S.E.O. Squadra Emergenza Operativa

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S.E.O. Squadra Emergenza Operativa Corso per addetti antincendio in attività a rischio di incendio elevato 3° Lezione 3.3 Richiami tecnici e quiz Garbagnate 18 ottobre 2013 Relatore : ing. Giancarlo Bonsignori Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Sicurezza: attività finalizzata a rendere minimi i rischi. Definizioni Pericolo: il pericolo è una fonte di possibile danno fisico alle persone. Rischio: il rischio è la probabilità che si verifichino eventi che producono danni fisici alla salute. Sicurezza: attività finalizzata a rendere minimi i rischi. Combustione: reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con l’ossigeno accompagnata da sviluppo di calore, fiamma, di gas fumo e luce. Incendio: combustione sufficientemente rapida e non controllata che si sviluppa senza limitazioni nello spazio e nel tempo. Fiamma: combustione di gas con emissione di luce. Combustibile: sostanza solida, liquida o gassosa nella cui composizione molecolare sono presenti elementi quali il carbonio, l’idrogeno, lo zolfo, ecc. . Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Le condizioni necessarie per avere una combustione sono: La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali. La combustione senza fiamma superficiale si verifica generalmente quando la sostanza combustibile non è più in grado di sviluppare particelle volatili. Solitamente il comburente è l’ossigeno contenuto nell’aria, ma sono possibili incendi di sostanze che contengono nella loro molecola un quantità di ossigeno sufficiente a determinare una combustione, quali ad esempio gli esplosivi e la celluloide. Le condizioni necessarie per avere una combustione sono: • presenza del combustibile, • presenza del comburente, • presenza di una sorgente di calore (innesco). Solo la contemporanea presenza di questi tre elementi da luogo al fenomeno dell’incendio, e di conseguenza al mancare di almeno uno di essi l’incendio si spegne. Quindi per ottenere lo spegnimento dell’incendio si può ricorrere a tre sistemi: • esaurimento del combustibile: allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio d’incendio; • soffocamento: separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione di comburente in aria; • raffreddamento: sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria al mantenimento della combustione; Normalmente per lo spegnimento di un incendio si utilizza una combinazione delle operazioni di esaurimento del combustibile, di soffocamento e di raffreddamento. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Elementi che caratterizzano la combustione Combustione segue1 Elementi che caratterizzano la combustione Un incendio, nella quasi totalità dei casi, per ciò che riguarda la sostanza comburente, viene alimentato dall’ossigeno naturalmente contenuto nell’aria, ne consegue che esso si caratterizza per tipo di combustibile e per il tipo di sorgente d’innesco. Classificazione degli incendi Gli incendi vengono distinti in quattro classi, secondo lo stato fisico dei materiali combustibili, con un’ulteriore categoria che tiene conto delle particolari caratteristiche degli incendi di natura elettrica. classe A incendi di materiali solidi classe B incendi di liquidi infiammabili classe C incendi di gas infiammabili classe D incendi di metalli combustibili (classe E incendi elettrici) La classificazione degli incendi è tutt’altro che accademica, in quanto essa consente l’identificazione della classe di rischio d’incendio a cui corrisponde una precisa azione operativa antincendio ovvero un’opportuna scelta del tipo di estinguente. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Combustione segue2 Le sorgenti d’innesco Nella ricerca delle cause d’incendio, sia a livello preventivo che a livello di accertamento, è fondamentale individuare tutte le possibili fonti d’innesco, che possono essere suddivise in quattro categorie: • accensione diretta: quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno. Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, scariche statiche. • accensione indiretta: quando il calore d’innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico. Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti verticali negli edifici, propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici. • attrito: quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali. Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali metallici. • autocombustione o riscaldamento spontaneo: quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad esempio lenti processi di ossidazione, reazione chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d’aria, azione biologica. Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel, fermentazione di vegetali. