L’iniziazione cristiana rinnovata.

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Transcript della presentazione:

L’iniziazione cristiana rinnovata. PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA – BARI Dove stiamo andando? L’iniziazione cristiana rinnovata. Anno Pastorale 2015-2016  

Sandro confida a don Gaetano: «Da quando ho cominciato a fare catechesi, mi sono sentito dire più volte che dovevamo cambiare. Immaginavo che le cose fossero molto diverse dai tempi in cui avevo frequen­tato il catechismo, ma qui a volte si esagera: non mi ci raccapezzo più. Preferirei un po’ di tranquillità». Lucia conferma: «La conseguenza di certe scelte pastorali, pur significative, è che noi facciamo in un modo, le amiche o gli amici della parrocchia vicina in un altro, e le famiglie restano piuttosto disorientate». Gemma conclude: «Non si potrebbe avere qualche punto di riferimento in comune? Dove sta andando, e dove deve andare, questa benedetta iniziazione cri­stiana dei ragazzi?».

1. Un cantiere tuttora aperto Gemma chiede un punto di riferimento comune: «Dove sta andan­do l’iniziazione cristiana dei ragazzi?».

A volte, tra chi riflette sulla catechesi e chi la sperimenta sul cam­po circola una battuta: «Il processo di iniziazione cristiana si risolve, oramai, in un processo di conclusione».

Dietro la battuta, forse un po’ banale, c’è un dato reale: tre su quattro dei ragazzi che cresimiamo lasciano, dopo la cresima, l’appartenenza alla comunità ecclesiale e la pratica cristiana. Occorre dunque cambiare.

Ecco perché, non da oggi ma da anni, si parla di iniziazione cristiana rinnovata e di sperimentazioni nel campo della catechesi.

Anche gli Orientamenti nazionali ricordano questa realtà e dicono che il processo di rinnovamento è tuttora un cantiere aperto, legittimamente e fecondamente aperto.

È stato detto giustamente che l’iniziazione cristiana costituisce «oggi il cantiere più fecondo di un rinnovamento che, se assunto con sapien­za e con determinazione, può cambiare il volto non solo della catechesi, ma della stessa comunità cristiana: da un’evidente difficoltà pastorale può nascere un rinnovamento di insospettata fecondità ecclesiale»1. 1. ENZO BIEMMI, «Presentazione», in P. SARTOR - A. Ciucci (a cura di), Nella logica del catecumenato. Pratica dell’iniziazione cristiana con i ragazzi, EDB, Bologna 2010, 5-6.

Dai nuovi Orientamenti: la feconda stagione delle sperimentazione Scrivono i vescovi italiani: «Nell’ultimo decennio, in molte Diocesi sono state promosse alcune sperimentazioni che avevano come scopo la verifica e il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana di bambini e ragazzi. Gli esiti sono stati incoraggianti: un maggiore coinvolgimento dei genitori e degli adulti delle comunità; l’«ispirazione catecumenale» dei percorsi con anche l’introduzione di significative celebrazioni liturgiche di passaggio e una rinnovata scansione delle tappe sacramentali2; la riscoperta del valore di un primo annuncio pure ai piccoli, fondativo di una catechesi vera e propria3. 2. Cfr. Servizio nazionale per il catecumenato, Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi, Torino 2001. 3. Cfr. Educare alla vita buona del Vangelo, n. 54a.

Dai nuovi Orientamenti: la feconda stagione delle sperimentazione Per non disperdere il patrimonio emerso dalle sperimentazioni, questi Orientamenti desiderano raccoglierne il testimone e rilanciare, a livello nazionale, i buoni frutti di questa stagione. Siamo ancora convinti della validità del progetto catechistico italiano promosso dal DB: aiutare le Diocesi italiane a formulare una proposta catechistica unitaria per scandire una comune grammatica della loro azione pastorale. Non si tratta di omologare tante ricchezze peculiari, né di spegnere la creatività, ma di passare da un periodo di sperimentazione di tanti ad un tempo di proposta per tutti, sotto la guida e il discernimento dei singoli vescovi con le loro comunità, nella pluralità delle iniziative e delle esigenze locali» (CEI, IG 5).

2. Ritrovare la buona notizia Ma che cosa significa cambiare? Non c’è forse il rischio di buttar via tutto? La risposta è no.

Occorre cambiare, ma mantenendo i muri portanti di un’introduzione alla fede, di un tirocinio alla vita cristia­na che obbedisce al dinamismo stesso della fede e che affonda le sue radici nella comunità ecclesiale delle origini.

