1 Decolonizzazione Asia Indocina Vietnam (2-9-1945) Nel luglio del 1954 il Vietnam si divide in Vietnam del Nord Capitale Hanoi e regime comunista filo-russo Vietnam del Sud Capitale Saigon e regime filo- occidentale Sud Est Asiatico Indonesia (27-9-1949) Filippine (4-7-1946) Birmania 1948 Malaysia 1957 India e Pakistan India 15-8-1947 Pakistan orientale e occidentale 15-8-1947 Pakistan occidentale nel 1971 si separa e prende il nome di Bangladesh 1
Sud Est asiatico Durante la seconda guerra mondiale il Giappone aveva occupato le Filippine e le colonie francesi, inglesi e olandesi del Sud-Est asiatico. L’arrivo dei Giapponesi rappresentò un duro colpo per il colonialismo europeo: molte popolazioni locali vissero il fatto come una liberazione. Quando la Conferenza di Potsdam (1945) affidò alla Gran Bretagna il compito di riaffermare il vecchio ordine coloniale, la decolonizzazione era ormai avviata. Il 17 agosto 1945 i nazionalisti indionesiani scesero a patti con l’Olanda e proclamarono la repubblica indipendente con presidente Sukarno. L’anno seguente gli Olandesi tentarono di riprendere il controllo del territorio ma, per volontà di USA. URSS e India, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU impose all’Olanda il cessate il fuoco e la riapertura dei negoziati: la Repubblica degli Stati Uniti d’Indonesia fu riconosciuta ufficialmente il 27 dicembre 1949. 2
Indocina Alla sconfitta del Sol Levante nel 1945, il leader indipendentista vietnamita Ho Chi Min dichiarò l'indipendenza del Vietnam, ma i Francesi risposero e inviarono un corpo di spedizione .Nel 1946 venne bombardato il porto di Haipong (bombardamento che fece migliaia di vittime) Così scoppiò la Guerra d'Indocina che durò per ben otto anni, la Legione Straniera francese si scontrò per lungo tempo con i Vietminh, guerriglieri indipendentisti vietnamiti d'ispirazione comunista. Gli USA appoggiarono economicamente la Francia in modo cospicuo .Visto che però i Francesi non riuscivano a domare la guerriglia i Francesi si asserragliarono nel campo di Dien Bien Phu. I francesi furono però duramente sconfitti nella battaglia di Dien Bien Phu dai Vietnamiti comandati dal generale Giap. La Francia si ritirò dall'Indocina e concesse l'indipendenza al Vietnam, Laos e Cambogia. La successiva Conferenza di Ginevra divise il Vietnam in due parti: al Nord, il governo comunista di Ho Chi Min, e a Sud il paese venne lasciato alla guida dell'Imperatore Bao Dai, poi detronizzato dal capo di governo Nao Dinh Diem nel 1955. La guerra dopo una prima, breve tregua, sfociò poi nella successiva Guerra del Vietnam.
India e Pakistan L'India conquistò l'indipendenza il 15 agosto del 1947, con lei anche il Pakistan che andò a costituire uno stato a parte dopo un lungo contrasto tra induisti e musulmani. Negli anni tra le due guerre mondiali, Mahatma Gandhi, leader spirituale del paese attraverso le teorie del satyagraha, cioè la disobbedienza civile e la nonviolenza, era riuscito a fare clamorose proteste, come la famosa Marcia del sale, e ad avere l'appoggio popolare degli indiani. L'India durante la seconda guerra mondiale aveva proposto di unirsi agli Alleati in cambio della totale indipendenza, ma non venne totalmente accettata. Le continue proteste iniziarono a dare i frutti e la Gran Bretagna promise l'indipendenza a l'India nel 1946 e la concesse nel 1947. Con l'indipendenza dell'India iniziò il declino dell'impero Britannico. Gli induisti, capeggiati dal Mahatma Gandhi, lottavano per un'indipendenza che aveva come obiettivo la costituzione di un unico stato a maggioranza induista. La minoranza musulmana, che aveva costituito una propria organizzazione - la Lega musulmana con a capo Jinnah - rivendicava invece la creazione di una nazione separata. La divisione fu accompagnata da esodi di popolazione di proporzioni bibliche e da violenze a carattere religioso che fecero pare due milioni di vittime. Gandhi venne poi assassinato il 30 gennaio 1948 da un fanatico Indù.
