Palestina Area: km2 Territori palestinesi: km2

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Transcript della presentazione:

Palestina Area: 26.323 km2 Territori palestinesi: 6.020 km2 Cisgiordania: 5.655 km2; 130 km di lunghezza, 40-65 km di larghezza; Striscia di Gaza: 365 km2; 45 km di lunghezza, 5-12 km di larghezza. Area autogovernata: 210 km2

Il popolo palestinese

Cronologia 1916 - accordi Sykes-Picot Divisione del Medio Oriente in sfere di influenza tra Francia e Gran Bretagna 1917 – Dichiarazione di Balfour “Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico…”

Cronologia 1947 – Piano di partizione delle Nazioni Unite 18 Feb : Dopo drammatici scontri tra ebrei e palestinesi il governo britannico decide di sottomettere la questione palestinese alle Nazioni 29 Nov : Risoluzione 181 Piano di partizione delle Nazioni Unite

Cronologia 1948 – Inizia la Naqba (catastrofe) 9 Aprile: massacro di 245 palestinesi nel villaggio di Deir Yassin 14 Maggio: A Tel Aviv viene proclamato lo Stato d’Israele 15 Maggio: Fine del Mandato britannico, inizia il primo conflitto arabo-israeliano Pulizia etnica in Palestina e inizio della questione dei “rifugiati" I Palestinesi vengono cacciati dall’ IDF (Israeli Defence Forces) dalle loro terre e dalle loro case. Le Nazioni Unite stimano che 726.000 palestinesi (75% della popolazione araba di Palestina) si sono rifugiati all’esterno e 32.000 sono rimasti all’interno delle linee d’armistizio.

Nov. 1948 - Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Risoluzione 194 art.11: ai rifugiati che desiderano tornare alle loro case e vivere in pace con i loro vicini dovrebbe essere consentito di farlo al più presto possibile, un il risarcimento deve essere pagato per le proprietà di coloro scelto di non ritornare e per la perdita o il danneggiamento di proprietà che, in virtù dei principi del diritto internazionale deve essere compiuto dai governi o autorità competenti (occupanti) Nov. 2008 – Sono 4.618.141 i palestinesi rifugiati e 58 i campi profughi (dati UNRWA)

Cronologia 1967 – Guerra dei sei giorni 5 Giugno: Israele inizia l’occupazione militare della Cisgiordania, della Striscia di Gaza (Palestina), del Sinai (Egitto) e delle alture del Golan (Siria) 28 Giugno: Israele annette “Gerusalemme vecchia” 4 Luglio: Assemblea Generale delle Nazioni Unite Ris. 2253 (ES-U) chiede a Israele di ”recedere da tutte le misure prese (e) desistere immediatamente da prendere qualsiasi azione che possa alterare lo status di Gerusalemme.” 22 Nov: Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite Ris. 242 chiede “il ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel recente conflitto”

Divisioni territoriali dopo il conflitto arabo-israeliano del 1948 L’Egitto controlla la Striscia di Gaza La Giordania controlla la Cisgiordania e Gerusalemme Est

Massima espansione di Israele dopo la guerra dei sei giorni (1967) Israele controlla Sinai, Golan, Cisgiordania e Gaza

Controllo israeliano su Gerusalemme

1987 Prima Intifada La Prima Intifada (insurrezione civile) scoppia a Gaza il 9 Dicembre 1987: quattro Palestinesi muoiono investiti da un camion israeliano. Portata avanti dai giovani e diretta dalla Direzione Nazionale Unificata dell’insurrezione, l’Intifada ha l’obiettivo di porre fine all’occupazione israeliana e di conseguire l’indipendenza della Palestina. La pesante risposta di Israele comporta la chiusura delle università, la deportazione degli attivitisti, la demolizione delle case. Più di 1.100 Palestinesi vengono uccisi dall’esercito israeliano. L’intervento della Comunità Internazionale porta agli Accordi di Oslo: termina la Prima Intifada.

