LA CAFFETTIERA DEL MASOCHISTA DONALD A. NORMAN
è uno psicologo e ingegnere statunitense. Donald A. Norman È nato il 25 dicembre 1935 è uno psicologo e ingegnere statunitense. È stato professore di psicologia e scienze cognitive e direttore dell'istituto per la Scienza Cognitiva dell'Università della California. Norman è laureato in ingegneria elettronica presso il celeberrimo MIT (Massachusetts Institute of Technology), dove è professore emerito, ed ha un master ed un dottorato di ricerca presso l'Università della Pennsylvania. Nel 1995, ha ricevuto una laurea honoris causa in psicologia dall‘ Università di Padova.
È stato vicepresidente del gruppo di ricerca sulle tecnologie avanzate per la Apple Computer e dirigente alla Hewlett Packard e alla U Next, società di formazione a distanza. Attualmente insegna alla Northwestern University (psicologia, scienze cognitive e informatica) ed è consulente del Nielsen Norman Group fondato nel 1998 con Jakob Nielsen, un'azienda di consulenza alle imprese per la realizzazione di servizi e prodotti centrati sull'uomo. All'inizio del 2006 è stato insignito con la "Benjamin Franklin Medal in computer and cognitive science".
Il suo campo di ricerca è lo studio dell'ergonomia, del design, e più in generale del processo cognitivo umano. È Noto per essere uno studioso che si è occupato anche degli aspetti più prettamente pratici ed economici della propria materia di studio (in quanto dirigente per la Apple Computer), nelle sue prime pubblicazioni si occupa prevalentemente dell'usabilità e dei vari aspetti del processo cognitivo.
in cui propone una tagliente critica al design . A tal riguardo prenderò in esame il volume “la caffettiera del masochista” in cui propone una tagliente critica al design . Il testo è un insieme di vissuto e di analisi sulla progettazione, realizzazione e utilizzo di oggetti cosiddetti di “uso quotidiano” e delle consuete situazioni ad essi correlati.
È presa in esame il caos della vita moderna che vede tecnologie sempre più sofisticate ed efficienti che a volte, anziché lavorare per noi, ci impegnano il doppio rispetto ai meccanismi più semplici del passato. Lo scopo è quello, attraverso un’analisi precisa e puntuale dei difetti preconfezionati già in fase di design, di dare gli strumenti necessari per far si che si superi il senso di inadeguatezza che talvolta proviamo di fronte ad apparecchiature e strumenti complicati.
Il testo parte dall’ assunto del “Buon Design”, che deve seguire sempre le regole “Del Buon Progettista”, passa per i “modelli concettuali”, per arrivare all’ “Impotenza Appresa” dell’utente che si trova alle prese con il “cattivo design” e incolpa sé stesso per le difficoltà che incontra nel suo utilizzo. Lo scopo dell’autore è quello di rassicurare in un certo qual modo l’utente sottolineando che la colpa non è nel fruitore ma nel progetto iniziale dell’oggetto.
Norman sostiene che un oggetto Norman sostiene che un oggetto, affinchè sia considerato utile e pratico, debba rispondere a cinque caratteristiche basilari. Vediamole:
1. Avere buone affordance, cioè “inviti all’uso” chiari e visibili atti a far capire all’utente a cosa esso serva e come si debba usarlo;
2. Presentarsi con ottimi “vincoli” visivi atti a fare da “guida” durante la sua individuazione (nel caso di piccole tecnologie connesse all’utilizzo di macchinari complessi, esempio le leve delle frecce di direzione delle autovetture) o mentre lo si adopera;
3. Non possedere “Golfi valutativi ed esecutivi” che allontanino il fruitore dal capire a cosa serva l’oggetto (livello valutativo) e come ottenere il risultato voluto (esecutivo);
Essere “ergonomico”, comodo ed agevole nel suo utilizzo; 4. Essere “ergonomico”, comodo ed agevole nel suo utilizzo;
5. Offrire altrettanto indispensabili feed-back per dare all’utilizzatore la certezza di aver ottenuto il risultato voluto.