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Prodotti della combustione I prodotti della combustione sono suddivisibili in quattro categorie: gas di combustione fiamme fumo calore Gas di combustione I gas di combustione sono quei prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono raffreddandosi la temperatura ambiente di riferimento 15 °C. I principali gas di combustione sono: • ossido di carbonio • aldeide acrilica • anidride carbonica • fosgene • idrogeno solforato • ammoniaca • anidride solforosa • ossido e perossido di azoto • acido cianidrico • acido cloridrico La produzione di tali gas dipende dal tipo di combustibile, dalla percentuale di ossigeno presente e dalla temperatura raggiunta nell’incendio. Nella stragrande maggioranza dei casi, la mortalità per incendio è da attribuire all’inalazione di questi gas che producono danni biologici per anossia o per tossicità. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Prodotti della combustione segue2 Fiamme Le fiamme sono costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatisi in un incendio. In particolare nell’incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Prodotti della combustione segue3 Fumi I fumi sono formati da piccolissime particelle solide (aerosol), liquide (nebbie o vapori condensati). Le particelle solide sono sostanze incombuste che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi prodotti dalla combustione stessa. Normalmente sono prodotti in quantità tali da impedire la visibilità ostacolando l’attività dei soccorritori e l’esodo delle persone. Le particelle solide dei fumi che sono incombusti e ceneri rendono il fumo di colore scuro. Le particelle liquide, invece, sono costituite essenzialmente da vapor d’acqua che al di sotto dei 100°C condensa dando luogo a fumo di color bianco. Calore Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l’aumento della temperatura di tutti i materiali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Parametri fisici della combustione La combustione è caratterizzata da numerosi parametri fisici e chimici, i principali dei quali sono i seguenti: • temperatura di accensione • temperatura teorica di combustione • aria teorica di combustione • potere calorifico • temperatura di infiammabilità • limiti di infiammabilità e di esplodibilità Temperatura di accensione o di autoaccensione (°C) É la minima temperatura alla quale la miscela combustibile-comburente inizia a bruciare spontaneamente in modo continuo senza ulteriore apporto di calore o di energia dall’esterno. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Parametri fisici della combustione segue1 Temperatura teorica di combustione (°C) É il più elevato valore di temperatura che è possibile raggiungere nei prodotti di combustione di una sostanza Aria teorica di combustione (mc) É la quantità di aria necessaria per raggiungere la combustione completa di tutti i materiali combustibili Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Parametri fisici della combustione segue2 Potere calorifico (MJ/Kg o MJ/mc) É la quantità di calore prodotta dalla combustione completa dell’unità di massa o di volume di una determinata sostanza combustibile; si definisce potere calorifico superiore la quantità di calore sviluppata dalla combustione considerando anche il calore di condensazione del vapore d’acqua prodotto, si definisce invece potere calorifico inferiore quando il calore di condensazione del vapor d’acqua non è considerato. In genere nella prevenzione incendi viene considerato sempre il potere calorifico inferiore. Temperatura di infiammabilità (°C) É la temperatura minima alla quale i liquidi combustibili emettono vapori in quantità tali da incendiarsi in caso di innesco Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Parametri fisici della combustione segue3 Limiti di infiammabilità (% in volume) Tali limiti individuano il campo di infiammabilità all’interno del quale si ha, in caso d’innesco, l’accensione e la propagazione della fiamma nella miscela: • limite inferiore di infiammabilità: la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha accensione in presenza di innesco per carenza di combustibile; • limite superiore di infiammabilità: la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha accensione in presenza di innesco per eccesso di combustibile. Limiti di esplodibilità (% in volume) Sono la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha esplosione in presenza di innesco (limite inferiore di esplodibilità) e la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha esplosione in presenza di innesco (limite superiore di esplodibilità). Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Combustione delle sostanze solide La combustione delle sostanze solide è caratterizzata dai seguenti parametri: • pezzatura e forma del materiale; • dal grado di porosità del materiale; • dagli elementi che compongono la sostanza; • dal contenuto di umidità del materiale; • condizioni di ventilazione. Inoltre il processo di combustione delle sostanze solide porta alla formazione di braci che sono costituite dai prodotti della combustione dei residui carboniosi della combustione stessa. