La filosofia politica moderna
La decapitazione di Carlo I
Una nuova impostazione del problema Ricorrere a spiegazioni soltanto razionali (atque si Deus non esset) a partire da una riflessione sulla natura umana per chiarire Come nasce lo stato, cioè l’autorità sovrana? Perché gli uomini danno valore alle leggi? Come nasce l’idea di un uso legittimo della forza?
Cosa significa autorità sovrana? sovrano/suddito chi sta sotto e deve obbedire ai comandi chi sta sopra e ha potere di comando ha l’esclusiva dell’uso legittimo della forza riconosce al sovrano il diritto di usare la forza
Sovranità Una premessa: Bodin: elaborazione del concetto di sovranità impersonale del re alla guida della res publica (Sei libri della Repubblica, 1576) sovranità assoluta e perpetua dello stato impersonale sui sudditi (tradizione del diritto romano) Una nuova posizione: Althusius (Politica metodice digesta, 1603): elaborazione del concetto di contratto (volontario e obbligante) all’origine delle associazioni umane sovranità “relativa” dello stato: il popolo è detentore della sovranità (antecedenti: nel XIV sec. Marsilio da Padova, Defensor pacis, poi la concezione calvinista del potere), i magistrati dello stato esercitano il potere per delega della società dei cittadini e al loro servizio
Grozio (Olanda 1583-1645) De iure belli ac pacis, 1625 Necessità di regolare i conflitti nei nuovi traffici oceanici, fuori della territorialità statuale, e i rapporti fra le entità statali indipendenti che in Europa si stanno affermando con la crisi definitiva dell’idea di impero nascita del diritto internazionale, destinato a regolare i rapporti fra stati sovrani a partire dalla pace di Westfalia (1648). Esiste un diritto naturale valido per tutti gli individui e per tutti i popoli indipendente dalla volontà di Dio (e dalla sua stessa esistenza) e rispondente soltanto alla ragione , che è la caratteristica naturale dell’uomo.
Elementi del Giusnaturalismo Esiste una legge di natura, razionale e universale. Le leggi positive devono rispettare quelle naturali. L’autorità sovrana che emana le leggi e le fa rispettare nasce da un patto fra individui, perciò il potere del sovrano non discende da Dio. La sfera politica è autonoma dalla religione e dipende soltanto dalla ragione umana.
Confronto con la concezione aristotelica Aristotele Giusnaturalismo La condizione naturale dell’umanità è già organizzata in relazioni gerarchiche (marito-moglie, padri-figli, padroni-servi) Tra le forme di associazione umane (famiglia, villaggio, polis) c’è continuità e sviluppo naturale Lo stato è un organismo naturale Lo stato naturale prepolitico è caratterizzato dalla mancanza di autorità e gerarchie e dalla libertà e uguaglianza di tutti gli uomini Tra stato naturale e stato politico c’è contrapposizione e discontinuità, il passaggio è mediato da un contratto Lo stato politico è un prodotto artificiale
L’impostazione di Hobbes Per capire le finalità e quindi i compiti e i poteri dello stato bisogna chiedersi perché e come è nato Se lo stato e la sua autorità sovrana sugli individui nascono da un patto fra essi, bisogna indagare le condizioni e le motivazioni del patto Come vivevano gli uomini prima di stipulare il patto?
Lo stato di natura secondo Hobbes Gli uomini vivono in totale libertà, senza alcun freno, e assecondano i propri appetiti in base al naturale amor proprio e all’istinto di autoconservazione. Ognuno ha un naturale diritto su ciascuna cosa, ma questo rende gli individui aggressivi e li mette in competizione gli uni con gli altri per il possesso dei beni o per l’onore. Si verifica uno stato di “guerra di tutti contro tutti”, nessuno è al sicuro, la paura reciproca rende insopportabile la vita e non consente lo sviluppo.
La necessità razionale del patto La funzione naturale della ragione: calcolare cosa è vantaggioso per provvedere alle necessità della vita e alla sua conservazione (legge naturale) Le tre massime razionali della legge naturale che regola il comportamento umano: cercare la pace e conseguirla ( necessità razionale di un accordo) accontentarsi di avere tanta libertà per sé quanta ne è concessa agli altri ( necessità razionale che il contenuto dell’accordo sia paritario) rispettare i patti ( necessità razionale di mantenere l’accordo)
I termini del patto Gli esseri umani si accordano tra loro (patto di unione) di sottomettersi tutti ad un’autorità (patto di soggezione) rispetto alla quale tutti siano uguali perché ognuno cede interamente i suoi diritti naturali, cioè la propria libertà e il proprio potere su se stesso, eccetto la libertà di cercare di preservare la propria vita. L’autorità sovrana (una persona o un’assemblea) che viene costituita dal patto ha un potere assoluto, cioè non limitato da niente, proprio perché i sudditi si sono spogliati di tutti i loro diritti.
