Abbiamo di fronte due generazioni che si vogliono porre tra natura e storia, tra individui e collettività: gli anziani e gli adulti che, nel terribile contesto della segregazione e della discriminazione, prenderanno drammaticamente strade diverse nel tentativo di sopravvivere al vortice oscuro della storia.
La generazione degli anziani Dopo l’espulsione dallo stato pontificio nel 1561 le comunità ebraiche erano tornate a Perugia nella prima metà dell’Ottocento, rientrando da Roma e dalle Marche e nella seconda metà del secolo fino agli anni venti e all’insediamento del regime fascista il numero di cittadini ebrei crebbe fino a raggiungere le 120 unità, raggruppate in circa trenta gruppi familiari di conclamata origine ebraica e mista. Aveva costruito la propria identità dopo l’uscita dal ghetto su diffuse ascendenze patriottico-risorgimentali: L’anziano Alphandery vantava un incontro con Garibaldi mentre nella famiglia Veneziani il nonno era stato militante nella guardia nazionale; Leone Ascoli aveva avuto uno zio nei Cacciatori delle Alpi e Vitale e Alessandro Ajò erano stati ufficiali della Guardia nazionale; Giulia Ascoli aveva avuto il padre nei Cacciatori delle Alpi, Benedetto Levi ricordava il padre come volontario nel 1866 e durante la campagna del 1867 nell’Agro romano.
Perugia nel XIX secolo (Foto Alinari) Avevano radici monarchico- liberali o addirittura repubblicane rispetto alle quali il patriottismo fascista restò estraneo oppure, in alcuni casi, ne rappresentò il prolungamento anche se fu scarsa l’adesione al Partito nazionale fascista. A questo proposito alcuni di loro come Emma Goitein, moglie di Dessau era controllata per antifascismo, altri fondarono organizzazioni massoniche con lo scopo di resistere mediante cospirazione alla crescita del Pnf. ( nacque per questo scopo nel 1922 la “loggia codardia”) Chi partecipò al partito lo fece perché premiato ufficialmente con l’iscrizione per meriti precendenti, come accadde per l’ingegner Rimini o come nel 1924 per Livia Coen a causa della sua dedizione all’insegnamento popolare, mentre suo fratello Guido fu squadrista della prima ora. Perugia nel XIX secolo (Foto Alinari)
Perugia era all’epoca essenzialmente semirurale e arretrata e nel momento del suo sviluppo post unitario si inseriscono nel suo tessuto lavorativo nuove imprenditorie di origine ebraica che avevano contribuito a alla prima modernizzazione cittadina. Tale inserimento ha permesso parallelamente lo sviluppo dell’integrazione della comunità ebraica nel tessuto sociale di Perugia. Le società con manodopera superiore alle 100 unità sono solo quattro nel primo dopoguerra ma ben tre di esse vedono la partecipazione di imprenditori di origine ebraica: la nascente industria dolciaria Perugina, la Società industrie aereonautiche e meccaniche d’Italia centrale dal 1917 presieduta da Augusto Ajò e la filiale locale della Società fabbriche riunite di fiammiferi il cui comitato promotore nel 1901 aveva visto la presenza di Augusto e Vitale Ajò e quella di Vittorio Ascoli. Piazza Matteotti - primi del Novecento Una delle prime immagini della Perugiana
Erano personalità solide e significative per la città: Guido Coen fu poi presidente del Sindacato provinciale dei combustibili solidi, coprì varie cariche nel Sodalizio di S. Martino, nella Società cooperativa di lavoro tra muratori e nel 1925 aveva ottenuto la benemerenza di Cavaliere della Corona d’Italia dal ministro dell’educazione nazionale. Menzionato per merito fu anche suo padre Arnaldo Coen, fondatore del Molino di Ponte s. Giovanni, grande imprenditore della nascente industria perugina, assessore comunale e consigliere della Camera di commercio. Molti componenti della comunità ebraica furono insigniti nei primi anni del regime, di benemerenze di tipo fascista o incarichi prestigiosi: Gino de Rossi, grandissima personalità scientifica in ambito universitario ottenne benemerenze in ambito scientifico e didattico; Ciro Servadio fu ispettore alle Ferrovie dello Stato; Eugenio Alphandery fu menzionato come lavoratore e fascista
Tra loro anche alcuni eroi del risorgimento e della I° guerra mondiale: Guido Sanguinati, colonnello di fanteria, 39 anni di servizio di cui 30 da ufficiale, massimo encomio militare, moglie ariana cattolica, iscritto al Pnf, fu tuttavia collocato a riposo dall’applicazione delle leggi razziali e tornato a Roma nel 1940. Ciro Salmoni, morto nel 1929, fu una personalità perfettamente inserita nel contesto cittadino: nel 1906 partecipò al comitato organizzativo per il cinquantenario della commemorazione del 20 giugno 1859, giorno della rivolta perugina allo Stato della Chiesa; aveva coperto varie cariche amministrative, era stato consigliere comunale, assessore anziano del comune di Perugia, ragioniere capo alla prefettura e alla provincia, Nel 1911 fu presidente della deputazione provinciale dell’Umbria, nel 1926 membro dei sindacati fascisti professionisti e presidente dell’ente autonomo case operaie, direttore della banca popolare dell’Umbria e fondatore nel 1929 dell’asilo nido di Perugia. Fu nominato nel 1921 commendatore dell’ordine d’Italia per le alte benemerenze acquisite. Sua moglie, Ida Servadio, per 30 anni fu ispettrice dell’asilo infantile, patronessa dell’Educatorio e socia perpetua della C.r.i.