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Combustione dei liquidi infiammabili Tutti i liquidi sono in equilibrio con i propri vapori che si sviluppano in misura differente a seconda delle condizioni di pressione e temperatura sulla superficie di separazione tra pelo libero del liquido e mezzo che lo sovrasta. Nei liquidi infiammabili la combustione avviene proprio quando, in corrispondenza della suddetta superficie i vapori dei liquidi, miscelandosi con l’ossigeno dell’aria in concentrazioni comprese nel campo di infiammabilità, sono opportunamente innescati. Pertanto per bruciare in presenza di innesco un liquido infiammabile deve passare dallo stato liquido allo stato di vapore. L’indice della maggiore o minore combustibilità di un liquido è fornito dalla temperatura di infiammabilità. In base alla temperatura di infiammabilità i liquidi infiammabili sono classificati in: Categoria A liquidi aventi punto di infiammabilità inferiore a 21 °C Categoria B liquidi aventi punto d’infiammabilità compreso tra 21°C e 65°C Categoria C liquidi aventi punto d’infiammabilità compreso tra 65°C e 125°C Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Gas infiammabili Nelle applicazioni civili ed industriali i gas, compresi quelli infiammabili, sono generalmente contenuti in recipienti atti ad impedirne la dispersione incontrollata nell’ambiente. In funzione delle loro CARATTERISTICHE FISICHE possono essere classificati in: Gas leggero: gas avente densità rispetto all’aria inferiore a 0,8 (idrogeno, metano, etc.). Un gas leggero quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare verso l’alto. Gas pesante: gas avente densità rispetto all’aria superiore a 0,8 (GPL, acetilene, etc.). Un gas pesante quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare ed a permanere nella parte bassa dell’ambiente ovvero a penetrare in cunicoli o aperture praticate a livello del piano di calpestio. In funzione delle loro MODALITA’ DI CONSERVAZIONE possono essere classificati in: Gas compresso Gas che vengono conservati allo stato gassoso ad una pressione superiore a quella atmosferica in appositi recipienti detti bombole o trasportati attraverso tubazioni. La pressione di compressione può variare da poche centinaia millimetri di colonna d’acqua (rete di distribuzione gas metano per utenze civili) a qualche centinaio di atmosfere (bombole di gas metano e di aria compressa) Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Gas infiammabili segue1 Gas liquefatto Gas che per le sue caratteristiche chimico-fisiche può essere liquefatto a temperatura ambiente mediante compressione (butano, propano, ammoniaca, cloro). La conservazione di gas allo stato liquido permette di tenere grossi quantitativi di prodotto in spazi contenuti, in quanto un litro di gas liquefatto può sviluppare nel passaggio di fase fino a 800 litri di gas. I contenitori di gas liquefatto debbono garantire una parte del loro volume geometrico sempre libera dal liquido per consentire allo stesso l’equilibrio con la propria fase vapore; pertanto è prescritto un limite massimo di riempimento dei contenitori detto grado di riempimento. Gas refrigerati Gas che possono essere conservati in fase liquida mediante refrigerazione alla temperatura di equilibrio liquido-vapore con livelli di pressione estremamente modesti, assimilabili alla pressione atmosferica. Gas disciolti Gas che sono conservati in fase gassosa disciolti entro un liquido ad una determinata pressione (ad es.: acetilene disciolto in acetone, anidride carbonica disciolta in acqua gassata - acqua minerale) Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Reazione al fuoco dei materiali La reazione al fuoco rappresenta il comportamento al fuoco di un materiale, che per effetto della sua decomposizione, alimenta un fuoco al quale è esposto, partecipando così all’incendio. Nelle costruzioni, la reazione al fuoco assume particolare rilevanza nei materiali di rifinitura e rivestimento, nelle pannellature, nei controsoffitti, nelle decorazioni e simili, e si estende anche agli articoli di arredamento, ai tendaggi e ai tessuti in genere. Per la determinazione della reazione al fuoco di un materiale non sono proponibili metodi di calcolo e modelli matematici: essa viene effettuata su basi sperimentali, mediante prove su campioni in laboratorio. In relazione a tali prove i materiali sono assegnati alle classi 0 - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 con l’aumentare della loro partecipazione alla combustione, a partire da quelli di classe 0 che risultano non combustibili. Specifiche norme di prevenzione incendi prescrivono per alcuni ambienti, in funzione della loro destinazione d’uso e del livello del rischio d’incendio, l’uso di materiali aventi una determinata classe di reazione al fuoco. Il certificato di prova che certifica la classe di reazione al fuoco del campione di materiale sottoposto ad esame è rilasciato da specifici enti/laboratori autorizzati. La reazione al fuoco di un materiale può essere migliorata mediante trattamenti di ignifugazione realizzati con apposite vernici o altri rivestimenti, che ritardano le condizioni di innesco dell’incendio e riducono la velocità di propagazione della fiamma. Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Resistenza al fuoco dei materiali REI Ogni opera deve essere concepita e costruita in modo che in caso di incendio la capacità portante dell'edificio possa essere garantita per un periodo di tempo determinato. La RESISTENZA AL FUOCO è la capacità di una costruzione, di una parte di essa o di un elemento costruttivo di mantenere per un tempo prefissato, sotto l’azione del fuoco i seguenti tre parametri: Resistenza (o Stabilità): attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l'azione del fuoco, Ermeticità (oTenuta): attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre, se sottoposto all'azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto, Isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore. La sigla REI deriva dal francese Resistance, Entretenir, Isolement. Tecnicamente i tre parametri rappresentano (..stato ultimo di..): R (Resistance) = Stabilità meccanica rappresenta lo stato ultimo di collasso o instabilità statica (interessa sia gli elementi portanti che gli elementi separanti) E (Entretenir) = Tenuta rappresenta lo stato ultimo di passaggio di fumo e gas caldi attraverso l'elemento (interessa i soli elementi di separazione) I (Isolance) = Isolamento termico rappresenta lo stato ultimo di superamento di specificati incrementi di temperatura sulla superficie non esposta al fuoco (interessa i soli elementi di separazione) Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Resistenza al fuoco dei materiali REI segue1 Con il simbolo REI (seguito da un numero n) si identifica un elemento costruttivo che deve conservare per un tempo determinato n la resistenza meccanica, la tenuta alle fiamme e ai gas caldi, l'isolamento termico; con il simbolo RE (seguito da un numero n) si identifica un elemento costruttivo che deve conservare per un tempo determinato n la resistenza meccanica e la tenuta alle fiamme e ai gas caldi; con il simbolo R (seguito da un numero n) si identifica un elemento costruttivo che deve conservare per un tempo determinato n la resistenza meccanica. Il numero n indica la classe di resistenza al fuoco. Le classi di resistenza al fuoco sono: 15, 20, 30, 45, 60, 90, 120, 180, 240 e 360, ed esprimono il tempo, in minuti primi, durante il quale la resistenza al fuoco deve essere garantita. Per la classificazione degli elementi non portanti il criterio R è automaticamente soddisfatto qualora siano soddisfatti i criteri E e I. Per gli elementi portanti, la verifica di resistenza al fuoco viene eseguita controllando che la resistenza meccanica venga mantenuta per il tempo corrispondente alla classe di resistenza al fuoco della struttura con riferimento alla curva nominale d’incendio. Se un elemento è R= 180 E= 120 l’elemento è REI= 90 RE=120 R=180 I= 90 Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Curva nominale d’incendio (fino a180min) Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Curva nominale d’incendio (primi 45min) Regola del doppio: 2,5min 5min 10mim 20min 40min 80min 160min 500°C 600°C 700°C 800°C 900°C 1000°C 1100°C Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

UNI EN 13501 recepita in italia con D.M.16-02-07 Nuove regole Il D.M. 16.2.2007 stabilisce che i nuovi prodotti ed elementi da costruzione devono essere certificati secondo le nuove regole che fanno capo alla norma UNI EN 13501. Per le porte, in Italia si utilizza la stessa classificazione REI ai sensi del DM 21.62004 che recepisce la norma UNI EN 1364-1. La nuova classificazione europea, che si applica sia agli elementi di chiusura non portanti che alle porte, prevede l'eliminazione della lettera R e l'aggiunta di un nuovo parametro W relativo all'emissione di energia (irraggiamento). Un elemento resistente al fuoco potrà quindi essere classificato: E, EW, EI. Normative obsolete Circolare n. 91 del 14.09.1961 D.M. del 30.11.1983 D.P.R. n. 577 del 29.07.1982 Nuove norme in vigore UNI EN 13501 recepita in italia con D.M.16-02-07 UNI EN 1634-1 e (solo fino all'entrata in vigore della marcatura CE) UNI 9723 Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Irraggiamento W: effetti sui materiali Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte

Irraggiamento W: effetti sull’uomo Ing. Giancarlo Bonsignori S.E.O. Corso addetti antincendio in aziende a rischio di incendio elevato – 3° parte