Il Leviatano, 1651 Lo stato che nasce dal patto è paragonato da Hobbes al Leviatano, un mostro biblico descritto nel Libro di Giobbe. La potenza del mostro rappresenta il potere assoluto dello stato. Il sovrano è raffigurato come un individuo sovrumano formato dalle teste di tutti gli altri individui, a mostrare che nella sua volontà, in virtù del patto di sottomissione, si esprime la volontà di tutti gli altri.
I compiti del potere sovrano Con il patto di unione-soggezione ha termine lo stato di natura e nasce lo stato civile, artificiale. Il potere sovrano dello stato civile ha il compito di fare leggi e farle rispettare. Le leggi sono uguali per tutti i sudditi. Il suo volere espresso dalle leggi rappresenta la volontà di tutti i sudditi per la pace e la salvezza comune. Le leggi determinano cosa è giusto e cosa è ingiusto.
Il potere assoluto Disponendo di tutto il potere, in modo assoluto, il potere sovrano non è tenuto al rispetto delle leggi che esso stesso emana. Esso infatti non è vincolato dal contratto (che lega fra loro i sudditi) e risponde solo alla propria ragione individuale. Solo in questo modo l’autorità sovrana può impedire il disordine e l’anarchia che derivano dal conflitto di appetiti e di ambizioni naturali: l’esistenza di altri poteri riprodurrebbe le condizioni del conflitto.
Il rapporto stato- cittadini Il potere del sovrano comprende il controllo delle azioni e delle opinioni dei sudditi, la punizione in caso di disubbidienza, il divieto di ogni forma di dissenso,che minerebbe la solidità dello stato. I sudditi sono liberi di agire come vogliono soltanto nei casi in cui il potere sovrano non ha stabilito alcuna norma di comportamento. Ma il potere sovrano non può proibire ai sudditi di cercare di preservare le propria vita anche contro la sua forza, se è il caso (legge di natura).
Lo stato e la religione Lo stato non può ammettere alcun potere esterno a sé e che lo limiti. Perciò esso deve inglobare dentro di sé anche l’autorità religiosa. Se le religioni avessero un potere autonomo, esse minaccerebbero l’unità e la forza dello stato. Con l’esperienza della prima rivoluzione inglese, Hobbes considera le religioni una delle fonti principali della sedizione e delle guerre civili.
Una diversa ipotesi sullo stato di natura Anche Locke si interroga sull’origine dello stato producendo una sua ipotesi sullo stato di natura diversa da quella di Hobbes: Lo stato di natura è uno stato di libertà, ma non di licenza senza freni. Gli esseri umani allo stato di natura non sono esseri asociali e amorali, spinti dalle proprie passioni egoistiche, ma vivono guidati dalla ragione, cioè dalla legge morale.
Locke: stato di natura La legge morale guida gli uomini a consentirsi la sopravvivenza reciproca, cioè a non uccidersi ed anzi ad aiutarsi reciprocamente, a non violare la libertà altrui, a rispettare Dio. Gli uomini hanno nella propria ragione il criterio di una vita sociale pacifica e armoniosa: ciascuno ha il diritto di agire liberamente purché la sua azione non leda i diritti degli altri.
I diritti naturali Gli individui hanno per natura non un generico diritto su ciascuna cosa, come per Hobbes, ma tre diritti specifici, che non possono essere ceduti (inalienabilità): il diritto alla vita, il diritto alla libertà, il diritto alla proprietà.
L’esigenza di garantire i diritti Nello stato di natura non c’è alcun potere superiore agli individui, perciò il rispetto della legge morale non è garantito: nonostante essa parli nella coscienza degli uomini, chiunque potrebbe violarla e ledere i diritti degli altri. In particolare, in caso di offesa e conflitto fra due parti, manca chi possa stabilire chi abbia torto, e chi invece possa rivendicare un diritto violato. In mancanza di un giudice terzo fra le due parti, i conflitti possono degenerare in una catena di ritorsioni e vendette.
