“Traviata” di G. Verdi - Sempre libera…

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Transcript della presentazione:

“Traviata” di G. Verdi - Sempre libera…

Sempre libera degg’io folleggiare di gioia in gioia Violetta Sempre libera degg’io folleggiare di gioia in gioia

Vo’ che scorra il viver mio pei sentieri del piacer

Nasca il giorno, il giorno muoia sempre lieta me ritrovi

A diletti sempre nuovi, dee volare il mio pensier

Di quell’amor, quell’amor che palpita Alfredo Di quell’amor, quell’amor che palpita nell’universo intero

Misterioso e altero croce e delizia al cor

Follie! Follie! Gioir.. Gioir….

“La Traviata” è tratta dal romanzo di Dumas figlio “La signora dalle camelie” biografia una giovanissima e bellissima cortigiana, Alphonsine Douplessis, molto ricercata nella Parigi di metà del 1800. Dumas la conobbe nel periodo di suo massimo splendore; il titolo del romanzo deriva dalla passione di Alphonsine per le camelie, che amava mettersi nei capelli. Morì a Parigi il 3 febbraio 1847, a soli 23 anni, abbandonata da tutti, distrutta dalla tisi.

Nell’opera di Verdi Alphonsine diventa Violetta, ma rimane giovane e ricercatissima prostituta d’alto bordo, mantenuta nel lusso più sfrenato, come bambola preziosa, da ricchi amanti. Ma un giovane di ottima famiglia, Alfredo, la guarda con occhi diversi e, per un attimo, Violetta si illude di poter amare ed essere amata come una donna normale.

Riprende però subito coscienza della realtà Riprende però subito coscienza della realtà! In un ambiente sociale che non ammette riscatti, lei non può e non deve avere sentimenti né legami. Deve essere “Sempre libera”, allegra ed in festa pronta per il divertimento degli uomini che proprio per questo la pagano!

L’amore di Alfredo è però più forte di tutti i pregiudizi e le ipocrisie. I due giovani hanno finalmente il permesso di amarsi; ma ormai è troppo tardi! La tisi ha minato il fisico di Violetta ed Alfredo ne può solo raccogliere l’ultimo respiro. Alla prima rappresentazione “Traviata” suscitò grande scandalo perché osava benedire l’amore di una “donna perduta”.

Nell’opera vi è molto di autobiografico perché Verdi stesso, alcuni anni dopo la morte della moglie e dei suoi due figlioletti, si era legato a Giuseppina Strepponi, cantante dalla giovinezza molto turbolenta che però fu poi fedelissima compagna del musicista fino alla morte.