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Lettera 69
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
Dilettissimo e carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere in voi quella virtù della santa fede e perseveranza, che fu nella Cananea; però ch'ella l'ebbe tanto forte, che ella meritò che il dimonio fosse cacciato da dosso della figliuola sua.
E più ancora, che, volendo Dio manifestare quanto gli piaceva la fede sua, volle rimettere l'autorità in lei, dicendo:
O gloriosa e eccellentissima virtù, tu sei colei che manifesti il fuoco della divina Carità, quand'è nell'anima: però che l'uomo non ha mai fede né speranza se non in quello ch'egli ama. Di queste virtù l'una tiene dietro l'altra; però che amore non è senza fede, né fede senza speranza.
Queste sono tre colonne che mantengono la rocca dell'anima nostra sì e per siffatto modo che nessun vento di tentazione, né parole ingiuriose, né lusinghe di creature, né amore terreno, né di sposa né di figliuoli, lo può dare a terra, ma in tutte queste cose sarà fortificato da queste vere colonne.
Allora faremo come questa Cananea: che, vedendo passare Cristo per l'anima nostra; per santo e vero desiderio ci volgeremo a lui con vera contrizione e dispiacimento del peccato, e diremo:
E se noi persevereremo, e terremo ferma la volontà, che non consenta né s'inchini a veruna cosa amare fuori di Dio, umiliandoci e reputandoci indegni della pace e della quiete; e con fede aspetteremo, e con pazienza, e speranza per Cristo crocifisso di portare ogni cosa, diremo con san Paolo: «Ogni cosa posso, non per me, ma per Cristo crocifisso ch'è in me, che mi conforta».
E allora udiremo quella dolce voce:
Qui manifesta la smisurata bontà di Dio il tesoro che egli ha dato nell'anima, del proprio e libero arbitrio, che né dimonio né creatura la può costringere a un peccato mortale, se egli non vuole.
O carissimo figliuolo in Cristo Gesù, guardate con fede e vera perseveranza; che, sino alla morte, queste parole sono dette a noi. Sappiate, che come l'uomo è creato da Dio, gli sono dette queste parole:
Cioè: «Ti fo libero, che tu non sia soggetto a veruna cosa, se non a me». Oh inestimabile e dolcissimo fuoco d'amore, tu mostri e manifesti la eccellenza della creatura: che ogni cosa hai creata perché serva alla tua creatura ragionevole, e la creatura hai fatta perché serva a te.
Ma noi miseri e miserabili andiamo ad amare il mondo colle pompe e difetti suoi; per il quale amore l'anima perde la signoria, ed è fatta serva e schiava del peccato. Onde questo tale ha preso per signore il dimonio. Oh quanto è pericolosa la signoria sua! Perché sempre cerca e tratta la morte dell'uomo.
Onde non mi pare che sia da servire siffatto signore; ma voglio che noi siamo di quelle anime innamorate di Dio; guardando sempre, noi essere schiavi ricomperati dal sangue dell'Agnello. Lo schiavo non si può vendere, né ad altro signore servire. Noi siamo comperati non d'oro, né di dolcezza d'amore solo, ma di sangue.
Scoppino i cuori e le anime nostre d'amore, si levino con sollecitudine a servire e temere il dolce e buono Gesù, guardando che egli ci ha tratti di prigione e della servitù del dimonio che ci possedeva come suoi; e egli entrò in ricolta facendosi garante e pagatore, e stracciò la carta della obbligazione.
E quando entrò in ricolta come garante? Quando si fece servo, prendendo la nostra umanità. Oimé, non bastava a noi se non avesse pagato il debito fatto per noi? E quando si pagò? In sul legno della santissima Croce, dando la vita per renderci la vita della Grazia, la quale noi perdemmo.
Si confortino adunque l'anime nostre, poiché siamo scritti, e la carta è rotta, che non ci può più domandare l'avversario e contrario nostro. Or corriamo, figliuolo dolcissimo, con santo e vero desiderio abbracciando le virtù colla memoria del dolce Agnello svenato con tanto ardentissimo amore. Non dico più.
Sappiate che in questa vita noi non possiamo avere altro che delle molliche che cadono della mensa, sì come questa Cananea domanda. Le molliche sono la Grazia che riceviamo; e cadono dalla mensa del Signore.
Ma quando noi saremo nella vita durabile, dove noi gusteremo Dio e lo vedremo a faccia a faccia; allora avremo delle vivande della mensa. Adunque non schifate mai lavoro. Io vi manderò delle molliche e delle vivande, come a figliuolo. E voi combattete virilmente.