L’EFFICACIA DELL’INSEGNAMENTO Giornata di formazione per Docenti neo-immessi Seminari provinciali Usp Mantova 5 marzo 2010 L’EFFICACIA DELL’INSEGNAMENTO Insegnanti e pratiche riflessive di Maddalena Colombo Docente di Sociologia dell’educazione Università Cattolica del Sacro Cuore
Riferimento bibliografico: COSTRUTTIVISMO E RIFLESSIVITÀ La formazione alla pratica dell’insegnamento A cura di Maddalena Colombo e Andrea Varani Edizioni Junior, Bergamo, 2008
RIFLESSIVITÀ E CREATIVITÀ NELLE PROFESSIONI EDUCATIVE Riferimento bibliografico: RIFLESSIVITÀ E CREATIVITÀ NELLE PROFESSIONI EDUCATIVE A cura di Maddalena Colombo Edizioni Vita e Pensiero, Milano, 2005
Nella prima superiore vivo una brutta esperienza, faccio fatica a far lezione, riesco a far lezione solo con un dispendio enorme di energia e grazie agli strumenti didattici innovativi (laboratorio, informatica, videoregistrazioni, ecc.). Non lascio mai i ragazzi senza produrre qualcosa, non ho momenti destrutturati: il mio limite è fisiologico, sento che non ho il controllo della situazione ed è molto stressante. Non solo vivere queste situazioni, anche ripensarci, riviverle, mi fa stare male!» (Ins. di matematica, F, 53 anni, liceo).
Non si è mai abbastanza preparati... Timore fastidio paura incredulità Rabbia noia, ripetizione
Crisi del ruolo “culturale” dell’insegnante “Insegnare diventa spesso un mestiere impossibile, implica agire con urgenza, decidere nell’incertezza, operare senza avere il tempo di meditare. Tutto ciò senza una preparazione adeguata. Diventa allora chiaro che la conoscenza tacita, acquisita nel tempo, non basta più per affrontare le nuove situazioni, occorre imparare a riflettere sul problema, attingere a conoscenza pratica, fornire risposte” Lorenzo Fischer (Gli insegnanti, ruolo e formazione 2002)
AUMENTA LA PROBABILITÀ DI INCIDENTI CRITICI Cos’è? Esperienza che mette in discussione il tuo mestiere “QUANDO IL TUO SAPERE TACITO O LA SICUREZZA DEL TUO RUOLO NON BASTANO PIU’ PER AFFRONTARE SITUAZIONI NUOVE” (D. Schön)
Vari tipi di incidente critico Cambiano le condizioni materiali Perdita di certezze (sono una vera insegnante? Voglio davvero insegnare? Credo in quello che faccio?) Emergono conflitti tra i ruoli (colleghi indifferenti? allievi difficili? Genitori inconsapevoli? Dirigente rigido?) Problematizzazione all’infinito non è in gioco solo il “come/cosa si insegna” ma il nostro modo di rappresentarci “l’insegnare”
L’insegnare bene non è un fantasma ... È una nostra personale e puntigliosa costruzione
Una proposta di framework COSTRUTTIVISMO per pensare “il sapere da insegnare” e per pensare “l’insegnare” RIFLESSIVITÀ per agire in modo da “apprendere dall’insegnare” e “mediare il contesto per far emergere il soggetto”
L’approccio costruttivista Il costruttivismo (cognitivo, sociale, situazionista) offre una teoria : della conoscenza dell’apprendimento dell’insegnamento Secondo la quale: non esiste una realtà esterna da conoscere, indipendente dall’osservatore ogni individuo struttura la sua conoscenza a partire dalle proprie esperienze e conoscenze; non si possono “trasmettere” conoscenze all’individuo
La conoscenza è sociale “E’ una conoscenza complessa, multipla, particolare, soggettiva, negoziata e condivisa, rappresentata “da” e “attraverso” persone situate in una particolare cultura e società, in un determinato momento temporale, nell’interazione di un certo numero di giochi linguistici”. Varisco, 1995
Comunicare è co-costruire una realtà con l’aiuto di sistemi di segni Interazionismo comunicativo C. Galimberti S R S1 S2 La comunicazione come fenomeno sociale di soggetti disponibili a negoziare significati che costruiscono congiuntamente il senso delle proprie azioni Comunicare è co-costruire una realtà con l’aiuto di sistemi di segni R. Ghiglione