Indipendenza Indiana
Le politiche inglesi di inizio secolo per dividere il fronte nazionalista indiano 1906 nasce la lega dei mussulmani su posizioni filo- inglesi 1909 prime riforme inglesi per una limitatissima autonomia danno maggior spazio e potere a classi dominanti 1908 espulsione dal Congresso dei radicali e persecuzione di questi da parte degli inglesi. Apparente successo della politica inglese di divisione del fronte indipendentista indiano 6
Prime mobilitazioni nazionaliste sotto la guida di Gandhi 1915-16 si supera la frattura fra moderati e radicali e si trova un fronte comune con i mussulmani con l’approvazione degli elettorati separati (patto di Lucknow con la Lega 1916) 1919 dopo la disillusione sulla mancata realizzazione delle promesse fatte dagli inglesi durante la guerra, prima campagna di mobilitazione promossa da Gandhi 1920 contro le deboli riforme inglesi nuova campagna di disobbedeinza non violenta promossa da Gandhi con l’appoggio del movimento mussulmano Trasformazione del Congresso in un partito rivoluzionario 1) Mediazione attuata dalla Besant della società teosofica 2) Campagna di Gandhi: (grandi capacità di suscitare un movimento ma difficoltà di controllarlo) 3) Il movimento mussulmano era per il califfato 7
La nascita dell’induismo politico 1922: fallimento della campagna di disobbedienza civile promossa da Gandhi per l’esplosione di violenze non controllate e successo della repressione morbida degli inglesi. Fattori positivi: diffusione di una nuova consapevolezza e creazione di una nuova classe politica Fattori negativi: spiritualizzazione politica e emergere dell’induismo politico: Savarkar: Induità (1923) Indusimo politico elemento sempre più centrale negli anni ‘20 fa saltare il legame la Lega dei Mussulmani 8
Definitiva frattura con la lega mussulmana 1930, marcia del sale, nuove mobilitazioni di Gandhi contro la mancata concessione dello statuto di Dominion Radicalizzazione del movimento che assume anche più marcate connotazioni sociali. Gandhi lo sospende per paura che sfugga di mano e avvia fallimentari colloqui a Londra Fallimento della mobilitazioni sposta il congresso su posizioni più moderate. Si accetta la partecipazione alle elezioni. 1935 Gouvernement of India Act 1937 successo del Congresso nelle elezioni. Politica del contatto diretto con i mussulmani di Nehru e frattura definitiva con la Lega dei Mussulmani 1940 congresso della lega a Lahore: Jinnah enuncia la teoria delle 2 nazioni Nel ’35 fu definitivamente approvato il Gouvernement of India Act che prevedeva l’introduzione del sistema diarchico a livello centrale mentre a livello locale, pur mantenendo ampi poteri di veto alle autorit� coloniali rimetteva il potere esecutivo a governi prodotti da assemblee legislative. Il provvedimento creava una federazione indiana composta dagli stati principeschi (che esprimevano 1/3 dei deputati all’assemblea legislativa ed erano in blocco leali alle forze britanniche) e dalle province dell’India britannica. Il governo era in parte composto da ministri espressi dalla maggioranza nelle due camere ma i ministeri pi� importanti, affari esteri, religiosi, difesa nazionale erano nelle mani di personaggi cooptati dal vicer� che rimaneva responsabile davanti alla corona e aveva speciali poteri in materia di finanze. Inoltre erano stati concessi una serie di elettorati separati: ai fuori casta – che vi avevano rinunciato su pressione di Gandhi, ai mussulmani, ai Sikh, agli anglo-indiani e ai cristiani indiani. Vi erano poi collegi separati per operatori economici (nel commercio e nell’industria) per proprietari terrieri, per lavoratori. Si allargava il diritto di voto che rimaneva per� patrimonio di una ridotta minoranza (il 13,3% della popolazione). Non c’era cenno ad una futura indipendenza per l’India e la riforma, nonostante i passi avanti era un modo per perpetuare il governo inglese. In questo periodo uno sviluppo negativo fu la definitiva rottura con la lega mussulmana. Dopo il patto di Lucknow (1916) che aveva visto l’organica connessione fra lega e congresso i rapporti si erano deteriorati soprattutto dopo gli incidenti in seguito alla campagna di non cooperazione. D’altra parte le voci della creazione di uno stato