PRESENTANO SAMUEL, ANDA, LORENZO F. , SARA T., DEBORA, CHIARA,

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Transcript della presentazione:

PRESENTANO SAMUEL, ANDA, LORENZO F. , SARA T., DEBORA, CHIARA, COSTANZA, ELENA, GIULIA M., FRANCESCO A., ADRI, GIOVANNI, LORENZOT., CORINNA, GIULIA C., LUCIA, GUIDO, PRESENTANO SARA D. NICCOLO’, FRANCESCO T., LINDA, CAMILLA, CRISTINA, BRANDO, ANDREA, IRENE, FEDERICO, LEONARDO LUCREZIA,

LE LEGGENDE DELL’ANTICA ROMA

LE SABINE ROMOLO E REMO CLELIA E LE SUE COMPAGNE ORAZIO COCLITE ORAZI E CURIAZI MUZIO SCEVOLA

IL RATTO DELLE SABINE FONDATA ROMA ROMOLO PER POPOLARLA VI ACCOLSE GENTE DEI PAESI VICINI. MA,MANCANDO LE DONNE PER FORMARE LE FAMIGLIE, ROMOLO RICORSE ALL’ASTUZIA. INVITO’ I POPOLI DELLA SABINA A PARTECIPARE AD UNA FESTA E, MENTRE GLI OSPITI ERANO ALLO SPETTACOLO, ALCUNI ROMANI RAPIRONO LE GIOVANI SABINE. I SABINI VOLEVANO VENDICARSI, MA LE LORO DONNE, DIVENUTE SPOSE DEI ROMANI, INVOCARONO E OTTENNERO LA PACE. DA ALLORA FU STABILITO CHE ROMANI E SABINI AVREBBERO FORMATO UN POPOLO SOLO. TITO LIVIO (STORICO DELL’ANTICA ROMA)

LA LEGGENDA DI ROMOLO E REMO LA LEGGENDA PIU’ FAMOSA SULLA NASCITA DI ROMA NARRA CHE REA SILVIA, LA SACERDOTESSA DELLA DEA VESTA, PARTORISCE ROMOLO E REMO, DUE GEMELLI, FIGLI DI MARTE, IL DIO DELLA GUERRA. LO ZIO DELLA SACERDOTESSA E RE DI ALBALONGA, AMULIO, TEMENDO DI ESSERE UN GIORNO CACCIATO DAL TRONO DAI NIPOTI, CHIEDE A UN SUO SERVITORE DI GETTARLI NEL TEVERE.

EGLI LI METTE IN UNA CESTA E LI ABBANDONA ALLE ACQUE DEL FIUME, MA LA CESTA SI FERMA IN UN CANNETO. IL DIO MARTE MANDA IN LORO AIUTO UNA LUPA CHE LI ALLATTA FINO A QUANDO VENGONO SCOPERTI DA UN PASTORE E PORTATI A CASA SUA. UN SERVITORE DI AMULIO SI AFFRETTA NELLA NOTTE. CON PASSO SVELTO LASCIA IL PALAZZO E SI DIRIGE VERSO IL FIUME.IN UNA MANO REGGE UNA TORCIA CHE LO GUIDA NELL’OSCURITA’,E NELL’ALTRA UNA CESTA DI VIMINI IN CUI DORMONO I BAMBINI DI MARTE E REA SILVIA.

AMULIO GLI HA AFFIDATO IL TERRIBILE INCARICO DI GETTARE I GEMELLI NEL TEVERE.MA EGLI NON RIESCE AD AVVICINARSI AL FIUME CHE GIA’ DA ALCUNI GIORNI E’ USCITO DAL SUO LETTO INONDANDO LE RIVE. L’UOMO DECIDE DI ABBANDONARE LA CESTA SU UNA DELLE SPONDE ALLAGATE .LA CORRENTE FARA’ IL RESTO, PENSA, E I BAMBINI ANNEGHERANNO SUBITO. SI FERMA UN ISTANTE A GUARDARE LA CESTA CHE SI ALLONTANA SULL’ACQUA E POI RIENTRA A PALAZZO.DOPO ESSERE STATO A LUNGO IN BALIA DELLA CORRENTE,LA CESTA SI FERMA, TRATTENUTA DALLE CANNE. I DUE NEONATI SEMBRANO DESTINATI AD UNA MORTE SICURA, MA DALL’ALTO OLIMPO IL DIO MARTE VEGLIA SUI SUOI FIGLI E GLI MANDA UNA PROTETTRICE INATTESA…..