Leone Ascoli, morto nel 1934, secondo i documenti redatti dal il questore di Gugliemo, viene descritto come un facoltoso commerciante di tessuti e filati che nel 1907 il 30 novembre fondò la Società perugina per la fabbrica dei confetti della quale fece parte fino al 1923 insieme con Francesco Buitoni, Annibale Spagnoli, Francesco Andreani. Sua moglie, Anna Terni, era iscritta all’Unione fascista provinciale per le famiglie numerose ( 9 figli viventi di cui sette sposati a membri di razza ariana). la sede della Perugina nel 1915 segreteria della Perugina negli anni venti
Tra i liberi professionisti spiccano alcune personalità molto importanti per la scena economica perugina: Eugenio Alphandery dal 1920 sarà direttore del lanificio di Pontefelcino ( frazione di Perugia) che passa, dopo il suo intervento, da 40 operai e da una produzione nettamente in crisi a 400 operai e un notevole innalzamento del livello di produzione. La sua attività arriva intuire la necessità di rinnovare ed ampliare i quartieri-dormitorio operai dando loro una maggior dignità abitativa in case popolari che andranno a consolidare la rete residenziale di i Pontefelcino. Fu dimissionato per applicazione delle leggi razziali nel 1940 e con la famiglia si trasferì a Firenze. macchinari cardatura e telai meccanici del lanificio Bonucci Il lanificio Bonucci negli anni venti
Ponte vecchio a Ponte S. GioVanni Guido Rimini fu per 22 anni ingegnere capo della provincia di Perugia, scienziato di altissima levatura,inventore della catramatura per la superficie delle strade ordinarie ha legato il suo nome a opere idrauliche importantissime quali la sistemazione del Velino e la costruzione del ponte di Ponte S. Giovanni, poi bombardato nel 1943. La moglie, Ada Almanzi, si suicidò il 4 dicembre 1943 e l’ingegnere Rimini si lasciò morire il 3 marzo del 1944 nella propria abitazione. Ponte vecchio a Ponte S. GioVanni
Palazzo Ajò, già della Corgna Nell’attività commerciale le famiglie ebree eccellevano nel settore dei tessuti: Pacifici, Caruba, Servadio, Veneziani e Vivanti servivano con prodotti eccellenti la media e alta borghesia perugina nei loro negozi in Corso Vannucci, la via più nobile della città. Sempre in corso Vannucci c’era l’attività di Guido Coen , commercio in combustibili solidi, mentre la sorella esercitava la vendita di cereali, paste farine e cruscami. Palazzo Ajò, già della Corgna
Anche nel mondo della cultura si ritrovano esponenti autorevoli della comunità: Paolo Orano fu rettore dell’università di Perugia dal 1935 al 1938. Guido de Rossi dal 1898 fu docente di microbiologia agraria: scienziato di fama internazionale e membro del consiglio nazionale delle ricerche nel 1915 eletto direttore della sezione medico micrografica del laboratorio provinciale di Perugia . Eletto consigliere sanitario della provincia e di varie altre commissioni sanitarie, fu espulso dall’università e nel 1938 si rifugiò a Roma.