mussulmano come quelle di Muamad Iqbal e Choudhary Ali (che ne coniò il nome unendo il significato etimologico: terra dei puri con un acronimo P Punjab, A Afghan, K, Kashmir, S Sindh) erano di gran lunga minoritarie. Del resto nelle elezioni del ’37 il congresso aveva avuto risultati modestissimi nei collegi riservati ai mussulmani, si era smentita l’idea che il congresso rappresentava il popolo indiano nel suo complesso. Bisogna però tenere conto del fatto che nel Punjab aveva vinto il partito unionista, che era un partito più classista che religioso, visto che poco meno della meta dei suoi rappresentanti erano proprietari terrieri indu e sikh. Ciò che preoccupò maggiormente i mussulmani fu però il successo ottenuto dal congresso nelle province che contenevano minoranze mussulmane, e il modo in cui il congresso utilizzò questa vittoria come nelle provincia unite e a Bombay. Nelle province unite la Lega chiese di partecipare al governo, ma, seguendo le indicazioni di Nehru, il Congresso rispose che questo era possibile solo se la lega si autodissolveva come partito nel momento stesso in cui i suoi leader entravano nel governo. Jinnah cercò la mediazione di Gandhi che la rifiutò avallando la politica intransigente di Nehru che reputava la lega un partito comunitario e antinazionale (cosa, questa seconda, falsa). D’altra parte la il congresso stesso, se si eccettuano i suoi leader, era tutt’altro che un partito laico. Le forze del comunitarismo indu erano ben vitali soprattutto a livello locale: del resto è facile per la comunità maggioritari mascherare il proprio comunitarismo da patriottismo. Del resto Nehru partiva da un analisi della base sociale del Congresso e della lega molto parziale: mentre riteneva il congresso un partito radicalmente popolare, legato alle masse, sorvolando sull’importanza della componente dei notabili e dei proprietari terrieri nel congresso, interpretava la lega come una cricca di proprietari e ricchi borghesi che utilizzava il fattore unificante mussulmano per fini egoistici. Da questi presupposti fu abbastanza consequenziale la politica che inaugurò dopo le elezioni di «contatto diretto» con le masse islamiche per convincerle ad aderire al congresso e scavalcare l’intermediazione dei notabili. A questo seguì una contro-campagna della lega che accusò, falsamente, il congresso di atrocità nei confronti dei mussulmani. Il risultato fu l’insuccesso totale della campagna di Nehru. Si è affermato nella vulgata tradizionale che la lega si fece forte delle parole d’ordine dell’«Islam in pericolo», affidò la predicazione di queste parole d’ordine a ulama e ottenne il consenso delle masse fanatiche. ll fatto è che anche il congresso si valse dell’aiuto di ulama mussulmani, visto che molti dottori della legge islamici diffidarono, almeno in un primo tempo della lega, guidata da esponenti troppi intrisi di laicismo come Jinnah, ed erano legati al congresso dal tempo del Khilafat. La spiegazione può invece essere che il congresso era ben distante, soprattutto a livello locale, da essere quel partito laico che pensava Nehru. Il risultato è che la campagna di contatto diretto aumentò le tensioni intercomunitarie e dimostrò il fallimento della politica di Nehru con Jinnah: arrogante e miope. 9
La partizione 1941-42 trattative di Cripps con Gandhi per ottenere l’appoggio indiscriminato del congresso alla guerra falliscono per l’intransigenza di Gandhi e ambiguità inglesi 1942 movimento del Quit India promosso da Gandhi e represso nel sangue dagli inglesi 1945-46 succedersi di piani per l’indipendenza dell’India e la soluzione del rapporto mussulmani-indù falliti per intransigenze reciproche. Si avvia, nonostante i disperatati inviti alla conciliazione di Gandhi, la guerra civile fra Indù e Mussulmani I massacri della guerra civile e radicalizzazione del conflitto su base sociale spinge il Congresso ad accettare la partizione 1947 indipendenza e partizione di India e Pakisthan sulla base del piano dell’ultimo viceré Mountbatten Nel ’35 fu definitivamente approvato il Gouvernement of India Act che prevedeva l’introduzione del sistema diarchico a livello centrale mentre a livello locale, pur mantenendo ampi poteri di veto alle autorit� coloniali rimetteva il