Clicca sui tondini immagine per proseguire PROSEGUIMENTO TESINA CENTRALE IDROELETTRICA DIGA BACINO OPERA DI RESTITUZIONE VALVOLA P TURBINA CONDOTTA FORZATA TRASFORMATORE ALTERNATORE A.S. 2009/10 Clicca sui tondini immagine per proseguire PROSEGUIMENTO TESINA
BACINO Il bacino e' un invaso d’acqua che si ottiene per effetto dello sbarramento del corso di un fiume. Forma e dimensioni di un bacino idrografico sono generalmente determinati dalle caratteristiche geologiche della zona, mentre la ramificazione del reticolo idrografico, ovvero la densita' dei corsi d'acqua minori, dipende in modo essenziale anche dal regime delle precipitazioni, dai tipi di suolo e di vegetazione e dall'attivita' umana.
Valvola a fuso Valvola a farfalla Valvola rotativa I tipi di valvola utilizzati nelle centrali idroelettriche sono: a Farfalla: costituite da una lente circolare che ruota attorno ad un perno girevole ad asse perpendicolare alla tubazione in cui la valvola e' inserita. Sono impiegate in impianti con salti fino a 200 m ed hanno diametri massimi di 4-5 metri. Rotative: costituite da un corpo sferico nell'interno del quale si muove un otturatore rotante, che ha la stessa sezione trasversale della condotta. L'impiego di questo tipo di valvola, che ha raggiunto diametri di 4 metri, e' adatto a salti fino a 1500-1600 m. a Fuso: l'organo otturatore di questo tipo di valvola ha la forma di un fuso che viene spostato in direzione assiale per le manovre di chiusura o apertura.
Le condotte forzate sono generalmente costituite da tubazioni metalliche in lamiera d'acciaio o in calcestruzzo armato. Sono munite in testa di organi di chiusura e sicurezza (in genere valvole a farfalla) ed al piede di organi di intercettazione (valvole rotative o a farfalla) di sicurezza delle turbine, a valle delle quali sono installati gli organi di regolazione (distributori di turbina) direttamente connessi alle stesse turbine.
Il trasformatore e' una macchina elettrica statica atta a trasferire, sfruttando il fenomeno dell'induzione elettromagnetica, energia elettrica a corrente alternata da un circuito a un altro modificandone le caratteristiche. Schematicamente un trasformatore e' costituito da due avvolgimenti, ciascuno formato da un certo numero di spire di filo di rame avvolte attorno a un nucleo di ferro di elevata permeabilita' magnetica, dei quali uno riceve energia dalla linea di alimentazione, mentre l'altro e' collegato ai circuiti di utilizzazione.
ALTERNATORE L'alternatore e' un generatore di corrente elettrica. È costituito da due parti fondamentali, una fissa e l'altra rotante, dette rispettivamente statore e rotore, su cui sono disposti avvolgimenti di rame isolati. I due avvolgimenti si dicono induttore (sul rotore) e indotto (sullo statore).
La ruota idraulica antica In breve Le turbine occupano un posto importante tra i motori. Nel caso delle turbine che sfruttano l'energia cinetica dell'acqua, il funzionamento è assicurato dalla diga posta in un livello superiore, l'acqua arriva alla turbina mediante una condotta forzata, in questo modo la turbina inizia a girare e, tramite un albero motore collegato all'alternatore, produce energia elettrica da energia cinetica. Le turbine si differenziano a seconda del dislivello a cui è sottoposta l'acqua che le fa muovere. Negli impianti idroelettrici moderni vengono costruite grandi unità in presenza di dislivelli elevati, impiegando generalmente turbine Kaplan fino a 60 metri e turbine Francis fino a 600 metri. L'impianto che dispone del dislivello maggiore (circa 1770 metri) si trova a Reisseck, in Austria, e utilizza una turbina Pelton, mentre singole unità di notevoli dimensioni sono installate nell'impianto di Itaipu, in Brasile: si tratta di 18 turbine Francis da 700 megawatt ciascuna, per una capacità complessiva di 12.600 megawatt.
