Convenzione Internazionale sui Diritti del’Infanzia

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Convenzione Internazionale sui Diritti del’Infanzia EVVIVA I BAMBINI NAVIGA CON LA MAPPA Convenzione Internazionale sui Diritti del’Infanzia CLICCA SULLE IMMAGINI

LA CONVENZIONE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA Nel Preambolo di questa Convenzione si trovano riassunti i Diritti fondamentali dei Bambini di tutto il mondo. Ecco, in parole semplici, che cosa dice. Il Preambolo parte dall’idea che tutti gli uomini sono uguali, e dunque anche tutti i bambini, senza differenza di sesso, colore della pelle, nazionalità, ricchezza, religione, sono uguali e godono tutti gli stessi diritti. I bambini in generale hanno più diritti degli adulti, perché sono più deboli e hanno bisogno di essere sostenuti e protetti, visto che non sempre si possono aiutare o difendere da soli. Questo è un problema che non riguarda solo i governi dei loro paesi, ma tutti gli abitanti del mondo, e gli Stati più fortunati devono aiutare gli altri con la cooperazione internazionale. I bambini dei paesi più ricchi godono già di quasi tutti i diritti previsti dalla Convenzione, mentre per quelli dei paesi poveri c’è ancora molto da fare. L’UNICEF, per questo millennio, si è posto degli obiettivi di sviluppo che ora ti dirò ma… ne ho scritto uno terribilmente sbagliato, per mettere alla prova il tuo senso morale. Clicca su quello errato per eliminarlo. RIDURRE LA MORTALITA’ INFANTILE ELIMINARE LA POVERTA’ ESTREMA E LA FAME PROMUOVERE L’UGUAGLIANZA DELLE DONNE RAGGIUNGERE L’ISTRUZIONE PRIMARIA UNIVERSALE MIGLIORARE LA SALUTE MATERNA DISBOSCARE IL PIANETA

QUESTO OBIETTIVO E’ GIUSTO. TORNA INDIETRO CLICCANDO SULLA MANO E RIPROVA.

DISBOSCARE IL PIANETA TORNA ALLA CONVENZIONE

L’ EVOLUZIONE DELLA MODA INFANTILE La storia dell'abbigliamento infantile è anche la storia dell'infanzia e della sua educazione.  Nel passato, in tutte le classi sociali il bambino era considerato un essere imperfetto e l'infanzia un triste periodo della vita dal quale uscire al più presto. Per questo occorreva usare nei confronti dei bambini la massima severità e disciplina e, per incoraggiarli in questa direzione, veniva loro imposto di comportarsi da adulti in miniatura, a cominciare dal vestito.  L'abito infantile perciò impediva di vivere da bambini: non si poteva correre né saltare, né arrampicarsi sugli alberi né giocare per terra.  Nel 1762 Jean Jaques Rousseau scende in piazza col romanzo "Emile". Alcune pagine hanno l'aria di un vero e proprio manifesto:  Quale accessorio non si trovava nel guardaroba di una signorina d’altri tempi? "Emile deve poter correre, vivere molto all'aperto, a testa scoperta, deve avere abiti sciolti che non costringano l'esile busto, che non comprimano i polmoni".

QUESTO ACCESSORIO E’ GIUSTO. TORNA INDIETRO CLICCANDO SULLA MANO E RIPROVA.