Gli Accordi di Oslo L’Accordo è ufficialmente firmato il 13 Settembre 1993 da Yasser Arafat (OLP) e Yitzhak Rabin (Israele) a Washington DC. L’ Accordo stabilisce la ritirata di Israele da alcune zone della Striscia di Gaza e della Cisgiordania e afferma il diritto dei Palestinesi all’autogoverno all’interno di queste aree, attraverso la creazione dell’Autorità Palestinese. Deliberatamente la risoluzione delle questioni più salienti del conflitto come Gerusalemme, i rifugiati palestinesi, le colonie degli Israeliani, la sicurezza e le frontiere verrà affrontata in un secondo momento.

Gli Accordi di Oslo: Conseguenze Durante il processo di Oslo, la Cisgiordania viene divisa in tre aree. Area A è sotto il pieno controllo civile e militare dei Palestinesi– 17.1 %. Area B è sotto il pieno controllo civile dei Palestinesi e sotto il controllo militare congiunto di Palestinesi e Israeliani– 23.9 %. Area C è sotto il totale controllo civile e militare di Israele– 59%.

La seconda Intifada - L’Intifada di Al-Aqsa 28 Settembre 2000: Ariel Sharon, il leader dell’opposizione (Likud), visita provocatoriamente la moschea di Al-Aqsa insieme a migliaia di agenti delle forze di sicurezza dispiegate in tutta la Città Vecchia. 29 Settembre: ha inizio la rivolta e alla fine della giornata 7 Palestinesi rimangono uccisi e 300 feriti. Immediatamente l’incidente innesca la rivolta dilagante in Cisgiordania e nella Striscia, all’interno di Israele e in tutto il mondo arabo.

Cosa ha portato alla Seconda Intifada Nei cinque anni immediatamente successivi alla firma degli Accordi di Oslo, 405 Palestinesi sono rimasti uccisi. Israele ha costruito colonie e by-pass road, ha confiscato molte proprietà palestinesi e ha continuato a demolire case e a sradicare alberi di olivo e da frutto. Sono imposti checkpoint, chiusure e altri segnali di una forte occupazione; i soldati israeliani bloccano ai checkpoint le ambulanze o le costringono a tornare indietro e riducono continuamente il numero dei permessi di lavoro per entrare in Israele. Frustrazione, rabbia e disperazione aumentano in maniera proporzionale alla violazione dei diritti umani dei Palestinesi e la loro dignità viene ignorata.  Molti Palestinesi sono rimasti delusi dagli Accordi di Oslo e si sentono traditi.

1948 – 2008 Configurazione territoriale

Le principali questioni del conflitto GERUSALEMME RIFUGIATI INSEDIAMENTI E COLONIE RESTRIZIONI DI MOVIMENTO: IL MURO E I CHECKPOINT I PRIGIONIERI PALESTINESI I BAMBINI PRIGIONIERI POVERTA’ ACQUA GAZA

Gerusalemme 1947 Piano di Ripartizione delle Nazioni Unite: Gerusalemme viene dichiarata un ‘corpus separatum’ e viene messa sotto uno speciale regime internazionale controllato dalle Nazioni Unite. Guerra del 1948: Israele si espande fino all’85% della città (soprattutto la parte ovest), mentre l’esercito giordano mantiene l’11% (soprattutto la parte est). Il restante 4% è considerato ‘terra di nessuno’. 64.000-80.000 Palestinesi sono costretti a lasciare le proprie case a Gerusalemme ovest e nei 40 dei villaggi attorno alla città, i quali vengono distrutti dalle forze israeliane per impedire agli abitanti di farvi ritorno. Secondo la legge israeliana di Assenza di Proprietà del 1950, proprietà, case e terreni dei Palestinesi che se ne sono andati, vengono considerati “abbandonati” dai precedenti abitanti e trasferiti allo stato di Israele. Guerra del 1967: Israele annette il restante 15% di Gerusalemme, compresa la ‘Città Vecchia’, con lo scopo di costituire una maggioranza ebrea nella città, espellendo la popolazione palestinese. 1980: iI governo israeliano annette ufficialmente Gerusalemme Est. Oggi per spostarsi dalla Cisgiordania a Gerusalemme Est e viceversa occorrono speciali permessi rilasciati dall’autorità israeliana, i quali però sono difficili se non impossibili da ottenere per la maggior parte dei Palestinesi.

