IL DIRITTO
IL DIRITTO Il termine diritto deriva dal latino «jus» che significa «giusto». Esso mira a disciplinare la vita e la condotta degli uomini e costituisce il fondamento e l’organizzazione della società, Il diritto, infatti, serve a regolare la nostra vita e chi trasgredisce determinate regole, riceve delle sanzioni. A questo punto appare facilmente comprensibile la formula latina «ubi societas, ibi jus», ovvero «dove c’è la società, c’è il diritto»
DIRITTI UMANI
I diritti umani sono il frutto di un lungo percorso storico che ne ha portato all’affermazione. Gli studiosi hanno individuato delle vere e proprie generazioni di diritti, divisi a seconda del momento storico in cui si sono sviluppate
1° GENERAZIONE (1789, anno della fine della Rivoluzione francese); 2° GENERAZIONE (Dichiarazione universale del 1948: diritti di natura economica, sociale e culturale); 3° GENERAZIONE (diritti di tipo collettivo, per i più deboli); 4° GENERAZIONE (nel campo delle manipolazioni genetiche, della bioetica e delle nuove tecnologie di comunicazione); GENERAZIONI
I DIRITTI UMANI I Diritti sono Assoluti perché si fanno valere nei confronti di tutti Indisponibili perché non vi si può rinunciare Non patrimoniali perché non hanno un valore economico. I DIRITTI UMANI
GLI ATTI GIURIDICI A TUTELA DEI DIRITTI UMANI
LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO Approvata dall’Assemblea generale dell’ONU il 10 dicembre 1948. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo è un documento di importanza storica fondamentale: è stato infatti il primo documento a sancire universalmente i diritti che spettano all'essere umano. LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
LA COSTITUZIONE ITALIANA È la legge fondamentale del nostro Stato. È stata emanata dall’Assemblea Costituente. È entrata in vigore il 1 gennaio 1948. LA COSTITUZIONE ITALIANA
Tra gli articoli più importanti: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità...» (art. 2) «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…» (art.3) ART. 2-3 COSTITUZIONE.
IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA Nella prima proposizione (comma) dell’articolo 3 viene affermata l'uguaglianza formale, come uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Sono vietate discriminazioni che si fondano: sul sesso, sulla razza sulle differenze linguistiche sulla religione sulle opinioni politiche sulle condizioni personali sulle condizioni sociali. IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA
E tra tutti i diritti abbiamo scelto di trattare l’argomento riguardante “i diritti del fanciullo”, perché il bambino rappresenta la fase iniziale dell’uomo e della società. MOTIVAZIONI
I DIRITTI DEL FANCIULLO
Il 17 dicembre 1999, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha approvato la risoluzione 182, trattante la condizione del bambino e proibente tutte le peggiori forme del loro sfruttamento: lavoro forzato, prostituzione, pedofilia e pornografia. Essendo tale dichiarazione indiscutibilmente lastricata di buone intenzioni, è stata approvata da tutti i 174 paesi membri. Questo accordo è passato alla storia come il più velocemente ratificato in campo internazionale.
Ma per arrivare a tal punto si è compiuto un lungo e tortuoso cammino: infatti il fanciullo è sempre stato ritenuto come non pari agli adulti, come ultima ruota del carro...
…o almeno fino al 1989, quando viene approvata dall’ONU la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, segnando una svolta fra i rapporti adulto-bambino e compiendo un passo avanti verso il garantire ad ogni ragazzo il poter vivere “sano e sereno”. In Italia la convenzione è stata ratificata nel 1991 con la legge 176/27. In seguito la legge 285, approvata dal Parlamento il 28 Agosto 1997, ha istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un fondo nazionale per l’infanzia e per l’adolescenza per la realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale con lo scopo di favorire la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Ma chi sono questi “fanciulli” di cui parla la Convenzione Ma chi sono questi “fanciulli” di cui parla la Convenzione? Secondo l’articolo 1: “ Ai Sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un’età inferiore ai diciotto anni”. Vale la pena fare conoscere quali sono questi diritti di chi spesso non ha voce:
Diritto alla vita ed alla salute;
Al necessario per vivere; A non essere trascurato o maltrattato e a non essere oggetto di mercato; Diritto ad una vita soddisfacente anche se fisicamente o mentalmente svantaggiato; Diritto ad un nome ed a una nazionalità; Diritto alla pace ed a vivere in un clima sereno;
All’amore ed alla comprensione;
Alla libertà, alla dignità ed all’uguaglianza
Diritto al gioco;
Diritto al primo soccorso in situazioni di emergenza.