Anzi, forse la ristrutturazione consiste proprio nel «riportare a vista ciò che è stato ricoperto da incrostazioni e da aggiunte, certo motivate da esigenze e abitudini delle diverse epoche storiche, ma ora assolutamente inadatte a tra­smettere la fede e a prendersene cura»4. 4. Idem.

A partire dalla seconda metà degli anni ʼ90, la cosiddetta «pro­spettiva catecumenale» ha costituito l’ottica nuova per riportare l’iniziazione cristiana ai suoi antichi obiettivi, e questo per un’ovvia ragione:

la fine di quel «catecumenato sociologico» che ha caratterizzato tanti secoli di cristianità e l’inizio di un cristianesimo nuovo, di casa nella pluralità culturale e religiosa, basato sulla libertà di scelta e quindi su una ritrovata capacità generativa e propositiva della comunità credente.

Dai nuovi Orientamenti: l’ispirazione catecumenale «Poiché si ha a che fare con persone che hanno già ricevuto il Battesimo, si tratta di cogliere nel RICA un’«ispirazione», ossia un riferimento analogico. A questo livello sono preziose alcune indicazioni fornite dal Rito stesso: l’importanza di un cammino globale e integrato5, fatto di ascolto della Parola e di introduzione alla dottrina cristiana, di celebrazione della Grazia, di condivisione della fraternità ecclesiale, di testimonianza di vita e di carità come elemento fondante e fondamentale del cammino d’iniziazione cristiana attuato dall’intera comunità; 5. «Per questo motivo, modello di ogni catechesi è il catecumenato battesimale, che è formazione specifica mediante la quale l’adulto, convertito alla fede, è portato fino alla confessione della fede battesimale durante la veglia pasquale. Mentre avviene tale preparazione, i catecumeni ricevono il vangelo (cioè le sacre scritture) e la sua concretizzazione ecclesiale che è il simbolo della fede» (Messaggio del Sinodo dei vescovi, 28 ottobre 1977, n. 8).

Dai nuovi Orientamenti: l’ispirazione catecumenale il rilievo decisivo di ciò che precede e segue il tempo del catecumenato, ossia rispettivamente la prima evangelizzazione e la mistagogia. Come si è visto, ciascuna delle tappe del cammino è scandita da una propria e specifica trasmissione della Parola: il primo annuncio, la catechesi organica e sistematica, la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione, la catechesi mistagogica; i passaggi da un tempo all’altro non possono dipendere solo dall’età del candidato o dalla durata cronologica del percorso. L’ispirazione catecumenale incoraggia un discernimento che rispetta e promuove la libera e piena rispondenza del soggetto; la connessione dei tre sacramenti dell’iniziazione cristiana, quale introduzione nell’unico mistero pasquale di Cristo; ogni tappa e ogni tempo devono avvenire nella comunità, in relazione alla sua vita ordinaria, in primo luogo l’anno liturgico, e anche con un riferimento specifico al vescovo» (CEI, IG 52). Premessa alla versione italiana RICA, n. 6.

3. I soggetti in gioco Una simile impresa di rinnovamento non può essere delegata al catechista tradizionale. O almeno non solo.

Occorre il coinvolgimento di tutta la comunità cristiana, cioè una sua ritrovata capacità generativa.

I primi attori del processo catecumenale di iniziazione sono i ragazzi stessi, che vanno conosciuti, amati e accolti con le loro possi­bilità e il loro bisogno di vita.

Se per loro il processo catecumenale è di fatto da intendere come una prima introduzione alla vita cristiana - il catecumenato infatti richiede una persona adulta che accetta un cammino di conversione -, per i loro genitori si tratta invece di un ricominciamento e non raramente di un primo cominciamento nel­la fede.

Catechisti e operatori pastorali sono chiamati a lavorare in sinergia e a innescare cambiamenti non piccoli rispetto ai loro ruoli tradizionali, per essere compagni di viaggio di un percorso che per loro stessi diventa una vera conversione.

4. Competenza e creatività Per questo grande impegno di ristrutturazione dell’iniziazione cristiana in prospettiva catecumenale occorrono una mappa di riferi­mento e un insieme di strumenti adeguati.

Innanzitutto, è importante avere chiari gli obiettivi che non possono essere disattesi e i passaggi graduali da percorrere per raggiungerli, in modo da permettere un reale tirocinio alla vita cristiana.

Essi richiedono di affrontare alcuni problemi, di fare scelte concrete, di proporre esperienze da vivere.

