si manifesta come il “Dio di coloro che soffrono”.

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si manifesta come il “Dio di coloro che soffrono”. Gesù continua a sorprendere tutti: Dio si sta presentando, ma non come “il Dio dei giusti” si manifesta come il “Dio di coloro che soffrono”. Il profeta del regno di Dio non ha dubbio alcuno: ciò che lo fa agire tra il suo popolo è il suo amore compassionevole; il Dio che vuole regnare fra gli uomini è un “Dio che risana”. Nella memoria dei primi cristiani è rimasto questo ricordo di Gesú: “Unto da Dio con la forza dello Spirito Santo, passó facendo il bene e curando tutti gli oppressi dal diavolo, perché Dio era con Lui”. (Atti 10,38) José Antonio Pagola “Jesús: aproximación histórica” Testo: Marco 1, 21-28- Quarta Domenica Tempo Ordinario –B- Commenti e presentazione: M.Asun Gutiérrez. Musica: Mahler. Sinfonia nº 4. Adagetto.

Marco 1, 21-28 In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Sinagoga di Cafarnao Gesù si manifesta oggi nella sua missione pubblica. Inizia svolgendo una doppia attività: insegnare e liberare. Già all’inizio dimostra che la sua parola non è come quella degli altri maestri, “che dicono e non fanno” (Mt 23,3). L’autorità di Gesú viene dalla sua autenticità. Non predica agli altri degli obblighi che Egli non osserva. Fa quello che dice. Conferma le sue parole con le sue opere liberanti. Gesú cura di sabato. Il riposo sabbatico era di stretta osservanza. Curare di sabato supponeva negare la Legge. Gesú scavalcherà più volte, mosso dalla compassione, questa proibizione, e questo lo porterá a gravi e continui fraintendimenti con le autorità religiose.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Al tempo di Gesù anche gli squilibri psicologici, le grandi tensioni, le patologie inesplicabili... erano interpretate come possesioni degli spiriti maligni e questo portava ad emarginare alcune persone. Il primo gesto di Gesú è quello di liberare e risanare gli uomini da quanto li rende schiavi e li opprime. La parola, il potere e l’attenzione di Gesú ci risana, ci solleva e ci libera . Gesú ci fa respirare libertà.

Fate lo stesso voi pure”. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». Gesú non parla per una funzione impostagli, non si perde in lunghe chiacchiere né fa riferimento ad “autorità” sui problemi, e neppure ripete sempre la stessa cosa o cerca di farla credere gridando o distribuendo comandi a chi lo ascolta. Parla con autorità, rischiando, innovando. Parla con sensibilità, con dolcezza, in modo che tutti lo capiscano; e stupisce tutti, li convince e li illumina. La sua autorità è il dono di sé stesso e il servizio agli altri. Esercita la sua autorità ponendosi ai piedi dei discepoli per realizzare l’ufficio di servo e lavare loro i piedi. Ricordiamo bene il suo invito:“Comprendete quanto ho fatto a voi? Fate lo stesso voi pure”.

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Siamo conosciuti, noi seguaci di Gesù, come impegnati nel realizzare il suo compito di liberazione? Ci dedichiamo a combattere i veri demoni di oggi: appropriazione di denaro e di potere, responsabilità nella mancanza di solidarietà, nelle ingiustizie, nella povertà che infetta gran parte dell’umanità? Siamo conosciuti come seminatori di gioia, di prospettive positive, di serenità? Siamo conosciuti come collaboratori nel respingere i “demoni” della tristezza, dell’egoismo, delle paure, dell’abitudinarietà..., di tutto quanto impedisce alle persone di essere libere e felici? Abbiamo “buona fama”?

I demoni Mc 1, 21-28 e neppure volevano vederti apparire.  I Vangeli dicono che i demoni ti rifiutavano con violenza, e neppure volevano vederti apparire. «Che hai a che fare con noi, Gesù di Nazaret?». Era l’espressione della tua opposizione frontale al male.   Ma, nonostante te, abbiamo imparato a guardare solo dall’alto: non osiamo scendere in questa terra fangosa, che è il luogo in cui si ammassano le opere diaboliche del male. Non vediamo forse il vero DEMONIO nei sistemi e nei poteri dell’ingiustizia organizzata? E vedendolo non ci scandalizza forse e non ci obbliga ad agire? Eppure restiamo comodi, guardando le meraviglie non durevoli, tra la monotonia di preghiere e la sonnolenza dell’attesa.  Ah, Gesù, quanto male intendiamo il tuo Vangelo! Ci nascondiamo nelle nebbie, quando dovremmo scendere nell’arena con Te. Fuggiamo dalla realtà rifugiandoci presso demoni eterei, quando si dovrebbe scendere a lottare con Te sulla terra.  Aggiriamo il tuo esempio e il tuo insegnamento, ahimé!, e scegliamo il ridicolo, combattendo con sciocchi esorcismi che distraggono coloro che vogliono lottare contro i demoni veri.  Aprici gli occhi, Signore, aprimi gli occhi, e insegnami a lottare contro il demonio vero: il peccato, l’ingiustizia, la rovina dei poveri e la distruzione della tua opera. Patxi Loidi