TORNA ALL’EVOLUZIONE DELLA MODA

NEL MUSEO DEI GIOCATTOLI ·     IL GIOCATTOLO ARTIGIANALE (1700 - 1850) Il Secolo XVIII assiste alla nascita di un fervore tutto nuovo nei confronti della ricerca scientifica e contemporaneamente si manifesta la consapevolzza dell'impegno educativo da parte del mondo adulto nei confronti del bambino. Si apre così una stagione che vede impegnati valenti artigiani nell'ideazione e nella costruzione di meravigliosi giocattoli animati e semplici ma ingegnosi balocchi da esporre nelle fiere: vera arte popolare; espressione artistica nel senso autentico.   ·     IL GIOCATTOLO ROMANTICO (1820 - 1900) Nell'ottocento, quel vasto movimento spirituale che in Europa caratterizza tutti gli aspetti della vita e del pensiero, influenza anche la costruzione dei giocattoli e il modo di giocare dei bambini. La cultura romantica, fervida di ideali e ricca di passionalità, immerge anche l'infanzia in un clima di sogno e di idealismo, di esasperata sensibilità estetica, di poesia, di dedizione sentimentale. Il giocattolo si pone come ideale intermediario tra il bambino e il fantastico.   ·     L' ETA' D'ORO DEL GIOCATTOLO (1880 - 1915) Un periodo di grandi mutamenti storico-culturali e un momento di grande innovazione nella produzione del giocattolo. Tutte le arti e i mestieri - dallo stagnino al tornitore, dall'orologiaio al pittore - si integrano nel dar vita ad una rigogliosa industria del giocattolo. Il bambino sente ora il bisogno di ritrovare, negli strumenti che gli sono propri, la dinamicità della realtà adulta; i nuovi materiali consentono ogni tipo di realizzazione... l'immaginazione è al potere.   ·     FRA LE DUE GUERRE (1920 - 1940) Nel periodo che intercorre fra la prima e la seconda guerra mondiale i giocattoli esprimono lo spirito di momenti tormentatidall'incalzare degli eventi politici e militari, eppure caratterizzati dalla ricerca tecnica e dall'efficacia grafica. Negli anni '20 e '30 nascono e si sviluppano grandi industrie che offrono il meglio in quanto a capacità costruttiva e materiali d'impiego. Nè mancano i modelli pionieristici - umani e non - a cui fare riferimento: il Cinema, il volo aereo, le imprese sportive...   ·     IL PASSATO E IL FUTURO (anni '50 e '60) Gli anni della ricostruzione, del boom economico, della rinascita industriale e dell'ottimismo. Con rinnovata fiducia nelle sue capacità, l'uomo guarda allo spazio, nascono nuove scienze e nuove tecniche: mass media, telecomunicazioni, l'era dell'elettronica... Il gusto per il nuovo accomuna padri e figli e nei giocattoli puntualmente si manifesta e si ripropone - a volte in forma persino precorritrice - il medesimo fervore di fare e di scoprire. Ma attenzione: il consumismo è già in agguato. LA BACHECA

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·     GIOCATTOLI DI LEGNO Nati in botteghe e figli di artigiani che sbozzavano, levigavano e dipingevano a mano, i giocattoli di legno erano dotati di meccanismi capaci di sfruttare le leggi di contrappesi, equilibri, inerzia, gravità.. Snobbato nel primo '900 a favore dei metalli, il legno sarà rivalutato nell'incontro con le nuove arti decorative e con le arti figurative degli anni '30. I gusti e le mode opereranno una rivoluzione: ilaboratori cederanno il passo alle industrie, le lime ai torni a motore. INDIETRO

  ·     LA CELLULOIDE Prima tra le materie plastiche, è un composto sintetico a base di cellulosa. La formula introduceva alla produzione seriale e trovò applicazione in molti oggetti di uso comune. Lavabile, leggera, elastica e relativamente infrangibile la celluloide rispondeva alle esigenze del gioco infantile. Le bambole e altri giocattoli costruiti con questo materiale ebbero grande diffusione... poi la lavorazione fu vietata a causa dell'alta infiammabilità. INDIETRO

  ·     GIOCHI DI SORTE I giochi di società sono antichi quanto le società stesse. Ogni cultura ha prodotto passatempi da cui possiamo trarre indicazioi storiche. I giochi da tavolo, spesso d'azzardo, erano ritenuti attività moralmente riprovevole ed a volte espressamete proibiti. Originariamente esclusi da tali divertimenti, i bambini vi si avvicinarono con la scoperta del valore educativo delle attività ludiche. Nacque così tutta una serie di giochi, la cui prerogativa era il riunire persone di diversa età, sesso e ceto sociale. INDIETRO

· PER IL GIOCO DELLA GUERRA Di fatto una mostruosa realtà di cui anche i bambini subiscono gli orrori. Appare quindi inquietante l'uso di giocattoli che riproducono strumenti di violenza. Tuttavia, proprio attraverso il gioco, i più piccoli hanno modo di esorcizzare le paure, ridimensionando gli istinti aggressivi e maturando scelte autonome. Uomini di legno, stagno e cartapesta sfilano assieme in una grande parata e tutte le bandiere possono giocare con lo steso vento. INDIETRO

· LA SCUOLA E I GIOCHI DIDATTICI Da Comenio a Froebel, da Aporti alla Montessori, la Pedagogia comincia a consideare il giocattolo quale strumento di apprendimento sensoriale e conoscitivo. Un percorso e un dibattito che porterà alla diffusione del concetto di materiale ludico preordinato scientificamente. Inseriti in un percorso anche scolastico, i balocchi e la letteratura per l'infanzia aiutavano a sconfiggere l'analfabetismo, vera linea di demarcazione sociale. INDIETRO

