LA FILOSOFIA E LA CITTA’
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE Alla fine del VI secolo, l’aristocratico Clistene si rende protagonista di una profonda riforma degli istituti politici e della organizzazione sociale ateniese in senso democratico. Alle 4 tradizionali tribù gentilizie (i cui membri cioè si supponevano discendenti da antenati comuni) Clistene sostituisce 10 tribù territoriali: se in precedenza i cittadini ateniesi erano suddivisi in base ai legami di parentela, a partire dalla riforma clistenica il criterio per definire l’appartenenza ad una tribù è determinato dal luogo di residenza. Clistene (in greco Κλεισθένης Kleisthénês) (Atene, 565 a.C. – Atene, 492 a.C.) è stato un politico greco antico, portò avanti l'opera di Solone, e fu insieme a questo uno dei padri della democrazia. Apparteneva alla famiglia degli Alcmeonidi ed era nipote del tiranno Clistene di Sicione. Venne eletto arconte per la prima volta forse nel 525-524 a.C., ma verso la fine della tirannide di Ippia fu esiliato, per poi ritornare in patria dopo la caduta del tiranno. Nacque allora una grande rivalità tra lo stesso Clistene, capo dei fuoriusciti, e Isagora, esponente della frangia più conservativa dell'aristocrazia ateniese. Riforma della democrazia Modifica struttura tribale Clistene attuò la sua riforma nel 508 a.C. Innanzitutto modificò radicalmente il sistema tribale ateniese, dividendo lo stato in dieci tribù territoriali, allo scopo di eliminare i vecchi gruppi di potere che monopolizzavano da tempo la vita politica ateniese e, come afferma Aristotele nel saggio Athenaion politeia (La costituzione di Atene), al fine di "mescolare la popolazione" (Ar., Ath. pol., XXI, 3). Le quattro tribù iniziali rimasero soltanto per fini religioso/sacrali, ma vennero sostituite da dieci tribù chiamate con i nomi di 10 eroi locali, sorteggiati dalla Pizia su una lista di 100; i nomi delle tribù sono i seguenti: * Eretteide I, * Egeide II, * Pandionide III, * Leontide IV, * Accamantide V, * Oineide VI, * Kekropide VII, * Ippotontide VIII, * Aiantide IX, * Antiochide X; ciascuna di esse era divisa in tre grandi distretti suddivisi a loro volta in 10 unità territoriali chiamate trittie, scelte in maniera tale da rappresentare le tre regioni dell'Attica, ovvero l'entroterra, la costa e la città. Alla base della suddivisione territoriale era il demo, piccolo distretto che contrassegnava la provenienza di ogni cittadino, che era infatti identificato tramite il nome proprio, quello del padre e quello del demo di nascita o di residenza. I demi erano raggruppati in trittie a prescindere dalla continuità territoriale, in maniera tale, ad esempio, che una trittia di demi della costa contenesse un demo della costa meridionale, presso Capo Sunio, e un demo della costa occidentale, presso Ramnunte. Lo stesso principio valeva per gli altri due tipi di trittie, che erano formate da demi della mesogea e demi della montagna. La tribù era concepita come un grande distretto elettorale, in base al quale si eleggevano sia i magistrati che i membri del consiglio legislativo (boulè). La maniera in cui era costituita realizzava lo scopo precisato da Aristotele di mescolare la popolazione, spezzando i vecchi privilegi legati alla ricchezza e alla nobiltà di nascita, dato che in ogni tribù erano inseriti insieme gli abitanti delle montagne, generalmente i più poveri tra i cittadini, gli abitanti della costa, che si identificavano con le classi medie della borghesia commerciale, e gli abitanti della fascia mediana, mesogea, tra cui spiccavano i grandi ricchi legati alle risorse terriere. Ricchi, poveri e classi medie erano così mescolati insieme a formare un unico collegio elettorale, capace di esprimere l'interesse generale e non fini particolaristici di pochi individui. Il fatto che le 10 tribù comprendessero demi situati in diverse zone dell'Attica permise inoltre di spezzare le fazioni legate al territorio (Pediakoi in pianura, Paralioi sulla costa e Diakrioi in montagna), la cui lotta aveva permesso l'affermarsi della tirannide di Pisistrato. Ciascuna