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Lettera 333
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi oggimai levato dalla fanciullezza vostra, ed essere uomo virile; levarvi da gustare il latte, e essere fatto mangiatore del pane.
Perché il fanciullo il quale si nutre di latte non è atto a stare in battaglia, né si diletta d'altro che di volere stare in giuoco con i suoi simili; così l'uomo che sta nell'amore proprio di sé, non si diletta di gustare altro che il latte delle proprie consolazioni spirituali e temporali, dilettandosi come fanciullo con quelli che sono simili;
ma quand'egli è fatto uomo, e levatosi dalla tenerezza e amore proprio di sé, egli mangia il pane con la bocca del santo desiderio, schiacciando coi denti dell'odio e dell'amore, in tanto che, quanto più è duro e muffato, più se ne diletta.
Oh quanto si reputa beata quell'anima quando si vede le gengive gettare sangue! Egli è fatto forte; e, come forte, piglia la conversazione dei forti. Tutto maturo, pesato e non leggiero, corre, con loro insieme, alla battaglia; e già non si diletta d'altro che di combattere per la verità.
Il suo diletto è di sostenere, gloriandosi col dolce e innamorato Paolo, nelle molte tribolazioni sostenute per essa verità. Questi cotali hanno rifiutato il latte. Rilucono in loro le stimmate di Cristo; seguendo la dolce dottrina sua.
Questi, stando nel mare tempestoso, sempre hanno bonaccia; nell'amaritudine gustano la grande dolcezza; con vile e piccola mercanzia acquistano le smisurate ricchezze. Essendo stracciati e dilaniati dal mondo, più perfettamente si raccolgono e si uniscono con Dio;
quanto più sono perseguitati dalla bugia, tanto più esultano nella verità; patendo fame, nudità, ingiurie, strazi e villanie, più perfettamente s'ingrassano del cibo immortale.
Sono rivestiti del fuoco della divina carità, togliendo via la nudità del proprio amore, il quale denuda l'anima d'ogni virtù; e nelle vergogne e strazi trovano la gloria loro.
Questi cotali sono mangiatori di pane muffato, ma non asciutto; perché l'asciutto, i denti non lo potrebbero ben bene schiacciare, se non con grande loro fatica e poco frutto: e però l'intingono nel sangue di Cristo crocifisso, nella fonte del costato suo:
e però, come ebbri d'amore, corrono a mettere il pane muffato delle molte tribolazioni in questo prezioso sangue. In sé non cercano altro, se non in che modo possino rendere gloria e lode al nome di Dio.
E perché nel tempo delle molte fatiche vedono che meglio si prova la virtù, e che della buona prova che fa l'anima torna più onore a Dio; però s'abbracciano con esse; e anco, perché meglio si conformano con Cristo crocifisso con la pena che col diletto.
Adunque, carissimo e dolcissimo Padre, con pianto ci leviamo dal sonno della negligenza, riconoscendo le grazie e benefizi che vecchi e nuovamente avete ricevuti da Dio e da quella dolce madre Maria, per il cui mezzo confesso, che nuovamente avete ricevuta questa grazia.
In questo dono vuole Iddio che conosciate il fuoco della sua carità; nella quale carità, col lume della santissima fede più largamente e liberamente abbandonate voi per il suo onore, e esaltazione della santa Chiesa e del vero vicario di Cristo, papa Urbano VI.
E dilatatevi in speranza, sperando nella provvidenza e adiutorio divino, senza verun timore servile; e non in uomo, né in vostra industria umana. Anco ha voluto che conosciate la vostra imperfezione, mostrandovi che voi siete anco fanciullo di latte, e non uomo che vi nutrite di pane.
Che se egli avesse veduto che voi aveste denti da ciò; ve n'avrebbe dato, siccome fece agli altri vostri compagni. Non foste ancora degno di stare in sul campo della battaglia; ma, come fanciullo, ne foste cacciato indietro; e voi volentieri ne fuggiste e aveste grazia di allegrezza, che Dio concesse alla vostra infermità.
Cattivello padre mio, quanto sarebbe stata beata l'anima vostra e la mia, che col sangue vostro voi aveste murata una pietra nella santa Chiesa per amore del sangue! Veramente noi abbiamo materia di pianto, di vedere che la nostra poca virtù non ha meritato tanto bene.
Or gettiamo i denti lattaioli, e studiamoci di mettere i denti gravati dell'odio e dell'amore. Mettiamoci la panciera della carità con lo scudo della santissima fede; e, come uomini cresciuti corriamo al campo della battaglia, e stiamo fermi, con una Croce di dietro e una dinanzi, acciocché non possiamo fuggire; che andandovi grandi e armati, non saremo più cacciati dal campo.
Acciocché Dio in voi e in me e negli altri infonda questa grazia; oggi cominceremo ad offrire lacrime con ansietato desiderio dolce, per il ringraziamento dei benefizi nuovamente ricevuti da lui, e amaro, per la mia e vostra imperfezione, che ci ha privati di tanto bene.
Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.