Platone – “PROTAGORA” - 1

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Transcript della presentazione:

Platone – “PROTAGORA” - 1 Un dialogo “sconcertante”: l’oggetto d’indagine sembra sottrarsi continuamente ad una definizione precisa; le argomentazioni iniziate vengono spesso abbandonate; il colloquio è pieno di digressioni; il dialogo sembra avere un esito “aperto”: le domande iniziali, riguardanti la definizione della virtù (aretè) e se essa sia insegnabile, restano senza una risposta esplicita. È difficile sottrarsi all’impressione che il dialogo non intenda seguire coerentemente e fino in fondo l’analisi di un problema preciso.

Platone – “PROTAGORA” - 2 Una conclusione aporetica e una situazione paradossale: alla fine ciascuno dei dialoganti si trova a sostenere una tesi opposta a quella dichiarata in principio, e corrispondente invece alla tesi iniziale dell’avversario. Ma questo è solo l’esito dell’eironeia socratica. Molte delle argomentazioni che restano senza una conclusione esplicita trovano in realtà una risposta nel corso della discussione.

Platone – “PROTAGORA” - 3 L’analisi della virtù non ha costituito lo scopo principale di Platone nella composizione del dialogo; l’attenzione si è concentrata più sulle modalità della discussione tra i protagonisti che su un preciso oggetto. Attraverso l’analisi delle rispettive tecniche vengono posti a confronto, nella loro funzione di educatori, Socrate e, nella persona di Protagora, i sofisti. La domanda fondamentale del dialogo è: che tipo di educatore è il sofista?

Platone – “PROTAGORA” - 4 Platone vuole dimostrare come i sofisti fossero pedagoghi incompetenti e cattivi educatori. Perciò egli non attacca tanto le teorie del filosofo Protagora quanto il metodo d’indagine e di insegnamento praticato dal sofista. Il problema del metodo: Protagora pone la domanda se debba esporre gli argomenti a sostegno della sua tesi narrando un mito o per mezzo di un discorso; si tratta soltanto di una forma di esibizione da parte del sofista.

Platone – “PROTAGORA” - 5 Terminata la narrazione del mito, Protagora fa seguire anche il discorso: ma è proprio questa fiducia nell’intercambiabilità dei metodi che Platone vuole contestare. Da questo momento in avanti i personaggi del dialogo cercano continuamente di mettere a fuoco il metodo che conviene seguire nel corso della discussione e di indicarne i pregi e i difetti.

Platone – “PROTAGORA” - 6 Il mito di Prometeo: un pezzo di bravura del sofista, concepito per l’applauso del momento più che per approfondire la questione. La parodia platonica colpisce un procedimento che doveva essere frequente nelle discussioni dei sofisti e nelle loro opere.

Platone – “PROTAGORA” - 7 Protagora e Socrate impegnati nell’analisi del carme di Simonide: con i sofisti la poesia, non più parola rivelata, può essere interpretata e discussa anche da chi non reclama uno speciale rapporto con la divinità. Platone vuole dimostrare che discutere di poesia è inutile e fuorviante, oltre che indegno di persone di valore.

Platone – “PROTAGORA” - 8 La tecnica dell’interpretazione dei poeti è in grado di produrre aberrazioni e di creare confusione con un virtuosismo esasperato, ma incapace di avvicinare alla verità. L’atmosfera agonistica in cui si svolge il duello interpretativo dei due avversari: Socrate e Protagora si stanno affrontando come due pugili, e gli ascoltatori levano applausi di fronte al primo buon colpo inferto dal sofista al maestro di Platone.

Platone – “PROTAGORA” - 9 Il “discorso lungo” (logos): i sofisti e l’insegnamento della retorica. Platone non si dimostra ben disposto nei confronti del logos, dei suoi limiti e dei suoi pericoli. Il logos è pericoloso perché cattura l’attenzione dell’ascoltatore, lo irretisce nel vortice delle argomentazioni e gli impedisce di porsi criticamente di fronte al problema che dovrebbe essere approfondito.

Platone – “PROTAGORA” - 10 Il “discorso breve” (il dialogo socratico): la collaborazione tra chi parla e chi ascolta è indispensabile nella ricerca della verità. Il discorso breve è in grado di saggiare a fondo l’animo dell’interlocutore e di mettere in evidenza la falsità delle sue opinioni, conducendolo all’aporia.

Platone – “PROTAGORA” - 11 Quando la riunione giunge al suo momento di crisi sul problema del metodo, Socrate afferma con decisione che dialogare e tenere discorsi sono due cose ben diverse, e ironicamente dichiara di essere in grado di interrogare e rispondere solo servendosi del “discorso breve”. Protagora, al contrario, non sembra comprendere l’inconciliabilità assoluta di queste due forme espositive, e ritiene che un metodo valga l’altro, proclamandosi maestro tanto del “discorso lungo” quanto del “discorso breve”.

Platone – “PROTAGORA” - 12 L’applicazione del “discorso breve” non è di per sé garanzia di un corretto ragionamento. Protagora utilizza per un breve tratto il “discorso breve” per cogliere di sorpresa Socrate e ottenere un applauso: esempio significativo di applicazione erronea di tale metodo. Protagora non riesce ad impedire lo scambio dei ruoli iniziali, dimostrandosi visibilmente in difficoltà sul piano della dialettica.

Platone – “PROTAGORA” - 13 Le riserve che Platone esprime in questo dialogo sui metodi educativi dei sofisti si inseriscono agevolmente nel quadro generale della critica delle forme di comunicazione presente nel complesso della sua opera. Il mito, l’analisi dei poeti, il “discorso lungo” presentano gli stessi limiti del testo scritto, nella misura in cui, riproponendosi sempre uguali a se stessi e imponendo così un messaggio che può solo essere recepito passivamente dal destinatario, sono in grado di offrirgli soltanto un tipo di comunicazione che, escludendolo da ogni ruolo attivo, non può creare vera conoscenza. Ecco perché i sofisti non possono essere educatori e maestri di virtù.