Schopenhauer (il mondo come volontà) prof. Michele de Pasquale
la volontà è ciò che mi caratterizza essenzialmente il mio corpo è il mezzo che mi pone in relazione col mondo, attraverso la sensibilità: il mondo si presenta a me attraverso questa mia sensibilità che mi fornisce di esso quei dati sensibili che, ordinati nel pensiero mi permettono di costituire la rappresentazione della realtà io so che il mio corpo non può ridursi al puro oggetto, non è estraneo a me, ma è la realtà in cui io sono radicato, per la quale io sono un individuo, e che io conosco dal di dentro il me conoscente e il me conosciuto coincidono, l'unità del mio io col mio corpo mi permette di conoscere la mia essenza: poiché il mio corpo vivente si muove, agisce, e ogni suo movimento è espressione di volontà, io sono volontà la volontà è ciò che mi caratterizza essenzialmente
“Il senso tanto cercato di questo mondo che mi sta davanti come mia rappresentazione non si potrebbe mai raggiungere se l'indagatore fosse sol tanto un puro soggetto conoscente, una testa alata d'angelo senza corpo Ma egli in questo mondo ha le proprie radici, vi si trova come individuo: ossia il suo conoscere, che è condizione della esistenza del mondo intero in quanto rappresentazione, avviene per conseguenza mediante un corpo le cui sensazioni sono per l'intelletto il punto di partenza dell'intuizione di questo mondo. Per il puro soggetto della conoscenza come tale questo corpo è una rappresentazione come tutte le altre, un oggetto fra oggetti, i suoi movimenti, le sue azioni non sono, sotto questo rispetto, conosciuti da lui in maniera diversa dalle modificazioni di tutti gli altri oggetti intuiti e gli sarebbero ugualmente estranei e incomprensibili. Ma le cose non stanno cosí: al soggetto conoscente, che appare come individuo, è data la parola dell'enigma; e questa parola è volontà. Questa, e questa soltanto, gli dà la chiave per spiegare la propria fenomenicità, gli rivela il senso, gli manifesta l'intimo congegno del suo essere, del suo agire, dei suoi movimenti. %
Al soggetto della conoscenza, che per la sua identità con il proprio corpo ci si presenta come individuo, questo corpo è dato in due modi ben diversi; è dato come rappresentazione nell'intuizione dell'intelletto, come oggetto tra gli oggetti, sottomesso alle leggi di questi; ma è dato nello stesso tempo anche in modo tutto diverso, ossia come quella cosa che ciascuno conosce direttamente e che è espressa dalla parola volontà. Ogni vero atto della sua volontà è immediatamente e necessariamente anche un movimento del suo corpo: egli non può volere veramente il suo atto senz'accorgersi insieme che esso appare come movimento del corpo. L'atto volitivo e l'azione del corpo non sono due diversi stati conosciuti come oggetti, che il vincolo della causalità colleghi, non stanno tra loro nella relazione di causa ed effetto, ma sono un tutto unico, soltanto dati in due modi diversi, nell'uno direttamente e nell'altro mediante l'intuizione dell'intelletto. Chiamo perciò il corpo, da questo punto di vista, l'obiettità della volontà. Ogni vero, autentico, immediato atto volitivo è subito e direttamente anche un visibile atto del corpo; e viceversa, ogni azione del corpo, è subito e direttamente anche azione sulla volontà: come tale si chiama dolore, se ripugna alla volontà; si chiama benessere, piacere, se è ad essa conforme.” (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, parag. 18)
la volontà rappresenta non solo la mia essenza ma anche quella dell'intera realtà naturale: ogni movimento del corpo è l'esplicitazione della volontà, i movimenti dell'intero universo sono l'espressione di una volontà, di una volontà di vivere “ La parola volontà, che a noi, come una formula magica, deve svelare la piú Intima essenza d'ogni cosa della natura, non denota affatto una entità sconosciuta, un quid ottenuto per deduzione, ma una cosa direttamente conosciuta e cosí ben nota, che noi sappiamo che cosa è la volontà meglio di qualsiasi altra cosa. Finora si subordinava il concetto di volontà a quello di forza: io faccio il contrario, e voglio che ogni forza della natura sia pensata come volontà.” (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)
