Sul libero arbitrio Riflessioni per il corso «Teodicea»

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Sul libero arbitrio Riflessioni per il corso «Teodicea» Liceo Giulio Cesare, Roma Marco Ronconi, 3 aprile 2012

Riflessioni per il corso «Teodicea» Liceo Giulio Cesare, Roma In ascolto di: AGOSTINO, A., Il libero arbitrio, (a cura di R. Melillo), Roma 2011. EVDOKIMOV, P., L’ortodossia, Edb, Bologna 1981. GRESHAKE, G., Perché l’amore di Dio ci lascia soffrire?, Brescia 2008. KREINER, A., Dio nel dolore. Sulla validità degli argomenti della teodicea, Brescia 2000. RATZINGER, J. – METZ, J.B., «Dio, la colpa, la sofferenza», in PETERS, T.R. – URBAN, C., ed., La provocazione del discorso su Dio, Brescia 2005, 73-80. VALORI, P., Il libero arbitrio, Milano 1987. E sulle spalle di giganti come Aristotele, Tommaso d’Aquino, Dante Alighieri, F. M. Dostoevskji, J.P. Sartre, V. Hugo, S. Kierkeegaard, F. Nietszche… Riflessioni per il corso «Teodicea» Liceo Giulio Cesare, Roma 3 aprile 2012

La questione Si Deus est, unde malum? Che tu sia un angelo od un diavolo, ho 3 domande per te: chi prende l’Inter, dove mi porti e poi dì, soprattutto: perché? Perché ci dovrà essere un motivo, no? Perché forse la vita la capisce chi è più pratico. (Luciano Ligabue) Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

La questione Una delle risposte tradizionali, con numerose varianti, è più o meno la seguente: Il male è uno degli esiti inevitabili della libertà umana. Senza libertà, tuttavia, non sarebbe possibile amore. Il male è il prezzo per la possibilità di essere capaci d’amore. In questa nostra esposizione, vorremmo mostrare l’articolazione complessa di questa risposta. Per cominciare, abbisogniamo di quattro premesse. Si Deus est unde malum? Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Premesse I. Smascherare la domanda II. L’avvertimento biblico III. Il presupposto della fede IV. Un punto di vista dichiaratamente limitato Liberi liberi siamo noi però liberi da che cosa poi chissà cos'è? chissà cos'è! (Vasco Rossi) Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

I. Smascherare la domanda Premesse Nella questione del libero arbitrio, sono intrecciati tre argomenti distinti, anche se non separabili: Dio L’essere umano La storia La teorizzazione del libero arbitrio, le sue diverse interpretazioni, la sua contestazione, la sua eventuale confutazione configurano diversamente le idee di Dio, dell’essere umano, della storia. Non si tratta solo di difendere una posizione, ma di riconoscere una visione del mondo. Nei prossimi minuti cercheremo di mostrarlo. I. Smascherare la domanda Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

II. L’avvertimento biblico Premesse Il libro di Giobbe insegna. La Bibbia è chiara sulla fine che fanno i «difensori» innamorati più delle proprie ragioni che di Dio e dell’essere umano. Le nostre argomentazioni non vogliono in nessun caso «difendere» Dio. Non manchiamo a tal punto di buon gusto. La nostra è sì un’«apologia», ma della «fede», o meglio: delle vite che individuano nella relazione con Dio un fondamento primo. «Dio non è un’idea da provare, ma un essere in relazione al quale si vive […] cercare prove è cosa blasfema e rendere verosimile il cristianesimo è distruggerlo» (S. Kierkeegaard) II. L’avvertimento biblico Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

III. Il presupposto della fede Premesse Per fede non intendiamo quindi una «cosa», un «oggettivabile» (una facoltà, una conoscenza, un principio…). Non facciamo nemmeno corrispondere a «fede» un vago sentimento, qualcosa di puramente «interiore», di cui per definizione non si può dire nulla. Fede è trovarsi in una relazione e restarci. Ha a che fare con la vita. Per questo, «fede» resta un concetto impreciso e da precisare ogni volta (come si può racchiudere la vita in parole?), ma non per questo insignificante e inutile (forse che non c’è traccia di vita in una poesia, in un progetto architettonico, in un diario, ma anche in una speculazione filosofica?) III. Il presupposto della fede Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