ALL’ALBA UNA LUPA ,CHE LA SETE HA SPINTO AD ABBANDONARE LE MONTAGNE ,SI AVVICINA ALLA CESTA. SI SDRAIA ACCANTO AI GEMELLI CHE, TORMENTATI DALLA FAME,NON SMETTONO DI PIANGERE, E GLI OFFRE LE SUE MAMMELLE . I BAMBINI LE SUCCHIANO AVIDAMENTE E, UNA VOLTA SAZIATI,RICADONO IN UN SONNO PROFONDO. PER ALCUNI GIORNI LA LUPA RITORNA DAI NEONATI E COME UNA MADRE PREMUROSA, LI ALLATTA E LI DIFENDE DAI PERICOLI. SI RACCONTA CHE UNA VOLTA DIVENTATO ADULTO ,ROMOLO TRACCIO’ CON L’ARATRO I CONFINI DI UN NUOVO VILLAGGIO, CHE CHIAMO’ ROMA ERA L’ANNO

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI HANNO DIMOSTRATO CHE NELL’VIII SECOLO IL NUCLEO ORIGINARIO DELLA CITTA’ ERA UN SEMPLICE GRUPPO DI CAPANNE SUL PALATINO, UNO DEI SETTE COLLI LUNGO IL BASSO CORSO DEL TEVERE. ALL’ EPOCA PROBABILMENTE ROMA NON ERA DIFFERENTE DAGLI ALTRI VILLAGGI DI CONTADINI E PASTORI LATINI CHE ERANO SPARSI SULLE COLLINE DEL LAZIO. SUCCESSIVAMENTE DALL’ UNIONE DI QUESTI VILLAGGI HA AVUTO ORIGINE LA CITTA’ DI ROMA

APPENA ROMA EBBE CACCIATO TARQUINIO IL SUPERBO,GLI ETRUSCHI LE FECERO GUERRA. PER RIMETTERE SUL TRONO IL RE. ROMA FU ASSALITA MA RIUSCI’A SUPERARE LA DIFFICOLTA’GRAZIE AI SUOI CITTADINI, PATRIZI E PLEBEI, CHE LOTTARONO PER ESSA. SONO GIUNTE FINO A NOI LE NOTIZIE DELLE GESTA DI ALCUNI EROI. SUL TEVERE I ROMANI AVEVANO COSTRUITO IL PONTE SUBLICIO. ECCO CHE L’ESERCITO ETRUSCO GUIDATO DAL RE PORSENNA, PUNTA SU ROMA. L’AVANGUARDIA SORPRENDE LE VEDETTE ROMANE SUL COLLE DEL GIANICOLO , OLTRE IL FIUME, E SBUCA D’IMPROVVISO DAVANTI AL PONTE.

CI SONO POCHI SOLDATI ROMANI DI GUARDIA E SI FANNO PRENDERE DALLO SPAVENTO. ORAZIO COCLITE INVECE,DECISO A RESISTERE, ,SI METTE ALL’ ESTREMITA’ DEL PONTE, SFIDANDO I CAPI ETRUSCHI ED ESORTANDO I SUOI COMPAGNI A DISTRUGGERE IL PONTE COL FERRO , COL FUOCO E CON QUALUNQUE ALTRO MEZZO. AFFRONTA I NEMICI DA SOLO:VOLGENDO GLI OCCHI MINACCIOSI SUI CAPI ETRUSCHI, ORA LI SFIDA UNO AD UNO , ORA LI RIMPROVERA.

MENTRE ORAZIO COMBATTE SBARRANDO LA VIA AGLI ETRUSCHI, I COMMILITONI TAGLIANO IL PONTE ALLE SUE SPALLE. QUANDO IL PONTE CROLLA ,ORAZIO COCLITE , ARMATO COM’E’ ,SI GETTA NEL TEVERE E, SOTTO UNA PIOGGIA DI FRECCE , NUOTA INCOLUME FINO AI SUOI COMPAGNI.