·     IL CIRCO E IL TEATRO Nell' 800 anche lo spettacolo del Circo, riservato fino ad allora in determinati confini, apre il palcoscenico all'applauso del piccolo pubblico. Ricco di colori, tra risate ed esercizi mozzafiato, non poteva non affascinare il mondo del giocattolo con la sua galleria di meraviglie apparentemente nate per trasformarsi in balocchi. Il tendone del circo diventa in breve un palazzo incantato nel quale non mancano di esibirsi le variopinte marionette dei teatrini. INDIETRO

· PER IL GIOCO DELLE BAMBINE Testimone di epoche e culture, la storia traduce l'istinto delle bambine nello scegliere, come compagni di gioco, oggetti di varie forme, materiali e disponibilità che si possono riassumere nel termine "bambola". Una benevola sibilla le cui proprietà antropomorfe gettano luce su aspetti della personalità. Nel'immagine di gioco si proiettano infatti sogni, segreti ed aspirazioni svelando così le prime attitudini. Bambole, dunque, ma anche un colpo d'occhio sul mondo femminile a misura di bambino. INDIETRO

· LA SCIENZA DIVERTENTE Gli ideali didattico-evoluzionistici della nuova pedagogia coinvolgono il bambino negli avvenimenti che lo circondano. Nuovi giocattoli, utilizzando le basilari leggi della fisica e della chimica, istruivano i piccoli proprietari sui progressi tecnologici in corso, ammiccando anche al futuro e a soluzioni utopistiche. Nel corso dell'800 questo filone matura e si perfeziona diventando ambita tradizione artigianale e in seguito industriale. INDIETRO

·     PINOCCHIO Apparso per la prima volta nel 1881 sulle pagine del Giornale dei Bambini, il celebre burattino entrò immediatamente nell'immaginario popolare. Si contano da allora centinaia di edizioni integrali accompagnate dai segni dei più bei nomi dell'illustrazione. Fin da subito apparvero i primi pupazzi Pinocchio di legno o cartapesta, col vestitino di carta a fiori, come immaginato da Carlo Lorenzini. L'evoluzione iconografica del personaggio è di assoluto fascino. INDIETRO

UNA PANORAMICA SULLA LETTERATURA PER L’INFANZIA FRATELLI E SORELLE NELLA NARRATIVA PER RAGAZZI AFFRONTANO INSIEME LE DIFFICOLTÀ Nella narrativa di ieri e di oggi i fratelli affrontano avventure mozzafiato con cadenze "horror" o "gialle"; si allontanano dalla famiglia fino a mettersi "on the road", lungo le infinite vie dell’America; varcano la porta che immette in mondi paralleli o conduce alla scoperta di inquietanti segreti; attraversano la Memoria e la Storia, conoscendo anche le prove della guerra. Da Hänsel e Gretel a Pollicino, da Incompreso a Piccole donne, da Pel di Carota alle storie di Jerry Spinelli, racconti di conflitti e di riappacificazioni, d’amore e odio, di solitudine e di perdono sullo sfondo dei diversi rapporti intergenerazionali e del difficile dialogo con il mondo degli adulti. Nei libri per bambini e ragazzi il tema dei fratelli e delle sorelle è largamente presente già in alcuni grandi classici ma si impone soprattutto nella produzione editoriale degli ultimi 20 anni. Direi che, in particolare, è stata la narrativa anglosassone a occuparsene e a rilanciarlo, anche in virtù della sua costante attenzione alle dinamiche socio-familiari e partendo da quella propensione alle valenze narrative e al piacere della pagina che l’hanno caratterizzata. All’interno di questa produzione è possibile individuare una serie precisa di tematiche: i fratelli che, volontariamente o meno, affrontano un’avventura mozzafiato con cadenze horror o volte al giallo; l’allontanamento dalla famiglia fino a mettersi on the road, lungo le infinite vie dell’America; il varco, la porta che immette in mondi paralleli o conduce alla scoperta di inquietanti segreti; la Memoria e quindi la Storia, le prove della guerra. A cui si aggiungono i rapporti intergenerazionali, il dialogo difficile con il mondo degli adulti. CLICCA SUI TITOLI E LEGGI LE RECENSIONI Guerre in famiglia Incompreso Piccole Donne