Secondo uno studio del 2006 il 62% dei Palestinesi di Gerusalemme Est vive in povertà, se paragonato al 23% delle famiglie ebree di Gerusalemme Est. Nei primi tre anni dell’occupazione, Israele ha confiscato 18,27 km2 di terre dei Palestinesi. Nel 1991 le terre confiscate sono diventate 23,4 km2. Nel 2007, il Muro risultava essere costruito sulla terra appartenente al 19.2% delle famiglie palestinesi di Gerusalemme. Dal 1967 alla fine del 2006, Israele ha revocato il diritto di residenza a circa 8.269 Palestinesi di Gerusalemme.

La questione dei rifugiati Attualmente i rifugiati e i profughi palestinesi sono uno dei popoli che vive una situazione di esilio da più tempo. Approssimativamente i tre quarti della popolazione palestinese sono profughi. Da più di 50 anni dopo l’inizio di questa condizione di profughi e dall’espulsione dalla loro patria, i rifugiati e i profughi palestinesi rimangono in esilio forzato. Secondo le leggi internazionali, tutti i rifugiati e i profughi hanno diritto a ritornare nelle proprie case e a riprendersi le proprie proprietà: la risoluzione 194 dell’Assemblea Generale e la risoluzione 237 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riaffermano i diritti dei rifugiati e dei profugi palestinesi. La participazione dei rifugiati nella ricerca di soluzioni durature rafforza i principi e le strutture democratiche, dà una maggiore legittimazione agli accordi e contribuisce a garantirne la durata.

Insediamenti e colonie 121 insediamenti e approssimtivamente 102 avanposti israeliani costruiti illegalmente, secondo le leggi internazionali, sulla terra palestinese occupata da Israele nel 1967.   462.000 coloni ebrei: 191.000 attorno a Gerusalemme 271.400 in Cisgiordania. Percentuale delle nascite: 4-6% all’anno negli insediamenti negli ultimi venti anni 1,5 % nella società israeliana Crescita degli insediamenti: Secondo la Road Map del 2003, poi confermata dalla Conferenza di Annapolis del 2007: “Israele congela anche tutta l’attività degli insediamenti, secondo il rapporto Mitchell” In realtà la costruzione degli insediementi è aumentata del 30% in Cisgiordania e del 38% attorno a Gerusalemme. Gli insediamenti vengono costruiti su meno del 3% dell’area della Cisgiordania. Però, a causa della massiccia rete stradale dei coloni e delle restrizioni a cui sono sottoposti i Palestinesi, gli insiediamenti occupano più del 40% della Cisgiordania.

Insediamenti e colonie Conseguenze sull’economia Difficoltà a raggiungere i campi e quindi a commerciare i prodotti. Danni alle coltivazioni, al settore agricolo e aggressioni durante il culmine della stagione della raccolta delle olive. Conseguenze sulla “vita quotidiana” Violenze e aggressioni perpetrate dai coloni Frammentazione della terra a causa della costruzione delle bypass road. Then in 1983 they started the jewish only by-pass roads. 500km of roads networks totally cut the westbank into slides and provided settlements with contiguity. Then the zionist project was developed in 2000 by the wall insuring sustainability of occupations and settlements. In 2003 bush, israel, UN and the world started talking about a “viable” Palestinian state with “contiguity”. WHY?

Un esempio concreto: in 10 anni il bosco di Abu Gneam viene trasformato nell’insediamento di Har Homa

Restrizioni di movimento: il Muro CARATTERISTICHE Nel giugno del 2002 il governo di Israele ha deciso di costruire una barriera per separare Israele e Cisgiordania, con lo scopo di impedire l’ingresso incontrollato dei Palestinesi in Israele. La lunghezza stabilita è di 723 km, attraverso 10 degli 11distretti della Cisgiordania, annettendo circa il 50% dei Territori Palestinesi. Una barriera di cemento alta 8 metri Torrette di guardia Filo spinato e/o recinzione elettrica “Zona cuscinetto”: fossati, strade, filo spinato, telecamere e strade speciali di sabbia per rilevare le impronte dei piedi. In questa zona Israele demolisce le case dei Palestinesi per “ragioni di sicurezza”.

