PARROCCHIA S. GIACOMO MAGGIORE

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Transcript della presentazione:

PARROCCHIA S. GIACOMO MAGGIORE CATECHESI III PARTE Spunti di riflessione dall’Enciclica LUMEN FIDEI del Sommo Pontefice Francesco UN VARCO DI LUCE NELLE TENEBRE La “prima Parola”

PAPA FRANCESCO E I COMANDAMENTI Udienza generale 18 set 2013 I dieci Comandamenti: ci indicano una strada da percorrere per maturare, per avere dei punti fermi nel nostro modo di comportarci. E sono frutto della tenerezza, dell’amore stesso di Dio che ce li ha donati. Voi potrete dirmi: ma sono dei comandi! Sono un insieme di “no”! Io vorrei invitarvi a leggerli – forse li avete un po’ dimenticati – e poi di pensarli in positivo. Vedrete che riguardano il nostro modo di comportarci verso Dio, verso noi stessi e verso gli altri, proprio quello che ci insegna una mamma per vivere bene.

PAPA FRANCESCO E I COMANDAMENTI Udienza generale 18 set 2013 Ci invitano a non farci idoli materiali che poi ci rendono schiavi, a ricordarci di Dio, ad avere rispetto per i genitori, ad essere onesti, a rispettare l’altro… Provate a vederli così e a considerarli come se fossero le parole, gli insegnamenti che dà la mamma per andare bene nella vita. Una mamma non insegna mai ciò che è male, vuole solo il bene dei figli, e così fa la Chiesa.   

Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù; non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai (Es 20,2-5) [Cf Dt 5,6-9]. Sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto" (Mt 4,10).

PRIMO COMANDAMENTO Il primo comandamento esprime la duplicità dell’amore: l’amore a Dio e l’amore al prossimo per amore a Dio. Questo amore si chiama carità e designa una delle virtù teologali, il cui atto è l’amore a Dio e agli altri attraverso Dio.

Ravasi su Famiglia Cristiana Il primo comandamento è un invito a scoprire dietro l'aspetto del prossimo il profilo di Dio. Dobbiamo amare l'uomo, “immagine di Dio” e luogo dell'incontro vivo con Dio. Infatti, il Signore stesso ha così confessato al suo popolo: «Quando Israele era giovinetto io l'ho amato, io gli insegnavo a camminare tenendolo per mano, avevo cura di lui, ero per lui come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi inchinavo su di lui per dargli da mangiare». (Osea 11,1.3-4).

PRIMO COMANDAMENTO La carità è un dono infuso dallo Spirito Santo in coloro che sono costituiti figli adottivi di Dio (cfr. Rm 5, 5). La carità deve crescere durante la vita sulla terra per azione dello Spirito Santo e con la nostra cooperazione: crescere in santità equivale a crescere in carità. La santità non è altro che la pienezza della filiazione divina e della carità. Questa può anche diminuire a causa del peccato veniale e si può perdere col peccato grave. La carità si esprime a Dio, agli altri (per amore a Dio), a se stessi (per amore a Dio).

L’AMORE A DIO a) Averlo come fine ultimo di tutto ciò che facciamo. Agire in tutto per amore a Lui e per la sua gloria: «Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1 Cor 10, 31). Non deve esserci un fine superiore a questo.

L’AMORE A DIO Nessun amore vero può essere posto al di sopra dell’amore a Dio: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me» (Mt 10, 37): non può esistere un vero amore che escluda o posponga l’amore a Dio.

L’AMORE A DIO b) Compiere la Volontà di Dio con le opere: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21). La Volontà di Dio è che siamo santi (cfr. 1 Ts 4, 3), che seguiamo Cristo (cfr. Mt 17, 5) osservando i suoi comandamenti (cfr. Gv 14, 21). Compierla anche quando richiede sacrificio: «non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22, 42).

L’AMORE A DIO 3) Corrispondere al suo amore per noi. Egli ci ha amato per primo, ci ha creati liberi e ci ha fatti suoi figli (cfr. 1 Gv 4, 19). Il peccato sta nel rifiutare l’amore di Dio (CCC 2094), però Lui è disposto a perdonarci sempre, a donarsi a noi sempre. «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4, 10; cfr. Gv 3, 16). «Mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). «Per corrispondere a tanto amore ci si richiede una totale donazione del corpo e dell’anima». Non è un sentimento, ma una determinazione della volontà.