FRANCIS Le turbine Francis dispongono di un distributore a pale mobili accuratamente profilate e molate, azionato da un servomotore. Le giranti Francis sono fuse in un unico pezzo di acciaio inossidabile e accuratamente lavorate. Le bussole delle pale direttrici sono in materiale autolubrificante ed i cuscinetti turbina realizzati nel rispetto assoluto della purezza dell'acqua. La turbina Francis è utilizzata per cadute e portate medie, relative a salti tra i 10 e i 250 metri. Dalla forma molto compatta, Francis assicura risultati ottimali, sia ad asse verticale che orizzontale. TURBINA FRANCIS
PELTON PELTON
KAPLAN La turbina Kaplan è costruita per piccole cadute, inferiori ai 40 metri, e grandi portate. Grazie alla doppia regolazione, elica- distributore, il suo alto rendimento viene mantenuto fino al 25% della portata nominale. Le turbine Kaplan, anch'esse disponibili sia in versione verticale che orizzontale. KAPLAN
La centrale idroelettrica trasforma l'energia idraulica di un corso d'acqua, naturale o artificiale, in energia elettrica. In linea generale lo schema funzionale comprende l'opera di sbarramento, una diga o una traversa, che intercetta il corso d'acqua creando un invaso che puo' essere un serbatoio, o un bacino, dove viene tenuto un livello pressoche' costante dell'acqua. Attraverso opere di adduzione, canali e gallerie di derivazione l'acqua viene convogliata in vasche di carico e, mediante condotte forzate, nelle turbine attraverso valvole di immissione(di sicurezza) e organi di regolazione della portata (distributori) secondo la domanda d'energia. L'acqua mette in azione le turbine e ne esce finendo poi nel canale di scarico attraverso il quale viene restituita al fiume. Direttamente collegato alla turbine, secondo una disposizione ad asse verticale o ad asse orizzontale, e' montato l' alternatore, che e' una macchina elettrica rotante in grado di trasformare in energia elettrica l'energia meccanica ricevuta turbina. L'energia elettrica cosi' ottenuta deve essere trasformata per poter essere trasmessa a grande distanza. Pertanto prima di essere convogliata nelle linee di trasmissione, l'energia elettrica passa attraverso il trasformatore che abbassa l'intensita' della corrente prodotta dall‘alternatore, elevandone pero' la tensione a migliaia di Volts. Giunta sul luogo di impiego, prima di essere utilizzata, l'energia passa di nuovo in un trasformatore che questa volta, alza l'intensita' di corrente ed abbassa la tensione cosi' da renderla adatta agli usi domestici.
Opera di restituzione L’acqua una volta passata dalle varie turbine viene restituita tramite della condotte al corso d’acqua naturale verso valle. restituzione
DIGA Opera di sbarramento di un corso d'acqua, che serve a formare un bacino o un serbatoio, dotata di opere di imbocco di gallerie o canali, di opere di sfioro dell'acqua in eccesso e di opere di scarico. Le dighe si possono dividere in due grandi categorie: diga a gravita' e dighe ad arco. Le dighe a gravita' hanno generalmente sezione verticale triangolare o trapezoidale, e sezione orizzontale ad asse rettilineo o talvolta curva. La stabilita' e la resistenza alla spinta idrostatica sono affidate unicamente al peso della costruzione.Nelle dighe ad arco la spinta idrostatica delle acque d'invaso viene trasferita, sulle pareti laterali su cui poggia la diga stessa. Con forma convessa, possono essere costruite solo per sbarrare valli non molto larghe con fianchi rocciosi. diga
La turbina Pelton è consigliata per cadute elevate, superiori ai 60 metri, combinate con portate relativamente piccole. Gli ottimi rendimenti sono mantenuti fino al 25% della portata nominale. Dotate di ruote in acciaio inox. Le turbine Pelton possono essere realizzate sia in versione orizzontale che verticale e munite da uno a quattro iniettori. Per applicazioni su acquedotti, i materiali di costruzione utilizzati sono inossidabili e non inquinanti. Le giranti in acciaio inossidabile, calcolate di volta in volta appositamente per ogni progetto, vengono fuse da fonderie specializzate e accuratamente molate a specchio per poter raggiungere gli alti livelli di rendimento che le contraddistinguono. PELTON1