tutte le cose che mi rappresento come individuate dallo spazio e dal tempo, sono espressioni molteplici di una essenza unica, eterna, intemporale, indivisibile, che è la volontà “ Essa è una, ma non come è uno un oggetto, la cui unità può essere conosciuta soltanto in contrasto con una pluralità possibile; e nemmeno come è uno un concetto, che è derivato dalla molteplicità mediante l'astrazione; bensí è una in quanto sta fuori del tempo e dello spazio, fuori del principium individuationis, ossia della pluralità possibile. La pluralità delle cose nello spazio e nel tempo, che insieme formano la sua obiettità, non tocca dunque la volontà; e questa rimane indipendente da quelli, indivisibile.” (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)
la volontà è la stessa in tutti gli esseri dell'universo, in ognuno di questi è tutta se stessa; la differenza tra i vari enti naturali sta solo nel grado della sua obiettivazione: “ E nemmeno una parte minore di essa è nella pietra e una parte maggiore è nell'uomo: infatti il rapporto di parte e di tutto appartiene allo spazio e non ha piú senso quando si prescinda da questa forma di Intuizione. Il piú e il meno riguardano soltanto il fenomeno, cioè il visibile, l'oggettivo. L'oggettivazione è in un grado piú alto nella pianta che nella pietra, nell'animale che nella pianta: la volontà resa visibile, la sua obiettivazione, ha tante infinite gradazioni.” (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione) la potenza della volontà è la stessa nel singolo essere come in tutta la natura; essa non varia al variare del numero delle sue obiettivazioni; non s'accresce né si indebolisce, non aumenta né diminuisce “ La volontà si manifesta tutta e con la medesima potenza in una quercia, come in milioni di querce. Il loro numero, la loro moltiplicazione nello spazio e nel tempo, non ha alcun significato rispetto ad essa.” (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)
in un sistema di forme immutabili, aspaziali e atemporali: le idee la Volontà di Vivere si oggettiva nel mondo fenomenico attraverso due fasi nelle realtà naturali, strutturandosi in un sistema gerarchico di gradi
la volontà è incausata, è l'unica vera causa di tutto: si manifesta a livello delle forze naturali (fisiche, chimiche, biologiche ecc.) come nell'azione consapevole dell'uomo forza cieca, infinita, senza ragione, senza causa e senza legge il modo di distribuirsi nei vari ordini della natura è razionale: a partire dall'ordine inferiore, le manifestazioni della volontà tendono alla forma umana, in cui essa diventa cosciente ma in ogni singolo ente della natura essa si mostra irrazionale; è tale la sua irrazionalità che essa appare in lotta con se stessa
“ Ovunque vediamo nella natura conflitti, battaglie e alternanze di vittorie. Ogni grado nell'obiettivazione della materia contende all'altro la materia, lo spazio, il tempo. Senza riposo la permanente materia deve mutar di forma, mentre, seguendo il filo conduttore della causalità, fenomeni meccanici, fisici, chimici, organici, aspirando all'esistenza, si contendono l'un l'altro la materia. Nella natura intera persiste questa lotta, anzi solo per essa la natura sussiste. E in questa lotta si rivela il dissidio essenziale della volontà con se stessa. Questa lotta universale raggiunge la piú chiara evidenza nel mondo animale che si serve del mondo vegetale come di suo nutrimento, e in cui ogni animale diventa preda e nutrimento d'un altro, ... poiché ogni animale può conservare la propria esistenza soltanto col distruggere costantemente un'altra. E cosí la volontà di vivere divora perennemente se stessa, ed è sotto diverse forme, il nutrimento di se stessa, finché, alla fine, la specie umana, avendo sopraffatto tutte le altre, considera la natura come uno strumento dei propri fini, e tuttavia anch'essa rivela con terribile evidenza in se stessa quel conflitto, quel dissidio della volontà, e diventa homo homini lupus.” (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)
SENZA SCOPO perché non ha una meta, vuole se stessa INCONSCIA perché è oltre la dimensione fenomenica e si sottrae alle forme a priori che la caratterizzano UNICA perché esiste al di fuori di spazio e tempo che moltiplicano e dividono gli enti VOLONTA’ DI VIVERE ETERNA perché è oltre la forma del tempo quindi non ha né inizio né fine SENZA SCOPO perché non ha una meta, vuole se stessa INCAUSATA perché è oltre la categoria di causa e si configura come forza libera
la volontà non ha altro fine che affermare se stessa: è inappagabile perché un improbabile appagamento la annullerebbe in se stessa “ La volontà, in tutti i gradi della sua manifestazione, dai piú bassi ai piú alti, è assolutamente priva di un fine ultimo e di uno scopo: essa aspira continuamente, poiché l'aspirare è la sua unica essenza. E questo si ripete all'infinito: mai un termine, mai un appagamento, mai una tregua.” (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)