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Lettera 164
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
A te, figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo e conforto nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti unita e trasformata nel fuoco della divina carità, sì e per siffatto modo, che non sia creatura né nessunaltra cosa che da essa carità ti parta.
Sai, diletta e cara figliuola mia, che a volere unire due cose insieme, non conviene che vi sia mezzo: che se mezzo v'è, non può essere perfetta unione. Or così ti pensa che Dio vuole l'anima senza mezzo d'amore proprio di sé o di creatura; perché Dio ama noi senza verun mezzo, largo e liberale per grazia, e non per debito, amando senz'essere amato.
Di questo amore non può amare l'uomo; però che egli è sempre tenuto d'amare di debito, partecipando e ricevendo sempre i benefici di Dio e la bontà sua in lui. Lo dobbiamo amare dunque del secondo amore; e questo sia sì netto e libero, che nessuna cosa ami fuori di Dio, né creatura, né cosa creata, né spiritualmente, né temporalmente.
E se mi dici: «Come posso avere questo amore?» Ti dico, figliuola, che noi non lo possiamo avere, né trarre altro che dalla fonte della prima Verità. A questa fonte troverai la dignità e bellezza dell'anima tua; vedrai il Verbo, Agnello svenato, che ti s'è dato in cibo e in prezzo, mosso solo dal fuoco della sua carità, non per servizio che avesse ricevuto dall'uomo, che non aveva avuto altro che offesa.
Dico dunque che l'anima, ragguardando in questa fonte, assetata e affamata della virtù, beve subito, non vedendo né amando sé per sé, né nessuna cosa per sé; ma ogni cosa vede nella fonte della bontà di Dio, e per lui ama ciò che ama, e senza lui nulla.
Or come potrebbe allora l'anima che ha veduta tanta smisurata bontà di Dio, tenersi che non amasse? A questo parve che la dolce prima Verità c'invitasse, quando gridò nel tempio con ardore di cuore, dicendo: «Chi ha sete, venga a me, e beva, che son fonte d'acqua viva». Vedi dunque, figliuola, che gli assetati sono invitati.
Non dice: chi non ha sete, ma chi ha sete. Richiede dunque Dio, che noi portiamo il vasello del libero arbitrio con sete, e volontà d'amare. Andiamo dunque alla fonte della dolce bontà di Dio, come detto è. In questa fonte troveremo conoscimento di noi e di Dio; nel quale tuffando l'uomo il vasello suo, ne trarrà l'acqua della divina Grazia, la quale è sufficiente a dargli la vita durabile.
Ma pensa che per la via non potremmo andare col mezzo del peso. E però non voglio, che tu ti vesta d'amore di me né di nessuna creatura se non di Dio. Questo ti dico, perché ho udito, secondo che mi scrivi, della pena che sostenesti della mia partita. Onde io voglio che impari dalla prima dolce Verità, che non lasciò, per tenerezza di madre né per nessuno dei discepoli suoi, che non corresse come innamorato alla obbrobriosa morte della Croce, lasciando Maria e i discepoli suoi.
E nondimeno li amava smisuratamente; ma per più onore di Dio e salute della creatura si partivano l'uno dall'altro, perché non attendevano a loro medesimi; rifiutavano le consolazioni proprie per lode e gloria di Dio, sì come mangiatori e gustatori dell'anime.
Devi credere, che al tempo che essi erano tanto tribolati, sarebbero stati volentieri con Maria, ché sommamente l'amavano; e nondimeno tutti si partono. Perché non amavano loro per loro né il prossimo per loro, né Dio per loro; ma lo amavano perché era degno d'amore, sommamente buono; e ogni cosa, e il prossimo loro, amavano in Dio.
Or a questo modo tu e l'altre voglio che amiate: ragguardate solo in dare l'onore a Dio, e dare la fatica al prossimo vostro. Ché, perché egli vi paia alcuna malagevolezza di vedere partita quella cosa che altri ama, nondimeno ella si piglia senza tedio s'egli è vero amore, fondato solo nell'onore di Dio, e ragguarda più alla salute dell'anima che a sé medesimo.