potere esecutivo a governi prodotti da assemblee legislative. Il provvedimento creava una federazione indiana composta dagli stati principeschi (che esprimevano 1/3 dei deputati all’assemblea legislativa ed erano in blocco leali alle forze britanniche) e dalle province dell’India britannica. Il governo era in parte composto da ministri espressi dalla maggioranza nelle due camere ma i ministeri pi� importanti, affari esteri, religiosi, difesa nazionale erano nelle mani di personaggi cooptati dal vicer� che rimaneva responsabile davanti alla corona e aveva speciali poteri in materia di finanze. Inoltre erano stati concessi una serie di elettorati separati: ai fuori casta – che vi avevano rinunciato su pressione di Gandhi, ai mussulmani, ai Sikh, agli anglo-indiani e ai cristiani indiani. Vi erano poi collegi separati per operatori economici (nel commercio e nell’industria) per proprietari terrieri, per lavoratori. Si allargava il diritto di voto che rimaneva per� patrimonio di una ridotta minoranza (il 13,3% della popolazione). Non c’era cenno ad una futura indipendenza per l’India e la riforma, nonostante i passi avanti era un modo per perpetuare il governo inglese. In questo periodo uno sviluppo negativo fu la definitiva rottura con la lega mussulmana. Dopo il patto di Lucknow (1916) che aveva visto l’organica connessione fra lega e congresso i rapporti si erano deteriorati soprattutto dopo gli incidenti in seguito alla campagna di non cooperazione. D’altra parte le voci della creazione di uno stato mussulmano come quelle di Muamad Iqbal e Choudhary Ali (che ne coniò il nome unendo il significato etimologico: terra dei puri con un acronimo P Punjab, A Afghan, K, Kashmir, S Sindh) erano di gran lunga minoritarie. Del resto nelle elezioni del ’37 il congresso aveva avuto risultati modestissimi nei collegi riservati ai mussulmani, si era smentita l’idea che il congresso rappresentava il popolo indiano nel suo complesso. Bisogna però tenere conto del fatto che nel Punjab aveva vinto il partito unionista, che era un partito più classista che religioso, visto che poco meno della meta dei suoi rappresentanti erano proprietari terrieri indu e sikh. Ciò che preoccupò maggiormente i mussulmani fu però il successo ottenuto dal congresso nelle province che contenevano minoranze mussulmane, e il modo in cui il congresso utilizzò questa vittoria come nelle provincia unite e a Bombay. Nelle province unite la Lega chiese di partecipare al governo, ma, seguendo le indicazioni di Nehru, il Congresso rispose che questo era possibile solo se la lega si autodissolveva come partito nel momento stesso in cui i suoi leader entravano nel governo. Jinnah cercò la mediazione di Gandhi che la rifiutò avallando la politica intransigente di Nehru che reputava la lega un partito comunitario e antinazionale (cosa, questa seconda, falsa). D’altra parte la il congresso stesso, se si eccettuano i suoi leader, era tutt’altro che un partito laico. Le forze del comunitarismo indu erano ben vitali soprattutto a livello locale: del resto è facile per la comunità maggioritari mascherare il proprio comunitarismo da patriottismo. Del resto Nehru partiva da un analisi della base sociale del Congresso e della lega molto parziale: mentre riteneva il congresso un partito radicalmente popolare, legato alle masse, sorvolando sull’importanza della componente dei notabili e dei proprietari terrieri nel congresso, interpretava la lega come una cricca di proprietari e ricchi borghesi che utilizzava il fattore unificante mussulmano per fini egoistici. Da questi presupposti fu abbastanza consequenziale la politica che inaugurò dopo le elezioni di «contatto diretto» con le masse islamiche per convincerle ad aderire al congresso e scavalcare l’intermediazione dei notabili. A questo seguì una contro-campagna della lega che accusò, falsamente, il congresso di atrocità nei confronti dei mussulmani. Il risultato fu l’insuccesso totale della campagna di Nehru. Si è affermato nella vulgata tradizionale che la lega si fece forte delle parole d’ordine dell’«Islam in pericolo», affidò la predicazione di queste parole d’ordine a ulama e ottenne il consenso delle masse fanatiche. ll fatto è che anche il congresso si valse dell’aiuto di ulama mussulmani, visto che molti dottori della legge islamici diffidarono, almeno in un primo tempo della lega, guidata da esponenti troppi intrisi di laicismo come Jinnah, ed erano legati al congresso dal tempo del Khilafat. La spiegazione può invece essere che il congresso era ben distante, soprattutto a livello locale, da essere quel partito laico che pensava Nehru. Il risultato è che la campagna di contatto diretto aumentò le tensioni intercomunitarie e dimostrò il fallimento della politica di Nehru con Jinnah: arrogante e miope. 10