Alla conoscenza ed alla istruzione;
Ma per quanto dotati di tali diritti, in diverse circostanze non sono rispettati. In particolare, la figura del bambino-persona non ha mai avuto una particolare fortuna nel mondo degli adulti: gli adulti amano considerare i bambini come una proprietà sulla quale esercitare solo diritti. Anche nella semplice vita quotidiana si presenta questo genere di comportamento: l’espressione “mio figlio”, richiama più spesso i diritti dei genitori sui figli; e tali diritti sul figlio sono assimilabili più spesso alla proprietà che alla paternità ed alla maternità.
E’ una cultura che esalta il “diritto al figlio”, certamente legittimo, ma che si cura poco dei diritti di quel figlio. In altri casi il bambino è visto come qualcosa di incompiuto, come serbatoio di speranze o di illusioni dell’adulto; in questo caso, la situazione è paragonabile ad una qualunque altra forma di sopruso: il risultato di tali comportamenti è infatti un bambino inventato, virtuale, che viene vissuto dai genitori più come una sorte di oggetto di gratificazione che come una persona da rispettare.
Altra forma di non-considerazione da parte del mondo adulto è sicuramente il bombardamento psicologico cui è sottoposto il bambino quale potenziale consumatore, raramente gli si riconosce una sua personalità.
Ma nonostante tali leggi e la scoperta di forme di soprusi minori, il pericolo maggiore per i giovani è tuttora la loro trasformazione in merce, in un oggetto privo di valore umano. In base agli ultimi dati forniti dall’organizzazione internazionale del lavoro, i casi di lavoro minorile si sarebbero quasi raddoppiati rispetto alle stime precedenti. Si calcola che nei paesi in via di sviluppo i bambini lavoratori siano circa 250 milioni.
Al dramma dei bambini lavoratori si aggiunge quello dello sfruttamento sessuale, del crescente uso di minori da parte della criminalità organizzata e dei bambini soldato. Vi sono ancora paesi in cui ai minori non è riservata alcuna protezione e tutela, non sono considerati come cittadini uguali agli adulti.
Alla radice della tendenza alla mercificazione del bambino sta la crescente potenza del principio di scambio come regola generale delle relazioni umane: lo scambio è vitale per lo sviluppo delle civiltà. Ma ciascuno di noi deve essere consapevole che esistono valori non negoziabili indipendentemente dalla contropartita. Quando questa linea di demarcazione viene meno, valgono solo i rapporti di forza, economica o fisica.
Il bambino non costituisce più un limite alle azioni dell’adulto, diventa un oggetto perché non ha la forza fisica o giuridica per opporsi agli adulti. Per questi motivi la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia è un terreno di prova delle nostre capacità di impegnarci per valori, che pongano al vertice la nostra responsabilità verso le future generazioni:
perché non bisogna MAI dimenticare che il bambino, come la prima pietra di un edificio, è alla base di tutto… senza il quale, il mondo crollerebbe.
AUTORI E COLLABORATORI Dalla 1E del corso B.I.G: SAMUELE FISCHETTI; UMBERTO MARCHICA; ROBERTA FIANDACA; FRANCESCA POTENZA; SAMUELE LIPANI; Sotto l’attenta guida della PROF.ssa LILIANA ZAMBUTO AUTORI E COLLABORATORI