Progetti d’integrazione Le diversità socio-culturali : il nodo dell’accoglienza Giulianova, 27 marzo 2015.

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Progetti d’integrazione Le diversità socio-culturali : il nodo dell’accoglienza Giulianova, 27 marzo 2015

Il titolo non può che evocare immagini come queste alle quali forse siamo ormai abituati senza pensare che dal 2011 il fenomeno ha assunto numeri sempre più elevati che fanno parlare ancora oggi in termini di emergenza. Si tratta prevalentemente di gente in fuga da guerre, paure, povertà…

Attualmente siamo di fronte a flussi misti: profughi che già avevano l’obiettivo di arrivare in Europa, ma anche tanti migranti che risiedevano in Libia da anni scappati a seguito dell’escalation di violenze e conflitti. Solo a gennaio pur in assenza della missione Mare Nostrum sono giunte in Italia circa 3500 profughi contro i 2170 del 2014 (+ 65%)

Anche le vittime aumentato … l’attuale trend ci porterà a superare i morti dello scorso anno in pochi mesi e l’Europa guarda con occhio annoiato e distratto la tragedia che si sta consumando in questi giorni al largo delle coste di Lampedusa. Delle loro storie e delle immagini c’è poco o nulla sui maggiori quotidiani europei e questa “assenza” dà il polso del “sentire europeo”.

Ogni Paese è sicuramente alle prese con problemi e tragedie. Le regioni orientali dell’Ucraina, la lotta al terrorismo in Europa di matrice islamica e la situazione economica della Grecia. Sono tutte “notizie” che distolgono per un motivo o per l’altro lo sguardo dal Mar Mediterraneo. Ma in quel pezzetto di mare si continua a morire e i più a rischio sono donne, bambini e adolescenti soli.

Dal 2011 si parla d’emergenza immigrazione e sono stati predisposti centri di accoglienza. L’Abruzzo che aveva subito i danni del terremoto dell’Aquila del 2009 è stato coinvolto solo a marzo 2014 e nella nostra provincia il 21 marzo 2014 sono giunti i primi profughi destinati alla I accoglienza e poco prima si sono attivati i centri di II accoglienza dello Sprar.

Ad oggi nella nostra provincia sono stati accolti n. 899 di cui persone 350 dalla Cooperativa Solidarietà Aprutina, 350 dal GUS e 199 dalla Cooperativa Sociale Domus Caritatis. Tra di essi circa 120 persone (prevalentemente Siriani, Eritrei, Palestinesi) si sono allontanate volontariamente rinunciando ai privilegi dell’accoglienza, forse diretti in nord Europa. Le Nazionalità di provenienza: - Eritrea, Siria, Palestina, Nigeria, Togo, Bangladesh, Gambia, Ghana, Mali, Senegal, Somalia, Sierra Leone, Guinea Bissau, Costa D’Avorio, Pakistan, Sudan

Esistono Protocolli Istituzionali e Convenzioni con Enti ed Associazioni che svolgono servizi di accoglienza e che prevedono anche assistenza socio sanitaria: - I cittadini richiedenti asilo vengono accolti, visitati dalla ASL ed eventualmente inviati a visite specialistiche. In considerazione all’elevato numero di accolti, a differenza di quanto crede e teme l’opinione pubblica non si sono riscontrate percentuali importanti di patologie significative

Le convenzioni per il servizio di I accoglienza prevedono oltre al vitto e l’alloggio : -il disbrigo delle pratiche per il rilascio del permesso di soggiorno che prevedono l’ accompagnamenti in questura per fotosegnalazione formalizzazione della richiesta di asilo politico e rilascio documenti di soggiorno; -la richiesta presso la ASL del STP con relativo codice di esenzione, all’occorrenza accompagnamento per tutto ciò che è attinente la salute e quando i tempi di permanenza lo consentono il rilascio del tesserino sanitario; -corsi d’italiano atti all’apprendimento base della lingua italiana, anche in considerazione del fatto che i tempi di permanenza sono mediamente di due – tre mesi; -Importante è il lavoro di mediazione culturale atto a far conoscere gli usi, le abitudini e di conseguenza le regole della nostra cultura, del vivere civile e del rispetto reciproco nell’ambito di una “convivenza forzata” dalla quale emergono diversità culturali, religiose e linguistiche tra gli stessi accolti