DECOLONIZZAZIONE MEDIO ORIENTE La nascita della Lega Araba La nascita dello Stato d’Israele La questione palestinese
La nascita della Lega Araba Nei primi decenni del 900 si sviluppò nel Medio Oriente un movimento nazionale arabo che si rivolse prima contro l’impero ottomano e in seguito contro le potenze colonialiste Francia e Inghilterra si accordano per avviare all’indipendenza i popoli sottomessi Solo l’Iraq raggiunge l’indipendenza nel 1932, gli altri stati devono aspettare la fine della seconda guerra mondiale Churchill appoggia le rivendicazioni nazionaliste arabe, con l’intento di estendere l’influenza britannica in Medio Oriente La pressione inglese porta la Francia a riconoscere formalmente l’indipendenza del Libano e della Siria, e nel 1946 i francesi vengono costretti a ritirare le loro truppe da questi paesi Lo stesso anno la Cisgiordania ottiene l’indipendenza dalla Gran Bretagna
22 marzo 1945 nasce la Lega Araba I primi 7 stati membri furono Unita da scopi economici, politici la Lega si pose come unico obbiettivo Nascita di un nuovo stato arabo in Palestina contro la volontà internazionale di creare uno Stato ebraico Iraq Libano Siria Egitto Arabia Saudita Transgiordania Yemen
Nascita dello stato d’Israele Dal 1935 al 1939 la popolazione araba presente nel territorio, che successivamente sarebbe diventato israeliano, si oppose al massiccio movimento migratorio di Ebrei provenienti dall’Europa orientale.
Da questa opposizione ha origine la Grande rivolta araba, che aveva lo scopo di rivendicare l’indipendenza dal mandato britannico, costituendo così uno Stato indipendente, e quello di cacciare i nuovi arrivati. Per fare in modo che la rivolta avesse fine, nel 1939 l’amministrazione britannica limitò questo movimento migratorio e la vendita dei territori agli Ebrei. Nel 1947 l’assemblea delle Nazioni Unite approvò la creazione di due stati differenti: uno ebraico e uno arabo, mentre Gerusalemme sarebbe rimasta sotto l’amministrazione dell’ONU. Faysal operò per gli Alleati come comandante delle truppe arabe che suo padre aveva autorizzato a formare in seguito alla sua proclamazione della "Grande Rivolta Araba" contro il regime di Istanbul. Le reazioni a questa risoluzione furono molteplici: gli ebrei accettarono, pur lamentandosi della discontinuità del loro territorio (possedevano un’enclave in territorio arabo), mentre gli arabi rifiutarono la proposta per l’impossibilità di sbocchi sul Mar Nero e sul Mar di Galilea e, in generale, perché reputavano ingiusta la spartizione del territorio; proposero perciò di unificare il territorio, ponendolo sotto due governi.
Tra il dicembre 1947 e la metà del maggio 1948 vi furono delle lotte interne e gli Ebrei distrussero i villaggi palestinesi, facendo allontanare gli arabi oltre il confine. Infine la Gran Bretagna decise che avrebbe ritirato il proprio mandato il 15 maggio 1948, astenendosi dalla votazione che avrebbe portato ad una soluzione definitiva, perché riteneva fosse impossibile accontentare entrambe le parti e ingiusto privilegiarne una; ma fu proclamata la nascita dello Stato d’Israele alla vigilia di questo evento. In seguito al rientro delle truppe britanniche, gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania dichiararono guerra all’appena fondato Stato israeliano, che seppe affrontare gli avversari costringendo gli arabi ad arretrare. La guerra si concluse con la sconfitta di questi ultimi nel 1949; ai profughi palestinesi è ancora oggi vietato il ritorno in Israele. Nel 1950 in seguito all’approvazione della Legge del Ritorno, la popolazione israeliana raddoppiò grazie all’aumento delle immigrazioni; questa legge rimarrà valida sino al 1966.