FRANCIS1
La più antica e semplice turbina idraulica è la ruota idraulica, usata dapprima nell'antica Grecia e successivamente adottata nella maggior parte dell'Europa antica e medievale per la macinazione del grano. Nella sua forma più semplice consisteva in un albero verticale, con una serie di alette o palette radiali oblique, posizionato in corsi d'acqua a flusso rapido o in condotte forzate. La potenza prodotta era di circa 0,5 cavalli. La ruota idraulica orizzontale (cioè una ruota a palette radiali montata su un albero orizzontale) fu descritta per la prima volta nel I secolo a.C. dall'architetto romano Marco Vitruvio Pollione
MATERIE: Macchine a fluido Elettrotecnica Inglese Italiano Storia
Turbine ad azione PELTON: M.a.f. Turbine ad azione PELTON: La turbina in questione è costituita da una girante ad asse orizzontale o raramente ad asse verticale alla cui periferia sono fissate delle pale a forma di doppio cucchiaio che vengono investite da un getto d’acqua effluente da dei distributori. Ricevendo l’energia potenziale dell’acqua viene trasformata in energia cinetica, quindi essa appartiene alla categoria di turbine ad azione. Usata per salti non inferiori a 1000 metri, essa è pressochè fusa in un unico pezzo dove all’interno non vi devono essere bolle o cricche interne, in quanto sottoposta a grosse forze e masse d’acqua, potrebbe cedere e quindi rompersi. Suo peso minino è di 20 tonnellate
Elettrotecnica Motore in c.c. Il motore in corrente continua (brevemente motore in CC) è stato il primo motore elettrico realizzato, ed è tuttora utilizzato ampiamente per piccole e grandi potenze, inoltre tale motore può funzionare da dinamo. Sono a corrente continua (o comunque alimentabili in corrente continua) numerosi motori di piccola potenza per usi domestici, come anche motori per trazione ferroviaria e marina della potenza di molte centinaia di kW Motore CC a magneti permanenti: Sono i motori elettrici piu classici e semplici da costruire, ma che possono essere alimentati solo da correnti continue o pilotati da impianti elettronici. Non sono realizzabili per grosse potenze in quanto il peso dei magneti permanenti diventerebbe insostenibile. Motore a spazzole: Il classico motore in corrente continua ha una parte che gira detta appunto rotore o anche armatura e una parte che genera un campo magnetico fisso detta statore. Un interruttore rotante detto commutatore o collettore a spazzole inverte due volte ad ogni giro la direzione della corrente elettrica che percorre i due avvolgimenti generando un campo magnetico che entra ed esce dalle parti arrotondate dell'armatura. Nascono forze di attrazione e repulsione con i magneti permanenti fissi. La velocità di rotazione dipende da: Tensione applicata. Corrente assorbita dal rotore. Carico applicato. La coppia generata è proporzionale alla corrente ed il controllo più semplice agisce sulla tensione d'alimentazione. Tutti i motori CC (a magneti permanenti e non) hanno un comportamento reversibile: diventano generatori di corrente continua se si fa ruotare l’albero. Si può allora prelevare l'energia elettrica prodotta collegandosi alle spazzole. Inoltre da questo si può intuire la sua capacità di agire anche da freno, talvolta usato anche per il recupero dell'energia nei mezzi ibridi; nel caso più semplice collegando alle spazzole un resistore, l'energia meccanica trasmessa all'albero si dissipa in calore su questo resistore. Riassumendo si può affermare che il motore CC ha tutte le funzioni necessarie per un mezzo mobile: oltre alla funzione di motore può recuperare l'energia funzionando da dinamo quando serve l'azione frenante o agire semplicemente da freno.
