la critica al marxismo
il marxismo riconduce la spiegazione degli aspetti più disumanizzanti della società, dell’alienazione dell’uomo essenzialmente all’aspetto strutturale (condizioni socio-economiche) per i francofortesi non esiste una unidirezionale determinazione della dimensione delle idee da parte della struttura socio-economica e della prassi storica, ma una reciproca influenza
il marxismo nell’impegno di denuncia della situazione di alienazione ha portato un contributo importante, ma, abbagliato dalla scoperta della funzione ideologica del pensiero e della reificazione dell’uomo in questa società, ne è rimasto in certo senso prigioniero, accettando a livello di concezione della società e della storia proprio una visione dei rapporti tra struttura e sovrastruttura, che è parte integrante non dell’ideologia, ma della prassi reale della società capitalistica: nella misura in cui la società capitalistica tende a stabilire il primato del profitto e dell’efficienza del meccanismo produttivo, tende veramente a rendere l’uomo, e quindi il pensiero funzionale e dipendente, dai suoi ingranaggi l’esistenza tuttora di un pensiero critico dimostra che l’operazione non è completamente riuscita e che comunque la delineazione di alternative rivoluzionarie è possibile solo in nome di esso
non è la proprietà privata che genera l’appropriazione, ma l’appropriazione, l’atteggiamento di dominio che genera la proprietà privata e tante altre forme di sopraffazione dell’uomo sull’uomo se fosse la proprietà privata la radice dell'alienazione, quest’ultima dovrebbe sparire dove è stata abolita la proprietà: ciò non è vero perché dove si è verificato ciò non è scomparsa ogni forma di alienazione
il “dominio” non può essere considerato un prodotto necessario dell’economia quasi che l’uomo sia una sorta di automa, una rotella nell’ingranaggio della storia … bisogna riconoscere che il “dominio” è originato dalla ragione, dalla decisione e dalla azione umana pensare in questo modo salvaguarda la libertà dell’uomo e lo libera dal regno della necessità
Adorno formula una interpretazione non deterministica di Marx: Marx non sarebbe colui che ha sostenuto il determinismo (la storia retta da leggi ineluttabili simili a quelle naturali) ma colui che ha smascherato la falsa naturalità delle leggi economiche che reggono la società capitalistica e reificano l’uomo, mostrando che sono un prodotto umano e che possono essere cambiate l’idea della necessità storica non è coerente con l’intento rivoluzionario: come è possibile che la libertà possa spuntare fuori misteriosamente dal regno della necessità, che l’uomo possa attendersi la liberazione dal processo necessario che lo ha da sempre deificato e alienato?
la teoria critica dei francofortesi pone in primo piano non leggi naturalisticamente intese (cfr. concezione materialistica della storia marxiana) ma gli uomini come produttori della totalità delle loro forme storiche di vita in un contesto dove interagiscono una pluralità di fattori non statici … che rendono impossibile pretendere di svelare una volta per tutte l’enigma eterno del mondo e della storia il pensiero ha una sua autonomia a differenza di quanto pensava Marx che lo riteneva una determinazione automatica della produzione materiale: la teoria del rispecchiamento (pensiero riflesso della situazione) è compatibile solo solo con una concezione statica e conservatrice della realtà storico-sociale e quindi incompatibile con l’intento rivoluzionario