delle dieci tribù forniva un reggimento, detto "taxis" di opliti e uno squadrone, detto "ipparchia" di cavalleria, e costituiva la base elettorale per la scelta di uno dei dieci strateghi e di uno dei dieci membri del collegio degli arconti, nonché degli altri magistrati minori. Alle tribù era inoltre collegato il nuovo organo di governo, la bulè dei Cinquecento, che sostituì il vecchio organo creato da Solone, il Consiglio dei Quattrocento. La bulè era composta da dieci pritanie, una per ogni tribù, ciascuna composta da cinquanta membri, che duravano in carica a turno per la decima parte di un anno ed erano eletti da ogni tribù. A capo di ogni pritania veniva scelto quotidianamente un presidente (epistàtes), che presiedeva i lavori dell'assemblea e della bulè. Il sorteggio Il sistema democratico predisposto da Clistene era perfezionato dalla tecnica del sorteggio, con cui venivano designati i magistrati e i buleuti: si riteneva infatti che solo la scelta lasciata al caso garantisse la completa imparzialità dell'organismo politico. Per evitare che persone chiaramente incompetenti occupassero posti di responsabilità il collegio degli strateghi era sottratto al sorteggio e i dieci membri venivano eletti dall'assemblea generale della popolazione, in maniera tale che entrasse ogni anno in carica uno stratego per tribù. Nel caso del collegio degli arconti il sistema prevedeva un doppio passaggio: le dieci tribù proponevano una lista di candidati estratti a sorte e tra questi l'assemblea sceglieva gli arconti, sempre uno per tribù. Costituzione Per quanto riguarda il sistema istituzionale, nella costituzione di Clistene l'assemblea generale di tutti i cittadini, l'ecclesia, occupa un ruolo preminente: si riunisce in seduta ordinaria quattro volte al mese e ha pieni poteri legislativi, limitati solo dal principio che niente possa essere discusso che prima non sia stato presentato dalla boulé. L'iter legislativo prevedeva infatti che la bulé presentasse un progetto di legge all'assemblea, che aveva il potere di accoglierlo, modificarlo o rigettarlo del tutto. In caso di modifiche, il testo tornava alla bulé per una nuova formulazione. L'assemblea eleggeva i magistrati o curava il loro sorteggio; amministrava il sorteggio dei membri della bulé; gestiva le finanze; dirigeva la politica estera dello stato; dichiarava lo stato di guerra. La bulé, organo rappresentativo di cinquecento membri, dava inizio all'iter della formazione delle leggi, controllava l'operato dei magistrati, chiamandoli a dare il rendiconto del loro operato, curava gli affari quotidiani, essendo perennemente in seduta. Clistene assegnava inoltre al collegio dell'Areopago,(Consiglio degli anziani) costituito dagli arconti usciti di carica, importanti compiti di controllo sull'operato di tutti gli altri organi dello stato, più una serie di competenze, anche giudiziarie, che Aristotele definisce "aggiunte" (Ar., Ath. pol. XXV, 2), ma che non specifica. Il collegio, che ha natura aristocratica, essendo costituito da membri con carica vitalizia, sembra rivestire una funzione di garanzia dell'organismo costituzionale, tanto che alla fine del V secolo la costituzione di Clistene sarà sentita meno democratica di quella di Efialte e Pericle e più vicina a quella di Solone. L'ostracismo Risale alla riforma costituzionale di Clistene l'introduzione della procedura dell'ostracismo, in base alla quale l'assemblea generale, convocata nella sesta pritania, decideva l'eventuale esilio decennale di uno dei suoi membri, su proposta di un cittadino. Il nome conferito all'istituzione deriva dal coccio (in greco ostrakon), sul quale i votanti scrivevano il nome dell'accusato durante una delle sessioni dell'ecclesia appositamente dedicata, alla quale dovevano partecipare almeno seimila cittadini. In seguito l'ostracismo venne utilizzato per scopi meno nobili e diventò una delle armi più sfruttate nelle lotte tra le diverse fazioni. Gli stateghi insegiuto erano eletti dall'ecclesia, era la carica più importante con funzioni militari all'inizio ed in seguito di governo.