Ravasi su Famiglia Cristiana Il primo comandamento è un atto d'accusa contro l'indifferenza in cui vive la società del benessere: Dio non è combattuto o cancellato, ma semplicemente dimenticato e ignorato. È il trionfo d'un ateismo comodo che rifiuta i grandi orizzonti, che fa abbandonare l'ansia della ricerca, l'inquietudine della coscienza per curvarsi solo su interessi limitati, per affidarsi solo a piccole e pallide lampade anziché lasciarsi guidare dallo sfolgorare del sole, come diceva S. Agostino.

Io sono il Signore tuo Dio: non avrai altri dei di fronte a me Duplicità dell’amore: l’amore a Dio e l’amore al prossimo per amore a Dio - carità- Averlo come fine ultimo Compiere la Sua Volontà Corrispondere al suo amore per noi.

L’AMORE A DIO L’amore a Dio induce a cercare un rapporto personale con Lui che alimenta l’amore, ed ha diversi aspetti:

L’ADORAZIONE E’ l'atto principale. Adorare Dio, è riconoscerlo come Dio, come il Creatore e il Salvatore, il Signore e il Padrone di tutto ciò che esiste, l'Amore infinito e misericordioso. "Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai" (Lc 4,8), dice Gesù, citando il Deuteronomio [Cf Dt 6,13], la disposizione fondamentale dell’uomo che si riconosce creatura davanti al suo Creatore» (CCC 2628).

L’ADORAZIONE È l’atteggiamento di fondo della religione (CCC 2095). «Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto» (Mt 4, 10). L’adorazione a Dio libera dalle diverse forme di idolatria, che portano alla schiavitù.

LA PREGHIERA Gli atti di fede, di speranza e di carità prescritti dal primo comandamento si compiono nella preghiera. L'elevazione dello spirito verso Dio è un'espressione della nostra adorazione di Dio: preghiera di lode e di rendimento di grazie, d'intercessione e di domanda.

LA PREGHIERA La preghiera è una condizione indispensabile per poter obbedire ai comandamenti di Dio. Bisogna "pregare sempre, senza stancarsi" (Lc18,1).

IL SACRIFICIO E' giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di implorazione e di comunione: "Ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio" [Sant'Agostino, De civitate Dei, 10, 6].

IL SACRIFICIO Per essere autentico, il sacrificio esteriore deve essere espressione del sacrifico spirituale: "Uno spirito contrito è sacrificio..." (Sal 51,19). I profeti dell'Antica Alleanza spesso hanno denunciato i sacrifici compiuti senza partecipazione interiore [Cf Am 5,21-25] o disgiunti dall'amore del prossimo [Cf Is 1,10-20 ]. Gesù richiama le parole del profeta Osea: "Misericordia voglio, non sacrificio" ( Mt 9,13; Mt 12,7 ) [Cf Os 6,6 ].

Ravasi su Famiglia Cristiana Il primo comandamento è un invito alla coerenza gioiosa nella vita. Perciò il culto e la fedeltà che si danno a Dio non devono essere simili alla tassa versata con amarezza al fisco di Cesare (Mt 22,21)

IL SACRIFICIO L'unico sacrificio perfetto è quello che Cristo ha offerto sulla croce in totale oblazione all'amore del Padre e per la nostra salvezza [Cf Eb 9,13-14 ]. Unendoci al suo sacrificio, possiamo fare della nostra vita un sacrificio a Dio.

PROMESSE E VOTI In parecchie circostanze il cristiano è chiamato a fare delle promesse a Dio. Il Battesimo e la Confermazione, il Matrimonio e l'Ordinazione sempre ne comportano.

PROMESSE E VOTI Per devozione personale il cristiano può anche promettere a Dio un'azione, una preghiera, un'elemosina, un pellegrinaggio, ecc. La fedeltà alle promesse fatte a Dio è una espressione del rispetto dovuto alla divina Maestà e dell'amore verso il Dio fedele.

PROMESSE E VOTI Il voto è un atto di devozione, con cui il cristiano offre se stesso a Dio o gli promette un'opera buona. Mantenendo i suoi voti, egli rende pertanto a Dio ciò che a lui è stato promesso e consacrato. Gli Atti degli Apostoli ci presentano san Paolo preoccupato di mantenere i voti da lui fatti [Cf At 18,18; At 21,23-24 ].