Il patto che crea l’autorità pubblica Agli inconvenienti della società naturale si pone rimedio con un patto di unione tra individui. Gli individui si accordano di creare una società civile (patto di unione) diventando cittadini e successivamente creano un governo di questa società, cioè un’autorità finalizzata a perseguire nel modo migliore gli obiettivi collettivi, a cui si sottomettono (patto di soggezione). Il patto di unione è fra individui, il patto di soggezione (diversamente da Hobbes) è fra i cittadini associati e l’autorità di governo.
Il ruolo dello stato Lo stato nasce per tutelare con la forza i diritti naturali e inviolabili di ogni cittadino. Gli individui perciò entrando a far parte della società civile non rinunciano ai propri fondamentali diritti, salvo che al diritto di farsi giustizia da sé, perché la difesa dei diritti dei cittadini è proprio il compito che assegnano allo stato. Lo stato ha quindi il monopolio dell’uso legittimo della forza.
Lo stato giusto La giustizia si identifica con la legge, ovvero con la volontà del sovrano. Ma il potere sovrano non è assoluto, perché trova il suo limite nel dovere di rispettare i diritti dei singoli cittadini. Il governo è legittimato dalla sua capacità di garantire tali diritti, ed è giusto solo se li rispetta e tutela.
Il diritto alla rivoluzione Poiché i cittadini si sottomettono volontariamente al potere sovrano pattuendo che in cambio esso tuteli i loro diritti, se lo stato non rispetta il patto, il popolo ha diritto alla rivoluzione per liberarsi del sovrano ingiusto.
Il diritto alla proprietà privata Il diritto alla proprietà per Locke, a differenza di quanto pensa Hobbes, è un diritto naturale, il diritto a godere e disporre dei propri beni. In senso ampio, i beni di cui si ha diritto di godere non sono costituiti soltanto dagli averi, ma anche dalla vita e dalla libertà di ciascun individuo. Il patto sociale viene stipulato proprio per tutelare la proprietà privata: “Il fine maggiore e principale del fatto che gli uomini si uniscono in società politiche e si sottopongono ad un governo è la conservazione della loro proprietà” (Due trattati sul governo).
Perché la proprietà privata è un diritto La proprietà non è un privilegio di pochi, legata a una qualche superiorità, ma è il risultato del lavoro: infatti, la terra – che di per sé è un bene comune di tutti gli uomini – senza lavoro non produce frutti. La proprietà è dunque il diritto di tenere per sé ciò che è frutto del proprio lavoro, anche se esso va oltre il bisogno immediato. Non si deve però esagerare nell’accumulo tanto da privare altri del loro analogo diritto di proprietà e da trovarsi in condizione di sprecare i propri beni, lasciando deperire ciò che non si riesce ad utilizzare.
La concezione liberale dello stato Il potere politico si fonda sul consenso dei cittadini, espresso attraverso le decisioni della maggioranza dei loro rappresentanti. Il potere politico non può governare in modo arbitrario, ma deve farlo attraverso le leggi promulgate, dichiarate e conosciute da tutti. Il potere politico non può sottrarre o diminuire la proprietà privata dei cittadini. Il potere deve essere diviso tra esecutivo e legislativo.
Stato e religione Sfera politica e sfera religiosa devono essere completamente distinte. Il potere politico e le istituzioni religiose hanno infatti finalità e strumenti completamente diversi: Chiesa salvezza dell’anima persuasione delle coscienze, libera adesione Stato tutela dei beni civili, uso della forza, obbligo Le coscienze non si possono convincere con la forza, e la religione può produrre salvezza solo se vissuta con fede interiore.
Laicità e tolleranza Lo stato non può imporre ai sudditi quale religione debbano seguire (perché è impotente in questo campo e perché non si può decidere razionalmente qual è la religione vera). Deve invece essere neutrale rispetto alle diverse religioni laicità. Tutte le credenze ed i culti compatibili con le leggi dello Stato devono essere ammessi. Non si possono tollerare soltanto quelle credenze e quelle pratiche religiose che sono contrarie alla conservazione della società o ai buoni costumi necessari per mantenerla ordinata. Non si possono tollerare neanche quelle Chiese che si oppongano alle leggi civili, che pretendano privilegi o che proclamino l’obbedienza ad un sovrano straniero “papisti”.
La necessità della tolleranza Lettera sulla tolleranza di John Locke (pubblicata in Olanda nel 1689)