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE Ogni tribù non risulta formata dagli abitanti di un’unica zona, ma dalla somma delle popolazioni residenti in tre diverse sezioni (trittìe) di territorio, ciascuna delle quali collocata in una delle tre grandi aree concentriche in cui Clistene suddivide l’Attica: il nucleo urbano di Atene, la zona costiera e la regione interna. Ognuna delle 10 tribù è allora costituita da una popolazione eterogenea fatta di ceti urbani, di contadini, di abitanti della costa.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE Un’ulteriore importante articolazione delle tribù è quella in demi, corrispondenti ai piccoli villaggi rurali e alle diverse zone del centro urbano. I demi da un lato si vedono attribuite autonome funzioni amministrative a livello locale; dall’altro vengono a rappresentare l’ambito più diretto di espressione della volontà popolare. Un primo significato del termine democrazia è appunto quello di potere dei demi, che è poi il poter del popolo (demos) ateniese, considerato come insieme di tutte le sue componenti.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE Viene costituito un consiglio (boulè) di 500 membri, 50 per ogni tribù, individuati col metodo del sorteggio. Il gruppo dei 50 appartenenti alla stessa tribù costituisce una pritanìa; ognuna delle 10 pritanìe rappresenta l’intera boulè , svolgendone le funzioni per un periodo di 35/36 giorni, corrispondenti ad un decimo dell’anno solare.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE
PERCHE’ LA FILOSOFIA C’E’ AD ATENE E NON A SPARTA? La costituzione spartana, fatta risalire dalla tradizione a Licurgo (VIII secolo a.C.) si fonda sulla rigida delimitazione del numero dei cittadini.
LA CITTADINANZA A SPARTA Cittadini sono considerati i proprietari della terra, gli spartiati, discendenti dei dori, uguali (omòioi) tra di loro, almeno in linea di principio (l’uguaglianza non è economica, essendo possibile cumulare la proprietà di più lotti di terra). Questa cittadinanza di proprietari ha come propria occupazione la milizia, e non lavora la terra direttamente ma attraverso la massa dei servi, gli iloti. Discendenti dalla popolazione precedente l’invasione dorica, gli iloti sono privi della cittadinanza come la classe intermedia dei perieci: questi ultimi, impegnati con le modeste attività artigianali compatibili con una società fondamentalmente agraria, sono anch’essi di discendenza dorica e liberi, a differenza degli iloti; sono inoltre sottoposti agli obblighi militari.
IL SISTEMA POLITICO SPARTANO I cittadini a pieno titolo si riuniscono in assemblea (apèlla) per discutere le proposte di un ristretto consiglio (gherousìa) di 30 anziani (gheròntes). Al vertice della gerarchia la costituzione spartana colloca 2 re. Accanto ai re, un ruolo sempre più importante nella conduzione politica di Sparta viene assunto da un’altra magistratura, quella degli efori, in numero di 5.
PERCHE’ LA FILOSOFIA C’E’ AD ATENE E NON A SPARTA? La compatta oligarchia degli spartiati, arroccata rigidamente nei propri privilegi, impedisce il libero esercizio del pensiero critico, il dibattito politico, il governo della maggioranza, l’uguaglianza di fronte alla legge e nelle opportunità. Questo è uno dei motivi fondamentali per cui la filosofia non si sviluppa in questa polis.
ATENE NEL V SECOLO a. C. L’egemonia nel mondo greco – acquisita in seguito alla vittoria nelle guerre persiane (499-479 a.C.) e alla costituzione della lega delio-attica (477) – comporta importanti cambiamenti politici e sociali all’interno della polis ateniese. A partire dal terzo decennio del V secolo si avvia un processo destinato a realizzare la piena uguaglianza politica di tutti i cittadini ateniesi (isonomìa), che vengono direttamente coinvolti nella vita politica e nelle decisioni che riguardano la comunità. “Democrazia” viene allora a significare la costituzione in cui il potere è detenuto dal popolo (demos), inteso non più come l’insieme della popolazione dell’Attica ma come la componente popolare di essa, vista in contrapposizione a quella aristocratica.