Nella II accoglienza, la Cooperativa Sociale Domus Caritatis ente gestore dei progetti Teramo (uomini singoli) e Sprar Roseto degli Abruzzi (nuclei famigliari), ai servizi sopra elencati si aggiunge una maggiore attenzione all’inclusione sociale, al perfezionamento della lingua, la consulenza legale, l’inserimento lavorativo/orientamento lavorativo ed abitativo, la formazione e la riqualificazione professionale. La finalità è la creazione di percorsi di autonomia personale da realizzare anche attraverso l’accoglienza in appartamenti da 4 a 7 posti, dislocati in vari quartieri del territorio comunale, dove i beneficiari vivono in autonomia per quanto riguarda pulizia e preparazione pasti, e vengono supportati quotidianamente dall’equipe multi- professionale (psicologo, assistente sociale, mediatori, educatrice, operatori sociale, ecc.) del progetto.

Il progetto Sprar di Roseto degli Abruzzi, che ha come destinatari i nuclei famigliari ha accolto, dall’aprile 2014, 16 nuclei famigliari per un totale di 58 beneficiari di cui 24 minorenni (5 dei quali nel progetto). Il progetto Sprar di Teramo ha accolto, dal marzo 2014 ad oggi 141 beneficiari tutti uomini singoli. Il periodo di permanenza è più lungo e varia a seconda dei tempi di convocazione in sede di commissione per il rilascio dello status di rifugiato politico o protezione internazionale

L’ Italia per gran parte della sua storia è stato un paese di emigrazione e si stima che tra il 1876 e il 1976 partirono 24 milioni di persone. In realtà ancora oggi il 7,3% della popolazione residente in Italia vive fuori dai confini nazionali (dall’Abruzzo persone sono partite per l’ Argentina, la Svizzera e il Belgio) In particolare, nel 1973 l’Italia ebbe per la prima volta un leggerissimo saldo migratorio (101 ingressi ogni 100 espatri), il flusso di stranieri cominciò a prendere consistenza verso la fine degli anni settanta, sia per la politica delle porte aperte praticate dall’Italia che per le politiche restrittive adottate dagli altri paese. Un anno dopo, nel 1982 veniva proposto un primo programma di regolarizzazione per i cittadini stranieri privi di documenti. Nel 1991 il numero degli stranieri era raddoppiato passando a “immigrazione di massa” dall’Albania

Negli anni novanta il saldo migratorio ha continuato a crescere e dal 1993 è diventato il solo responsabile della crescita demografica della popolazione italiana Forse è necessario un cambiamento di mentalità e di sentimenti avversi allo straniero inteso come predatore di lavoro, terra…

Oggi gli immigrati “regolari” sono circa il 7% della popolazione totale anche se la percezione che gli Italiani hanno della loro presenza è molto maggiore (30%) (Ipsos Mori su i pericoli della percezione) Questo perché nel nostro paese c’è una percezione della realtà che spesso no risponde a verità. Cattiva informazione, pregiudizi, pessimismo e rassegnazione …

La provincia di Teramo, è quella che in Abruzzo ha la maggiore presenza d’immigrati inseriti in ambito lavorativo, ciò a testimonianza del fatto che trattasi di forza giovane venuta con idee precise ed anche frutto di “politiche” a favore dell’integrazione. Pensiamo infatti alle diverse realtà presenti nel Consiglio Territoriale per l’Immigrazione coordinato dalla Prefettura e ai membri della commissione che ha lavorato in vista di questo convegno ( la Caritas Diocesana di Teramo Ari, l’Associazione On The Road, la Domus Caritatis, il Gus, la Cooperativa Sociale Solidarietà Aprutina, la Asl, la Fenice, l’Ufficio Scolastico Provinciale, L’Università degli Studi di Teramo, l’Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione, la Prefettura, la Provincia, il Comuni di Teramo)

