Glicogenosi di tipo III: clinica e ricerca di base

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Glicogenosi di tipo III: clinica e ricerca di base CONGRESSO ASSOCIAZIONE ITALIANA GLICOGENOSI Rimini 22-23 Maggio 2010 Glicogenosi di tipo III: clinica e ricerca di base Giacomo P. Comi Centro Dino Ferrari, Università degli Studi di Milano Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico

Che cos’è la Glicogenosi di tipo III La Glicogenosi di tipo III è una malattia da accumulo di glicogeno causata del deficit dell’enzima deramificante, uno degli enzimi deputati alla degradazione del glicogeno a glucosio. Il glicogeno si accumula nel fegato, nel muscolo scheletrico e nel muscolo cardiaco diminuendo così la disponibilità di glucosio per l’intero organismo e formando vacuoli nelle cellule.

Classificazione della Glicogenosi di tipo III Tipo IIIa: è caratterizzato dalla perdita dell’attività transferasica e dell’attività glucosidasica sia nel muscolo che nel fegato. Tipo IIIb: è caratterizzato anch’esso dalla perdita di entrambe le attività catalitiche dell’enzima che, però, colpisce solo il tessuto epatico e non la muscolatura scheletrica e cardiaca. Tipo IIIc: i pazienti appartenenti a questo gruppo presentano la perdita selettiva della sola attività glucosidasica. Tipo IIId: questo tipo di pazienti mostra la perdita della sola attività glucantransferasica sia nel tessuto epatico che nel tessuto muscolare

Diagnosi La Glicogenosi di tipo III si manifesta nei bambini di pochi mesi con: epatomegalia e disfunzionalità epatica crisi ipoglicemiche a digiuno ritardo di crescita aumento di CK aumento delle transaminasi epatiche

Nell’età adulta i sintomi principali sono: miopatia, debolezza muscolare in particolare dei cingoli scapolare e pelvico affaticamento aumento di CK disfunzione epatica cardiomiopatia

Dosaggio biochimico dell’attività enzimatica Biopsia epatica Biopsia muscolare Eritrociti Globuli bianchi

Enzima deramificante o amilo-α-1,6-glucosidasi, 4-α-glucantransferasi Proteina monomerica con due distinte attività catalitiche: amilo-α-1,6-glucosidasica e 4-α-glucantransferasica

Genetica La Glicogenosi di tipo III è una malattia genetica a trasmissione autosomica recessiva. Il gene che codifica per l’enzima deramificante è il gene AGL. Contiene 35 esoni ed è localizzato sul cromosoma 1. E’ necessario che entrambi i geni, paterno e materno, portino una mutazione perché la malattia si manifesti. I genitori sono pertanto portatori sani.

Mutazioni nella popolazione italiana ATG TAG 35 13 14 15 26 27 31 32 33 34 c.100G>T c.112A>T c.276delG c.293+2T>A c.664+3A>G c.442delA c.672insT c.700T>C c.753_756delGACA c.757G>C c.853C>T c.1571G>A c.1589G>C c.1264A>T c.1283G>A c. 2023C>T c. 2147delG c.2590C>T c.2681+1G>A c.2728C>T c. 2929C>T c.3258_3259 AG>CC c.3355G>C c.3358G>C c.3464G>A c.3512_3549dup+3512_3519del c.3362+1G>C c.3652C>T c.3912insA c.3980G>A c.3963delG c.4193G>A c.4324insA 3 1 Dominio di legame al glicogeno Dominio glucosidasico Dominio transferasico Le mutazioni sono disposte lungo tutto il gene e non si evidenzia una regione hot-spot Mutazioni private Nessuna mutazione nell’esone 3: né c.17delAG e p.Q6X correlate con glicogenosi di tipo IIIb, né altre Screening di 57 pazienti: 38 pazienti (66,7%): 2 mutazioni 7 pazienti (12,3%): 1 mutazione 12 pazienti (21%): nessuna mutazione

Diagnosi prenatale La diagnosi prenatale è possibile solo nelle famiglie in cui sono state identificate le mutazioni alla base della patologia. Quando i genitori sono portatori di mutazioni recessive ogni figlio ha: 25% di probabilità di essere affetto 50% di probabilità di essere portatore asintomatico 25% di probabilità di non essere né affetto né portatore

Storia naturale Infanzia: epatomegalia ritardo nella crescita crisi ipoglicemiche a digiuno Adolescenza: i sintomi epatici tendono a normalizzarsi, sebbene persista il danno a livello delle cellule epatiche in alcuni casi comparsa dei primi segni di miopatia