Il suo limite principale è nella necessità del commutatore a spazzole: Le spazzole sono in grafite, mentre nei piccoli servomotori e nei tipi utilizzati nei lettori CD/DVD o registratori a cassette sono in lega metallica bianca. La differenza è nella frequenza della loro sostituzione, infatti nelle macchine utensili come smerigliatrici o trapani, si utilizzano spazzole in grafite, perché è molto semplice e veloce sostituirle, le spazzole in metallo, sono usate su apparecchi dove risulta scomodo o non conveniente cambiarle, come nei motori d'avviamento dei mezzi di trasporto. Le spazzole pongono un limite alla massima velocità di rotazione: maggiore è la velocità e più forte è la pressione che bisogna esercitare su di esse per mantenere un buon contatto, comunque i motori universali usati negli aspirapolvere e negli elettroutensili portatili (trapani, mole, ect.) possono raggiungere i 3.500-4.500 giri al minuto. Tra spazzole e collettore, nei momenti di commutazione, si hanno transitori di apertura degli avvolgimenti induttivi e quindi scintillio, attenuabile con l'anticipazione della commutazione dei vari avvolgimenti rotorici (le spazzole devono essere ruotate assialmente in anticipo rispetto alla rotazione dell'indotto), soluzione applicabile per motori che devono ruotare sempre in una sola direzione. Queste scintille comportano disturbi elettrici sia irradiati nell'ambiente circostante che trasmessi al generatore di tensione (che alimenta il motore); questi disturbi, in determinati settori di impiego, possono causare problemi di compatibilità elettromagnetica; è possibile attenuarli tramite dei filtri. La presenza di avvolgimenti elettrici sul rotore ha anche due aspetti negativi: Se il motore è di grossa potenza si hanno dei problemi di smaltimento del calore (gli avvolgimenti si riscaldano per effetto Joule e il campo magnetico alternato nel nucleo del rotore genera altre perdite, causate da isteresi magnetica e correnti parassite nel nucleo stesso, e quindi altro calore. Gli avvolgimenti appesantiscono il rotore (aumenta il momento d'inerzia): se il motore deve rispondere con rapidità e precisione (come avviene nelle automazioni industriali e nella robotica) il controllo diventa più complesso; per piccole potenze (da 1 a 200W) e servocontrolli a volte si usano particolari tipi di motori con rotore con avvolgimenti a forma di bicchiere e privo del nucleo di ferro, detti "ironless": hanno bassa inerzia e rendimento elettrico più elevato dei loro corrispondenti con rotore avvolto su nucleo di ferro.
INGLESE: Petrol Engine: CLICK ON VIDEO The core of an engine is the cylinder. The piston move up and down inside the cylinder. Have a for stroke:
IS COMPOSED:
ITALIANO LUIGI PIRANDELLO Nacque ad Agrigento nel 1867. Grazie a esso, cambia il modo di fare teatro (teatro moderno) I suoi due più famosi romanzi sono: Fu Mattia Pascal 1904 (parla di Mattia che perde l’identità e finge un secondo omicidio) Uno nessuno e centomila 1926 (parla del naso storto del marito, di cui la moglie se ne accorge solo dopo anni e glielo fa notare, lui dice che è nessuno e centomila in quanto tutti lo vedono in maniera diversa. RELATIVISMO PIRANDELLIANO: Gli uomini nascono liberi ma il Caso interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta: l'uomo nasce in una società precostituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso: solo per l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può capire né gli altri né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando - consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente - una maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e inconoscibili. Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e centomila: Uno: perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari; Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano; Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha 100.000 personalità invero non ne possiede nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo vero "io".
Esso dice che non esiste una una verità assoluta, ma esistono tante verità. E’ convinto che accettando le cose che la società ci impone, noi perdiamo una parte della nostra personalità, nel senso che non riusciremo mai ad essere noi stessi. Ognuno di noi porta una sorta di “maschera” nella vita. Quest’ultima fa accettare situazioni che il nostro spirito non accetterebbe, però senza questa “maschera” non saremmo accettati. Altre sue composizioni sono: - Così è se vi pare: Parla della signora Frola ed il signor Ponza, suo genero. La vita di una tranquilla cittadina di provincia viene scossa dall'arrivo di un nuovo impiegato,il Signor Ponza, e della suocera, la Signora Frola, scampati ad un terribile terremoto nella Marsica. Si mormora, tuttavia, che assieme