Il prezzo del coraggio VERONICA GUERIN
“Sono una giornalista. Nessuno spara al messaggero “Sono una giornalista. Nessuno spara al messaggero. Nessuno spara a un reporter”. Era il febbraio 1995 quando Veronica Guerin pronunciò queste parole. Solo qualche giorno prima, un sicario a volto coperto l’aveva gambizzata all’interno della sua abitazione, un cottage all’estrema periferia della Dublino nord.
Veronica non era, almeno ufficialmente, una giornalista di crimine Veronica non era, almeno ufficialmente, una giornalista di crimine. Quando cominciò a concentrarsi su questo settore, aveva già accumulato alle proprie spalle numerosi scoop che l’avevano portata, all’attenzione dell’opinione pubblica. Il suo arrivo al giornale “Sunday Independent” segnò la sua consacrazione ufficiale come reporter investigativa. Una carriera interamente contraddistinta da un’unica, grande passione: la ricerca della Verità.
Aveva stoffa da vendere: il suo grande fiuto per le buone storie la rendeva una delle migliori giornaliste d’Irlanda. Se non, come ebbe occasione di scrivere il suo ex-editore, “semplicemente la migliore e la più coraggiosa”. Fu la prima a scrivere per i suoi lettori che “la situazione è molto seria. L’aspetto più grave è che in Irlanda non esiste una sola parrocchia che non conosca il problema della droga. Per questo quello delle droghe è diventato il problema principale, nel nostro Paese. Ebbe tra i suoi informatori un narcotrafficante che lavorava al fianco di un grosso boss. Nel corso degli anni venne a conoscenza di molte buone storie su numerosi criminali. Poche settimane prima di morire, decise di fare pubblicamente il nome del boss narcotrafficante.
Nel portare alla luce l’immensità del sottobosco criminale irlandese, mise nero su bianco gli identikit dei principali narcotrafficanti, denunciò le rotte attraverso cui gli stupefacenti raggiungevano l’Irlanda, e rese noti gli immensi profitti di questi boss. Non solo: espose pubblicamente lo stato fatiscente delle prigioni irlandesi, da cui letteralmente “evadevano” centinaia di pericolosi criminali.
Accanto alla Veronica “reporter investigativa” esisteva però anche una Veronica “privata”: “una donna per nulla sofisticata”. Era una persona molto semplice, con la passione per la sua famiglia, in particolare l’adorato figlio Cathal. Anche la fede religiosa giocava un ruolo importante nella sua vita: ogni domenica mattina si recava a messa presso la chiesa dell’aeroporto di Dublino. “Qui le piaceva adorare Dio, qui veniva a pregare, qui portava le sue domande. […] Venire a messa la domenica era un altro tassello nella sua ricerca della Verità: lei era fedele, appassionata da “questa” Verità, quanto lo era nei confronti del giornalismo”, avrà occasione di affermare il suo parroco.
Veronica, una giornalista che aveva fatto della “ricerca della Verità” la propria ragione di vita, fu uccisa il 26 giugno 1996. Due sicari la assassinarono lungo una delle principali arterie stradali che dalla contea di Kildare conducono alla capitale Dublino. Sei colpi di pistola furono sparati da un killer attraverso il finestrino dell’auto, mentre Veronica attendeva il verde a un semaforo. La morte della reporter fu istantanea..
La sua morte non è avvenuta invano. Non avere paura! La sua morte non è avvenuta invano.