Bernardo Dessau , fisico, collaboratore di Augusto Righi, professore emerito presso l’Università di Perugia, era giunto nel 1906 da Bologna e fu animatore insieme con la moglie Emma Goitein, pittrice e donna molto colta, di un circolo intellettuale al quale partecipavano le grandi personalità perugine quali Walter Binni e Aldo Capitini. Anche loro furono travolti dalla persecuzione e e la moglie non ancora settantenne dovette rifugiarsi in casa di amici: l’ordine di polizia n. 5 del 30 novembre del 1940 disponeva infatti l’arresto e l’internamento di tutti gli ebrei ma il 10 dicembre per disposizione del capo della polizia tamburini, gli ultra settantenni, i malati gravi e chi aveva familiari ariani fu esentato dall’arresto.
Dobbiamo registrare anche il tentativo, da parte dei alcune famiglie ebree, di adattare distribuzione geografica al sistema di sviluppo ed economico, lento e non troppo equilibrato, della nuova Italia del primo dopoguerra anche in campo agroalimentare. Si mette in rilievo, come esempio di interessante imprenditorialità terriera, l’attività di Tranquillo Vittorio Tagliacozzo la cui azienda agricola, impiantata negli anni 20 a S. Marco( frazione di Perugia), forniva latte all’Ospedale civile della città e ai tre istituti dipendenti dalla congregazione della Carità di Perugia. Questo a sottolineare lo sviluppo deciso dell’azienda e il suo inserimento da alti livelli nel mondo economico cittadino. Dintorni di San Marco
La generazione degli adulti All’epoca delle leggi razziali gli adulti erano tra i 25 e i 50 anni cioè nel pieno delle loro attività lavorative. Due gli eventi storici che li avevano caratterizzati: la partecipazione alla I guerra mondiale e l’avvento del fascismo. Quasi tute le famiglia avevano avuti membri che erano morti o erano rimasto feriti in guerra, insigniti di medaglie al valore e riconoscimenti ufficiali. Il livello di formazione culturale di questa generazione era alto, superando la tradizione commerciale e industriale dei padri: dottori in legge i Caruba e i Fiorentini, medici e ingegneri i Calef e medici i Coen, agrari e veterinari i Tagliacozzo. Vittorio Emanuele Ascoli, figlio di Leone, dovette lasciare per l’applicazione leggi razziali la direzione del poligrafo Buitoni.
Pacifici è stato presidente dei Tessili; E’ nell’esercizio delle libere professioni che si accentua il legame con il regime fascista: Leone Tagliacozzo fu segretario del Fascio della frazione di s. Marco, presidente della Società allevatori di Perugia; Pacifici è stato presidente dei Tessili; Dino Levi de Veali fu ingegnere e direttore della Ferrovia centrale umbra e Appennino centrale, membro elettivo del Consiglio provinciale dell’economia corporativa di Perugia e presidente del dopo lavoro delle due società ferroviarie e nel 1937 era stato candidato dal GUFV di Perugia per la formazione dei giovani fascisti. Stazione di Perugia
La tendenza di questa nuova generazione era l’integrazione con il territorio, integrazione che portò alla sua dispersione nel territorio circostante per motivi di lavoro: Giorgio Coen dal 1923 fu medico condotto a Passignano sul Trasimeno Carlo Calef si trasferì a Napoli nel 1936 Giorgio Caruba trovò impiego a Roma Gabor Dessau fu ingegnere a Caltanisetta nel 1932 Ettore Ajò si trasferì a Gubbio nel 1934 esercitando la professione di avvocato Augusto Ajo fu ragioniere emigrato a Milano nel 1937 Gino Servadio fu ingegnere, emigrato a Torino nel 1921 Carla Carcassoni fu sposa ad Assisi nel 1932 Le due figlie di Guido Rimini furono spose a Forlì e a Brescia.
I matrimoni misti contribuirono ad alimentare la continua connessione con il territorio e con i più vari ambienti cittadini: Eva Modigliani aveva sposato Giovanni Cecchini, direttore dell’ Istituto Commerciale “O. Antinori” e direttore della prestigiosa Biblioteca Augusta; Annetta Ottolenghi aveva sposato Ruggero Antonelli, segretario del Sindacato architetti; Maria Antonietta Coen aveva sposato Guido Romizi, direttore della Cassa di risparmio di Perugia; Corinna Modiano aveva sposato Carlo Lasi, capo ufficio del Centro federale del lavoro di Perugia. Circa 12 matrimoni misti su una comunità di trenta famiglie: nella generazione che nel 1938 aveva 25 anni, i figli di matrimoni misti erano 25. Anna Rosa Ottolenghi