Il contributo delle donne all’unità italiana.

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Transcript della presentazione:

Il contributo delle donne all’unità italiana. Donne d’Italia. Il contributo delle donne all’unità italiana.

tutto il resto è confusione”. “L’uomo per il campo, la donna per il focolare; l’uomo per la spada, lei per l’ago; l’uomo con la testa, la donna con il cuore; l’uomo per il comando, la donna per l’obbedienza, tutto il resto è confusione”. Alfred Tennyson, La Principessa, 1847.

Questo è uno dei pensieri che esprime la condizione della donna durante l’800. E’ madre, è moglie, nei migliori dei casi educatrice ma pur sempre sottomessa, schiava, subordinata “all’uomo padrone”.

La donna rimarrà sempre sia fisicamente sia spiritualmente inferiore all’uomo, la donna possiede meno cultura e quindi meno intelligenza rispetto all’uomo, la donna più dell’uomo è soggetta alle passioni ed è più sensibile.

La donna è stata sempre un gradino sotto la figura dell’uomo, è stata la sua ombra, il suo bastone, la sua spalla ... ma nonostante avesse dei ruoli marginali ha assunto un’importanza fondamentale nel corso della storia.

Il merito dell’Unità d’Italia è storicamente attribuito a sole figure maschili.

Realmente dietro questi grandi uomini ci sono state delle grandi donne.

Anita Garibaldi Non esitò a seguire il marito Giuseppe nelle sue continue campagne militari.

Giulia Beccaria. Sostenitrice dell’abolizione della pena di morte e della tortura. Definibile oggi un’anticonformista.

Teresa Confalonieri. Aprì le porte della propria casa ai liberali lombardo-mazziniani.

Sottovalutato è il ruolo delle donne “comuni”. Donne invisibili agli occhi dei contemporanei eppure presenti in una prodigiosa varietà di atteggiamenti.

Donna come crocerossina.

Donna come ostetrica.

Donna come giornalista.

Donna come fondatrice di orfanotrofi femminili.

Le donne effettivamente si attivarono durante il 1800 affinché dalle Alpi alla Sicilia si camminasse sullo stesso suolo, affinché da nord a sud gli uomini si sentissero connazionali, affinché in ogni centro abitato sventolasse la stessa bandiera, affinché il tanto amato e desiderato stivale assumesse il nome di Italia.

Bianca Rebizzo. Filantropa mazziniana.

Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Infermiera, giornalista.

Anna Grassetti Zanardi. Infermiera. Organizzatrice di salotti mazziniani.

Giorgina Craufurd Saffi. Educatrice. Lottò per la parità dei diritti delle donne.

Clara Maffei. Aprì la sua casa ai patrioti.

Il frontespizio del primo fascicolo della rivista mazziniana, 18 marzo 1832 Giuditta Sidoli. Fondò con Mazzini il giornale “La Giovine Italia”.

Jessie White. Giornalista. Infermiera.

Sara Levi Nathan. Fondò una scuola per ragazze. Scuola “G. Mazzini”.

Giuditta Tavani Arquati. Partecipò alla cospirazione di Trastevere, rifornendo di munizioni i combattenti e assistendo i feriti.

Laura Mantegazza. Fondò la prima scuola professionale femminile a Milano.

Donne armate così come gli uomini… Donne combattenti quanto gli uomini ma ingiustamente rimaste nell’oblio.

Eppure tante donne morirono per l’acquisizione dei diritti di cui godiamo oggi. Eppure tante donne seguirono gli ideali mazziniani della Carboneria.

Maria Deraismes. Fondatrice della società segreta della “Massoneria”.

“Società segreta delle Giardiniere.”

Piccole e grandi donne, spinte dalla loro audacia sfidando ogni pericolo, armate, incontrandosi per strada si riconoscevano battendo tre colpi sul petto, una alla volta si riunivano nei propri giardini.

Iniziazione di una giardiniera.

Le Giardiniere. Bianca Milesi Teresa Agazzini Matilde Dembowski

L’attività delle giardiniere cominciò nel 1821 ma non fu presa sul serio.

Poi il movimento si intensificò tanto che il 3 settembre 1823 l’imperatore d’Austria Francesco I scrisse una lettera al conte Seldnitzky…

“Caro conte Seldnitzsky, Le accludo qui il rapporto per astratto inviatomi dal presidente Pienciz l’8 agosto 1823, riguardo la cosidetta società delle giardiniere con l’incarico di far sorvegliare attentissimamente le donne descrittevi quali sospettate e di tenere d’occhio con cura le loro azioni. Franz.”

La risposta dei sovrani ai moti fu fulminea e violenta La risposta dei sovrani ai moti fu fulminea e violenta. Ne è un esempio la strage di Belfiore. L’episodio comprende una serie di condanne a morte da parte del governatore lombardo- veneto, il maresciallo Radetzsky. L’avvenimento rappresenta il culmine della repressione della I guerra d’indipendenza, debilitando il movimento patriottico italiano.

Camilla Marchi. Martiri di Belfiore. Luigia Vassalli. Ester Martini Cuttica. Barbara Vassalli. Giuseppina Perlasca Bonizzoni. Teresa Valenti Gonzaga Arrivabene.

“Diffondere e propagandare l’odio contro il dispotismo. Inoculare e accendere l’amore per la libertà”. Antonietta De Pace

“Non dobbiamo mai dimenticare l’ardua impresa del nostro secolo, che consiste nel distruggere e fecondare nello stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che scopo finale del nostro destino sulla terra non è l’incivilimento, ma l’amore sociale, la fratellanza degli uomini, il trionfo della verità e del bene assoluto”. Cristina Trivulzio

La fame di libertà delle patriote e dei patrioti fu soddisfatta il 17 marzo 1861, quando l’Italia divenne una e indivisibile, sotto la guida di Vittorio Emanuele II.

Le donne del Risorgimento contribuirono ad “unire” l’Italia, oggi le “italiane” concorrono nel renderLa grande.

Maria Pellegrina Amoretti. Prima laureata italiana in giurisprudenza.

Gisella Forleanini. Prima ministra italiana.

Rosina Ferrario. Prima aviatrice italiana.

Maria Montessori. Pedagogista, filosofa, educatrice, medico.

Oriana Fallaci. Scrittrice, giornalista.

Alda Merini. Poetessa, Scrittrice.

Carolina Kostner. Campionessa di pattinaggio su ghiaccio.

Rita Levi Montalcini. Scienziata, senatrice.

Emma Marcegaglia. Presidente di Confidunstria.

Federica Pellegrini. Campionessa di nuoto.

…”con donne simili la nazione non può morire”. G. Garibaldi.

IV A Linguistico, liceo “G. Albertini”.