguaglianza senza limiti

La funzione sociale delle élites -le èlites sono gruppi di professionisti che hanno un alto status, sono molteplici. La parola indica i membri migliori di un gruppo sociale, eccellenza, valore culturale creativo più che prestigio potere ricchezza -la funzione sociale dell’èlite è di elaborare e difendere particolari abilità e ideali. Per questo si consente ad esse di appropriarsi di risorse

-il lato oscuro: interessi corporativi di prestigio, potere, ricchezza -valori intellettuali estetici tecnici legali politici abbisognano di particolare protezione e sostegno, speciali privilegi hanno lo scopo di incoraggiare alti livelli di creatività e responsabilità

-la democrazia dipende dall’integrità di èlites legali e politiche che devono vigilare sulla libertà di discorso e di associazione

-il problema reale non è l’uguaglianza sociale ma la creazione di una comunità in cui ogni persona può fiorire come essere umano. -la tensione per l’uguaglianza sociale deve essere legata ad altri valori e al tipo di uguaglianza in gioco

Il bene precede il giusto -connessione bene comune uguaglianza giustizia -concezione normativa della giustizia e sostanziale in quanto specificata dalla rete delle relazioni sociali, dai modelli di mutualità e dalle strutture di interdipendenza

-il criterio di giudizio: la promozione della dignità umana -procedendo dalle forme pratiche delle relazioni sociali si evita un approccio formale e procedurale che riduce la giustizia a quella che giustifica l’agire dell’uno nei confronti degli altri in termini sociali (i rapporti sociali degli individui, nella loro valenza negativa, come strumenti per garantire i diritti )

-giustizia sostanziale: quella a cui l’individuo chiede giustificazione per il proprio agire in quanto identificante la sua persona -il merito di queste teorie della giustizia sta nel richiamare l’impossibilità di individuare il bene morale della vita civile a prescindere dal riferimento alla libertà e uguaglianza nei rapporti sociali

-si riferiscono alle forme oggettive della socialità, un livello insostituibile di moralità sociale che è dato appunto dall’accordo -valore dell’efficacia e della dimensione strategica

I limiti: non si curano della bontà del soggetto che agisce e di che cosa è bene: questo è “fatto privato” insindacabile. Non si ammette che il bene preceda il giusto e che esista quindi un bene suscettibile di essere considerato tale da tutti gli individui,

-in conclusione: una giustizia umana limitata in un mondo secolarizzato, pesa soprattutto l’esperienza di un male apparentemente irrimediabile delle nostre società su cui non abbiamo alcuna presa e che sfugge al giudizio e alla responsabilità individuale e collettiva :

-tensioni sempre più visibili e irriconciliabili tra collettività, nazioni e continenti in interazione - la radice stessa delle nostre azioni mostra delle distorsioni profonde che appesantiscono ancora di più l’utopia di una giustizia definitiva

quelli che sono morti per stabilire un po’ più di giustizia e non vedranno mai realizzarsi ciò che hanno inaugurato -giustizia, una sorte di promessa che si mostra nello stesso tempo irrealizzabile, un promessa che ha perso molta plausibilità

-La teologia sociale affronta questa situazione nella prospettiva che possiamo denominare del “beneficiario”. Perché l’individuo è già da sempre debitore verso gli altri, giustizia come riconoscimento di gesti di cui si è stati beneficiari

-necessaria la capacità di integrare l’altro nei miei progetti e fini, il rapporto sociale è già sempre iniziato prima di me -Si spiazzano i paradigmi hobbesiani della costituzione del sociale, dove un’identità-uguaglianza euristica originaria, “una sufficienza di partenza” prevale.

-La logica invece che deve dominare è quella del riconoscimento della prossimità dell’altro, della convocazione e partecipazione -la giustizia sociale può passare dal piano dei beni che dovrebbero garantire la libertà, al piano delle reciprocità vincolanti, la giustizia viene intesa come un processo di reciproco riconoscimento tra eguali