La metafora del teatro Il mondo come rappresentazione - già i filosofi antichi avevano maturato l’idea dell’uomo come una marionetta nelle mani della divinità. - ‘500 e ‘600 mondo come teatro: gli uomini diventano attori e spettatori e il mondo terreno è percepito come una scena teatrale - gli spazi pubblici si trasformano in scenografie e la piazza diventa il luogo simbolo della vita
La metafora del teatro Una vita in maschera – il molteplice e l’unità - Contributo di Galilei e Campanella alla diffusione del topos della vita come rappresentazione - Nel proemio al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo G. si rivolge al lettore spiegando la scelta di “comparir pubblicamente nel teatro del mondo, come testimonio di sincera verità” - Campanella descrive la società come un consenso di alme (anime) “nel teatro del mondo ammascherate” Nel contesto sociale la maschera si sostituisce al volto reale dell’individuo e il personaggio si sovrappone alla persona Rivoluzione scientifica e strumentazione rivelano l’incontrollabile varietà e mutevolezza del reale e permettono la moltiplicazione degli sguardi, dei punti di vista e delle prospettive
I cambiamenti dello spazio scenico Uso di quinte girevoli o scorrevoli Il palcoscenico diventa più largo e profondo per ospitare le macchine e i musicisti Si modifica la disposizione dei posti a sedere Nei teatri di corte una piattaforma posta al centro era riservata al principe o al mecenate e le scene erano progettate per dare una esatta visione prospettica solo in quel punto, ma nei teatri, con il pubblico pagante, si cominciò a sperimentare altre pratiche. Si dà uno spazio sempre maggiore alla “tridimensionalità”, con decorazioni e figure in rilievo secondo il gusto artistico barocco
Il globe theatre di W. Shakespeare Inaugurato nel 1599 il G.T. accoglie gli spettatori con il motto Totus mundus agit histrionem (tutto il mondo recita) = tutti i movimenti della vita sono percepiti come movimenti scenici e come fatti di una rappresentazione universale Il teatro aspira a rappresentare la scena del mondo, in cui ogni uomo è attore e spettatore di uno spettacolo universale
La commedia dell’arte La commedia dell'arte è nata in Italia nel XVI secolo , ed è rimasta popolare sino al XVIII secolo. Le rappresentazioni della commedia dell’arte non erano basate su testi scritti ma su canovacci detti anche scenari, i primi tempi erano tenute all'aperto con una scenografia fatta di pochi oggetti. Le compagnie erano composte in genere da dieci persone: otto uomini e due donne. All'estero era conosciuta come "Commedia italiana". La definizione di "arte", che significava "mestiere", veniva identificata anche con altri nomi: commedia all'improvviso, commedia a braccio o commedia degli Zanni.
Il nome “Zanni”, versione veneta di Gianni, è molto diffuso nelle campagne lombarde da dove veniva la maggior parte dei servitori dei nobili e dei ricchi mercanti veneziani. Lo Zanni è un personaggio fra i più antichi della Commedia dell'Arte: non ha caratteristiche psicologiche individuali ma un “tipo” con caratteristiche fisse. Brighella e Arlecchino sono zanni, maschere bergamasca . Nella commedia dell’arte i testi da recitare si limitavano ad un canovaccio, dove veniva data una narrazione di massima indicativa di ciò che sarebbe successo sul palco. Sul canovaccio gli attori improvvisavano liberamente.
Il dialetto e la maschera nella commedia dell’arte sono i principali veicoli della comicità: Gli innamorati parlano in italiano e non indossano la maschera I personaggi comici parlano invece in dialetto e indossano la maschera.