Guerre in famiglia di Jerry Spinelli narra, in un costante alternarsi di voci, gli scherzi sovente feroci, i litigi, gli screzi, le baruffe di Greg (Grosso) e Megin (Megafono). Si tratta di una vera e propria guerra, senza esclusione di colpi. Il tutto osservato con disincanto dal fratello più piccolo e con crescente preoccupazione dai genitori, i quali appaiono per gran parte del romanzo sì buoni e disponibili, ma profondamente inadeguati a comprendere e a tentare di risolvere la rivalità, talvolta l’odio, che sempre più montano fra i due. Greg è all’inizio della storia innamorato cotto di una sua coetanea, Jennifer Wade e pensa di conquistarla facendosi bello, curando il suo aspetto fisico, defatigandosi in flessioni e sollevamenti, bevendo intrugli proteici, abbronzandosi per tutta l’estate. Megin, disordinatissima («Se qualcuno vede quella stanza, potrebbe denunciarci all’Ufficio d’Igiene»), è tutta concentrata invece sullo sport e guai se qualcuno tenta soltanto di toccargli l’amata mazza da hockey sul ghiaccio. Si ride ma, come sovente accade in Spinelli, il fondo è acre e invita alla riflessione. Anche perché nel concitato, drammatico finale (quando rischiano entrambi di perire, affogando nell’acqua gelida di una improvvisa fenditura nel ghiaccio) i due fratelli paiono trovare non soltanto la forza di salvarsi l’un l’altro ma di cercare qualcosa che sia in grado di riappacificarli, di far prevalere le ragioni della reciproca comprensione, dell’affetto. Una strada non facile ma che comunque viene tracciata e pian piano percorsa. E che, in qualche modo, varrà anche per i genitori. INDIETRO

Incompreso, pubblicato da Florence Montgomery nel 1869 è, riassumendo, la vicenda di due fratellini che vivono con il padre in una grande villa della campagna inglese. («La pioggia scrosciava monotona su campi e prati, sui tetti spioventi dell’antica abbazia di Wareham, rigava i vetri della stanza da pranzo della nursery». Questo, il bellissimo incipit). Sono rimasti orfani e i loro caratteri appaiono completamente diversi. Miles è dolce e timido e la sua fragile costituzione preoccupa non poco il padre che concentra su di lui ogni attenzione e affetto. Al contrario Humphrey è instancabile, temerario, spavaldo, talvolta imprevedibile e trascina con sé, nei suoi giochi e scorribande il fratello minore. Un pomeriggio avviene la tragedia: mentre sono sospesi su di un ramo, il vecchio legno fradicio cede e i due cadono nello stagno. Humphrey è preoccupato per la cagionevole salute di Miles, ma mentre quest’ultimo se la cava con un semplice raffreddore, lui – l’indomabile Humphrey, per il quale «nessun castigo poteva essere troppo severo» – è destinato a restare paralitico. Saputo, involontariamente, il responso, peggiora quasi a preferire consapevolmente la morte. Ed è attraverso questa scelta che Everard, il padre, comincia a comprendere il vero carattere di quel figlio all’apparenza ribelle ed estremo. A lui era sempre apparso «affascinato dai piaceri dell’attimo fuggente». «Per quel che Everard ne sapeva, dolore e sventura erano scivolati su di lui come una goccia di pioggia su un vetro. Cinque giorni dopo la morte della madre, il baronetto lo aveva visto scorrazzare nei prati e giocare come al solito e, da allora in poi, mai una volta l’aveva nominata, aveva pronunciato il suo nome. E ora, ora parlava di lei come se quel ricordo fosse recente e familiare e affrontava la morte serenamente, come se l’avesse contemplata per tutta la vita». È il dialogo, estremo, a fargli comprendere la realtà, a suscitare pensieri e rimpianti: «Si era accontentato di avere dei figli sani e spensierati, senza cercare di vedere oltre le apparenze. Ripensava ai tempi passati, quando sua moglie gli aveva assicurato che Humphrey era sensibile e affettuoso come Miles e lui in cuor suo si era rifiutato di crederci. Pensava alla responsabilità di allevare dei figli, alla necessità di vivere in continuazione al loro fianco per cercare di comprenderne le diversità di carattere e per la prima volta si rendeva realmente conto di quanto essi avessero sofferto quando l’avevano perduta». INDIETRO