E’ importante far emergere le buone prassi: - Protocolli attuati tra la Prefettura di Teramo e gli organismi territoriali (Asl, servizi accoglienza, comuni...) - Corsi di apprendimento della lingua italiana, e di formazione professionale come assistente famigliare - Percorsi personalizzati d’inclusione sociale lavorativa, per vittime di sfruttamento lavorativo, tratta, violenza di genere -Consulenza legale -Orientamento Sanitario - Segretariato Sociale

Il nostro intervento quindi non vuole “ lamentare” delle mancanze e delle inadempienze delle Istituzioni, ma sollecitare e ricostruire il nostro senso di responsabilità individuale e corresponsabilità civile e sociale, valorizzando ciò che è presente, dare valore alle azioni sociali, affinchè esse stesse siano generatori di ricchezza.

A tal proposito è importante promuovere: La conoscenza della Rete Istituzionale dei servizi territoriali della Provincia di Teramo, non solo come organo istituzionale fine a se stesso, ma come strumento efficace al pari delle reti informali che si costituiscono spontaneamente tra chi opera nello stesso settore. Lo spirito di interazione dovrebbe essere quello dello scambio d’esperienze e delle modalità d’intervento.

Diffondere un sano realismo: far conoscere esperienze significative e buone prassi dato che spesso i cittadini non ne sono al corrente ( sensibilizzazione del territorio) Dare sostenibilità e futuro ad interventi sposso legati a risorse progettuali annuali tenendo conto dell’efficienza e dei risultati che producono. Creare le condizioni affinchè tutti gli attori dei vari progetti si sentano attivi (promotori e beneficiari)

Promuovere e dare credito : - al Volontariato come capitale umano e sociale favorire convenzioni con l’università per l’attivazione di tirocini, scambi culturali e linguistici, stilare protocolli con Enti Pubblici affinchè gli inoccupati fra cui anche i nostri giovani immigrati possano generare risorse utili al territorio soprattutto in ambito socio-sanitario. Spesso interventi nel sociale prevengono problemi di carattere sanitario come ad esempio disagi psichici, depressioni ed incapacità a reagire a situazioni di difficoltà e conseguenti stati di autoesclusione dalla società.

- Alla Mediazione, sarebbe necessario un albo regionale presso il quale accreditare una figura professionale come quella del mediatore culturale, favorendo requisiti meritocratici, esperienza lavorativa certificata, piuttosto che solo percorsi scolastici (es. persone immigrate pur non avendo titoli di studio specifici forniscono servizi di mediatore qualificati ed importanti per l’integrazione. Succede spesso che tra gli accolti stessi vi siano persone che si fanno carico della mediazione tra l’equipe degli operatori e il gruppo, divenendo un valido aiuto e punto di riferimento per gli altri)

- Alla concertazione degli interventi, partecipazione a tavoli di progettazione e pianificazione territoriale delle realtà che operano nell’ambito dell’immigrazione e della salvaguardia delle minoranze. L’Abruzzo è la quarta regione in Italia per numero d’immigrati ed allora sarebbe giusto dare loro spazi opportuni e specifici affinchè i diritti riconosciuti possano essere esercitati con parità di condizioni. Nel contempo diventerà anche più chiara la consapevolezza e la responsabilità di dover assumere determinati doveri ( ad es. nel nostro territorio vivono da secoli minoranze etniche rom che pur essendo cittadini italiani, non sembrano essere titolari degli stessi diritti degli italiani e non sempre si sentono obbligati agli stessi doveri)

Il nodo su cui lavorare non è solo relativo all’accoglienza, che pur avendo delle criticità che nel corso di un anno sono state smussate e con l’esperienza sicuramente miglioreranno ma soprattutto relativo all’integrazione, tassello fondamentale per dare completamento ai percorsi d’accoglienza e accompagnamento, che attualmente rappresenta una grande sfida sociale e un impegno per ciascuno di noi.