III. Il presupposto della fede Premesse Tutte le volte che il nostro argomentare ci porterà quindi a dire «è una questione di fede», non va compreso come un espediente per troncare la questione. «Questione di fede» significa piuttosto che ciò che segue ha il suo luogo di comprensibilità dentro una vita concreta che si trova in relazione con il Dio Trinità rivelato in Gesù il Cristo. «La fede non è mai mera adesione intellettuale, ma fedeltà della persona alla Persona. Così avviene nei rapporti del matrimonio e del suo epitalamio: la Bibbia vi ricorre ogni volta che vuole esprimere i rapporti tra Dio e l’uomo» (P. Evdokimov) III. Il presupposto della fede Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

IV. Un punto di vista dichiaratamente limitato Premesse Si parla ovviamente di «fede in Dio», ma non un Dio qualsiasi, o una forma impersonale di divinità. Ben poche immagini di Dio sono compatibili con i ragionamenti che andremo a proporre. Per «Dio», in questi prossimi 20 minuti, si intende quanto è stato afferrato e vissuto dalla fede dei discepoli di Gesù il Cristo. La nostra competenza, del resto, è limitata. IV. Un punto di vista dichiaratamente limitato Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

V. Agostino, e chi se no? VI. De Deo VII. De homine VIII. De historia La nascita della questione e le sue implicanze V. Agostino, e chi se no? VI. De Deo VII. De homine VIII. De historia La parola io questo dolce monosillabo innocente è fatale che diventi dilagante nella logica del mondo occidentale forse è l'ultimo peccato originale (Giorgio Gaber) Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

La nascita della questione Ogni tanto ritorna (Anselmo, Lutero, Calvino, Leibniz, McIntyre…), ma l’origine della questione è Agostino di Ippona (354- 430). Due opere sono dedicate esplicitamente: De Libero Arbitrio; De Gratia et Libero Arbitrio. Ma se ne è occupato in molti altri testi. Un problema non da poco è che non si trova una definizione univoca della questione, anzi. Agostino era infatti un retore, non un accademico. I suoi testi sono dialoghi, non trattati. Sono diari di battaglie, non pensieri riflessi in un monitor. I ragionamenti di Agostino non si limitano a voler (con)vincere: non fanno prigionieri. V. Agostino, e chi se no? Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

La nascita della questione Per Agostino, quindi, la conquista della verità non può che passare per la sconfitta dell’errore. Non punta a definire, quanto a escludere. Ciò che pensa lo si ricava per sottrazione e distinzione dalla posizione dell’avversario. Certo, se la disputa è con se stesso – e Agostino lo faceva spesso – la cosa si complica. Agostino è stato divorato, rimosso, amato e temuto perché aveva caratteristiche spaventosamente umane. Se in un ragionamento sembra ritrarsi, è solo per prendere la rincorsa. Sa essere chirurgico, sa usare tutti i registri dell’umano, anche quello poetico nel senso più alto del termine. È un innovatore, un uomo che intuisce la fine della sua epoca e si sporge a guardare oltre l’orizzonte, disposto anche a contraddirsi pur di giungere di fronte al bello, al buono e al vero. Non è senza conseguenze che la questione nasca da uno così. V. Agostino, e chi se no? Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