Inoltre, annesse Gerusalemme e i territori cisgiordani circostanti. Nel 1967 Israele accorgendosi di essere circondata dagli eserciti dei paesi arabi decise di passare a un attacco preventivo, grazie al quale riuscì a sconfiggere in soli sei giorni i nemici conquistando parte dei loro territori e privandoli degli stessi diritti (votare per la Knesset) di cui godevano, invece, i cittadini israeliani. Inoltre, annesse Gerusalemme e i territori cisgiordani circostanti. Nel 1973 Egitto e Siria attaccarono di sorpresa Israele. Nei primi giorni di combattimento i due paesi ebbero la meglio ma in seguito Israele riuscì a risollevarsi e a ricacciare gli egiziani e i siriani. Nel 1978, con l’accordo di Camp David, Israele restituì la Penisola del Sinai all’Egitto e quest’ultimo si impegnò a riconoscere lo Stato israeliano.
Tappe del conflitto arabo-israeliano - Risoluzione dell’ONU del 1947: creazione di due Stati e Gerusalemme sotto l’ONU. Contrari a questa risoluzione: Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq e Arabia Saudita. - 14 maggio 1948: finisce il protettorato inglese e Israele proclama la nascita del suo Stato. La Lega araba dà vita alla prima «Guerra arabo-israeliana». Israele vince. Territori palestinesi vengono annessi all’Egitto e alla Transgiordania che diviene così Giordania. - La cacciata dei palestinesi dalle proprie case, ricordata dai palestinesi come «la catastrofe», coincide con un esodo di 900.000 arabi nei campi profughi, dove vivono tutt’oggi. - 1956: La guerra di Suez (Egitto contro Francia, Inghilterra e Israele). - 1967: La guerra dei sei giorni. - 1969-2004: Presidente dell’OLP è Yasser Arafat, Gli succede Abu Mazen. - 1973: La guerra dello Yom Kippur. - 1982: L’esercito israeliano comandato da Ariel Sharon invade il sud del Libano contro i missili ivi stanziati dall’OLP. I libanesi Hezbollah divengono nemici giurati di Israele. - 1987: La prima «intifada» (o sassaiola di massa a mani nude dei palestinesi contro i fucili israeliani).
Tappe del conflitto arabo-israeliano dal 93 1. «Terra in cambio di pace»: Nel 1993 Yasser Arafat e Yizak Rubin, primo ministro israeliano, firmano di fronte al presidente americano Bill Clinton, una Dichiarazione comune. Israele e l’OLP, in base al principio «terra in cambio di pace», si impegnavano a collaborare per la pace fra i due popoli. I palestinesi dovevano porre fine alle aggressioni terroristiche in terra di Israele; Israele, per favorire la nascita di uno Stato nazionale palestinese, doveva ritirarsi dai «territori» della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, occupati dopo la guerra dei sei giorni. 2. Nasce l’Autorità Nazionale Palestinese e presidente fu eletto Arafat. La nascita dell’ANP fu la vittoria in un paese arabo di una tendenza politica moderata e laica, favorevole alla pace con Israele, che si contrapponeva al fanatismo intransigente dei movimenti fondamentalisti islamici come Hamas e Hezbollah. 3. 1995: La seconda Intifada. La seconda intifada fu una vera e propria guerra, nella quale i palestinesi usarono anche armi da fuoco ed ebbero un’organizzazione militare. L’autorità politica dell’OLP a poco a poco si indebolì, il partito di Arafat, Al-Fatah, fu messo in discussione e criticato. Le idee dei partiti e dei movimenti islamici – primo fra tutti Hamas – si diffusero ancora di più e si radicarono tra i palestinesi, soprattutto tra i giovani. La successione degli attentati e delle rappresaglie divenne inarrestabile. Tra le tecniche di attacco, alcuni palestinesi utilizzarono missioni suicide. Ad ogni attentato palestinese seguivano, immediate e spietate, le rappresaglie israeliane. 4. 2001: Il governo israeliano, guidato da Ariel Sharon, rispose all’intifada con rastrellamenti e imprigionamenti, demolizioni di case palestinesi. Sharon fa costruire il muro tra i territori israeliani e quelli palestinesi. 5. 2004: Gli israeliani si ritirano dalla Striscia di Gaza. 2006: Hamas vince le elezioni palestinesi. Contemporaneamente gli Hezbollah libanesi bombardano Israele. In risposta, Israele bombarda tutto il Libano.