Fate, fate che io non vi veda più in pene; però che questo sarebbe un mezzo che non vi lascerebbe vivere né conformare con Cristo crocifisso: considerando, me, che Dio, come egli s'è dato libero, così richiede noi.
E però ti dissi che io volevo che tu e l'altre figliuole mie foste unite e trasformate in Dio per amore, traendone ogni mezzo che l'avesse a impedire, ma solo col mezzo della divina carità; però che è quel dolce e glorioso mezzo, che non divide mai, ma unisce.
E veramente pare che faccia come il maestro che edifica il muro, che raduna molte pietre e le combacia insieme, e insieme è chiamato pietra e muro: e questo ha fatto col mezzo della calcina; però che, se non avesse posto il mezzo, sarebbero cadute, partite, e rotte più che mai. Or così ti pensa che l'anima nostra debba radunare tutte le creature, ed unirsi con loro per amore e desiderio della salute loro, sì che siano partecipi del sangue dell'Agnello.
Allora si conserva questo muro, perché sono molte creature e sono una. A questo parve che c'invitasse san Paolo, quando disse che molti corrono al palio, e uno è quello che l'ha, cioè colui che ha preso questo mezzo della divina carità.
Ma tu potresti dire a me, come dissero i discepoli a Cristo quando disse: «Un poco starete, e non mi vedrete; e un poco, e voi mi vedrete». Onde essi dicevano allora fra loro: «Che farà costui? che dice egli? un poco, e voi mi vedrete; e un poco, e voi non mi vedrete». Così potreste dire voi: «Tu ci dici che Dio non vuol mezzo; e ora dici che noi poniamo il mezzo».
Ti rispondo, e così ti dico che tu vada col mezzo del fuoco della divina carità, il quale è quel mezzo che non è mezzo, ma si fa una cosa con lui, sì come il legno che si mette nel fuoco. Dirai tu allora, che il legno sia legno? no: anco, è fatto una cosa col fuoco.
Ma se si mette il mezzo dell'amore proprio di voi medesimi, questo sarebbe quel mezzo che vi toglierebbe Dio: e nondimeno è non cavelle; però che il peccato è nulla, e in altro non sono fondati i peccati, se non nell'amore proprio i piaceri e i diletti fuori di Dio. Che come dalla carità procede e dà vita ogni virtù; così da questo procede ogni vizio, e dà morte, e consuma ogni virtù nell'anima. E però ti dissi, che Dio non vuole mezzo: e ogni amore che non è fondato nel vero mezzo, non dura.
Correte, dilette figliuole mie; e non dormiamo più. Ho avuta compassione alle vostre pene; e però vi do questo rimedio, che voi amiate Dio senza mezzo. E se volete il mezzo di me misera miserabile, vi voglio insegnare dove voi mi troviate.
Acciocché non vi partiate da questo vero amore, andatevene a quella dolcissima e venerabile Croce con quella dolce, innamorata Maddalena: ine troverete l'Agnello e me, dove si potranno pascere e nutrire e adempire i vostri desideri. Ora a questo modo voglio che voi cerchiate me e ogni cosa creata: questo sia il gonfalone e refrigerio vostro.
E non pensate, perché il corpo sia dilungi da voi, che sia dilungato l'affetto e la sollecitudine della salute vostra: anco, è più fuori della presenza corporale che nella presenza. Non sapete che i Discepoli santi ebbero più dopo la partita del Maestro, conoscimento e sentimento di lui, che prima? perché tanto si dilettavano dell'umanità, che non cercavano più oltre.
Ma poi che la presenza fu partita, essi si diedero a conoscere e intendere la bontà sua. Però disse la prima Verità: «È bisogno ch'io vada: altrimenti, il Paraclito non verrebbe a voi». Così dico io: Era bisogno ch'io mi partissi da voi, acciò che vi deste a cercare Dio in verità e non con mezzo.
Vi dico che ne avrete meglio poi, che prima, entrando dentro di voi a pensare le parole e la dottrina che vi fu data: e a questo modo riceverete la plenitudine della Grazia, per essa grazia di Dio. Non scrivo più, perché non ho più tempo da scrivere. La mando principalmente a te, Mellina, e poi a Catarina e a Monna Chiara e a Monna Bartolomea e a Monna Lagina e a Monna Colomba.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.