Green Line 320 km Percorso del Muro 723.3 km Please wait while slide is loading 56.6% già costruito (409.1 km) 9.1% in costruzione (66.2 km) 34.3% pianificato (248 km) (As of November 2007) Miles 10 5

La costruzione del muro è iniziata nel giugno 2002 dopo un’escalation di attacchi suicidi Le obiezioni al Muro si basano sul suo percorso - non sulla costruzione del muro

Restrizioni di movimento: aggiornamento delle chiusure Numero di chiusure per tipologia ( 30 Aprile 2008) Dati 71 Checkpoint Una barriera controllata dall’esercito israeliano e/o dalla Polizia di Frontiera. Checkpoint parziali Un checkpoint stabile che è in funzione periodicamente. 17 Cancelli stradali Un cancello di metallo, spesso controllato dall’eserito israeliano, usato per ontrollare i movimenti lungo le strade. 84 Blocchi stradali Una serie di blocchi di cemento di 1 metro utilizzati per impedire l’accesso ai veicoli. 72 Ammassi di terra Un ammasso di macerie, sporcizia e /o rocce usate per ostacolare l’accesso ai veicoli. 238 33.5 km Fossati Un fossato per impedire ai veicoli di attraversare. 17 Barriere stradali Barriere stradali dislocate lungo le principali strade impediscono la circolazione. 75 124.5km Muri di terra Un muro continuo o un ammasso di terra per restringere l’accesso. 33 16.2 km TOTALE (30 Aprile 2008) 607

Restrizioni di movimento: Checkpoint mobili  Aprile - Settembre 2008: circa 89 checkpoint mobili (casuali) a settimana. A causa della loro imprevedibilità e della difficoltà a capire dove sono dislocati, i checkpoint mobili di solito per i Palestinesi rappresentano un problema maggiore rispetto a quelli regolari.

Restrizioni di Movimento CONSEGUENZE SUI PALESTINESI Effetti sull’economia Difficoltà a raggiungere i campi e quindi a commerciare i prodotti. Danni al settore agricolo, in una delle zone più fertili della Cisgiordania Effetti sull’istruzione Gli studenti non possono frequentare regolarmente le lezioni a causa della chiusura dei checkpoint o delle file interminabili che vi si formano Effetti sulla sanità Accesso negato o estremamente limitato alle cure mediche a causa della burocrazia, dei checkpoint e delle lunghe distanze.

Demolizione delle case 1967 – 2006: 19.000 case demolite nei territori Occupati Palestinesi 2000 – 2007: 1.600 costruzioni demolite nell’Area C e 3.000 case a rischio di demolizione 2000 – 2004: 4.000 case demolite nella Striscia di Gaza La Quarta Convenzione di Ginevra afferma che alle Potenze Occupanti è proibito distruggere le proprietà palestinesi o utilizzare punizioni collettive: “Qualsiasi distruzione perpetrata dalla Potenza Occupante di proprietà immobiliari o personali per privarne la persona…è proibita”. La maggior parte della demolizione delle case viene perpetrata per ragioni ‘Amministrative’ e in genere perchè la casa era stata costruita senza permesso. In ogni caso per i Palestinesi che vivono sotto occupazione è praticamente impossibile ottenere dei permessi.

I prigionieri palestinesi   I prigionieri vengono detenuti nei circa 30 centri di detenzione che si trovano all’interno dei confini di Israele del 1967.   Le cifre dei detenuti palestinesi variano a seconda della fonte. Secondo la Croce Rossa Internazionale si parla di 10.500 prigionieri (Ottobre 2008)   Su 9.493 detenuti, 750 sono prigionieri amministrativi, 349 hanno 18 anni o anche meno e 75 sono donne. Israele tiene prigionieri anche 47 parlamentari palestinesi. Durante l’occupazione militare della Palestina da parte di Israele dal 1967, più di 700.000 Palestinesi sono stati imprigionati illegalmente. Circa il 20% di tutta la popolazione palestinese e il 40% della popolazione totale maschile nei Territori Occupati è stata in prigione.

Detenzione amministrativa La detenzione amministrativa è una detenzione senza accusa o processo, è autorizzata da un ordine amministrativo più che da un decreto del giudice. L’utilizzo da parte di Israele degli ordini amministrativi è una chiara violazione delle leggi internazionali: i prigionieri palestinesi possono essere detenuti all’infinito e non è permesso loro nè di vedere le prove della loro colpevolezza nè di conoscere il motivo della detenzione. Un detenuto amministrativo palestinese è rimasto in prigione per più di 8 anni senza essere stato accusato di nessun crimine. Nel 2007 Israele aveva ogni mese circa 830 detenuti amministrativi, cifra che era 100 volte più alta della percentuale mensile del 2006.

