SOCRATE A cura di Gasparri & Andaloro ESCI.

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V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO a Gv 11, b-45.
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SOCRATE A cura di Gasparri & Andaloro ESCI

VITA IL NON SAPERE SOFISTICA VIRTU’ MAIEUTICA PROCESSO IL SAPERE MORTE

VITA Socrate (Atene 470 o 469 - 399 a.C.), filosofo greco che conferì alla filosofia occidentale il suo carattere peculiare grazie all'influenza esercitata sul pensiero di Platone. Figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete, Socrate ricevette l'educazione tipica dei ceti agiati ateniesi, pur non essendo propriamente un aristocratico: studiò letteratura, musica e ginnastica. Approfondì in seguito le discipline della retorica e della dialettica, che i sofisti insegnavano a pagamento ai giovani aristocratici; diversamente dai sofisti, Socrate non richiese mai compensi in denaro per i suoi insegnamenti. Prese parte come oplita alla guerra del Peloponneso combattuta contro Sparta, dando prova di valore nelle battaglie di Potidea (431-429 a.C.), durante le quali si narra che salvò la vita al giovane Alcibiade; in seguito, si distinse anche nelle battaglie di Delio (424 a.C.) e Anfipoli (422 a.C.).Socrate non volle affidare i propri insegnamenti alla parola scritta, né fondò scuole filosofiche; agì spesso, come lui stesso affermava, spinto dal suo daímon (il suo "demone" inteso nel significato di "spirito"), una voce interiore che lo incitava alla fedeltà alle proprie convinzioni etiche e alla vocazione filosofica. Convinto del valore pedagogico del dibattito orale, attraverso il quale poteva scaturire la verità sulla virtù e la conoscenza, trascorse buona parte della sua vita nei luoghi pubblici di Atene o nelle dimore degli amici, dialogando con chiunque, ricco o povero, volesse ascoltarlo o interrogarlo. Egli era convinto così di far scaturire da ogni interlocutore una maggiore consapevolezza di sé: "curando le anime" intendeva farle pervenire alla verità e alla virtù. Fonte:Microsoft® Encarta®

SOFISTICA Socrate e i sofisti hanno in comune l’interesse per l’uomo, anziché per lo studio del cosmo (come i presocratici) , ma tra loro vi sono alcune differenze; Socrate, diversamente dai sofisti: 1. Non trasse mai guadagni dalla filosofia, cioè non si fece mai pagare per i propri insegnamenti. 2. Si rifiutò di ridurre la filosofia a pura retorica. 3. Non scrisse nulla, per non cristallizzare la verità su carta.

MAIEUTICA IRONIA MAIEUTICA La maieutica è l’arte che permette alla partoriente di dare alla luce il bambino. Nella filosofia socratica essa designa il metodo con cui Socrate, servendosi di opportune domande all’interlocutore, aiutava quest’ultimo a “ partorire” le verità che custodiva dentro di sé. La maieutica socratica consiste in due fasi: Socrate prende in giro se stesso, facendo chiaramente intendere all’interlocutore di ignorare molte cose. IRONIA Socrate riesce a condurre il suo interlocutore verso la verità, confutandone le affermazioni (es. Menone). MAIEUTICA

MENONE I risultati della maieutica sono sorprendenti; basti ricordare l’esempio dello schiavo Menone, il quale, senza avere mai studiato la geometria, opportunamente indirizzato dalle domande di Socrate, scoprì il teorema di Pitagora.

Secondo Socrate, il vero sapiente è colui che “sa di non sapere”. IL SAPERE Secondo Socrate, il vero sapiente è colui che “sa di non sapere”. Per comprendere meglio questa affermazione, è necessario conoscere la differenza che intercorre tra: SAGGEZZA SAPIENZA CATEGORIA GNOSEOLOGICA CATEGORIA ETICA

SAPIENZA È il sapere teorico propriamente detto, di conseguenza chi non è sapiente non può essere saggio.

SAGGEZZA La saggezza consiste nel mettere in atto ciò che si sa, quindi nell’essere consapevoli delle proprie azioni, che avranno un VALORE MORALE

VALORE MORALE Le azioni possono appartenere a quattro differenti categorie: A. Buone compiute consapevolmente B. Buone compiute inconsapevolmente C. Cattive compiute consapevolmente D. Cattive compiute inconsapevolmente Dato che le azioni consapevoli hanno un valore morale, a differenza delle azioni inconsapevoli, il vero ordine è: A C B D L’uomo per natura tende al bene, conseguentemente l’azione di tipo C è teorica, non esiste nella realtà.

