Alfredo Girardi IL MIO ANTENATO (Amore di Dio, amore dell'uomo) POEMETTO
A I MIEI CARI di Alfredo Girardi R itorna, terra, giardino dell'Eden. Non più grattacieli, treni, aerei, e navi, televisori, satelliti, cellulari, computer...non più! Via moderne torri di Babele! Ritorni la terra giardino dell'Eden. Voglio vivere antico, voglio vivere come il mio antenato. Filtra l'aurora tra le pietre che ostruiscono la mia grotta: rinforzo il fuoco che mai deve morire, dormono i bimbi attorno alla madre. Ci troviamo al fiume pronti per la caccia. Ognuno con lancia e mazza, ramo biforcuto con selce legata, pesante ed affilata. Entriamo nel fitto bosco, tra erbe ed arbusti, pronti a colpire, io agile e snello balzo veloce, fuggono serpi, volano uccelli,
nel fruscio dell'erbe grugnisce una madre cinghiale con molti veloci piccoli, ma rapida come fulmine la mia lancia colpisce, trapassa. La madre furente s'avventa contro me che rapido balzo su alto robusto ramo. Torniamo con i trofei vita per i nostri cari: al fiume peschiamo grossi pesci che sollecita la madre con affilata selce squama e pulisce e prepara sull'infuocata pietra. Fuori la grotta il colle dona fichi e mele e piccola uva. Ma un mattino, o madre, fredda ti trovammo nel tuo giaciglio. All'ombra del grande pioppo scavammo la fossa e ti adagiammo: coperta di larghe foglie, ti copriamo della nera terra.
O madre, mio sangue, mio latte riposa nella tua dolce terra tra i tuoi pargoli, fiori strappati anzitempo. Riposa, o madre di fatiche e lacrime. Riposa: il mio cuore sarà sempre qui vicino al tuo cuore. Torniamo tristi tra i piccoli, soli e piangenti, ci guardano sgomenti: ed era tanto vuota la nostra grotta. lo scesi lungo il fiume balzando tra i massi con la fida lancia, scostando l'alte erbe: io scesi in cerca del mio amore. Ad un'ansa del fiume limpido lei stava riempiendo otri: era bionda, bella, cinti i fianchi da bianca pelle d'agnello.
Tesi la mano, dissi: Vieni! Sorrise, si alzò, mi seguì. Salimmo il fiume: sentii il cuore pulsare in petto, un fremito percorrere le vene, rombanti le orecchie, asciutta la lingua: ci unimmo in una carne sola (Gn. 2-24). Ebbrezza d'amore. Steso sull'erba odorosa e fresca, stretto al mio amore, il nostro pargolo saltellante intorno, brezza della sera mormorante tra le fronde degli alberi, io guardo tra le nubi, "da chi tanta pace e bellezza?" E mi parve scorgere un sorriso tra le nubi vaganti. Dio è Amore (1° Gv. 4) Immenso, infinito, travolgente ogni miseria umana. Amore Creatore di galassie e stelle, Creatore della nostra amata terra. Amore Uomo sofferente per divinizzare l'umanità. Amore Spirito luce e vita di ogni spirito e scienza.
Ma tu tendi la mano: Egli l'afferrerà e sarà gioia infinita per tutta l'eternità. Roma, Aprile 2010