PROMESSE E VOTI La Chiesa riconosce un valore esemplare ai voti di praticare i consigli evangelici: [Cf Codice di Diritto Canonico, 654] Si rallegra la Madre Chiesa di trovare nel suo seno molti uomini e donne, che seguono più da vicino l'annientamento del Salvatore

CONSIGLI EVANGELICI Papa Benedetto XVI richiama la donazione della propria vita da parte di quanti sono stati chiamati a ripresentare nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù, vergine, povero ed obbediente, il Consacrato del Padre”. Consacrazione di Cristo, consacrazione di Maria, consacrazione di tutti coloro che si pongono nella sequela di Gesù per amore del Regno di Dio”. Festa Presentazione al Tempio 2 febbr 201

CONSIGLI EVANGELICI I consigli evangelici sono mezzi suggeriti da Gesù Cristo nel santo Vangelo per giungere alla cristiana perfezione: la povertà volontaria, la castità perpetua, e l’obbedienza. Essi facilitano l’osservanza dei comandamenti, perché ci aiutano a distaccare il cuore dall’amor della roba, dai piaceri e dagli onori, e cosi ci allontanano dal peccato.

CONSIGLI EVANGELICI Sono le componenti determinanti di una vita impegnata nella sequela radicale di Cristo: povertà, castità ed obbedienza

POVERTA’ Chi vuol seguire Cristo in modo radicale, deve decisamente rinunciare ai beni materiali. Deve, però, vivere questa povertà a partire da Cristo, come un diventare interiormente libero per Dio e per il prossimo. Per tutti i cristiani, ma specialmente per i sacerdoti, i religiosi e le religiose, per i singoli come pure per le comunità, la questione della povertà e dei poveri deve essere sempre di nuovo oggetto di un severo esame di coscienza. BENEDETTO XVI 8 SETTEMBRE 2007

CASTITA’ Per comprendere bene che cosa significhi castità, dobbiamo partire dal suo contenuto positivo. Lo troviamo ancora una volta guardando a Gesù Cristo. Gesù ha vissuto in un duplice orientamento: verso il Padre e verso il prossimo. Sacerdoti, religiosi e religiose non vivono senza connessioni interpersonali. Con il voto di castità nel celibato non si consacrano all’individualismo o ad una vita isolata, ma promettono solennemente di porre totalmente e senza riserve al servizio del Regno di Dio gli intensi rapporti di cui sono capaci e che ricevono come un dono. BENEDETTO XVI 8 SETTEMBRE 2007

OBBEDIENZA Gesù ha vissuto tutta la sua vita, dagli anni nascosti a Nazareth fino al momento della morte in croce, nell’ascolto del Padre, nell’obbedienza verso il Padre Ascoltare Dio ed obbedirgli non ha niente a che fare con costrizione dall’esterno e perdita di se stesso. Solo entrando nella volontà di Dio raggiungiamo la nostra vera identità. La testimonianza di questa esperienza è oggi necessaria al mondo proprio in rapporto al suo desiderio di "autorealizzazione" e "autodeterminazione". BENEDETTO XVI 8 SETTEMBRE 2007

S.IGNAZIO DI LOYOLA Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me l’hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi soltanto il tuo amore e la tua grazia, e sono ricco abbastanza, né chiedo alcunché d’altro" (Eb 234).

FEDE, SPERANZA E CARITA’ Nell'esplicita affermazione divina: "Io sono il Signore tuo Dio" è incluso il comandamento della fede, della speranza e della carità. Se noi riconosciamo infatti che egli è Dio, e cioè eterno, immutabile, sempre uguale a se stesso, affermiamo con ciò anche la sua infinita veracità.

FEDE, SPERANZA E CARITA’ Se egli inoltre è Dio, noi ne riconosciamo l'onnipotenza, la bontà, i benefici; di qui l'illimitata fiducia e la speranza. E se egli è l'infinita bontà e l'infinito amore, come non offrirgli tutta la nostra dedizione e donargli tutto il nostro amore? Ecco perché nella Bibbia Dio inizia e conclude invariabilmente i suoi comandi con la formula: "Io sono il Signore"" [Catechismo Romano, 3, 2, 4].