I detenuti bambini Secondo i regolamenti militari di Israele, un ragazzino sopra i 16 anni viene può essere considerato adulto, nonostante la legge internazionale (18) Nonostante questo, ragazzini di 12 anni sono stati accusati e giudicati dalla corte militare israeliana. Ragazzini tra i 12 e i 14 anni possono essere processati per dei reati e detenuti fino a 6 mesi. Dopo i 14 anni, i ragazzi palestinesi sono trattati come adulti. Non esistono tribunali dei minori e spesso i ragazzi vengono detenuti nei centri insieme agli adulti. Tra il settembre 2000 e l’agosto 2008, si ritiene che circa 6.700 ragazzi palestinesi siano stati arrestati e detenuti nelle prigioni di Israele.

La povertà in Palestina Più della metà dei Palestinesi vive in povertà: 45.7% in Cisgiordania e 79.4% a Gaza.   Con la sospensione degli aiuti alla Palestina nel 2006 il numero delle persone che vive in forte povertà (si intendono quelle persone che vivono con meno di 50 centesimi al giorno) è quasi raddoppiato fino a più di un milione. La disoccupazione è aumentata nel 2008 dal 22.6% al 25.8% in tutta la Palestina. Nella Cisgiordania la disocupazione è in realtà più bassa (19%-16.3%), mentre nella Striscia di Gaza è notevolmente aumentata sotto l’occupazione israeliana (29.8%-45.5%)

L’economia della Palestina è stata distrutta dalla guerra del 1967 e dalla conseguente occupazione, la quale ha avuto come conseguenza l’immediata distruzione dell’economia (uno dei più duri colpi è la separazione di Gerusalemme dalla Cisgiordania) e la sua dipendenza coloniale dalla potenza occupante e dagli aiuti internazionali all’Autorità Palestinese, la prima forza di lavoro in Palestina. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Aiuti Umanitari (OCHA) considera le restrizioni di movimento imposte da Israele come “la principale causa di povertà e di crisi umanitaria nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”. A causa dell’attuale occupazione, al momento la maggior parte degli abitanti di Gaza non ha accesso agli alimenti di base e più dell’80% delle famiglie di Gaza fa correntemente affidamento sugli aiuti umanitari per sopravvivere (cresce l’insicurezza per avere il cibo).

Mancanza di acqua in un villaggio palestinese – abbondanza di acqua nell’insediamento di Maale Adumim

Acqua La riserva media di acqua per la comunità palestinese nei Territori Occupati è di circa 63 litri per persona al giorno in Cisgiordania, contro i 140 al giorno a Gaza. Solo nel 16% (100 su 708) delle comunità palestinesi le riserve per persona superano i 100 litri al giorno, che è la quantità minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.  Solo il 69% delle comunità palestinesi è collegato alla rete delle acque. Le altre comunità non sono raggiunte dalle tubature dell’acqua. Solo il 7% dell’acqua disponibile nella Striscia di Gaza rispetta gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il prezzo dell’acqua fornita da serbatoi privati è amentato in 290 comunità della Palestina, in 205 di queste il prezzo è aumentato fino al 150% in più e nelle altre 85 fino al 200%.

Il muro di separazione di Israele e le risorse idriche Israele utilizza il 37%dell’acqua che proviene dall’Acquedotto Orientale (soprattutto gli insediamenti) che si trova in Cisgiordania; il 95% dell’acqua dell’Acquedotto Occidentale e circa il 70% dell’acqua dell’Acquedotto settentrionale. I Palestinesi non hanno assolutamente accesso al bacino idrico del Giordano. Israele impedisce ai Palestinesi di accedere alle risorse idriche legalmente, tecnicamente e fisicamente.