La nascita della questione Agostino inventa la parola «io». Ne fa la misura di ogni domanda e di ogni risposta. Ovviamente infinita. Per definizione paradossale. Attenzione: non «me», ma «io». Dopo Agostino, siamo tutti prigionieri di questa parola e di questo tentativo di guardarci guardanti. Per Agostino, la verità di questo «io» è più profonda del profondo e superiore al superno. Ne consegue una geografia dell’interiorità inebriante, che può tuttavia aprire baratri terrificanti, soprattutto se si prova a separare la dimensione del «profondo» da quella del «superiore». Dante lo sapeva bene, infatti per lui la questione del libero arbitrio è squisitamente politica. Meglio arrestarsi e andare con ordine. V. Agostino, e chi se no? Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Le implicanze della questione La prima formulazione della teoria del libero arbitrio è indiretta. Il contesto è la polemica antimanichea. Agostino ci arriva non ragionando sull’essere umano, ma su Dio. Meglio: sulla (non) imputabilità a Dio del male. Dal momento che non può essere che Dio sia l’origine del male, esso deve provenire da altro. Il racconto del peccato originale (Gen 3) gli suggerisce la risposta: il male è uno dei frutti della libertà umana. VI. De Deo Non esiste il «Dio del male», ma è l’uomo, nella sua libertà a causare (un certo tipo di) male. (vs. Manichei) Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Le implicanze della questione Trent’anni dopo, l’avversario cambia. Pelagio sostiene che Cristo ha reso l’essere umano in grado di «meritarsi» la salvezza: ora ha tutti gli strumenti per scegliere il bene e fuggire il male. Agostino nega questa tesi: imputerebbe interamente agli esseri umani ogni male esistente dopo Cristo e ridurrebbe Dio a uno spettatore della storia. L’uomo, quindi, è sì libero, ma di una libertà ferita. Gli scolastici diranno: l’intelletto è in grado di riconoscere la verità e il bene, ma la volontà non è sempre in grado di operarlo, senza l’aiuto di Dio stesso. Senza la sua grazia. L’«io» è autonomo. Ma non significa sia perfettamente padrone di sé. VII. De homine L’uomo è autonomo, ma da qui a essere libero ne corre. (vs. Pelagio) Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Le implicanze della questione La storia è un luogo di ingiustizie. La più grande è che ogni essere umano si trova a pagare i prezzi di scelte altrui. La dottrina del peccato originale è il sigillo di questa concezione della storia. La storia è un luogo di salvezza. La più grande è che ogni essere umano si trova a godere i frutti di scelte altrui, soprattutto della redenzione operata da Cristo. La memoria di Pasqua e l’attesa della Parusia sono i pilastri di questa concezione della storia. La storia è un luogo ambiguo, in cui ingiustizia e salvezza si trovano intrecciate. In cui, soprattutto, siamo padroni meno di quanto vorremmo. Qualcuno, leggendo Agostino, ha detto che la storia e le storie sono riassumibili in prezzi da pagare e grazie da riconoscere. Solo i frutti delle seconde sono eterni. La fede cristiana ha qui il suo unicum, almeno secondo T.S. Eliot, G. Bernanos e Giovanni XXIII. VIII. De historia La storia umana è una storia di peccato e di grazia. Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Alcune riflessioni IX. Le due grandi contestazioni X. La posta in gioco negando il libero arbitrio XI. Tre definizioni XII. La memoria della fede Ciò che un tempo era dolore Ciò che un tempo era attrito Ciò che lasciò un segno Non fa più male Perché Grazia genera bellezza Dalle cose più brutte (U2) Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

la negazione del libero arbitrio in sé; Alcune riflessioni Dopo Agostino, le contestazioni sull’argomentazione si possono organizzare in due grandi aree: la negazione del libero arbitrio in sé; la legittimità di un simile prezzo. A sostenerle, giganti dell’umanità. Meravigliosi maestri del sospetto. Seguiamo il modello agostiniano. Confutiamo gli errori per non confonderli con la realtà. Poi arriveremo al prezzo. IX. Le due grandi contestazioni Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

X. La posta in gioco negando il libero arbitrio a) L’anima Alcune riflessioni Qualcuno (da Spinoza fino ad alcuni teorici delle neuroscienze) considera l’esistenza del libero arbitrio un’illusione. Nessuna scelta è veramente libera, ma è condizionata da fattori esterni: fisici, meccanici, fisiologici, psicologici, sociali… Fosse così, è la fine della vita morale. Nessuna libertà, nessun male, nessuna colpa. Nessun senso, nessuna storia, nessun amore. Tutto è determinato e determinabile. Non più esseri umani, ma marionette, o pseudopotenti divinità tardo antiche. L’unica vera domanda sarebbe allora: perché preferire la vita alla morte? (A. Camus) Tutti questi condizionamenti esistono e la vera libertà passa anche per il riconoscerli, ma non inficiano la possibilità di una scelta svincolata in ultima istanza da tutti loro, imputabile solo a «io». L’ironia e l’umorismo ne sono la migliore prova. Una volta si diceva «anima». X. La posta in gioco negando il libero arbitrio a) L’anima Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Alcune riflessioni Qualcuno fa al contrario coincidere il libero arbitrio con l’assenza totale e assoluta di condizionamenti, identificandolo con l’irrazionale e l’assurdo (J.P. Sartre, per fare un nome). I Padri latini, tuttavia, avevano tradotto con «liberum arbitrium» il concetto greco di autexousion («dominio di sé»). Dante lo mostra molto bene. Tralasciando il suo disprezzo per gli ignavi, si pensi ai canti XVI e XVIII del Purgatorio: riprendendo la teoria scolastica della volontà ferita che occorre domare con la ragione per portarla al suo retto fine, ne approfitta per un lungo excursus sui poteri temporale e spirituale. La libertà è qualcosa di plurale che si costruisce occupandosi del mondo e delle sue strutture. Finalizzandosi e finalizzandole. «La libertà non è star sopra un albero non è neanche avere un’opinione la libertà non è uno spazio libero libertà è partecipazione» (G. Gaber) X. La posta in gioco negando il libero arbitrio b) La dignità regale di un popolo Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Alcune riflessioni Il libero arbitrio non è la capacità di autodeterminarsi fine a se stessa, ma di orientarsi verso il fine ultimo. In questo, si capisce perché Kant si occupa prima di teologia e poi di filosofia (e si capisce anche perché il suo humus luterano lo farà restare a lungo insopportabile per i cattolici…) Si capisce anche perché alcuni tra i più grandi fenomenologi della libertà (T. Adorno, per fare un nome), siano pensatori «politici». X. La posta in gioco negando il libero arbitrio c) Libertà di determinarsi o determinarsi in vista della libertà? Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