Dal problema del «cosa» a quello del «come» La costruzione della conoscenza L’individuo, con la sua configurazione cognitiva e sue strutture di conoscenza, elabora una interpretazione soggettiva della realtà, diventando agente epistemico. I significati individuali diventano reciprocamente compatibili all’interno di un graduale processo di accomodamento e adattamento, attraverso procedure di scambio, dialogo e negoziazione sociale. L’attenzione del formatore si sposta dalle performance ai processi cognitivi messi in atto nell’apprendimento, Dal problema del «cosa» a quello del «come»
È una «configurazione attiva di sviluppo» (LUHMANN) La questione del ‘senso’ Qualunque sia l’approccio pedagogico utilizzato, il discente struttura le sue conoscenze senza dar loro necessariamente il senso che si vorrebbe fosse loro dato. COME? Il sistema-allievo reagisce all’ambiente, usa le sue memorie e le sue abitudini, verifica i propri valori È una «configurazione attiva di sviluppo» (LUHMANN)
L’azione didattica dati, procedure, principi, norme, concetti contenuti situazioni strumenti comportamenti, atteggiamenti, valori capacità, abilità, competenze
Ambienti di apprendimento Luogo fisico o virtuale: - spazi a disposizione - sistemazione funzionale dell’aula, - strumentazioni, sussidi, - disposizione delle persone. Luogo mentale: - caratteristiche del compito, - azioni richieste, - modalità relazionali sollecitate, - tipo di valutazione, - azione di sostegno del docente (scaffolding) - clima emotivo e cognitivo che lo caratterizza. Integrare in modo coerente e interagente: - gli elementi fisici - i contenuti - gli obiettivi - le modalità per raggiungerli.
L’ambiente di apprendimento costruttivista Analisi disciplinare Selezione Interdisciplina discipline Relazioni Compiti Metodologie Valutazione ICT … situazioni strumenti significato discente docente Modelli mentali Modelli mentali agenti epistemici
L’approccio della riflessività capacità del pensiero umano di trarre conseguenze pratiche dall’oggetto del suo pensare pensiero riflessivo come “conversazione interiore” non è una competenza da sviluppare, è un “habitus” da utilizzare Le istanze della riflessività il soggetto mediante la conversazione con se stesso, il soggetto produce agency (abbandono del paradigma del condizionamento) 2) il sapere critico 3) l’esperienza 4) il cambiamento
Nel dettaglio… 1) Il soggetto (ruolo istituzionale /situazionale) (atti/conoscenze/competenze….) 2) il sapere critico (meta-cognizione svela gli impliciti dei processi di conoscenza)(perdita legittimazione del sapere tradizionale, crisi razionalità tecnica, più utile la conoscenza pratica però legata al contesto) 3) l’esperienza (scomparsa delle scienze “pure”; unico ancoraggio cognitivo) (irripetibilità, autenticità, provvisorietà, dimensione spazio-temporale) 4) il cambiamento (attraverso atti conoscitivi più che prassi) (cambiamento del sé, cambiamento del contesto in cui si opera, cambiamento nel linguaggio e nel discorso)
Formatore/ Insegnante Nuovo modello di ruolo del formatore/insegnante Agente sociale Formatore/ Insegnante Agente politico Agente epistemico
Agente sociale Accompagna gli allievi a collocarsi nel contesto socio-culturale (il sociale altrui) Agisce in base alle proprie collocazioni ideologiche, economiche, territoriali... (il sociale proprio) Preoccupazione per il prima e il dopo dell’azione didattica/formativa Sta in un’istituzione che non facilita l’esercizio riflessivo Sta in una gerarchia di ruoli isolamento tra le figure educative Tentazione di rifugiarsi nelle routines (‘schemi di senso’ sempre a disposizione dell’attore)
Agente politico Prende decisioni = agire discrezionale Interpreta le riforme con varie modalità (adattamento, ribellione, assunzione “selettiva” di nuovo-vecchio) Valuta/seleziona gli allievi secondo criteri Negozia con gli altri stakeholder (studenti, genitori, colleghi, superiori) Valori impliciti/ideali (ins. etico) e problema della coerenza (es. dichiarato/agito)