Età adulta: la miopatia diventa importante nella terza o quarta decade di vita e si manifesta come una debolezza progressiva che coinvolge i muscoli prossimali la miopatia è lentamente progressiva possibile cirrosi e sviluppo di adenomi epatici la cardiopatia clinica non è frequente, sebbene strumentalmente dimostrabile in quasi tutti i pazienti riduzione della massa ossea in concomitanza con la riduzione della massa muscolare

Trattamento Il trattamento sintomatico prevede: una dieta iperproteica con pasti frequenti, ogni 3-4 h per il mantenimento della glicemia in età infantile dose proteica raccomandata 3gr/kg al dì possibile uso di fruttosio e galattosio dall’età di 1 anno possono essere somministrate 1-3 dosi di amido di mais 1gr/kg Da evitare: assunzione di zuccheri semplici farmaci steroidei terapia con ormone della crescita

Novità sul fronte clinico Neuropatia: Studio di conduzione +/- elettromiografico su 12 pts (5-55 anni), 2 con IIIb (Hobson-Webb et al., Genet Med 2010): anomalie di conduzione più comuni nella risposta del nervi motori mediani, debolezza dei muscoli intrinseci della mano Diabete e GSDIII: case report (Ismailin H, Cases J 2009): diabete mellito secondario trattato con terapia insulinica. Raccomandato follow up con test di tolleranza al glucosio per rilevazione precoce e trattamento adeguato Spengos et al., Mus Nerve 2009 Soggetto 37enne,miglioamento della sintomatologia miopatica a seguito del trattamento insulinico per diabete mellito. Cardiomiopatia e dieta iperproteica (Dagli et al., J Inher Metab Dis 2009) Caso di cardiomiopatia trattato con amido e/o dieta iperproteica: sensibile miglioramento con un intake proteico del 30% Case report Open Access Glycogen storage disease type III presenting with secondary diabetes and managed with insulin: a case report This is a 19-year-old female of Egyptian ethnicity, born of a consanguineous marriage and known to have glycogen storage disease type III since the age of 2½ years. She presented to us with a history of polyuria, polydipsia, and loss of weight of a few days duration. Physical exam showed stunted growth, hepatomegaly, myopathy and mild dehydration. Emergency labs revealed a fasting blood glucose of 276 mg/dl, but with no ketonuria and arterial blood gases were essentially normal. Her liver transaminases were mildly elevated at the time. Review of her records revealed that the diagnosis of glycogen storage disease type III was made at the age of 2½ when the mother reported repeated attacks of afebrile (hypoglycemic) convulsions, increasing abdominal girth and failure to thrive. The diagnosis was confirmed by demonstration of debrancher enzyme deficiency on enzymatic assay. Over the years she developed liver dysfunction along with other complications and subsequently her hypoglycemic attacks disappeared a few years prior to her current presentation. After careful consideration of different treatment options, and considering she had been free of hypoglycemic attacks for a few years and had liver dysfunction, we chose to cautiously initiate the patient on insulin therapy. She was still poorly controlled and we gradually increased her total daily dose to 0.8 u/kg. She continued to be free of hypoglycemic attacks and he We report a rare case of secondary diabetes mellitus in a patient with glycogen storage disease type III managed with insulin. We recommend insulin therapy over oral hypoglycemics to avoid further hepatotoxicity, provided hypoglycemia has resolved. We also recommend serial follow up of glycogen storage disease type III patients with an oral glucose tolerance test for early detection and management of glucose intolerance. Page

Studi di correlazione mutazione-funzionalità enzimatica DOMINIO DI LEGAME PER IL GLICOGENO DOMINIO GLUCOSIDASICO DOMINIO TRANSFERASICO Studio di 4 mutazioni nei 3 domini dell’enzima deramificante: mutazioni nei domini transferasico e glucosidasico inattivano completamente l’attività enzimatica del dominio stesso e diminuiscono anche l’attività dell’altro dominio mutazioni nel dominio di legame per il glicogeno aboliscono sia la capacità di legare il glicogeno sia entrambe le attività enzimatiche rendendo instabile la proteina The L620P mutant primarily abolishes transferase activity while the R1147G variant impairs glucosidase function. Interestingly, mutations in the carbohydrate-binding domain (CBD; G1448R and Y1445ins) are more severe in nature, leading to significant loss of all enzymatic activities and carbohydrate binding ability, as well as enhancing targeting for proteasomal degradation. This region (Y1445–G1448R) displays virtual identity across human and bacterial species, suggesting an important role that has been conserved throughout evolution. Our results clearly indicate that inactivation of either enzymatic activity is sufficient to cause GSDIII disease and suggest that the CBD of AGL plays a major role to coordinate its functions and regulation by the ubiquitin–proteasome system.