Un processo di iniziazione cristiana rinnovato richiede di scandire le finalità, i tempi, gli strumenti.

Occorrono suggerimenti concreti, ma soprattutto inviti alla creatività.

5. In ogni situazione Non in tutte le comunità ecclesiali sono stati avviati tentativi di rinnovamento degli itinerari di iniziazione.

Ma ciò che abbiamo detto può offrire un riferimento interessante per verificare il proprio lavoro e una stimolante risorsa di idee e di iniziative.

Magari, nella nostra singola realtà, non è possibile progettare un cambiamento di itinera­rio, di posizione dei sacramenti, di operatori.

Ma anche per quei cate­chisti e quelle comunità parrocchiali che non hanno modificato, per il momento, la pratica consueta di iniziazione cristiana, gli Orientamenti CEI e le esperienze diffuse in varie diocesi possono essere uno stru­mento utile per verificare i germi di novità già presenti nelle proprie proposte, e un incoraggiamento a non procrastinare un rinnovamento richiesto dai cambiamenti culturali e dall’esigenza di non far mancare il dono del vangelo alle nuove generazioni.

Dove stiamo andando? L’iniziazione cristiana rinnovata Strumenti per il laboratorio 1. Una pratica in crisi   Facendo riferimento alla vostra realtà specifico, provate a rispondere insieme a queste domande. Quali sono i segni più evidenti della crisi dell’iniziazione cristiana? Quali, secondo voi, potrebbero essere i motivi di tale crisi? Negli ultimi anni, quali scelte sono state compiute dalla vostra comunità per tentare di rispondere ai problemi emersi nell’inizia­zione cristiana dei ragazzi? (barrare le voci interessate) Maggior collegamento con le attività dell’oratorio/pastorale giovanile Introduzione di aiuto-catechisti adolescenti Investimento maggiore nella formazione dei catechisti Ripensamento degli incontri con i genitori Utilizzo di sussidi più efficaci Utilizzo diretto della Bibbia nella catechesi Introduzione di celebrazioni durante il cammino Cambio della collocazione settimanale dell’incontro ca­techistico Cambio della struttura dell’incontro (più ore, non solo cate­chesi, pomeriggi educativi, ecc.) Introduzione della catechesi familiare Introduzione di cammini catecumenali Cambio della collocazione dei sacramenti (magari unendo cresima e prima comunione)

2. In prospettiva Potete perciò porvi le seguenti domande: qual è stato il cam­biamento più rilevante? Qual è stato il cambiamento più oneroso (per la fatica che richiede, le reazioni delle famiglie, ecc.)? Che cosa manca ancora? Quali passi vi sembra necessario e urgente compiere?

Che cosa mi blocca? Che cosa temo di più? 3. Timore del nuovo? C’è chi rischia di abbracciare il nuovo per il nuovo. Ma vi è pure il rischio opposto: rifiutare buone pratiche appunto perché nuove, non note, non immediatamente con­trollabili nel loro andamento e nel loro esito. Provate a rispondere personalmente a queste domande: Che cosa mi attira nei nuovi itinerari di iniziazione cristiana di cui ho inteso parlare o di cui ho visto la potenzialità? Che cosa mi blocca? Che cosa temo di più?  

A questo punto potete condividere in gruppo le risposte date da ciascuno. Quindi si legge ad alta voce questo insegnamento dato da papa Francesco incontrando i catechisti il 23 settembre 2013: «Dio è sempre fedele, è creativo. […] Non si capisce un catechista che non sia creativo. E la creatività è come la colonna dell’essere catechista. Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai ri­gido. Dio non è rigido! Ci accoglie, ci viene incontro, ci compren­de. Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper cambiare. E perché devo cambiare? È per adeguarmi alle circostanze nelle quali devo annunziare il Vangelo. Per rimanere con Dio bisogna saper uscire, non aver paura di uscire. Se un catechista si lascia prendere dalla paura, è un codardo; se un catechista se ne sta tranquillo, finisce per essere una statua da museo […]. Per favore, niente statue da museo!».

Che cosa mi colpisce di questo insegnamento pastorale? Chiedetevi ora: Che cosa mi colpisce di questo insegnamento pastorale? Da dove potrei ripartire per ovviare al possibile «blocco» dovuto alle nostre (pur legittime) paure? Insieme potete valutare se condividere anche questa secon­da serie di risposte o se lasciarle alla riflessione personale. Poi passate nella cappella parrocchiale (o in una sala adatta) per una preghiera di intercessione a favore dei missionari, degli annunciatori e dei catechisti che conoscete.