(Trieste, archivio privato Teresa Vivante)

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Transcript della presentazione:

(Trieste, archivio privato Teresa Vivante) Pagine del Memoriale in cui Laura descrive il viaggio in treno verso Auschwitz (Trieste, archivio privato Teresa Vivante)

Vagone piombato La mattina del 22 febbraio 1944 Laura e i suoi vengono trasferiti da Fossoli alla stazione di Carpi e fatti salire su un convoglio di vagoni bestiame. Per cinque giorni e quattro notti, viaggiano con poco cibo e senz’acqua nel vagone piombato attraverso Austria, Cecoslovacchia, Polonia fino ad Auschwitz. Scrive Laura: [Sul percorso tedesco, dall'Austria in poi, ad ogni fermata si protendono oltre il finestrino ferrovieri locali ad offrirsi di cambiare la moneta: 10 a 1. Hanno prati]ca di convogli e fanno buoni affari. Sono nervosa per Claudio, che sembra non aver mai fatto altro che il sensale e lo tiro per la giacca, facendo innervosire lui pure. Un episodio gentile ad una stazioncina in Polonia, di notte. Sono al finestrino con Claudio ed altri: una voce da fuori chiede: "Chi siete?" “Italiani" rispondo; "ebrei" soggiunge un altro. Una mano si protende all'interno porgendoci un pacchetto, pane e cipolle: sarà forse stata la cena dell'offerente. Arriva il sabato sera, notte; ci si ferma. Qualcuno aveva spiegato le località passate e ci aveva parlato della Polonia. Il treno si ferma e vediamo [tutt'attorno immensi campi con luci abbrunate, quasi una città durante l'oscuramento.]

La deportazione in treno da Fossoli ad Auschwitz via Brennero

Pagine del Memoriale in cui Laura descrive la vita nel F.K.L. (Trieste, archivio privato Teresa Vivante)

F.K.L. (Frauen Konzentration Lager) Il 26 febbraio 1944 il treno arriva ad Auschwitz. Laura viene separata dal padre e dal fratello, poi anche dalla madre. Non li rivedrà più. Nel F.K.L. viene spogliata, rasata, costretta a farsi una doccia e a rivestirsi con abiti e scarpe spaiati in dotazione agli internati. Così descrive la vita nel lager femminile: [Così mi lavavo] quando potevo. Si rientrava nel blocco, ci si spogliava, si metteva sotto il pagliericcio mantello, vestito e calze bagnati e la mattina successiva si tornava ad indossarli ancora bagnati. Talvolta alla sera ci veniva a trovare la dott. Bianca Morpurgo, triestina, essendo dottoressa era a posto e ci diceva: "Ragazze, non fatevi illusioni, altri campi di donne non ci sono, se le vostre mamme non son con voi vuol dire che sono state bruciate". Ci apriva gli occhi insomma, e noi non volevamo credere dapprima, poi lentamente ci siamo convinte.

Auschwitz Auschwitz venne inizialmente fondato come campo di concentramento e di smistamento dei prigionieri di origine polacca e non specificatamente per lo sterminio del popolo ebraico. La Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942 di fatto decise la sorte del popolo ebraico (e di altre minoranze) e diede avvio alla fase più brutale dell’Olocausto. Per quella data ad Auschwitz era stato reso pienamente operativo ed efficiente il grande complesso di sterminio di Birkenau.

Pagine del Memoriale in cui Laura descrive la vita ad Auschwitz (Trieste, archivio privato Teresa Vivante)

Nel campo Laura viene internata ad Auschwitz con il numero di matricola 75676 per undici mesi dal febbraio del 1944 fino alla liberazione del campo, il 27 gennaio 1945 (L.Picciotto Fargion, Il libro della memoria, Mursia 1991, p.299). Nell’ultima pagina del Memoriale, una Laura stremata dagli stenti scrive: [Stella Valabrega ed io siamo rimaste sole nella coia dove di] solito si stava in 5 di notte e in 10 di giorno. Stella ha cominciato a raccontarmi una storia di un tale che le faceva la corte, ed io (mi dispiace ancora se ci ripenso) mi sono addormentata. Alcune delle ragazze ebree erano veramente brave: capaci di fare il digiuno nonostante la fame e la debolezza. Ed ho trovato questo: chi era più forte nella propria fede, rispettava la mia; e chi invece mi prendeva in giro e mi chiedeva: "ma a che ti serve essere battezzata?" non era ben convinta neanche della propria religione. C'era Alda Levi, per esempio, che vedendo alle finestre delle stanze delle Blokove i loro veli per tendine, spiegandomi di che si trattava, mi diceva: "Vedi, non può succederci niente di male, perché il Signore ci è vicino" e mi faceva bene sentirla parlare così.