Possiamo dire che Norman abbia, in questo volume, voluto studiare e sottolineare la “perversione” intrinseca di alcuni oggetti quotidiani, che si concretizza di volta in volta nell’impossibilità d’uso e incapacità di supportare l’uomo con un design semplice e intuitivo, causando in chi li usa profonda frustrazione e auto-rimprovero.
Si capisce già dalla copertina, che raffigura la fotografia di una cuccuma con manico e beccuccio dallo stesso lato (elaborata da una figura della serie Catalogue d’objet introuvable del disegnatore francese Jaques Carelman – 1969) , il messaggio dell’autore che vuole elencare ogni possibile “intoppo” che quotidianamente ci rende difficile l’uso di oggetti che dovrebbero invece essere semplici.
Critica inoltre, designers di fama mondiale quando creano oggetti fini a se' stessi, curando più l’estetica e/o l’arte a discapito della funzionalità. Aneddoti grotteschi, nei quali ci si può comodamente ritrovare, servono all’autore per lanciare le sue provocazioni contro progettisti troppo teorici e molto poco pratici o contro costruttori che sono costretti ad allegare complicati libretti di istruzioni ad apparecchi che dovrebbero invece potersi adoperare con la sola logica data dall’esperienza di ciascuno.
CARELMAN ECCO UN BREVE PROFILO
GLI OGGETTI INTROVABILI L'idea nasce nel 1969 quando Carelman, pittore scultore ed illustratore, decide di realizzare un catalogo di vendita per corrispondenza di oggetti "impossibili". L'opera conteneva più di 400 disegni di oggetti d'uso quotidiano in cui la funzione era stata reinterpretata in chiave assurda al limite tra il dadaismo di Man Ray e Marcel Duchamp.
Dopo il successo del libro, e l'esposizione dei disegni al Museo d'Arti Decorative di Parigi, Carelman decide di realizzare tridimensionalmente alcuni degli oggetti disegnati, che verranno esposti nel 1972 al Pavillon de Marsan del Palazzo del Louvre. Esplode l'event Jacques Carelman diffondendosi in tutto il mondo, i suoi oggetti viaggeranno di museo in museo e da gallerie d'arte a centri culturali, dall'Europa all'America, Nord e Sud, passando anche per il Giappone.
Gli oggetti introvabili sono la rappresentazione di un finissimo umorismo tra oggetto, definizione e funzione. Assolutamente non possono essere compresi totalmente senza la definizione che l'accompagna.
Carelman ci propone questi folli oggetti con una logica ed una coerenza di progetto quasi stupefacenti, un designer geniale per le funzioni più incredibili, inoltre, la sua introduzione , equilibrata e coi piedi per terra ci invita a rivalutare l'inutilità dei suoi oggetti paragonandoli alle migliaia di prodotti apparentemente utili e funzionali realmente in commercio
"Le attività umane sono innumerevoli e varie "Le attività umane sono innumerevoli e varie. Alcune persone dirottano gli aereoplani, altri i fondi pubblici o la conversazione. Io preferisco dirottare per mi quanto riguarda, dirottare l'uso corrente di oggetti comuni. E' molto meno pericoloso, più onesto, ed infinitamente più divertente. I miei oggetti, perfettamente inutilizzabili, sono esattamente il contrario di quei gadget di cui la nostra società consumistica è ghiotta. Se qualcuno me lo domandasse io li qualificherei come: grotteschi, poetici, spassosi, assurdi, filosofici, astuti, puerili, profondi, ironici... Osservandoli lo spettatore sarà allora pregato, secondo il suo umore, il suo gusto e la sua cultura, di cancellare la qualifica inutili!"
Ecco alcuni oggetti di cui stiamo parlando TANDEM DIVERGENTE TANDEM CONVERGENTE CAFFETTIERA PER MASOCHISTI PIANOFORTE A PIU’ ELEMENTI SCARPE PER PULIRE