14.00
Lettera 87
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi portare realmente ciò che il nostro dolce Salvatore vi permette.
E a questo conoscerà la Vita eterna, che tu l'ami; però che altro segno non gli possiamo dare del nostro amore se non di amare caritativamente ogni creatura che ha in sé ragione, e di portare con vera e reale pazienza fino alla morte; non eleggendo luogo né tempo a modo nostro, ma a modo di Dio, che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione.
Troppo sarebbe grande ignoranza, che noi infermi domandassimo la medicina al nostro medico Cristo, ce la desse secondo il nostro piacere, e non secondo la sua volontà; che vede e conosce quello che ci bisogna.
Onde io voglio che tu sappi, figliuola mia, che ciò che Dio ci dà e permette in questa vita, lo fa o per necessità della salute nostra, o per accrescimento di perfezione: e però dobbiamo umilmente e con pazienza portare, e con riverenza ricevere, aprendo l'occhio dell'intelletto a guardare con quanta carità e fuoco d'amore egli ce la dà.
E vedendo che Egli dà per amore, e non per odio, per amore le riceveremo. E tanto c'è di necessità questa virtù della pazienza, che ce la conviene procacciare a ciò che non perdiamo il frutto delle nostre fatiche. E ci dobbiamo levare dalla negligenza, e con sollecitudine andare colà dove ella si trova.
E dove si trova? In Cristo crocifisso. Perché tanta fu la pazienza sua, che il grido suo non fu udito per alcuna mormorazione. I Giudei gridavano: Crucifige, ed egli gridava: «Padre, perdona a costoro che mi crocifiggono, perché non sanno che si fanno!». O pazienza! che ci desti vita, cioè, che portando le nostre iniquità con pazienza, le ponesti in sul legno della Croce sopra il corpo tuo!
Col sangue suo lavò la faccia dell'anima nostra; nel sangue sparto con tanto fuoco d'amore, con vera pazienza, ci creò a Grazia; il sangue ricoperse la nostra nudità perché ci rivestì di Grazia; nel caldo del sangue distrusse il ghiaccio e riscaldò la tiepidezza dell'uomo;
nel sangue cadde la tenebra e ci donò la luce, nel sangue si consumò l'amore proprio, cioè che l'anima che guarda sé essere amata nel sangue, ha materia di levarsi dal miserabile amore proprio di sé ed amare il suo Redentore che con tanto fuoco d'amore ha data la vita, è corso, come innamorato, alla obbrobriosa morte della Croce.
Il sangue c'è fatto beveraggio a chi lo vuole, e la carne cibo: però che nessuno modo si vuole saziare l'appetito dell'uomo, né togliersi la fame e la sete se non nel sangue. Ché, perché l'uomo possedesse tutto quanto il mondo non si può saziare però che le cose del mondo sono meno di lui: onde di cosa meno di sé saziare non si potrebbe.
Ma solo nel sangue si può saziare, però che il sangue è intriso e impastato con la Deità eterna. Natura infinita, maggiore che l'uomo. E però l'uomo ne sazia il desiderio suo, e col fuoco della divina carità; però che per amore fu sparso.
Questo sangue fu dato a noi abbondantemente: onde l'ottavo dì dopo la sua natività fu spillata la botticella del corpo suo, quando fu circonciso, ma era sì poco, che anco non saziava la creatura: ma al tempo della Croce si mise la canna nel costato suo, e Longino ne fu strumento, quando gli aperse il cuore.
Votata questa botte della vita del corpo suo, separandosi l'anima da esso corpo; il sangue fu messo a mano, bandito con la tromba della misericordia e col trombatore del fuoco dello Spirito Santo, che chiunque vuole di questo sangue, vada per esso.
Dove? A questa botte medesima, Cristo crocifisso; seguendo la dottrina e la via sua. Quale è la sua dottrina? Amare l'onore di Dio e la salute dell'anime; e con pena, forza e violenza della propria sensualità acquistare la virtù.
Che via ha a tenere chi vuole giungere al luogo e alla dottrina per avere il sangue? E che vasello e lume gli conviene avere? Dico il lume della santissima fede, la quale fede è la pupilla che sta nell'occhio dell'intelletto.
Però che se l'anima non avesse questo glorioso lume, smarrirebbe la via, siccome fanno gli uomini del mondo, che hanno accecato l'occhio dell'intelletto dalla nuvola del proprio amore e tenerezza di sé, e però vanno per la tenebra come abbacinati. Costoro spregiano e schifano il sangue, non tanto che vadano per esso.
Ci conviene dunque avere il lume, come detto è, e tenere per la via del vero conoscimento di noi medesimi e del conoscimento della bontà di Dio in noi con odio del vizio e amore nella virtù. Questa è una via ed è una cosa, dove l'anima conosce ed impara la dottrina di Cristo crocifisso. In questa casa del conoscimento di noi e di Dio, troviamo il sangue, dove noi troviamo lavata la faccia dell'anima nostra.
Che vasello ci conviene portare? Dico che il vasello del cuore; acciocché come spugna, mettendo l'affetto del cuore nel sangue, tragga a sé il sangue e l'ardore della carità con che fu sparso. E allora l'anima s'inebria.
Poi che ha avuto il lume, ed è andata per la via, seguendo la dottrina di Cristo crocifisso; e giunta al luogo, ed empito il vasello, gusta un cibo di pazienza, un odore di virtù, un desiderio di sostenere, che non pare che si possa saziare di portare croce per Cristo crocifisso.
E fa come l'ebbro, che quanto più beve, più vorrebbe bere; e così quest'anima quanto più porta, più vorrebbe portare. E il suo refrigerio le sono le pene, e le lagrime che ha tratte per la memoria del sangue le sono beveraggio, i sospiri le sono cibo.
Questa è dunque la via e il modo di potere giungere alla Grazia, e acquistare questa regina della pazienza. Della quale io ti dissi che io ho desiderato di vederti portare realmente ciò che la divina Bontà ti permette, con vera e santa pazienza.
Non ci ha veramente luogo dove riposare il capo, se non nel sangue e capo spinato di Cristo crocifisso. Ine dunque gittate saette d'affocato desiderio e di umili e continue orazioni per onore di Dio e salute dell'anime. Altro non dico.