LA FEDE Il primo comandamento ci richiede di nutrire e custodire la nostra fede con prudenza e vigilanza e di respingere tutto ciò che le è contrario. La fede è un dono di Dio, una luce nell’intelligenza che ci permette di conoscere la verità che Dio ha rivelato e assentire ad essa. Contro la fede: l’ateismo, l’indifferentismo religioso, l’eresia, l’apostasia, lo scisma, ecc. (cfr. CCC 2089).

CONTRO LA FEDE L' eresia è "l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, l' apostasia è "il ripudio totale della fede cristiana“ lo scisma è "il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetta"

LA SPERANZA Quando Dio si rivela e chiama l'uomo, questi non può rispondere pienamente all'amore divino con le sue proprie forze. Deve sperare che Dio gli donerà la capacità di contraccambiare il suo amore e di agire conformemente ai comandamenti della carità. La speranza è l'attesa fiduciosa della benedizione divina e della beata visione di Dio; è anche il timore di offendere l'amore di Dio. ì

CONTRO LA SPERANZA La disperazione della propria salvezza La presunzione che la misericordia divina perdonerà i peccati senza conversione né contrizione o senza il ricorso al sacramento della Penitenza Porre la speranza della felicità ultima in qualcosa che è al di fuori di Dio.

LA SPERANZA La speranza ci accompagna nella vita: i primi cristiani la dipingevano come un'ancora che ti aiuta nella vita".  "Ci sono momenti difficili nella vita ma con la speranza l'anima va avanti". Ognuno di noi può pensare al tramonto della sua vita, perché tutti avremo un tramonto e chiedersi dove è ancorato il mio cuore. E se non è ancorato bene ancoriamolo a quella riva, perché sappiamo che non delude".  Papa Francesco: Roma, 01 Novembre 2013

LA SPERANZA Maria e' la madre della speranza, l'icona più espressiva della speranza cristiana'' La sua vita e' un'insieme di atteggiamenti di speranza - Dal 'si' al momento dell'Annunciazione, Maria non sapeva come potesse diventare madre ma si e' affidata totalmente al mistero che stava per compiersi. Ed e' diventata la donna dell'attesa e della speranza Papa Francesco: Roma, 21 nov

IL PAPA E LA SPERANZA La speranza si nutre di ascolto, contemplazione, pazienza perché i tempi del Signore maturino'‘. Ai piedi della Croce Maria è donna del dolore e al contempo della vigilante attesa di un mistero che sta per compiersi. Tutto sembrava veramente finito, con la speranza spenta, ma Lei in quel momento avrebbe potuto dire ricordando le promesse dell'Annunciazione: 'Questo non e' vero sono stata ingannata'''. Eppure Maria è ''beata perché ha creduto'‘, per questa ''sua fede vede sbocciare il futuro nuovo e attende con speranza il domani di Dio'‘. Papa Francesco: Roma, 21 nov 2013

LA CARITA’ La fede nell'amore di Dio ci invita a rispondere alla carità divina con un amore sincero. Qualunque peccato è contrario alla carità. Però si oppongono direttamente ad essa il rifiuto di Dio e la tiepidezza, cioè non volerlo amare con tutto il cuore.

Ravasi su Famiglia Cristiana Il primo comandamento è un atto d'accusa contro le immagini errate di Dio che noi ci costruiamo. Ridotto a un oggetto che possiamo manipolare secondo i nostri interessi, Dio è diventato, come scriveva Bonhöffer (un credente martire nei campi di concentramento nazisti) un “tappabuchi” o una Medusa che cambia secondo la nostra volontà. E invece, «io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, non il Dio dei morti, ma dei vivi!» (Mt 22,32). La scena di luce è tutta riassunta nella preghiera di Mosè: «Mostrami il tuo volto, o Signore!» (Es 33,18).

Ravasi su Famiglia Cristiana Il primo comandamento è un invito alla conoscenza di Dio. Il "conoscere" nella Bibbia è il verbo dell'amore sponsale: una conoscenza, quindi, fatta di intelligenza, di volontà, di passione, di sentimento e di azione. Non basta conoscere Dio, bisogna riconoscerlo, cioè amarlo. Magari anche attraverso un lungo itinerario di ricerca: anche per Israele Dio è una luce che si svela lentamente Fino alla pienezza del Cristo, “stella del mattino” (Apocalisse 2,28).