Gaza Popolazione totale – 1.500.202 di abitanti  Densità della popolazione – 4.117 per km 2  Tasso di fertilità – 5,19 bambini per donna  Rifugiati – 1.059.584 (70% della popolazione)  Disoccupazione – 45,5%  Età media – tra i 15,3 e i 17,2 anni  Aspettativa di vita – 73,6 anni  L’economia di Gaza dipende dagli aiuti internazionali per l’86%

Cronologia 2005 – in base agli accordi internazionali Israele smantella gli insediamenti, rimuove i propri soldati, cessa il governo militare, non si assume più la responsabilità per assicurare un giusto andamento della vita. Però mantiene il controllo di: - spazi aerei e marittimi - anagrafe - ingresso di stranieri - punti di contatto tra la Striscia e la Cisgiordania - sistema delle imposte - importazioni ed esportazioni 2006 – la vittoria di Hamas nelle elezioni di gennaio, a marzo il Quartetto impone l’embargo economico causando la crisi umanitaria e la penuria di diversi beni: - carburante - medicine - cibo - attrezzature e macchinari

- scontri tra organizzazioni militanti e le forze israeliane 2006/2008 - scontri tra organizzazioni militanti e le forze israeliane - aumento della disoccupazione e della dipendenza dagli aiuti internazionali (dal 63% all’80%) - mancanza costante dei beni di prima necessità - continui cessate il fuoco e tregue tra Hamas e Israele, ripetutamente disattesi e che hanno portato a diversi morti. Un esempio concreto: La penuria di carburante e la mancanza di pezzi di ricambio che servivano a riparare e migliorare l’impianto di trattamento delle acque di scolo ha costretto la Azienda dell’Acqua delle municipalità costiere a scaricare circa 84.000 m3 di acque di scolo solo parzialmente trattate nel Mar Mediterraneo ogni giorno.

A che punto siamo ora? Fino al 2008 lo Stato di Israele ha confiscato o de facto annesso più di 3.350 km2 (su un totale di circa 5.860 km2) delle terre palestinesi nella Cisgiordania per favorire la colonizzazione ebrea e controlla tutta la Palestina storica (Israele e i Territori Occupati) Israele continua a modificare la composizione demografica del paese ad unico beneficio della sua popolazione ebrea attraverso politiche e pratiche che sono una flagrante violazione delle leggi internazionali e delle pubbliche norme legislative. Più di 600 checkpoint israeliani impediscono la libertà di movimento ai Palestinesi Sono stati annunciati migliaia di offerte di appalto e piani di costruzione di unità abitative per soli Ebrei

Oltre 100 colonie (insediamenti di soli Ebrei) e 58 “avanposti” nei territori occupati e annessi illegalmente Solo a Gerusalemme Est, dove la colonizzazione procede con piani di sviluppo discriminatorio, nuovi progetti e offerte di appalto sono stati annunciati per la costruzione di 13.000 unità abitative dal Dicembre 2007 Si ritiene che più di 115.000 Palestinesi siano diventati profughi durante gli ultimi 40 anni dell’occupazione israeliana nei Territori, mentre 266.442 persone in 78 comunità corrono continuamente il rischio di essere allontanati. Solamente tra il 2000 e il 2004 nella Striscia di Gaza le operazioni militari di Israele hanno provocato l’allontanamento temporaneo e forzato di più di 50.000 persone. Alle vittime palestinesi viene negato un giusto processo ed effettivi risarcimenti dalla corte israeliana. Omicidi extragiudiziali (per esempio omicidi omicidi premeditati) di Palestinesi voluti dall’Intelligence israeliana e da terzi civili sono stati sanzionati dalla Corte Suprema.

I Palestinesi che vivono nei Territori Occupati rappresentano i più vasti gruppi di detenuti del mondo: più del 40% degli uomini palestinesi nei Territori è stato in prigione. 8.403 Palestinesi tra i quali donne e 293 bambini e 649 cosiddetti “detenuti amministraitivi”, sono attualmente detenuti senza un giusto processo e sottoposti a torture e altre forme di maltrattamenti nei centri di detenzione e nelle prigioni israeliane. In numerosi casi in cui soldati o coloni israeliani hanno ucciso o ferito civili palestinesi nei territori sono rimasti impuniti, secondo quanto viene riportato da diverse organizzazioni per i diritti umani. La commissione ufficiale per l’inchiesta sull’uccisione di 13 cittadini palestinesi da parte delle forze di polizia israeliane durante una manifestazione del 2000 (Orr Commission) non è riuscita a far condannare i colpevoli.

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