COME REDIGERE UN COMMENTO A SENTENZA Indicazioni di metodo e sviluppo
FASI Leggere più volte la sentenza, evidenziando le problematiche affrontate in sentenza ed i punti cruciali del ragionamento; Preparare uno schema con gli argomenti da trattare; Ricercare le fonti; Stendere il commento; Rileggere l’elaborato per accertare la coerenza logica e la correttezza sintattica e ortografica.
FASE 1) E 2) LETTURA E SCHEMA Leggere più volte la sentenza, concentrandosi per ogni lettura su un aspetto diverso. In prima battuta, sarà indispensabile comprendere il fatto di reato così come materialmente accaduto, per poi passare ad analizzare i singoli profili problematici. Lo schema va impostato con una principale separazione tra la parte in fatto (ossia il riassunto in una decina di righe del fatto concreto di reato) e quella in diritto (le restanti due o tre pagine)
FASE 3) RICERCA DELLE FONTI Per la preparazione di un buon elaborato è necessario consultare più fonti. Per quanto riguarda la tipologia, può trattarsi di : dottrina; giurisprudenza. E’ importante il riferimento ad entrambe le fonti, in modo tale da avere le molteplici prospettive dell’argomento.
FASE 3) RICERCA DELLE FONTI Reperimento delle fonti: manuali (in biblioteca: Fiandaca-Musco, Mantovani, Marinucci-Dolcini, Fiore, etc.); articoli/ note a sentenza da riviste (in biblioteca); articoli/ note a sentenza pubblicati su siti internet accreditati (si consiglia la lettura su: www.dirittopenalecontemporaneo.it); voci enciclopediche (in biblioteca).
FASE 4) STENDERE IL COMMENTO Premettere la trattazione del fatto, spiegando in modo chiaro i singoli passaggi che poi assumono importanza nella decisione (es. : se si è di fronte ad un reato di evento, si dovrà evidenziare perché nella dinamica dei fatti, la condotta dell’agente è stata o meno causa dell’evento); Nella trattazione di diritto, non ripetere le parole del giudice;
FASE 4) STENDERE IL COMMENTO 3. Riprendere i concetti di teoria generale e spiegare come sono stati applicati e perché: argomentare servendosi dei passaggi logici condotti in motivazione dal giudice, ma non limitarsi a fare un ‘copia / incolla’; 4. Inserire i collegamenti con la giurisprudenza, sia conforme che difforme, nonché con altre tematiche che si prestano ad essere richiamate; 5. Terminare la tesina, dando conto delle conclusione del giudice nel caso concreto.