ai due sia giunta in città anche la moglie del nuovo arrivato, anche se nessuno l'ha mai vista. Il signor Ponza vive con la moglie all'ultimo piano di un caseggiato periferico, mentre la suocera vive in un elegante appartamentino. Il trio viene così coinvolto nelle chiacchiere del paese, che vedono il signor Ponza come un "mostro" che impedisce alla suocera di vedere la figlia tenuta chiusa a chiave in casa. Il superiore del signor Ponza, il consigliere Agazzi, si reca perciò dal prefetto affinché metta in luce la verità e chiarisca la vicenda. Questa richiesta, comunicata alla moglie e ad altri conoscenti riuniti in casa del consigliere, provoca l'ilarità dello scettico cognato Laudisi, che difende i nuovi arrivati dalla curiosità del paesino affermando l'impossibilità a conoscere gli altri e, più in generale, la verità assoluta. La signora Frola è quindi sottoposta ad un vero e proprio interrogatorio sulla vita della sua famiglia. Per sottrarsi dall'inchiesta che la colpisce direttamente, giustifica l'esagerata possessività del genero nei confronti della moglie. Anche il signor Ponza è sottoposto al medesimo interrogatorio, durante il quale dichiara la pazzia della suocera. A suo dire essa è impazzita a causa della morte della figlia Lina, sua prima moglie, e si è convinta che Giulia (seconda moglie) sia in realtà la figlia ancora viva. Per questo lui e la moglie, per tener viva l'illusione della donna, hanno dovuto prendere una serie di precauzioni che hanno insospettito gli abitanti del paese. Sconcertati dalla rivelazione, i presenti sono tuttavia rassicurati dalle parole del signor Ponza. Successivamente, però, entra la signora Frola che, resasi conto di essere stata trattata come una pazza, rivolge la stessa accusa al genero: lui è pazzo, almeno nel considerare Giulia come seconda moglie. Afferma che, dopo la lunga assenza della moglie in una casa di cura, egli non l'avesse più riconosciuta, e non l'avrebbe più accettata in casa se non si fossero svolte delle seconde nozze, come se si trattasse di una seconda donna. Tutti sono sbalorditi, non sapendo più cosa pensare, eccetto Laudisi che prorompe in una sonora risata. La ricerca delle prove per determinare la verità è in realtà l'occasione per Laudisi di svelare il senso di quest'opera: egli polemizza con la fiducia affidata ai "dati di fatto" e rivendica uguale realtà al "fantasma" della costruzione soggettiva, affermando in questo modo l'insolubilità dell'enigma. Può essere di esempio il dialogo di quest'ultimo con la propria immagine riflessa nello specchio: « Eh caro! chi è il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico TU! e tu col dito indichi me. Va là che, a tu per tu, ci conosciamo bene noi due. Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono... Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? senza badare al fantasma che portano con sè, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! e credono che sia una cosa diversa. »Nel tentativo di risolvere l'enigma, il consigliere Agazzi organizza un incontro tra suocera e genero: ne derivano scene di concitata violenza, in cui il signor Ponza aggredisce la suocera urlandole in faccia la verità. Dopo si scuserà per questo suo atteggiamento dicendo che era necessario fare la parte del pazzo per mantenere viva l'illusione della signora Frola. Nell'ultimo atto, dopo una vana ricerca di prove certe tra i superstiti del terremoto, viene condotta a casa di Agazzi la moglie del signor Ponza, l'unica in grado di risolvere la questione mettendo a conoscenza di tutti la verità. Quest'ultima, con il viso coperto da un velo nero, afferma di essere al contempo sia la figlia della signora Frola che la seconda moglie del signor Ponza mentre di sé afferma di non essere nessuna: "io sono colei che mi si crede". Interviene così Laudisi, dopo una risata, che dice, con uno sguardo di sfida derisoria: "Ed ecco, o signori, come parla la verità! Siete contenti?"
-Il treno ha fischiato: Il treno ha fischiato è una novella di Luigi Pirandello pubblicata nel 1914 sul Corriere della sera e successivamente inserita nella raccolta Novelle per un anno. Il protagonista Belluca, un impiegato mansueto, sottomesso, metodico e paziente viene sottoposto a pressioni sia nell'ambito familiare che lavorativo. A lavoro, infatti, è sottoposto a mobbing in quanto il capoufficio gli dà da svolgere sempre del lavoro in più, che non rientra nella sue mansioni e quindi nella sua retribuzione. Una notte, dopo aver sentito il fischio di un treno, si ribella alle angherie del capoufficio producendosi in un imprecisato vaniloquio. Con queste reazioni, fuori dagli schemi della società, i suoi colleghi lo ritengono pazzo e lo fanno rinchiudere direttamente nell'ospizio. Nella novella l'ordine cronologico è