PORSENNA, CHE NON E’ RIUSCITO A PRENDERE LA CITTA’DI SORPRESA, LA ASSEDIA, CIOE’ ORDINA AL SUO ESERCITO DI ACCAMPARSI INTORNO ALLA CITTA’. NESSUNO PUO’ PIU’ PORTARE CIBO A ROMA DALLE CAMPAGNE, E LA FAME TORMENTA IL POPOLO ROMANO. IL GIOVANE MUZIO PROGETTA DI UCCIDERE PORSENNA PER METTERE FINE ALLA GUERRA. RAGGIUNGE IL CAMPO ETRUSCO, SI MESCOLA ALLA FOLLA E UCCIDE UN PERSONAGGIO RICCAMENTE VESTITO, QUELLO CHE EGLI CREDEVA FOSSE IL RE. SI TRATTAVA INVECE DI UN’ALTRA PERSONA. PRESO PRIGIONIERO, MUZIO VIENE CONDOTTO DAVANTI A PORSENNA PER ESSERE GIUDICATO.

A QUESTO PUNTO EGLI CAPISCE IL SUO SBAGLIO E, GUARDANDO IL RE, ESCLAMA: LA MIA MANO HA SBAGLIATO UCCIDENDO UN ALTRO AL POSTO TUO ED IO LA PUNIRO’! MA RICORDATI,O RE, CHE CI SONO A ROMA ALTRI TRECENTO GIOVANI PRONTI AD UCCIDERTI! COSI’ DICENDO PONE LA DESTRA SU UN BRACIERE ACCESO E VE LA LASCIA FINCHE’ NON E’ TUTTA BRUCIATA. PORSENNA AMMIRA MUZIO PER TANTO CORAGGIO E LO LASCIA LIBERO; DA QUEL GIORNO MUZIO VIENE CHIAMATO SCEVOLA CIOE’ MANCINO

PORSENNA STA TRATTANDO LA PACE CON ROMA E HA CHIESTO IN OSTAGGIO ALCUNE GIOVANI ROMANE ,FIGLIE DELLE FAMIGLIE PIU’ IMPORTANTI. CLELIA NON VUOLE ESSERE PRIGIONIERA E CONVINCE LE COMPAGNE A FUGGIRE. UNA NOTTE, LE GIOVINETTE EVADONO DAL CAMPO ETRUSCO E ATTRAVERSANO A NUOTO IL TEVERE, TORNANO A ROMA. I CITTADINI ROMANI LE LODANO PER IL CORAGGIO MA LE CONVINCONO A TORNARE DA PORSENNA PER MANTENERE LA PAROLA DATA. LE FANNO RIACCOMPAGNARE AL CAMPO ETRUSCO E LE SALUTANO DICENDO CHE LA PAROLA DATA E’ SACRA . PORSENNA, MERAVIGLIATO PER QUESTO GESTO LIBERA CLELIA E LE SUE COMPAGNE E TORNA NELLA SUA CITTA’.

IN UNA DELLE TANTE GUERRE FRA ROMA E I POPOLI VICINI ,PER EVITARE DI SPARGERE SANGUE , VIENE FATTO UN ACCORDO : TRE SOLI SOLDATI DI UN ESERCITO COMBATTERANNO CONTRO TRE SOLDATI DELL’ALTRO . CHI VINCERA’ IL DUELLO , VINCERA’ LA GUERRA .I TRE FRATELLI ORAZI COMBATTONO PER I ROMANI CONTRO TRE ALTRI FRATELLI, I CURIAZI IL DUELLO COMINCIA E DUE DEGLI ORAZI VENGONO SUBITO UCCISI. IL TERZO SI TROVA A COMBATTERE DA SOLO CONTRO TRE . FINGE DI FUGGIRE, INSEGUITO DAGLI ALTRI TRE CHE PERO’, NELLA LUNGA CORSA , SI DISTANZIANO L’UNO DALL’ALTRO. IL ROMANO PUO’ DUNQUE AFFRONTARLI , L’UNO DOPO L’ALTRO, E VINCERLI.