IL NON SAPERE SEMPLICE DOPPIA Per Socrate esistono due diversi gradi di non sapere o meglio di ignoranza: quando un uomo è privo di tante conoscenze, ma ne è consapevole. SEMPLICE quando un uomo è privo di tante conoscenze, ma non se ne rende conto. DOPPIA Socrate è un “ignorante semplice” perché “sa di non sapere”.

VIRTU’ SCIENZA INSEGNABILE UNICA Secondo Socrate la virtù è: SCIENZA Perché si fonda sulla ragione e sulla conoscenza. INSEGNABILE Perché è comunicabile a tutti, sotto forma di scienza. Perché le virtù (come coraggio, giustizia ecc.) sono diverse espressioni dell’unica virtù, che è la scienza del bene UNICA

IL PROCESSO APOLOGIA DI SOCRATE Nel 399 a.C. Socrate venne accusato da tre concittadini, membri del partito democratico, di non riconoscere gli dei di Atene (forse in riferimento al daìmon) e di corrompere i giovani. Pena: la morte. Ma il vero motivo per cui Socrate fu accusato era che, dopo essersi inimicato una buona parte della città che “conta”, lo si voleva punire. Con una piccola maggioranza fu riconosciuto colpevole. Poteva allora, secondo il costume ateniese, andarsene in esilio o proporre una pena che fosse adeguata al verdetto. Invece, pur dicendosi disposto a pagare una multa di tremila dracme, dichiarò orgogliosamente che si sentiva meritevole di essere nutrito a spese pubbliche nel Pritanèo come si faceva con i benemeriti della città. Ne seguì allora, a più forte maggioranza, la condanna a morte che era stata chiesta dagli accusatori. APOLOGIA DI SOCRATE

APOLOGIA DI SOCRATE L’apologia di Socrate, dedicatagli da Platone, espone la sua appassionata autodifesa al processo. Pur potendo salvarsi dalla condanna richiesta (la pena di morte) dichiarandosi colpevole, rimase coerente fino alla fine con le proprie istanze etiche e non rinunciò alla sua idea del bene. Rimangono memorabili le riflessioni sul concetto di sapienza e di giustizia, qui sotto, appena accennate. “Qui forse uno potrebbe dirmi: ma silenzioso e quieto, o Socrate, non sarai capace di vivere dopo uscito da Atene? Ecco la cosa più difficile di tutte a persuaderne alcuni di voi. Perché se io vi dico che questo significa disobbedire al dio, e perciò non è possibile io viva quieto, voi non mi credete e dite che io parlo per ironia, se poi che proprio questo è per l’uomo il bene maggiore, ragionare ogni giorno della virtù e degli argomenti sui quali m’avete udito disputare e far ricerche su me stesso e gli altri, e che una vita che non faccia di cotali ricerche non è degna d’essere vissuta: s’io vi dico questo, mi credete anche meno”.

MORTE Il verdetto del processo contro Socrate superò di gran lunga le aspettative del governo e suscitò grande imbarazzo. Per questo motivo fu “consigliato” ai suoi compagni di farlo fuggire, ma egli accettò la sua condanna senza alcuna paura e non volle lasciare la città, perché in tal modo avrebbe vanificato la sua opera. Platone ci racconta i suoi ultimi istanti di vita in questi due dialoghi: CRITONE FEDONE

CRITONE Qui Platone ci mostra un Socrate deciso, che non accetta compromessi e che non ha paura della morte: “La ricerca è tale missione che l’uomo il quale si sia impegnato in essa non deve tradirla accettando compromessi e fughe che la svuotino di significato”. Platone, Critone

FEDONE “E intanto costui, quello che gli avea dato il farmaco, non cessava di toccarlo, e di tratto in tratto gli esaminava i piedi e le gambe; e, a un certo punto, premendogli forte un piede, gli domandò se sentiva. Ed egli rispose di no. E poi ancora gli premette le gambe. E così, risalendo via via con la mano, ci faceva vedere com’egli si raffreddasse e si irrigidisse. E tuttavia non restava di toccarlo; e ci disse che, quando il freddo fosse giunto al cuore, allora sarebbe morto.” Platone, Fedone FINE

Grazie per l'attenzione FINE