invertito. Non si va dalla normalità alla pazzia ma dalla pazzia dobbiamo risalire alle cause che l'hanno determinata che affondano nella probabile normalità. Il fischio del treno (che sarebbe il treno della Fantasia) rappresenta un modo per uscire dalla quotidianità. A differenza degli altri personaggi pirandelliani lui non cerca di crearsi un'altra vita (Mattia Pascal in Il fu Mattia Pascal) o è in ribellione continua con tutte le regole della società (Moscarda in Uno, nessuno e centomila), ma ritorna semplicemente a condurre la sua vita nello stesso modo di prima, solo che ogni tanto si concede qualche viaggio con la mente. Sei personaggi in cerca d’autore: Dramma più famoso di Luigi Pirandello. Esso fu rappresentato per la prima volta il 9 maggio 1921 Dopo aver raccontato la loro vicenda, i sei personaggi convincono il capocomico a rappresentarla, rifiutando però l'assegnazione delle parti ai vari attori: essi vogliono rappresentare di persona il loro dramma. Subito viene sollevato un problema dal capocomico: l'assenza di madama Pace, fondamentale per la scena nell'atelier. Il padre offre subito una soluzione: ricreare l'atelier in modo che madama Pace sia attratta sulla scena. Infatti appare subito dopo la madama, con grande spavento da parte di tutti gli attori, che scappano urlando. Iniziano subito la scena in cui, con una parlata mezzo italiana e mezzo spagnola, la madama annuncia alla figliastra l'arrivo di un cliente (il padre), fino all'arrivo del padre. Il capocomico, convinto dell'effetto della scena, fa subito provare agli attori. A causa dell'eccessiva artificiosità della rappresentazione, però, la figliastra scoppia in fragorose risate, convincendo il capocomico a permettere che i personaggi stessi rappresentino se stessi sulla scena. La rappresentazione continua fino all'arrivo della madre e all'arrivo di questa nella casa del padre con i tre figli. Nell'ultima scena, per cui è allestito un giardino, la madre scopre la bambina affogata nella vasca e, presa da orrore, scorge dietro un albero la figura del giovinetto che, con occhi da pazzo, vede la sorella morta con una rivoltella nascosta nella tasca. All'improvviso parte un colpo di rivoltella e il grido di disperazione della madre. Allo sconcerto degli attori, che non sanno se il ragazzo sia morto o meno, il padre grida la verità di quegli avvenimenti. Il capocomico, indispettito dagli ultimi avvenimenti e per la giornata di prove perduta, ordina all'elettricista di spegnere tutto e licenzia tutti. Ma dietro il fondo, in cui erano i personaggi per soccorrere il giovinetto e la bambina, si accende come per errore una luce verde che proietta le loro ombre sul capocomico, il quale scappa terrorizzato. Spento il riflettore escono dal fondo il padre, la madre e il figlio, che si fermano in mezzo alla scena. Ultima ad uscire è la figliastra che, ripetendo la sua perdizione, corre verso le scalette e con una stridula risata rivolta agli altri scompare dalla scena.
STORIA: IL FASCISMO: Movimento dei fasci di combattimento nasce nel 1919 e si concretizza nel 1921 con a capo Benito Mussolini. I giovani fascisti fanno molti morti per riportare l’ordine nel paese, con metodi violenti (olio di ricino) aspetto umiliante. In due anni seicento morti, al governo fanno comodo in quanto tamponarono i casini, pensando in secondo momento di arrestarli. Nel 1921 il partito fascista ha già troppi consensi. Nel 1922 la marcia su Roma, ovvero qualche migliaio di fascisti male armati per prendere il potere. Il primo ministro chiede al Re Vittorio Emanuele III di firmare lo stato di assedio, firmò ma poi convocò Mussolini per formare un nuovo governo, sperando di restare a governare assieme a lui, invece verrà messo da parte! DELLITTO MATTEOTTI: 1922 Mussolini è sempre dell’idea che il potere vada ai più potenti. 1923: legge acerbo, il partito che avrebbe ricevuto i 2/3 della maggioranza era come se avesse ottenuto quella assoluta. 1924: si tengono le elezioni sorvegliate dai fascisti, i quali controllarono ogni singolo voto. Solo Matteotti ebbe il coraggio di denunciare questo grande imbroglio. Nel giugno del 1924, dopo la denuncia Matteotti sparì. Dopo questo fatto, la gente aspetta che il duce Parli… Matteotti verrà ritrovato cinque mesi dopo. Mussolini il 03/01/1925 si presenta in parlamento per parlare del delitto e ammettere le sue colpe, mentre i parlamentari e deputati corrotti fanno finta di non sentire, pronunciò le parole: << RIVENDICO GONI RESPONSABILITA’ MORALE, POLITICA E CIVILE>> Il parlamento non pronuncia parola e da quel momento in Italia iniziò la dittatura il 03/01/1925. Viene sciolto qualsiasi partito politico, i sindacati, abolito lo sciopero, abolita qualsiasi forma di opposizione, istituita la censura e formata la OVRA (polizia fascista)