PRIMO COMANDAMENTO   Il primo comandamento vieta di onorare altri dèi, all'infuori dell'Unico Signore che si è rivelato al suo popolo. Proibisce la superstizione e l'irreligione. La superstizione rappresenta, in qualche modo, un eccesso perverso della religione; l'irreligione è un vizio opposto, per difetto, alla virtù della religione.

LA SUPERSTIZIONE La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone. Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che rendiamo al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un'importanza in qualche misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie.

LA SUPERSTIZIONE Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione [Cf Mt 23,16-22 ].

L’IDOLATRIA Il primo comandamento condanna il politeismo. Esige dall'uomo di non credere in altri dèi che Dio, di non venerare altre divinità che l'Unico. La Scrittura costantemente richiama a questo rifiuto degli idoli che sono "argento e oro, opera delle mani dell'uomo", i quali "hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono...".

L’IDOLATRIA Questi idoli vani rendono l'uomo vano: "Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Sal 115,4-5;8)

L’IDOLATRIA I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna. 10 Chi fabbrica un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio? 11 Ecco, tutti i suoi seguaci saranno svergognati; gli stessi artefici non sono che uomini. Si radunino pure e si presentino tutti; saranno spaventati e confusi insieme. Is 44,9-20

L’IDOLATRIA Dio, al contrario, è il "Dio vivente" (Gs 3,10; Sal 42,3; 2112 ecc.), che fa vivere e interviene nella storia.

IL PAPA CONTRO L’IDOLATRIA DEL DENARO Quante famiglie distrutte per il problema di soldi: fratello contro fratello; padre contro figlio. È questo il primo lavoro che fa questo atteggiamento dell’essere attaccato ai soldi, distrugge! Quando una persona è attaccata ai soldi, distrugge se stessa, distrugge la famiglia! I soldi distruggono! Fanno questo, no? Ti attaccano. I soldi servono per portare avanti tante cose buone, tanti lavori per sviluppare l’umanità, ma quando il tuo cuore è attaccato così, ti distrugge».

IL PAPA CONTRO L’IDOLATRIA DEL DENARO La strada del denaro è contraria alla strada di Dio è una stoltezza, ti porta lontano dalla vita, distrugge ogni fraternità umana». Il Signore ci insegna qual è il cammino: non è il cammino della povertà per la povertà. No! È il cammino della povertà come strumento, perché Dio sia Dio, perché Lui sia l’unico Signore! No l’idolo d’oro! E tutti i beni che abbiamo, il Signore ce li dà per fare andare avanti il mondo, andare avanti l’umanità, per aiutare, per aiutare gli altri. Rimanga oggi nel nostro cuore la Parola del Signore: “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”».

IL PAPA CONTRO L’IDOLATRIA DEL DENARO Dal denaro nascono mali come la vanità e l'orgoglio. C'è qualcosa nell'atteggiamento di amore verso il denaro che ci allontana da Dio. Ci sono «tante malattie, tanti peccati, che nascono dall'amore per il denaro. Ma Gesù su questo sottolinea tanto. Infatti, l'avidità del denaro è la radice di tutti i mali.  

Ravasi su Famiglia Cristiana Il primo comandamento è un atto di accusa contro la moderna idolatria - potere, denaro, lavoro disumano, sesso, sfruttamento. Dio ci ricorda che questi che adoriamo sono vuoto, nulla, cose che durano come la scia d'una nave nel mare o come nuvola che si dissolve al calore del sole (Sapienza 5,10-14).

L’IDOLATRIA L'idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio. C'è idolatria quando l'uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio, si tratti degli dèi o dei demoni (per esempio il satanismo), del potere, del piacere, della razza, degli antenati, dello Stato, del denaro, ecc. "Non potete servire a Dio e a mammona", dice Gesù (Mt 6,24).

DIVINAZIONE E MAGIA Dio può rivelare l'avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell'abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo.

DIVINAZIONE E MAGIA Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che "svelino" l'avvenire [Cf Dt 18,10; Ger 29,8 ].

DIVINAZIONE E MAGIA Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l’augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore tuo Dio.

DIVINAZIONE E MAGIA La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.

DIVINAZIONE E MAGIA Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni.

DIVINAZIONE E MAGIA Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui.