-NATURALES QUESTIONES

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-NATURALES QUESTIONES SENECA -DE PROVIDENTIA -DE CLEMENTIA -DE BENEFICIIS -NATURALES QUESTIONES

DE PROVIDENTIA Il de providentia fu dedicato a Lucilio, poiché amico e discepolo di Seneca negli ultimi anni della sua vita. Essa è una delle ultime opere contenute nei Dialogi. Il trattato affronta il problema eticamente importante,all’interno del rapporto fra l’uomo e la virtù,della presenza del male nel mondo. Questa presenza appare inspiegabile,soprattutto quando noi uomini constatiamo che i mali più spesso colpiscono i buoni anzicchè i malvagi. Questo era un argomento forte per gli epicurei , che ne usufruivano per escludere l’esistenza di una provvidenza divina. Ma anche i neoaccademici, per supportare il loro scettico dubbio nei confronti della medesima divina provvidenza. In definitiva serviva a ammettere o escludere l’intervento divino.

Egli sostiene che le avversità rinsaldano lo spirito e danno all’uomo la consapevolezza della sua forza spirituale, infatti le avversità possono essere fronteggiate soltanto con la virtù, che viene accesa dalle stesse avversità. Queste ultime devono essere viste come un segno del favore divino nei confronti dell’uomo buono. È come se il dio ponesse l’uomo di fronte alle difficoltà per compiacersi della capacità che egli ha di affrontarle e, una volta superate, di affermare il prevalere del bene sul male. Quindi le avversità sono propizie, perché consentono alle virtù di manifestarsi. Seneca quindi ribadisce che il “bene” e il “male” sono solo esterni, mentre l’unico vero bene,interno all’uomo, è la virtù

DE CLEMENTIA il“de clementia” è un opera di contenuto filosofico-politico,ma distinguere gli argomenti filosofici da quelli politici,per le opere di Seneca,è abbastanza difficile: infatti in questo autore,la riflessione filosofica solo raramente è separata da implicazioni sul piano politico Il“de clementia”è un trattato in 3 libri, di cui ci rimangono il primo e parte del secondo. Scritto intorno al 58/55 d.C. dedicata a Nerone,che da poco è salito al trono imperiale Nel trattato Seneca sostiene che la clemenza è riconducibile a un’esigenza naturale e che essa è necessaria soprattutto a chi governa lo stato,dal momento che deve tendere verso due obiettivi complementari:la salvaguardia dei cittadini e l’esercizio di un grande potere che richiede pari grandezza d’animo.

La clemenza è opposta all’ira e non va confusa con la compassione che può essere definita una malattia dell’animo,e col perdono, che consiste nell’annullamento della punizione dovuta. La clemenza del principe è,invece,un atto ascrivibile a libertà e a moderazione,doti che lo inducono a condonare soltanto una parte dell’intera punizione che dovrebbe essere comminata. Il “de clementia” alla maniera degli scritti ellenistici contenenti lo speculum principis, cioè il ritratto ideale nel quale il principe possa rispecchiarsi, delinea i cardini della monarchia illuminata. Il ritorno alle età precedenti (Augusto) si risolve,non in una limitazione del potere imperiale,bensì in un rafforzamento in senso autoritario, alla maniera delle monarchie orientali.

Scritto fra il 58 e il 64 d.C. è un trattato in 7 libri dedicato a Ebuzio Liberale,la sua indole fu assai benevola a Seneca che lo ebbe come amico negli ultimi anni della sua vita. Probabilmente il dedicatario è il medesimo Liberale,di cui Seneca fa menzione in una delle epistole a Lucilio. L’argomento dell’opera è costituito dalla beneficenza e dalla conseguente gratitudine. Seneca afferma che il beneficio è un gesto spontaneo,ispirato alla generosità, che offre motivi di compiacimento sia al beneficiato sia al benefattore La conclusione morale alla quale l’autore perviene è che <<dobbiamo fare il bene anche se è frequente l’ingratitudine >> in esso non mancano spunti politici nei confronti della società del tempo di Seneca,dai quali emerge un giudizio negativo da parte dell’autore. DE BENEFICIIS

“Ut scias per se expetendam esse grati animi adfectionem, per se fugienda res est ingratum esse,quoniam nihil aeque concordiam humani generis dissociat ac distrahit quam hoc vitium” Perché tu sappia che il sentimento di gratitudine deve essere desiderato di per sé, bisogna evitare di per sé l’ingratitudine,poiché nulla disgrega l’armonia del genere umano così come questo vizio

NATURALES QUESTIONES Dalle opere filosofiche vanno distinte le naturales questiones, nelle quali Seneca al suo interesse primario per gli argomenti filosofici aggiunge quello per la ricerca naturalistica. In quest’opera di scientifico-moderno c’è ben poco infatti la scientia appare in Seneca “Ancilla philosophiae”: i problemi astronomici,geografici, che tratta non sono, affrontati secondo il metodo della sperimentazione diretta, bensì ricorrendo all’autorità di scrittori precedenti,le cui teorie vengono accettate attraverso ampie analisi. Ciò forse perché Seneca non crede ancora nella scienza come libera ricerca dello spirito umano:per lui la scienza è subordinata alla filosofia. Il suo studio divino dei fenomeni mira a comprendere l’essere divino che regge il mondo ed è immanente come l’animo

Diviso in 7 libri dedicate all’amico Lucilio, la materia è organizzata nel modo seguente: I LIBRO: i fuochi celesti(aloni,meteore)gli specchi II LIBRO:l’aria,i tuoni,i fulmini e i lampi III LIBRO: le acque terrestri IV LIBRO: la piena del nilo. Nubi,grandine e neve V LIBRO: i venti VI LIBRO: il terremoto VII LIBRO: le comete

Importanti per la comprensione dell’opera sono le prefazioni, che Seneca scrive nei libri I,III,IV. In quella del I libro l’autore si sofferma sull’importanza e sulla conoscenza di Dio e dei misteri della natura,di cui emerge la meschinità delle cose umane. Nel libro III Seneca dice di accingersi alle sue ricerche naturali in età avanzata e manifesta il desiderio di recuperare il tempo speso in occupazioni di poco conto. Il libro IV dedicato a Lucilio, dove Seneca esorta l’amico a resistere alle tentazioni degli adulatori

L’intento di Seneca di giungere alla conclusione, propria della dottrina stoica, che Dio è natura e mondo,oltre che forza provvidenziale e fato. L’ intento moralistico dell’opera è evidente soprattutto quando Seneca insiste sulla necessità che l’uomo non deve lasciarsi vincere dalla paura dinanzi ai fenomeni naturali. L’uomo, semmai, deve porre rimedio ai guasti che lui stesso ha provocato con un impiego sbagliato dei doni naturali

Roberta Rocchella Melania Procopio Realizzato da: Roberta Rocchella Melania Procopio