GSDII GSDIII 1932: J.C. Pompe descrive per primo la malattia 1928-32: Van Creveld descrive per primo la malattia 1952-53: Illingworth B, Cori GT, Forbes: descrizione della struttura anomala del glicogeno. 1956: Illingworth B, Cori GT, Cori CF: determinazione del deficit di enzima deramificante 1963: Hers: determinazione del deficit di -glucosidasi acida 1964: primo tentativo di terapia enzimatica con -glucosidasi acida estratta dal fungo A. niger 1980: tentativi di terapia con trapianto di midollo osseo Studi sull’importo nel lisosoma di proteine attraverso recettore M6P 1992: clonaggio del cDNA di AGL. Yang, J Biol Chem. 1996: Prima mutazione descritta nel gene AGL. Chen, Hum Mut. 1988-91: clonaggio del cDNA di -glucosidasi acida 1990-91: clonaggio del gene della -glucosidasi acida 1995-96: produzione enzima ricombinante in CHO e latte di coniglio 1998-99: test su animali 1998-99: studi di fase I e II 2000-01: studi di fase III 2006: approvazione di MYOZYME in Europa da parte dell’EMEA

Meccanismo di importo nel lisosoma sfruttato per ERT L’enzima ricombinante si lega ai recettori per il mannosio-6-fosfato e grazie a questo recettore viene internalizzato per endocitosi e veicolato al lisosoma. Questo è un meccanismo cellulare naturalmente utilizzato dalla cellula per secernere proteine e per importare proteine dallo spazio extracellulare che vengono indirizzate al lisosoma.

Lysosomal enzyme trafficking and cross-correction Lysosomal enzyme trafficking and cross-correction. Nascent lysosomal enzymes are glycosylated (green circles) in the endoplasmic reticulum (ER) of normal or genetically modified cells. The enzymes then acquire the mannose 6-phosphate modification (red circles) in the Golgi apparatus (Golgi) where they bind the mannose 6-phosphate receptor (M6PR). The majority (heavy arrows) of the enzymes are then trafficked to the mature lysosome (Lys). A minority (fine arrows) of the lysosomal enzymes are secreted from the cell. Extracellular phosphorylated or nonphosphorylated enzyme can bind the plasma membrane-localized M6PR or the mannose receptor (ManR), respectively. Both receptors mediate the endocytosis and subsequent lysosomal targeting of the exogenous enzymes. This process can occur in both genetically modified and enzyme-deficient cells. It is important to note that the M6PR is ubiquitously expressed, whereas expression of the ManR is limited to cells of the reticuloendothelial system (fixed tissue macrophages). 18

Modelli cellulari per la malattia di Pompe Studi su singola fibra muscolare per caratterizzare il meccanismo di patogenesi Studi su fibroblasti per migliorare ERT tramite chaperones farmacologici (anche nella malattia di Fabry) Studi su miotubi derivati da topo ko e da mioblasti primari per testare molecole che modifichino la biosintesi del glicogeno 19

Possibili modelli cellulari per la Glicogenosi III Mioblasti primari da esplanto Mioblasti/fibroblasti immortalizzati in iPS Mioblasti al microscopio in campo chiaro, trattato con Acido Periodico di Schiff per evidenziare granuli di glilcogeno inclusi nel citoplasma

Induced Pluripotent stem cells (iPSCs)

Fibroblasti umani Induced pluripotent stem cells (iPS)

Preliminary data Generation of human iPSCs Corti et al. 2010

AGL gene Myotubes Hepatocytes Patient fibroblasts iPS

Modelli animali Malattia di Pompe Glicogenosi III Quaglia giapponese: modello naturale (Kikuchi, 1998) Due razze bovine: modelli naturali (Dennis, 2000) Topo knockout: (Raben, 1998; Bijvoet, 1998) utilizzato per : studi dei meccanismi patogenici testare ERT migliorare ERT testare terapia genica Curly-coated retriever: modello naturale (Gregory, 2007)

Il progetto sarà finanziato dall’Associazione Italiana Glicogenosi Creazione di un modello murino per la Glicogenosi di tipo III. Partnership tra Genoway e nostro Gruppo di ricerca La durata del progetto sarà di circa 1 anno e sarà possibile seguire il lavoro in ogni passaggio. Il progetto sarà finanziato dall’Associazione Italiana Glicogenosi

Laboratorio di Biochimica e Genetica Dip. di Scienze Neurologiche Giacomo P. Comi Sabrina Lucchiari Serena Pagliarani Stefania Corti Monica Nizzardo Serena Ghezzi Dario Ronchi Sabrina Salani Chiara Donadoni Martina Nardini Elisa Fassone Francesco Fortunato Andreina Bordoni Roberto Del Bo Domenica Saccomanno Alessio Di Fonzo Isabella Ghione Domenico Santoro Francesca Magri Gianna Ulzi Marianna Falcone Chiara Simone 28