Agente epistemico Agisce in ambienti di apprendimento adeguati (= sistema in grado di elaborare senso, auto-coscienza = fornitore di una rappresentazione della verità e influenzato da essa) Agisce in ambienti di apprendimento adeguati Tradisce il ‘vecchio’ ogni volta che apre al nuovo, e viceversa Insegnanti e studenti hanno ciascuno: una enciclopedia cognitiva, che riassume i processi mentali, le aspettative e i valori che si può scoprire attraverso l’osservazione e l’analisi del loro agire rispecchiarsi reciprocamente aiuta a riconoscere il proprio rapporto epistemico con la realtà (ed a smascherare l’errore epistemico)
Apprendimento a ciclo singolo Valori Strategie Strutture Sensazioni Credenze Azioni Risultati attesi Posso agire in modo diverso? REFLECT Project 2007
Doppio-ciclo di apprendimento Valori Strategie Strutture Sensazioni Credenze Azioni Risultati attesi Posso agire in modo diverso? Posso pensare in modo diverso? REFLECT Project 2007
Ciclo riflessivo di Gibbs Descrizione Cosa è successo? Sensazione Cosa pensavi e sentivi? Valutazione Cosa è stato brutto e cosa bello nella tua esperienza? Analisi Che senso attribuisci alla situazione? Conclusione Cos’altro avresti potuto fare? Piano di azione Se succedesse di nuovo, cosa faresti?
Triplo-ciclo di apprendimento Valori Strategie Strutture Sensazioni Credenze Azioni Risultati attesi Posso agire in modo diverso? Posso pensare in modo diverso? Posso essere diverso? REFLECT Project 2007
Donald Schön: i due livelli del pensiero riflessivo Riflessività di II grado (meta-cognition) = sviluppare un pensiero sul nostro modo di conoscere, interpretare la realtà porta a relativizzare il proprio sapere e a farlo dipendere dal contesto però consapevolmente “sfidare il contesto” Riflessività di I grado (reflecting in action + reflecting on action) = sviluppare un pensiero sull’esperienza, utilizzando memoria, associazione dati visivi-cognitivi, dato anomalo-imprevisto-strategico) porta a mettere in discussione il dato e a creare un nuovo linguaggio
Dove sceglie di stare il docente? La metafora della palude Dove sceglie di stare il docente? Problemi risolvibili mediante teorie o prassi consolidate. Tendenzialmente poco importanti Problemi disordinati, indeterminati, resistenti a soluzioni tecniche (es. valutazione) Di grande interesse sociale e umano
Es. percorso di apprendimento nella formazione iniziale alla pratica di insegnamento Io e l’immagine dell’insegnante (la fantasmatica dell’insegnare) Io e la classe (ambiente materiale) Io e l’istituzione scolastica (ambiente simbolico-normativo) Io e la pratica didattica (le routines e le anti-routines nell’insegnamento) Io e l’identità professionale (autovalutazione)
Dispositivi per riflettere L’osservazione della pratica quotidiana e degli incidenti critici Il piccolo gruppo che diventa comunita’ di apprendimento Il compito (apprendere per qualcosa) La scrittura autobiografica
Trasformazione dell’esperienza in….
STRUMENTI Intervista biografica Intervista con “critical friend” Auto-intervista; autobiografia Diario Portfolio Narrazione di storie – story telling Scrittura drammaturgica – story boarding Drammatizzazione – role playing
COSA HANNO IN COMUNE? reciprocità, circolarità non si riflette senza una superficie “riflettente” (occorre distacco – decentramento – dialogicita’) unicità, irripetibilità, autenticità qui ed ora, invito all’improvvisazione dimensione temporale evoluzione spontanea, esperienza vissuta (ecco perché la scrittura, la memoria …) creatività “processo stocastico” che non deriva dal nulla ma da materiale vivido, porta il germe di una novità
UN INSEGNANTE RIFLESSIVO All’inizio, quando entro in una classe, specialmente femminile, so che le ragazze hanno una certa soggezione, e io cerco di creare la giusta distanza, non voglio essere il padre, non voglio essere il fratello. Ma questa distanza iniziale è una distanza strategica, che serve in un certo senso a scoprire l’altro e a tenere sotto controllo il filo delle emozioni e dei sentimenti che è molto forte negli adolescenti» (Insegnante di lettere, M, 52 anni, liceo).
Grazie! maddalena.colombo@unicatt.it