Paolo e Francesca “noi che tignemmo il mondo di sanguigno” (Inferno, V, v. 90) “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:” (Inferno, V, v. 137.)

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« Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar.
Paolo e Francesca. Le due famiglie dei da Polenta da Ravenna e dei Malatesta da Rimini erano tra le più rinomate della Romagna e dopo una serie di scontri.
“Amor, ch'a nullo amato amar perdona”
Transcript della presentazione:

Paolo e Francesca “noi che tignemmo il mondo di sanguigno” (Inferno, V, v. 90) “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:” (Inferno, V, v. 137.)

Dante e la sua guida si trovano dunque nel II cerchio, dove vi sono gli incontinenti che si sono fatti prendere dalla passione amorosa : I LUSSURIOSI. « Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote. » inferno, V, vv. 25-27 Dante e Virgilio nel II cerchio, Gustav Dorè

Per descrivere i lussurosi Dante inserisce due similitudini legate al mondo degli uccelli: E come li stornei ne portan l'ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali di qua, di là, di giù, di sù li mena. . inferno, V, vv. 40-43 E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di sé lunga riga, così vid’io venir, traendo guai, ombre portate da la detta briga; inferno, V, vv. 46-49

La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina; voltando e percotendo li molesta. Inferno, V, vv. 30-33 Quando giungon davanti a la ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtù divina. Inferno, V, vv. 34-36

Dante riconosce una serie di dannati, tra cui Semiramide, Didone - personaggio virgiliano, che il maestro ha la delicatezza di non citare per nome, ma che indica come colei che ruppe fede al giuramento sulle ceneri di Sicheo e che si uccise per amore (di Enea) - Elena di Troia, per la quale si scatenò la guerra di Troia, e molti altri ancora. Joseph Anton Koch, L‘ incontro di Dante e Virgilio con le anime dei lussuriosi e di Paolo e Francesca, 1823.

«Poeta, volontieri parlerei a quei due che 'nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggieri». Inferno, V, vv. 73-75

In vita furono amanti e adulteri (Francesca era infatti sposata a Gianciotto, fratello di Paolo) e questo amore li condusse alla morte per mano appunto del marito di Francesca. Francesca spiega al poeta come tutto accadde: leggendo il libro che spiegava l'amore tra Lancillotto e Ginevra, i due trovarono calore nel bacio tremante che alla fine si scambiano e caratterizza l'inizio della loro passione. Giuseppe Frascheri, Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, 1846.

Carlo Capone, Paolo e Francesca. « Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense." Queste parole da lor ci fuor porte. » Inferno, canto V, vv. 100-108 Carlo Capone, Paolo e Francesca.

Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense» Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense». Queste parole da lor ci fuor porte. Inferno, V, vv. 106-108

Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lanciallotto, come amor lo strinse: soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante. (Inferno, V, vv.127-138)

La storia di Paolo e Francesca mette dunque in discussione Dante anche come poeta dell'amore, che nella sua concezione stilnovistica ha messo al centro della sua visione della realtà l’amore cortese. Non a caso Dante dopo la prima confessione della giovane ha un attimo di sconforto, resta assorto in silenzio.

Secondo il celebre racconto di Dante (Inferno, Canto V) e dei vari chiosatori che ne hanno arricchita la storia, ella s'innamorò di Paolo Malatesta, suo cognato, durante il suo matrimonio per procura. Tra i due nacque un amore segreto, che quando fu scoperto, venne punito con l' uccisione dei due amanti. Francesca da Rimini (Ravenna, 1255 – Gradara, 1285), era figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna. Francesca da Rimini

Francesca da Polenta viveva tranquilla e serena la sua fanciullezza , sperando che il padre le trovasse uno sposo gradevole e gentile. Nel 1275 Guido da Polenta decise di dare la mano di sua figlia a Giovanni Malatesta (detto Giangiotto, Johannes Zoctus - Giovanni zoppo) che lo aveva aiutato a cacciare i Traversari, suoi nemici. Il capostipite, Malatesta da Verucchio detto il Mastin Vecchio o il Centenario, concorda ed il matrimonio e' combinato

Per evitare il possibile rifiuto da parte della giovane Francesca i potenti signori di Rimini e Ravenna tramarono l'inganno. Mandarono a Ravenna Paolo il Bello "piacevole uomo e costumato molto", fratello di Giangiotto... …Francesca accetto' con gioia ed il giorno delle nozze, senza dubbio alcuno, pronuncio' felice il suo "si" senza sapere che Paolo la sposava "artificiosamente" per procura ossia a nome e per conto del fratello Giangiotto.

Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangea; sì che di pietade io venni men così com’io morisse. E caddi come corpo morto cade. inferno ,V, vv. 139-142

a.s. 2009/2010 Lavoro presentato da: Cristiano Arosio Gloria Lacquaniti Martina Palumbo a.s. 2009/2010 3V