Piccole donne di Louisa May Alcott, apparso per la prima volta negli Stati Uniti nel 1868. Come ben si sa la storia corre da un Natale all’altro raccontando pensieri, emozioni, desideri, progetti, piccole avventure e imprese di quattro sorelle e della loro madre. Il padre è al fronte, gli Usa sono percorsi e dilaniati dalla guerra di secessione e la famiglia March è alle prese con le quotidiane difficoltà del far quadrare il bilancio. La storia passa accanto alla vicenda narrata dalla Alcott e se gli anni non sono passati invano per questo romanzo occorre riflettere sul fatto che, al suo apparire, si trattò di un’opera profondamente innovativa, rivoluzionaria per taluni versi. Siamo agli albori di una "vera" letteratura per l’infanzia, di uno scrivere per bambini e ragazzi che si ponga "soltanto" il fine di appassionare alla lettura e non scopi pedagogici o moralistici. Per la prima volta appare un testo capace di parlare alla mente e al cuore delle lettrici offrendo elementi di riflessione sull’essere ragazza e donna nella società. Delineando, attraverso le vicende delle sorelle March, possibili percorsi di emancipazione. Non bisogna dimenticare che la Alcott aderì al movimento femminista e si impegnò a favore dei diritti delle donne. INDIETRO

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IDEE DAL MONDO DEI MASCHI In tempi antichi, le società umane erano organizzate in modo che i maschi lavoravano fuori casa per la caccia o per la raccolta; le donne si interessavano del lavoro domestico. La virilità veniva esaltata anche a causa della guerra, la quale svalutava il ruolo delle femmine che non combattevano. Così, i maschi sono stati sempre importanti dal punto di vista sociale; le femmine sono state maltrattate o poco curate. Nell’Italia unita, la Camera dei deputati del Regno d’Italia, escludeva dal voto politico le donne, al pari degli “analfabeti, degli interdetti, dei carcerati e dei falliti” e inutilmente Giuseppe Mazzini considerava sbagliato tutto ciò perché in contrasto con “l’unità del genere umano”. Nel 1902, le donne venivano, per legge, escluse dai lavori ritenuti “pericolosi” o inconvenienti, cioè da quelle occupazioni ritenute incompatibili con le attitudini femminili. Gli uomini temevano la concorrenza del lavoro femminile ed era in voga lo slogan: “le donne che lavorano, non sono donne, sono uomini!”. Poi scoppiò la prima guerra mondiale. Gli uomini andarono al fronte, le donne dovevano sostituirli nel lavoro, nelle fabbriche e nei campi. Ciò contribuì a favorire la parità dei sessi e aprì alla donna ogni campo di lavoro. Ma nel dopoguerra le donne furono rispedite a casa, accusate di rubare il lavoro ai reduci! Riprendeva intanto il dibattito sul voto delle donne ma il Fascismo segnò la fine dei questo sogno e anche lo smantellamento di molte associazioni femminili. E rieccoci alla divisione ben netta dei ruoli!

IDEE DAL MONDO DELLE FEMMINE La società inglese di inizio Novecento era di certo governata da un regime patriarcale, in cui uomini illustri o come, li chiama ironicamente la scrittrice Virginia Woolf, << i professori>>, dominavano ogni argomento, quasi come se “a eccezione della nebbia […] egli controllasse ogni cosa”. Gli stessi professori che tanto si curavano di dimostrare, attraverso molteplici opere, l’inferiorità mentale, morale e fisica del sesso femminile. Ma anche a questo fatto la Woolf trova una spiegazione e la espone in maniera comprensiva e quasi compassionevole: “Poteva darsi che quando il professore insisteva un po’ troppo enfaticamente sulla inferiorità delle donne, egli non fosse preoccupato tanto della loro inferiorità, quanto della propria superiorità. […] La vita, per ambedue i sessi […] più di ogni altra cosa forse […] richiede fiducia in se stessi. Privi di fiducia in noi stessi siamo come neonati in una culla. E allora come possiamo fare a generare, nel più breve tempo possibile, questa qualità imponderabile e al tempo stesso così inestimabile? Sentendo di possedere qualche forma innata di superiorità – che si tratti di ricchezza o di rango sociale, di un naso dritto o del ritratto di un nonno a firma di Romney – perché non c’è fine ai patetici stratagemmi della fantasia umana. Da qui deriva, per un patriarca che è costretto a conquistare, che è costretto a governare, l’enorme importanza di sentire che moltissime persone, addirittura la metà della razza umana, sono per natura inferiori a lui. […] Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi dal potere magico e delizioso di riflettere la figura dell’uomo ingrandita fino a due volte le sue dimensioni normali.”