X. La posta in gioco negando il libero arbitrio d) Uomini o dèi? Alcune riflessioni Qualcuno afferma infine che il libero arbitrio è una libertà perfettibile. Studiando, applicandosi, perfezionandosi, elevandosi, distinguendosi… si può giungere a una libertà assoluta. Libertà assoluta significa anche responsabilità assoluta. La responsabilità umana è già molta. Possiamo distruggere il pianeta in un giorno (cfr. H. Jonas). Sapere che la nostra libertà è ferita può essere un ottimo antidoto al delirio di onnipotenza. Non tutto ciò che voglio potrebbe essere bene. In questo, Nietszche aveva frainteso. La dottrina del libero arbitrio non serve alla dottrina del castigo, anche se qualcuno così l’ha usata. Al contrario. X. La posta in gioco negando il libero arbitrio d) Uomini o dèi? Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Alcune riflessioni «La libertà, nella sua più alta espressione consiste nel dare tutto e nel servire gli altri. L'uomo capace di questo, capace d'essere padrone di sé sino a tal punto, è libero come nessun altro. È questa la più elevata manifestazione del libero arbitrio. (Fëdor Michajlovič Dostoevskij) Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. (Catechismo della Chiesa Cattolica) Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi. (Leo Longanesi) XI. Tre definizioni Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

XII. La memoria della fede Alcune riflessioni Fin qui, i motivi del perché rinunciare alla dottrina del libero arbitrio comporta più problemi che soluzioni. Ora, il nodo gordiano della questione. «Non è che non accetti Dio, intendi bene questo punto: è il mondo da lui creato, questo mondo di Dio, che io non accetto e non posso piegarmi ad accettare. Mi spiego meglio: io sono convinto, come un bambino, che i dolori si rimargineranno e dilegueranno […] Sì, sì, tutto questo avvenga pure e si sveli: ma io non lo accetto e non voglio accettarlo […] Troppo caro, in conclusione, hanno valutato l’armonia: non è davvero per le tasche nostre, pagar tanto di ingresso […] Non è che non accetti Dio, Alésa: semplicemente gli restituisco, con la massima deferenza, il mio biglietto di ingresso» (I fratelli Karamazov) XII. La memoria della fede Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

XII. La memoria della fede Alcune riflessioni Alésa non risponde a Ivan, perché nessuna teoria può reggere una decisione. La decisione di Alésa è tuttavia molto diversa e non è fondata su un ragionamento, ma su una memoria, quella evangelica. Il Dio cristiano ha pagato fino in fondo il suo stesso prezzo. Ha assunto il male, ha assunto la sofferenza, ha assunto la morte. E l’ha vinta. Il prezzo troppo caro da pagare per gli uomini è stato pagato una volta per tutte da Dio stesso nel suo Figlio. Il finito entra nell’infinito ed è trasfigurato. Il Risorto porta le stigmate, ma non fanno più male. La sofferenza non è finita, ma può essere compiuta. Non è una teoria da applicare, ma un mistero da riconoscere. Accade ancora oggi mille volte. Diecimila altre è invece invocato, cercato, gridato. Una sofferenza assunta liberamente per amore misteriosamente diventa un’altra cosa. XII. La memoria della fede Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

XIII. Il lusso delle speculazioni XIV. La buona teologia Postilla non scientifica XIII. Il lusso delle speculazioni XIV. La buona teologia La libertà comincia dall’ironia (V. Hugo) «Dove non c'è umorismo, non c'è umanità; dove non c'è umorismo – cioè questa libertà che ci si prende, questo distacco di fronte a se stessi – c'è il campo di concentramento» (E. Ionesco) Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Riflessioni non conclusive XIII. La grazia dell’umorismo. a) Il lusso delle preoccupazioni Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012

Riflessioni non conclusive XIII. La grazia dell’umorismo b) La buona teologia Progetto Teodicea - Liceo Giulio Cesare, Roma - Marco Ronconi - 3 aprile 2012